Se
la situazione non fosse stata così seria, Rin
avrebbe riso, per un paio di giorni, o forse mesi, o meglio ancora anni.
Ma,
date le attuali circostanze, il massimo che
riusciva a concedersi era una smorfia, pericolosamente simile alla
versione
isterica del sorriso del Joker. Quanto tempo era che tendeva quella
dannata
scatola di cioccolatini verso Sesshomaru-sama?
Sentendosi
il primo pomodoro umano nella storia, Rin
si azzardò ad alzare un poco lo sguardo sul demone cane. Era
in difficoltà
quanto lei.
Gli
occhi ambrati continuavano a vagare confusi da
lei al pacchetto di cioccolatini –sinceramente non avrebbe
mai creduto di poter
mai osservare Sesshomaru-sama con una tale espressione sperduta.
Perché non
aveva portato una telecamera? Ah, giusto, perché era lei che
si stava mettendo
in ridicolo.
E
pensare che, quando Kagome le aveva proposto di
preparare dei cioccolatini insieme, ne era stata tanto contenta! Su Rin, aveva detto l’amica con
la sua
solita allegria, regalagli dei dolci,
vedrai che apprezzerà.
Sì
certo, come no. Per lo meno aveva scoperto il
punto debole dell’invincibile signore dell’Ovest,
del demone di ghiaccio il cui
solo nome faceva tremare chiunque. Se Naraku lo avesse scoperto prima..
altro
che sconfitto! Gli avrebbe offerto dei cioccolatini a San Valentino e
l’altro
demone non avrebbe saputo più che pesci pigliare.
Rin
sospirò per l’ennesima volta. Le braccia
iniziavano a pesarle.
“Be’…
quindi, li metto qui.” Pigolò allora,
poggiando l’infausto oggetto sul tavolo.
Nessuna
risposta. Almeno Sesshomaru-sama aveva
recuperato un minimo della sua solita aria impassibile,
benché continuasse a
sembrarle oltremodo imbarazzato.
Aspettò
qualche minuto.
Il
silenzio era tale che riusciva a sentire il cuore
batterle all’impazzata nella cassa toracica. Doveva fare
qualcosa… prendendo
tutto il suo coraggio, prese aria e..
“Rin!
Dove diavolo ti eri cacciata?! Stupida
mocciosa! Avverti prima di sparire nel nulla!”
Rin
avvertì distintamente l’urgente desiderio di
iniziare a sbattere la testa contro il muro o, in alternativa, di
colpire Jaken
con qualcosa di potenzialmente letale. Ma l’universo,
dopotutto, si era deciso
a mandarle una via di fuga e perciò, biascicando qualche
scusa poco convinta,
si era fiondata fuori dalla porta, correndo verso casa di Kagome.
***
“Ho
interrotto qualcosa, Sesshomaru-sama?”
Sesshomaru
si girò con studiata lentezza, fulminando
il sottoposto con una gelida occhiata.
“Taci
se vuoi vivere.”
Jaken
deglutì rumorosamente.
***
Quando,
ore dopo, Rin infilò la chiave nella
serratura, non poteva fare a meno di pensare che Kagome, citando
InuYasha,
poteva essere cara e buona ma il suo sadismo non aveva niente da
invidiare a
quello di un serial-killer.
Non
solo Kagome e il mezzo-demone non erano riusciti
a darle un buon consiglio, perché troppo impegnati a ridere
della reazione di
Sesshomaru-sama -come
biasimarli
d’altronde- ma, pur dicendo di capire le sue motivazioni,
avevano rifiutato di
offrirle asilo. E dire che lei aveva chiesto di poter rimanere solo per
il
resto della sua vita!
Rispedendola
a casa, la Miiko, sicuramente tentando
di redimersi ai suoi occhi come una persona saggia e di animo nobile,
aveva
magnanimamente tentato di confortarla sussurrandole con aria complice
qualcosa
di incomprensibile sulle faccende di cuore e la stupidità
dei fratelli No
Taisho. Non che le avesse dato qualche idea su come evitare
l’imbarazzante
situazione che si sarebbe inevitabilmente creata, ma almeno aveva la
consolazione di sapere che Kagome
si era
aggiunta alla lista di persone che si sarebbero sentite in colpa quando
sarebbe
morta per auto-combustione.
Nemmeno
il freddo vento invernale la stuzzicò
abbastanza da suscitarle un qualche piano geniale, a meno che emigrare
in
Antartica non fosse considerato un piano geniale. Si doveva veramente
gelare lì.
Quanti abitanti potevano esserci in Antartica? Prima o poi, una volta
che quel
casino fosse finito, avrebbe dovuto fare un balzo in biblioteca a
controllare..
in biblioteca! Certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?
La
biblioteca!
Tra
tutti quei tomi almeno uno l’avrebbe potuta
aiutare. Ovviamente non sarebbe mai riuscita a trovare qualcosa come “Manuale Per Sedicenni Accidentalmente Dichiaratosi A Demoni Cane
Con Seri Problemi
Nella Gestione Dei Sentimenti”,
sarebbe stata una sfortuna troppo sfacciata. Magari lo avrebbe potuto
scrivere
lei. Chissà quante povere anime tormentate avrebbe potuto
aiutare.
La
biblioteca era un ambiente ampio e confortante,
pieno di nascondigli e lontano dal mondo esterno. Rin si
rifugiò nell’angolo
più remoto, affondando in una vecchia poltrona color
caramello, creò una pila
di libri che faceva impallidire la torre pendente di Pisa e
s’immerse nella
lettura, pregando che i
Kami di trovare
qualcosa di utile.
Aveva
appena appoggiato una vecchia copia di
Papà gambalunga*
sul bracciolo della poltrona, quando si rese
conto che c’era qualcosa che non andava. Ed il suo sesto
senso non sbagliava
mai. Di solito.
Con
la coda dell’occhio vide l’orario sul suo
orologio digitale lampeggiare. Guardò meglio.
Raggelò per l’orrore.
20:57.
Altro che
situazione imbarazzante, Sesshomaru-sama l’avrebbe divorata
viva!
Con
una velocità che non aveva mai saputo di
possedere, si lanciò verso l’uscita, filando via
sulla strada come se spinta da
un razzo a reazione. Riuscì per miracolo a non travolgere
nessun passante,
chiedendosi se avrebbe mai rivisto la luce del giorno e quante querele
per
disturbo della quiete pubblica sarebbe riuscita ad ottenere.
Alle
21:00 in punto, al costo di un rene e
probabilmente entrambi i polmoni, Rin aprì lentamente la
porta di casa,
desiderando come non mai il mantello
dell’invisibilità**. In nessuna occasione i
cardini della porta le erano sembrati tanto rumorosi.
Spesso
si era chiesta perché Sesshomaru-sama non li
avesse mai fatti riparare, ma ora le era chiaro. Era per momenti come
questi.
Qualora lei si fosse ritrovata a rientrare un po’
più tardi dell’orario
concesso, quel cigolio maledetto l’avrebbe smascherata
immediatamente,
attirando immediatamente l’attenzione del demone cane.
Sentì
dei passi avvicinarsi. Doveva essere
Sesshomaru-sama.
Una
vocina pericolosamente simile a quella di
InuYasha iniziò ad imprecare a tutto volume nella sua mente.
Dannazione.
Dannazione. Dannazione.
Il
cuore di Rin perse un battito.
Non voleva
parlargli. Perché gli aveva preparato quei cioccolatini?
Perché era stata tanto
idiota? La porta del corridoio era aperta.
Poteva rifugiarsi in camera sua, sarebbe stata al sicuro.
Non avrebbero
dovuto affrontarlo, almeno non subito.
Iniziò
a correre. Sei una stupida Rin, si
disse,
sei una proprio stupida. Se lo ripeté, mentre la
porta della sua camera
sbatteva violentemente alle sue spalle, se lo ripeté, mentre
si lasciava cadere
per terra affianco al letto col copripiumino a smile sorridenti.
Stupida,
stupida Rin.
Grosse
e calde lacrime iniziarono a scenderle
copiose sulle guance. Faceva così male.
Avrebbe
perso Sesshomaru-sama.
La consapevolezza di ciò le franò
addosso, crudele e inesorabile.
Tentò di
soffocare un singhiozzo. Sesshomaru-sama detestava sentirla piangere,
forse perché
gli ricordava quanto fosse diversa da lui, così umana,
debole, schiava delle proprie emozioni.
Odiava
quel pensiero.
Odiava
la sua incapacità nel nascondere i propri sentimenti.
Odiava
se’
stessa per essersi
ficcata in una tale
situazione. Si odiava. Lo odiava.
Ora
le lacrime le offuscavano la vista, mentre si
strofinava i pugni sul viso, tentando di calmarsi.
Fece un
respiro profondo.
Qualcuno
si sedette
affianco a lei. Se prima avesse avuto una qualche
possibilità di
tranquillizzarsi ora era irrimediabilmente perduta.
Un
nuovo scoppio di pianto la aggredì non appena
Sesshomaru-sama le sfiorò cautamente la spalla. Non osava
guardarlo in faccia,
tenendo le mani ostinatamente premute
sul volto.
“Rin.”
Il
cuore le si contrasse nel petto, come se fosse
stato appena pugnalato.
“Rin,
guardami.”
Scosse
debolmente la testa. Non voleva, no. Aveva
l'intenzione di rimandare il più possibile il momento in cui
sarebbe stata
rifiutata. Nonostante tutte le sue paranoie, sapeva che sarebbe stato
gentile,
la solita inusuale gentilezza con cui trattava lei e nessun altro. E
ciò
avrebbe soltanto fatto più male.
Mi
dispiace di aver rovinato tutto. Perdonami se puoi.
Il
braccio di Sesshomaru-sama le scivolò intorno le
spalle ma fu soltanto quando venne tirata verso di lui che si rese
conto di
quello che stava accadendo.
La
stava abbracciando.
Era
talmente surreale: loro due per terra, lei in
lacrime nascosta nell’abbraccio del demone-cane, il quale
tentava invano di
calmarla accarezzandole la testa, quasi fosse un povero animaletto
selvatico
ferito.
“Va
tutto bene. Calmati ora.”
Smettila
di rassicurarmi come se fossi una bambina.
Avrebbe voluto
gridargli, ma dalla sua gola non usciva alcun suono, tranne che un
respiro
asmatico e frammentato. Quindi si limitò a poggiare il capo
sul petto di
Sesshomaru-sama.
Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
Il suo cuore
batteva così velocemente. Strano.
Cosa c’è che
non va, Sesshomaru-sama?
Decise
di indagare più tardi. Aveva sonno, tanto
sonno.
Forse
fu proprio per quello che trovò in qualche
modo il coraggio di farfugliare un lacrimoso mi
dispiace sottovoce.
Si
addormentò.
Non
sentì la risposta che seguì- un imperioso non osare scusarti perché non ne hai
ragione-
ne’ tantomeno si accorse di essere presa in braccio dopo, per
essere poggiata
con delicatezza sul letto.
Non si rese conto di niente, ma in qualche modo stava sorridendo.
* Papà gambalunga, libro di Jean Webster su cui sto aspettando da anni un Rin x Sesshomaru AU.
** direttamente da Harry Potter.
NdA
Sarà almeno un anno e mezzo che non pubblicavo più niente su efp, ma c' era questa one-shot che avevo lasciato incompiuta... e no, non potevo lasciarla così. (Insieme alle altre tre long che ho iniziato a scrivere anni fa e che forse un giorno molto lontano, ma proprio tanto, tanto lontano pubblicherò su efp)
Parlando dell'one-shot, era iniziata come un tentativo di fluff e poi l'angst ha accidentalmente preso il sopravvento. Per chi ha letto la mia precedente one-shot su questi due, sempre Modern!AU, diciamo che questa può essere considerata accaduta cronologicamente prima.
In questo AU, in pratica, è successo tutto quello successo nel manga e nell'anime tranne il fatto che Kagome viaggia nel tempo, perchè accade nella sua epoca. Per quanto riguarda Rin e Sesshomaru la loro storia è praticamente la stessa( però non è improbabile che io ci scriva nuove one-shot ambientate in questo AU, mi dispiace per voi MUAHAHAHAHA): il nostro demone-cane ha trovato la povera Rin malnutrita e maltrattata; hanno viaggiato insieme per fermare Naraku; Rin è andata a vivere dalla vecchia Kaede ed ora è tornata dal suo adorato Sesshomaru-sama.
Spero sinceramente di non essere finita nell'OOC, ma nella mia mente la reazione di Rin ha piuttosto senso, perfino una persona sorridente e allegra come lei in questi casi si fa prendere dalla paranoia e dallo sconforto. E diciamo che la stitichezza emotiva di Sesshy non aiuta. Lui probabilmente non saprebbe come reagire e andrebbe nel pallone.
Grazie mille per aver letto fino a qui,
love
_BiAnKa_
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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)