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Autore: happylittleraven    17/01/2017    4 recensioni
Modern!AU| Rin x Sesshomaru
Se la situazione non fosse stata così seria, Rin avrebbe riso, per un paio di giorni, o forse mesi, o meglio ancora anni.
Ma, date le attuali circostanze, il massimo che riusciva a concedersi era una smorfia, pericolosamente simile alla versione isterica del sorriso del Joker. Quanto tempo era che tendeva quella dannata scatola di cioccolatini verso Sesshomaru-sama?
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaken, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi di InuYasha & co. non mi appartengono (purtroppo), ma sono di proprietà dell’autrice Rumiko Takahashi.

 

Se la situazione non fosse stata così seria, Rin avrebbe riso, per un paio di giorni, o forse mesi, o meglio ancora anni.

Ma, date le attuali circostanze, il massimo che riusciva a concedersi era una smorfia, pericolosamente simile alla versione isterica del sorriso del Joker. Quanto tempo era che tendeva quella dannata scatola di cioccolatini verso Sesshomaru-sama?

Sentendosi il primo pomodoro umano nella storia, Rin si azzardò ad alzare un poco lo sguardo sul demone cane. Era in difficoltà quanto lei.

Gli occhi ambrati continuavano a vagare confusi da lei al pacchetto di cioccolatini –sinceramente non avrebbe mai creduto di poter mai osservare Sesshomaru-sama con una tale espressione sperduta. Perché non aveva portato una telecamera? Ah, giusto, perché era lei che si stava mettendo in ridicolo.

E pensare che, quando Kagome le aveva proposto di preparare dei cioccolatini insieme, ne era stata tanto contenta! Su Rin, aveva detto l’amica con la sua solita allegria, regalagli dei dolci, vedrai che apprezzerà.

Sì certo, come no. Per lo meno aveva scoperto il punto debole dell’invincibile signore dell’Ovest, del demone di ghiaccio il cui solo nome faceva tremare chiunque. Se Naraku lo avesse scoperto prima.. altro che sconfitto! Gli avrebbe offerto dei cioccolatini a San Valentino e l’altro demone non avrebbe saputo più che pesci pigliare.

Rin sospirò per l’ennesima volta. Le braccia iniziavano a pesarle.

“Be’… quindi, li metto qui.” Pigolò allora, poggiando l’infausto oggetto sul tavolo.

Nessuna risposta. Almeno Sesshomaru-sama aveva recuperato un minimo della sua solita aria impassibile, benché continuasse a sembrarle oltremodo imbarazzato.

Aspettò qualche minuto.

Il silenzio era tale che riusciva a sentire il cuore batterle all’impazzata nella cassa toracica. Doveva fare qualcosa… prendendo tutto il suo coraggio, prese aria e..

“Rin! Dove diavolo ti eri cacciata?! Stupida mocciosa! Avverti prima di sparire nel nulla!”

Rin avvertì distintamente l’urgente desiderio di iniziare a sbattere la testa contro il muro o, in alternativa, di colpire Jaken con qualcosa di potenzialmente letale. Ma l’universo, dopotutto, si era deciso a mandarle una via di fuga e perciò, biascicando qualche scusa poco convinta, si era fiondata fuori dalla porta, correndo verso casa di Kagome.

***

“Ho interrotto qualcosa, Sesshomaru-sama?”

Sesshomaru si girò con studiata lentezza, fulminando il sottoposto con una gelida occhiata.

“Taci se vuoi vivere.”

Jaken deglutì rumorosamente.

***

Quando, ore dopo, Rin infilò la chiave nella serratura, non poteva fare a meno di pensare che Kagome, citando InuYasha, poteva essere cara e buona ma il suo sadismo non aveva niente da invidiare a quello di un serial-killer.

Non solo Kagome e il mezzo-demone non erano riusciti a darle un buon consiglio, perché troppo impegnati a ridere della reazione di Sesshomaru-sama  -come biasimarli d’altronde- ma, pur dicendo di capire le sue motivazioni, avevano rifiutato di offrirle asilo. E dire che lei aveva chiesto di poter rimanere solo per il resto della sua vita!

Rispedendola a casa, la Miiko, sicuramente tentando di redimersi ai suoi occhi come una persona saggia e di animo nobile, aveva magnanimamente tentato di confortarla sussurrandole con aria complice qualcosa di incomprensibile sulle faccende di cuore e la stupidità dei fratelli No Taisho. Non che le avesse dato qualche idea su come evitare l’imbarazzante situazione che si sarebbe inevitabilmente creata, ma almeno aveva la consolazione di sapere che Kagome  si era aggiunta alla lista di persone che si sarebbero sentite in colpa quando sarebbe morta per auto-combustione.

Nemmeno il freddo vento invernale la stuzzicò abbastanza da suscitarle un qualche piano geniale, a meno che emigrare in Antartica non fosse considerato un piano geniale. Si doveva veramente gelare lì. Quanti abitanti potevano esserci in Antartica? Prima o poi, una volta che quel casino fosse finito, avrebbe dovuto fare un balzo in biblioteca a controllare.. in biblioteca! Certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?

La biblioteca!

Tra tutti quei tomi almeno uno l’avrebbe potuta aiutare. Ovviamente non sarebbe mai riuscita a trovare qualcosa come “Manuale Per Sedicenni   Accidentalmente  Dichiaratosi A Demoni Cane Con Seri Problemi Nella Gestione Dei Sentimenti”, sarebbe stata una sfortuna troppo sfacciata. Magari lo avrebbe potuto scrivere lei. Chissà quante povere anime tormentate avrebbe potuto aiutare.

La biblioteca era un ambiente ampio e confortante, pieno di nascondigli e lontano dal mondo esterno. Rin si rifugiò nell’angolo più remoto, affondando in una vecchia poltrona color caramello, creò una pila di libri che faceva impallidire la torre pendente di Pisa e s’immerse nella lettura, pregando che  i Kami di trovare qualcosa di utile.

Aveva appena appoggiato una vecchia copia di Papà gambalunga*  sul bracciolo della poltrona, quando si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Ed il suo sesto senso non sbagliava mai. Di solito.

Con la coda dell’occhio vide l’orario sul suo orologio digitale lampeggiare. Guardò meglio. Raggelò per l’orrore.

 20:57.

 Altro che situazione imbarazzante, Sesshomaru-sama l’avrebbe divorata viva!

Con una velocità che non aveva mai saputo di possedere, si lanciò verso l’uscita, filando via sulla strada come se spinta da un razzo a reazione. Riuscì per miracolo a non travolgere nessun passante, chiedendosi se avrebbe mai rivisto la luce del giorno e quante querele per disturbo della quiete pubblica sarebbe riuscita ad ottenere.

Alle 21:00 in punto, al costo di un rene e probabilmente entrambi i polmoni, Rin aprì lentamente la porta di casa, desiderando come non mai il mantello dell’invisibilità**. In nessuna occasione i cardini della porta le erano sembrati tanto rumorosi.

Spesso si era chiesta perché Sesshomaru-sama non li avesse mai fatti riparare, ma ora le era chiaro. Era per momenti come questi. Qualora lei si fosse ritrovata a rientrare un po’ più tardi dell’orario concesso, quel cigolio maledetto l’avrebbe smascherata immediatamente, attirando immediatamente l’attenzione del demone cane.

Sentì dei passi avvicinarsi. Doveva essere Sesshomaru-sama.

Una vocina pericolosamente simile a quella di InuYasha iniziò ad imprecare a tutto volume nella sua mente. Dannazione. Dannazione. Dannazione.

Il cuore di Rin perse un battito.

 Non voleva parlargli. Perché gli aveva preparato quei cioccolatini? Perché era stata tanto idiota? La porta del corridoio era aperta.  Poteva rifugiarsi in camera sua, sarebbe stata al sicuro. Non avrebbero dovuto affrontarlo, almeno non subito.

Iniziò a correre. Sei una stupida Rin, si disse, sei una proprio stupida. Se lo ripeté, mentre la porta della sua camera sbatteva violentemente alle sue spalle, se lo ripeté, mentre si lasciava cadere per terra affianco al letto col copripiumino a smile sorridenti.

Stupida, stupida Rin.

Grosse e calde lacrime iniziarono a scenderle copiose sulle guance. Faceva così male.

Avrebbe perso Sesshomaru-sama. La consapevolezza di ciò le franò addosso, crudele e inesorabile.

 Tentò di soffocare un singhiozzo. Sesshomaru-sama detestava sentirla piangere, forse perché gli ricordava quanto fosse diversa da lui, così umana, debole, schiava delle proprie emozioni.

 Odiava quel pensiero.

Odiava la sua incapacità nel nascondere i propri sentimenti.

Odiava se’ stessa  per essersi ficcata in una tale situazione. Si odiava.  Lo odiava.

Ora le lacrime le offuscavano la vista, mentre si strofinava i pugni sul viso, tentando di calmarsi.

Fece  un respiro profondo.

 Qualcuno si sedette affianco a lei. Se prima avesse avuto una qualche possibilità di tranquillizzarsi ora era irrimediabilmente perduta.

Un nuovo scoppio di pianto la aggredì non appena Sesshomaru-sama le sfiorò cautamente la spalla. Non osava guardarlo in faccia, tenendo le mani ostinatamente  premute sul volto.

“Rin.” 

Il cuore le si contrasse nel petto, come se fosse stato appena pugnalato.

“Rin, guardami.”

Scosse debolmente la testa. Non voleva, no. Aveva l'intenzione di rimandare il più possibile il momento in cui sarebbe stata rifiutata. Nonostante tutte le sue paranoie, sapeva che sarebbe stato gentile, la solita inusuale gentilezza con cui trattava lei e nessun altro. E ciò avrebbe soltanto fatto più male.

Mi dispiace di aver rovinato tutto. Perdonami se puoi.

Il braccio di Sesshomaru-sama le scivolò intorno le spalle ma fu soltanto quando venne tirata verso di lui che si rese conto di quello che stava accadendo. 

La stava abbracciando.

Era talmente surreale: loro due per terra, lei in lacrime nascosta nell’abbraccio del demone-cane, il quale tentava invano di calmarla accarezzandole la testa, quasi fosse un povero animaletto selvatico ferito.

“Va tutto bene. Calmati ora.”

Smettila di rassicurarmi come se fossi una bambina. Avrebbe voluto gridargli, ma dalla sua gola non usciva alcun suono, tranne che un respiro asmatico e frammentato. Quindi si limitò a poggiare il capo sul petto di Sesshomaru-sama.

Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.

 Il suo cuore batteva così velocemente. Strano.  Cosa c’è che non va, Sesshomaru-sama?

Decise di indagare più tardi. Aveva sonno, tanto sonno.

Forse fu proprio per quello che trovò in qualche modo il coraggio di farfugliare un lacrimoso mi dispiace  sottovoce.

Si addormentò.

Non sentì la risposta che seguì- un imperioso non osare scusarti perché non ne hai ragione- ne’ tantomeno si accorse di essere presa in braccio dopo, per essere poggiata con delicatezza sul letto.

Non si rese conto di niente, ma in qualche modo stava sorridendo.





* Papà gambalunga, libro di Jean Webster su cui sto aspettando da anni un Rin x Sesshomaru AU.
** direttamente da Harry Potter.

NdA

Sarà almeno un anno e mezzo che non pubblicavo più niente su efp, ma c' era questa one-shot che avevo lasciato incompiuta... e no, non potevo lasciarla così. (Insieme alle altre tre long che ho iniziato a scrivere anni fa e che forse un giorno molto lontano, ma proprio tanto, tanto lontano pubblicherò su efp)

Parlando dell'one-shot, era iniziata come un tentativo di fluff e poi l'angst ha accidentalmente preso il sopravvento. Per chi ha letto la mia precedente one-shot su questi due, sempre Modern!AU,  diciamo che questa può essere considerata accaduta cronologicamente prima.

In questo AU, in pratica, è successo tutto quello successo nel manga e nell'anime tranne il fatto che Kagome viaggia nel tempo, perchè accade nella sua epoca. Per quanto riguarda Rin e Sesshomaru la loro storia è praticamente la stessa( però non è improbabile che io ci scriva nuove one-shot ambientate in questo AU, mi dispiace per voi MUAHAHAHAHA): il nostro demone-cane  ha trovato la povera Rin malnutrita e maltrattata; hanno viaggiato insieme per fermare Naraku; Rin è andata a vivere dalla vecchia Kaede ed ora è tornata dal suo adorato Sesshomaru-sama.

Spero sinceramente di non essere finita nell'OOC, ma nella mia mente la reazione di Rin ha piuttosto senso, perfino una persona sorridente e allegra come lei in questi casi si fa prendere dalla paranoia e dallo sconforto. E diciamo che la stitichezza emotiva di Sesshy non aiuta. Lui probabilmente non saprebbe come reagire e andrebbe nel pallone.

Grazie mille per aver letto fino a qui, 

love

_BiAnKa_

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