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Autore: _ A r i a    17/01/2017    1 recensioni
{ FudoFuyu | 3,2k words | tematiche delicate }
«Kant diceva che, se indossiamo delle lenti colorate, il mondo ci appare tutto di quel colore e continuerà ad essere sempre così finché le useremo» gli spiega allora la ragazza, con pacatezza «però resta sempre il nostro mondo e noi sappiamo esattamente di che colore siano le cose che ci circondano – e siamo perciò consapevoli che quella che percepiamo non è la realtà delle cose, o almeno, lo è solo in parte.»
«Beh, scusa se te lo dico ma questo scrittore—»
«Era un filosofo.»
«… quel che è. Comunque, secondo me questo qua ha fatto un po’ la scoperta dell’acqua calda. Insomma, lo so da solo che l’erba è verde anche se le lenti dei miei occhiali sono di un altro colore--»
«Fudou, non stai centrando il punto della questione» ribatte Fuyuka, strofinando il capo nell’incavo del collo del ragazzo «il mondo ti appare in maniera differente, però è sempre lo stesso in cui hai vissuto fino a ieri. Sarà così anche quando io non ci sarò più.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb/Akio, Camelia/Fuyuka
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Colorful lenses

Le pareti della camera di Fuyuka sono di un tenue color lavanda, di qualche tonalità più lieve rispetto ai suoi capelli. Ci sono fotografie ingrigite dal tempo tenute ferme contro quella superficie fredda e liscissima grazie a del nastro adesivo: nella maggior parte di esse compare lei, insieme al suo gruppo di amiche – buona parte delle polaroid sono autoscatti, altre sono state impresse nel rullino da qualcun altro, forse i genitori di una delle ragazze. Sopra le foto è stato appeso una sorta di striscione, del filo trasparente sostiene piccole bandierine triangolari colorate, su ciascuna delle quali è riportata una lettera: messe tutte insieme, una dietro l’altra, formano la frase “Live every day with a smile”.
Pensandoci bene, Fudou non riesce a fare a meno di credere che quella sia proprio una gran cazzata.
Le tende bianche sono state lasciate aperte sulla grande finestra presente nella stanza, così che la luce del giorno possa entrare nella stanza. Le imposte sono socchiuse e una brezza tiepida tipicamente primaverile scivola nella camera, portando nuovi racconti dalla città. I ciliegi sono in fiore e fuori c’è già voglia d’estate, di gioia, di vivere.
Fuyuka passa davanti alla finestra, senza fare troppo caso a dove cammina, i piedi nudi che percorrono distrattamente il parquet, mentre le ante di legno tinteggiate di bianco e lunghe fino a terra ondeggiano lievemente al suo passaggio e con loro anche i vetri lustri. La giovane si avvicina alla scrivania, anch’essa in legno dipinto fresco di vernice candida, non troppo distante da lì. Sembra essere alla ricerca di qualcosa, anche se Akio non saprebbe dire esattamente di che cosa si tratti. In realtà non gliel’ha detto e non essere a conoscenza di qualcosa è per lui un terribile crogiolo. È seduto a gambe incrociate sul letto di Fuyuka, dalla parte opposta della stanza rispetto a quella in cui ora si trova lei, per cui ha una visuale perfetta che gli permette di osservare la ragazza in totale tranquillità. Prima di permettergli di sedersi sul materasso, Fuyuka l’ha obbligato a togliersi le scarpe, nonostante i suoi borbottii di protesta – “se mi sporchi di nuovo la trapunta di fango papà ha detto che non ti farà più venire qui” ha affermato lei, categorica.
Poco male, s’era detto tra sé Fudou. Almeno così poteva ancora sentire il profumo fresco di bucato e del balsamo alla menta e biancospino di Fuyuka tra le lenzuola. Ci si rotolerebbe volentieri in mezzo, adesso, solo per il semplice piacere di potersi riempire le narici di quel profumo delizioso, solo che dubita fortemente che la sua ragazza approverebbe, perciò preferisce evitare, pur di risparmiarsi la ramanzina – con tanto di tirata d’orecchie – che poi, con ogni probabilità, dovrebbe sorbirsi.
Fuyuka si appoggia alla spalliera della sedia mentre si sporge in avanti, tutta intenta a rovistare nella confusione d’oggetti che ha sparsi in giro per la scrivania da non accorgersi del modo elegante in cui i suoi polpacci si tendono e guizzano, oppure di come la camicetta di cotone bianco ondeggi delicatamente sulla pelle candida; Fudou, invece, dalla sua ottima prospettiva, può facilmente aver accesso a tutti quei dettagli. Nota certamente anche come lo short di jeans fasci perfettamente il sedere della ragazza dai capelli color glicine, cosciente tuttavia di quanto lei mal sopporti alcuni suoi commenti inadeguati, vede bene di tenere la lingua al proprio posto – Fuyuka è pur sempre nei pressi di una scrivania, non le servirebbe molto tempo per afferrare un paio di forbici, anziché qualsiasi cosa lei stia cercando adesso e tagliargli quell’“inutile appendice sempre in movimento”, come era spesso solito definirla Sakuma.
D’improvviso la ragazza sembra illuminarsi, forse ha trovato ciò che stava cercando, infatti poco dopo afferra qualcosa da quel caos di arnesi dai più disparati utilizzi che ha sullo scrittoio e se lo stringe al petto, tutta soddisfatta mentre un sorriso vittorioso le spunta sul volto. Nonostante questo, Fudou non può non pensare che sia davvero meravigliosa: il modo in cui delle graziose fossette si formano ai lati delle sue labbra, quella leggera sfumatura di colore che pervade le guance pallide… è così incantevole, una bambola di porcellana dalle emozioni di un essere umano.
Fuyuka fa una mezza piroetta e torna a voltarsi verso Akio, con ancora quel bellissimo sorriso raggiante stampato sul volto; muove qualche passo nella sua direzione, incerto, esitante. Fudou non sa dire esattamente come succeda, se sia per via di qualche intralcio lungo il percorso, magari un pullover abbandonato a terra, oppure se molto più semplicemente abbia incespicato nei propri stessi passi, fatto sta che di lì a poco il corpo di Fuyuka sta cadendo irrimediabilmente in avanti. Akio scatta subito, afferrandola al volo prima che possa impattare contro le lastre di legno del pavimento, stringendo a sé il corpo della giovane. Fuyuka adesso trema come una foglia, per poco rischia di far cadere ciò che tenacemente stringe ancora tra le mani – e Fudou torna a ricordarsi che le bambole di porcellana, per quanto incantevoli, sono terribilmente fragili.
Il ragazzo la solleva delicatamente da terra, ponendole un braccio sotto le ginocchia e l’altro sulla schiena; Fuyuka trema ancora, mentre ne approfitta per rannicchiarsi tutta su se stessa.
Akio procede cautamente fino al letto. Si mette seduto sul materasso, per poi lasciare accomodare la giovane tra le proprie gambe incrociate; Fuyuka rimane ben stretta a lui e, dopo aver accertato che i brividi non sembrano accennare a diminuire, Fudou avvolge le spalle e poi il corpo intero della ragazza in un plaid violetto che grazie al cielo si ritrova a portata di mano. Gliel’aveva detto che si era vestita troppo leggera.
«Perché sei andata fino alla scrivania?» Fudou le sbuffa piano tra i capelli, mentre le accarezza paziente gli avambracci scoperti sotto la coperta. È preoccupato, vederla così debole da non riuscire neanche a tenersi in piedi non lo fa certo stare tranquillo.
«Dovevo… dovevo prendere una cosa» spiega lei, afferrando una mano del ragazzo con la propria. Le dita di Fuyuka sono più affusolate di quelle di Fudou, tuttavia la cosa di cui il giovane si accorge all’istante è la loro temperatura innaturalmente bassa; Akio restituisce allora la presa, cercando di scaldare le mani della ragazza nelle proprie.
«E non potevi chiedere a me di prendertela?» ribatte allora, strofinando una guancia contro quei capelli lilla che ama così tanto.
«No, volevo prenderla io. Ci tenevo» Fuyuka sospira, nascondendo il volto contro il petto di Fudou – quasi come se si vergognasse della propria debolezza «volevo dimostrarti che posso riuscire a fare qualcosa anche da sola.»
«Ma questo lo so già, sciocca» Akio gli lascia un bacio su una tempia. Non capisce perché Fuyuka si accanisca tanto su una cosa del genere: lui è lì per lei, perché vuole esserci, è un suo personale desiderio. Detesta vederla stare male e se esiste qualcosa a cui può pensare lui anziché far affaticare lei non esita ad occuparsene in prima persona.
Perché la ama e la sua sofferenza lo uccide più di ogni male.
«Evidentemente però non ne sono poi così capace» rincara ancora lei, espirando stancamente. Sta facendo chiaramente riferimento a quando, poco prima, stava quasi per cadere.
«Fuyu, è una cosa che può capitare a tutti» Fudou le accarezza la schiena, in maniera lenta e cadenzata, cercando di estirpare quei brividi che ancora avverte scuotere il corpo della ragazza.
«No, non è una cosa che può capitare a tutti» Fuyuka nasconde di nuovo il volto, poggiandolo contro la spalla di Akio; le labbra sfiorano appena la pelle e l’omero che sbucano da sotto la t-shirt del ragazzo e Fudou sente uno strano calore pervadergli tutto il corpo, a quel contatto. È piacevole, in fin dei conti.
«D’accordo» Akio sbuffa di nuovo, esasperato; sa che ha ragione lei, tuttavia per questo dovrebbe forse fare meno male?
«Piuttosto» riprende poco dopo – e subito lo sguardo di Fuyuka torna ad alzarsi verso di lui «cos’è questa cosa importantissima che dovevi assolutamente prendere?»
Per un momento gli occhi della ragazza sembrano tornare ad illuminarsi – e di questo Fudou è immensamente felice, anche se cerca di non darlo troppo a vedere, dopotutto sarebbe così poco da lui – quindi lascia scivolare l’oggetto che ancora tiene stretto in mano tra le dita di Fudou. Afferrandolo, Akio pensa di star ora tenendo in mano la pietra dello scandalo, ciò che per poco non ha fatto cadere la ragazza a terra, prima – e tutto questo solo perché, fondamentalmente, Fuyuka è una gran testarda.
«Che roba è?» domanda Akio, dubbioso, mentre sta ancora cercando di districarsi dal plaid.
«Un paio di occhiali, scemo» gli spiega Fuyuka, con tono ovvio, nel momento esatto in cui Fudou riesce a far riemergere il braccio.
Akio osserva attentamente l’oggetto, che ora si è portato davanti al volto: in effetti si tratta inequivocabilmente di un paio di occhiali – da sole, per la precisione. A differenza della maggior parte delle lenti che comunemente si vedono in giro, queste possiedono una particolare sfumatura di colore giallognola.
Fudou osserva Fuyuka. Se possibile, è ancor più confuso di prima.
«E quindi?» le domanda, alla ricerca di una spiegazione che, a quanto pare, non riesce proprio ad afferrare.
«Mettiteli» lo esorta allora lei, sorridendo con delicatezza.
«Perché?» s’informa lui, la perplessità che non fa che aumentare sul suo volto.
«Deve esserci per forza un motivo? Dai, mettili» insiste la ragazza, caparbia.
«Ma è un modello femminile--» borbotta il ragazzo, con fare di protesta.
«Fudou, mettili!» sbotta alla fine Fuyuka, piuttosto esasperata da tutta quella situazione.
«Va bene, va bene, ho capito» Akio sospira stancamente, tuttavia si decide a inforcare gli occhiali. Gli stanno un po’ stretti, inoltre la parte che tiene unite le due lenti pesa in maniera piuttosto fastidiosa sul suo naso – questo però evita di dirlo a Fuyuka, non vorrebbe mai che ci restasse male, visto quanto ha insistito per farglieli mettere; in compenso, per via di quel colore così bizzarro e inusuale, adesso vede tutta la stanza con un giallo che sa non appartenere alle quattro pareti che conosce così bene.
«Allora? Sono figo anche con questi cosi, eh?» ironizza lui, un sorriso spocchioso che fa capolino sul suo volto.
«Non era per questo motivo che ti ho chiesto di indossarli, Fudou» lo rimprovera la ragazza, con aria rassegnata.
«E allora perché?» s’informa Akio, crucciato, mentre torna ad accarezzare con fare rassicurante la chioma di capelli violetti di Fuyuka.
«Kant diceva che, se indossiamo delle lenti colorate, il mondo ci appare tutto di quel colore e continuerà ad essere sempre così finché le useremo» gli spiega allora la ragazza, con pacatezza «però resta sempre il nostro mondo e noi sappiamo esattamente di che colore siano le cose che ci circondano – e siamo perciò consapevoli che quella che percepiamo non è la realtà delle cose, o almeno, lo è solo in parte.»
«Beh, scusa se te lo dico ma questo scrittore—»
«Era un filosofo.»
«… quel che è. Comunque, secondo me questo qua ha fatto un po’ la scoperta dell’acqua calda. Insomma, lo so da solo che l’erba è verde anche se le lenti dei miei occhiali sono di un altro colore--»
«Fudou, non stai centrando il punto della questione» ribatte Fuyuka, strofinando il capo nell’incavo del collo del ragazzo «il mondo ti appare in maniera differente, però è sempre lo stesso in cui hai vissuto fino a ieri. Sarà così anche quando io non ci sarò più.»
Quella, per Fudou, è una vera e propria doccia fredda. Si rimprovera per non aver compreso prima quale fosse il punto dove voleva arrivare Fuyuka, per averle permesso di tornare nuovamente su quel discorso. Akio detesta parlarne, sa quanto in questo senso il suo comportamento possa sembrare stupido e infantile, però non può certo negare a se stesso che quelle parole lo facciano stare male e per quel che può preferisce sempre evitarle, rimandare puerilmente la discussione che sa che sta per formarsi ancora un po’. Quando è con Fuyuka vorrebbe poter pensare solo a cose belle, che scaldino entrambi, un po’ come una fiamma. È altrettanto consapevole che ci sia dell’altro, certo, peccato che per lei vorrebbe essere una sorta di cavaliere senza macchia e senza paura – qualcosa che, Akio lo sa bene, non sarà mai e poi mai, nemmeno tra un milione di anni – e tenere lontani tutti gli spiriti e i mali che la tormentano di continuo. Vorrebbe solo vederla tornare a sorridere, almeno per una volta…
La verità è che forse Fudou sapeva perfettamente fin dall’inizio cosa volesse dirgli Fuyuka, solo che – proprio per questo – la sua mente stava già cercando inconsciamente di evitare quel discorso. Ora che gli tocca affrontarlo per forza, tuttavia, la sua consueta spavalderia sembra di colpo averlo abbandonato.
«Non mi piace parlare di questa cosa» la blocca allora, bruscamente «e poi non è detto che vada così. Guarirai, Fuyuka, lo hanno detto anche i medici…»
«Non riesco neanche a stare in piedi per più di due minuti senza inciampare nei miei stessi passi» gli fa notare lei, amareggiata.
«È perché stai facendo questa cazzo di chemio che t’indebolisce così tanto» sbotta lui, passandosi nervosamente una mano nel ciuffo di capelli castani che si ritrova in testa «vedrai che quando arriverai alla fine di questo ciclo riacquisterai subito un po’ di forze.»
«Fudou, sii realista. Sappiamo entrambi che la terapia che sto affrontando è molto aggressiva e che, nonostante questo, non è detto che faccia il suo effetto» replica Fuyuka, stringendosi il plaid attorno alle spalle a mo’ di scialle.
«Ma—»
«Ascoltami, ti dico» insiste lei, ignorando il suo debole tentativo di protesta «quando non ci sarò più…»
«Se non ci sarai più» la corregge lui, di colpo caparbio quasi quanto lei.
«D’accordo» acconsente la ragazza, evidentemente debilitata dallo sforzo di intrattenere quella conversazione «se non ci sarò più, voglio che ti ricordi quello che ti ho detto riguardo alle lenti colorate. Voglio che mi prometti che riuscirai ad andare avanti anche senza di me.»
«Fuyuka, no, non posso fare questo…» Akio volta la testa di lato, d’improvviso guardarla negli occhi è diventato tremendamente difficile.
«Ti prego, Fudou…» ripete lei, gli occhi che cercano quelli di lui.
Fudou si morde l’interno della guancia, fino a sentire il sangue sgorgare nella sua bocca e riempirgli il palato intero. Come può fargli una promessa del genere? Gli sta forse chiedendo di andare avanti, nonostante tutto? Akio non può credere che proprio lei, Kudou Fuyuka, la sua amata ragazza, gli stia chiedendo una cosa del genere.
Per un momento Fudou si domanda se la giovane abbia una minima idea del sacrificio che gli sta imponendo. Presto tuttavia si rende conto di quanto quel punto di vista sia incredibilmente egoista, poiché ben poco tiene conto della visione dei fatti da parte di Fuyuka. Lei non si è arresa, sta lottando contro qualcosa ben più grande di lei o di loro e solo perché vuole poter continuare a stare con lui – e di questo Akio se ne sente immensamente lusingato. Il punto è che è chiaro che Fuyuka debba vagliare ogni possibile ipotesi, così da essere pronta in ogni caso; Fudou stesso ci ha provato, con le sue difficoltà, certo, compresa quella vocina crudele che continua a ripetere malignamente nella sua testa di abbandonare tutto, di scappare da quei pensieri che lo fanno stare male e di proseguire con tutte quelle menzogne che, giorno dopo giorno, racconta a sé stesso. Fuyuka guarirà, Fuyuka starà bene, Fuyuka presto non avrà più questa fottuta leucemia che la fa soffrire così tanto, non sarà più debole, le ricresceranno tutti i capelli che ha perduto a causa della chemioterapia, tornerà a camminare, a correre, così potremo andare insieme sui prati verdissimi delle colline a ovest della città, quelli che piacciono a lei.
Fudou sa di pugnalarsi con parole taglienti come schegge di vetro, nonostante tutto però continua, perché gli sembra più dolce convincersi di questo piuttosto che, un giorno, Fuyuka potrebbe non esserci più. Non riesce ad immaginare un mondo senza lei: sarebbe di sicuro più grigio, un inverno eterno, tutti i colori sparirebbero e non esisterebbero lenti, gialle o azzurre che siano, in grado di poterli restituire al mondo.
Però Fudou sa che, dopotutto, quella promessa gliela deve. Purtroppo gli suona come l’ultimo desiderio di un condannato a morte – e quella forse è la parte più dolorosa di tutta la questione – ma sa che per lei farebbe qualsiasi cosa. È piuttosto certo che gliel’abbia chiesto proprio per questo, perché sapeva che non sarebbe stato in grado di tirarsene indietro e a causa di ciò la odia un po’, però se pensa a quanto la ama non riesce a fargliene una colpa. È giusto così, in fondo, tanto più che è abbastanza certo del fatto che, se fosse stato lui a ritrovarsi nella situazione in cui si trova lei adesso, le avrebbe chiesto esattamente lo stesso sacrificio.
È per questo che la ami, dopotutto: perché, per quanto siate totalmente diversi, non riuscite a non assomigliarvi, almeno un po’.
«E va bene» sospira infine lui – non crede di aver mai sentito il cuore così a pezzi «te lo prometto.»
«Bene» annuisce lei, finalmente soddisfatta. Tutto quel silenzio, da parte di Fudou, per un momento le ha fatto temere il peggio, ossia che quella testa dura come il granito del suo fidanzato si sarebbe rifiutato di giurargli ciò che lei gli ha domandato. In realtà non può biasimarlo, sa perfettamente di avergli richiesto un sacrificio tremendo, lei stessa si sarebbe sentita completamente annientata se Akio, al posto suo, gli avesse chiesto qualcosa del genere. Dice “Akio” perché sa che, dopotutto, lui è l’unico che vorrebbe al proprio fianco, non esiste un’altra persona al mondo che combaci così perfettamente con lei, le loro anime d’altronde sono ormai irrimediabilmente allineate.
«Hai bisogno di riposare, adesso?» s’informa Fudou, notando un principio di affaticamento nella sua espressione.
«Sì… sì, credo di sì» ammette lei, debolmente «mi sento così stanca… però non andare via, per favore. Resta qui, accanto a me.»
«Certo che non me ne vado» Fudou le posa un bacio leggero sulle labbra, mentre l’aiuta a distendersi sotto le coperte. Non c’è niente di languido o passionale in quel contatto, bensì è il più puro e semplice gesto d’amore, una dichiarazione d’affetto incredibilmente autentica: ci si aspetterebbe qualcosa del genere solo da una coppia felice e sposata ormai da anni, si può certamente dire però che, arrivati a questo punto, lui e Fuyuka hanno raggiunto un livello di complicità pressoché ineguagliabile. Incredibile: prima di conoscerla, Fudou dubitava che le avversità potessero unire così tanto due persone. In realtà, se non avesse incontrato Fuyuka probabilmente non avrebbe mai creduto di potersi legare così profondamente ad una persona, evidentemente però su questo si sbagliava.
Sotto le coperte Akio le cinge la vita con le braccia, solleticandole leggermente i fianchi con le dita. Fuyuka si lascia sfuggire una risata soffice e cristallina, appena affievolita a causa di tutti i focolai di dolore che avverte in giro per il corpo. Poco importa: Fudou è l’antidoto più potente che conosca, finché si trova al suo fianco niente può andare davvero per il verso sbagliato.
Akio pensa distrattamente che, quando il padre di Fuyuka arriverà a casa, finirà nuovamente per sgridarli, visto che si sono addormentati con i jeans nelle lenzuola pulite. Poi però osserva la sua ragazza, il capo chino poggiato sulla sua spalla e un mare di capelli color lavanda sparsi sul cuscino e pensa che in fondo ne varrà la pena. Per vedere quel sorriso debole solcare nuovamente quelle labbra morbide come una rosa, Fudou andrebbe incontro a questo e ad altri inconvenienti.





* Angolo autrice *

È stranissimo. Scrivere su qualcuno che non siano Kageyama e Kidou, intendo. Ho continuamente paura di sprofondare nell’OOC e, per quanto io mi impegni affinché ciò non avvenga, non sono sicura di riuscirci del tutto--
Ah ehm, buonasera. Se siete dubbiosi sappiate che vi capisco ma ebbene sì, signori, sono qui e non ho scritto una KageKi. Miracolo divino, direte voi.
In effetti non avete tutti i torti, non posso certo biasimarvi per questo: in quasi due anni che sono qui su Efp non ho fatto altro che pubblicare one-shot su quei due deficienti che mi ritrovo come OTP, convertendo quasi tutto il fandom ai miei gusti piuttosto malsani e decisamente angst. E poi me ne vengo fuori con questa coppietta di bimbi pucciosi e teneri, però puntualmente ci metto in mezzo anche il mio caro amico angst e ahh, a i u t o - -
Hello darkness my old friend…. okay, no.
Era da tanto tempo che volevo scrivere una storia su questi due – o, più in generale, su qualcuno di questo fandom che non fossero Kageyama e Kidou, così, quando finalmente mi è venuta in mente l’idea giusta, ho deciso di cogliere la palla al balzo. Se devo essere sincera, mi spiace che la mia prima FudoFuyu sia così triste e deprimente ma ahimè mi dovreste conoscere, oramai: il mio grande amore per le tematiche delicate non si smentisce mai.
E così eccoli qui, i nostri piccoli, cari e innamorati Fudou e Fuyuka, impegnati a combattere contro la forma aggressiva di leucemia che attanaglia lei-- in realtà questa storia è un piccolo spaccato, un’anticipazione di un progetto più grande a cui avrò modo di lavorare durante questa primavera. Anche in quello che sto preparando Fuyuka è affetta da un tumore… ad ogni modo, ne saprete di più tra qualche mese.
Tra l’altro, ieri stavo cercando qualche fanart carina su questi due e mi sono resa conto che, contro ogni mia aspettativa, su pixiv c’è una sorprendente quantità di FudoFuyu. Credevo fossero state ormai totalmente soppiantate dalla spaventosamente esponenziale quantità di FudoKido (la mia NOTP assoluta)… poi mi sono ricordata che pixiv è anche l’unico posto in cui abbia trovato delle fanart sulla KageKi, perciò ahahah, fuck off, bless that app--
Alla fine però, nonostante la presenza delle buone fanart, ho deciso di non fare nessun banner. Credo che la storia sia molto più pulita così, senza nessuna immagine ad accompagnarla. E voi?
Quanto alla coppia, beh, che dire… io li adoro. Lo so, non scrivo molto spesso Het, col fatto di avere come OTP suprema una ship shonen-ai è raro che io mi cimenti in qualcosa del genere. A tal proposito, chiedo anzitutto perdono per il risultato assai penoso che sicuramente avrò conseguito con questa storia: è la prima volta che tratto questi personaggi (in particolare Fuyuka, Fudou l’avevo già utilizzato per qualche esperimento che farà bene a restare inedito, custodito nell’archivio del mio computer – sperando che non lo trovi mai nessuno) e temo di aver fatto qualche pasticcio con la caratterizzazione. Tipo: ho paura di aver reso Akio troppo zuccheroso. L’idea era che fosse apprensivo e dolce nei confronti di Fuyuka proprio perché ci tiene a lei e sta male nel vederla soffrire così tanto Aria e l’angst parte *inserire numero indefinito e indefinibile qui* però se tutto ciò continuasse a sembrarvi eccessivo non fatevi problemi a dirmelo. Spero di aver compensato con le parolacce che di tanto in tanto tira fuori (a proposito, scusatemi pure per questo) ma non ho idea se ci sia riuscita o meno.
Sinceramente non mi viene in mente altro da dire, perciò penso che chiuderò qui questo angolo dell’autrice immensamente pietoso. Ringrazio come al solito chiunque vorrà soffermarsi a leggere tutto questo scempio, chiunque dovesse inserire tra le preferite e/o le ricordate e chi recensirà questa storia – ma immagino che in entrambi i casi non esista nessuno che corrisponda a queste caratteristiche owo”

A presto

Aria

P. S.: per Seth – non è questa la FudoFuyu a cui ti ho accennato ^^

   
 
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