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Autore: YomiCrazy    17/01/2017    1 recensioni
Pubblicai questa storia due anni fa e finalmente mi sono decisa a revisionarla.
Ho cancellato quella vecchia per mettere questa nuova, corretta grammaticalmente e con meno idiozie all'interno.
E' scritta per quei barbari dei miei amici e di conseguenza non è nulla di che, la scrivo solo con lo scopo di divertirmi e far divertire loro.
La storia parla di un gruppetto di amici che ha deciso di fare una vacanza a Ravenna ma che dovrà lottare per la sopravvivenza contro l'intera città di non - morti.
Genere: Commedia, Horror, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ravenna





 
 
Mettetevi seduti ed ascoltatemi.
Tutti intorno al fuoco, forza.
Questa sera vi racconterò una storia. La storia di sette amici più Soul.
Non so da dove cominciare e che sia vera o finta, lascerò a voi il diritto di scegliere.
In questa storia userò nomi veri… o probabilmente solo i nomignoli con cui questi ragazzi si chiamavano fra di loro.
Comunque, cercando di dire qualcosa di sensato, vi parlerò di questo gruppo di sette amici più Soul – sì, proprio lui mi ha chiesto di discriminarlo in questo modo, di conseguenza non sto facendo un torto a nessuno.
Aggiungo poi che questa storia parlerà di un genocidio di massa.
O forse no.

 
La mattina in cui cominciò tutto, posso assicurarvi, che faceva un caldo bestiale.
Era il mese di Luglio, ne sono sicura, ma non ricordo se fosse il sedici od il ventisei.
Il lasso di tempo in cui questi ragazzi hanno avuto la peggio è più o meno fine Luglio inizio Agosto.
Yomi fu la prima a svegliarsi, in preda ad un attacco di caldo. Quella ragazza odiava il caldo più di ogni altra cosa, come il gatto odia l’acqua.
Si svegliò così di soprassalto, con i capelli appiccicati alla faccia ed il respiro leggermente affannato. Non capiva se era dovuto ad un brutto sogno (che ovviamente non ricordava) oppure al termometro che poco più in là segnava 32°C.
Le persiane verdi erano completamente abbassate e creavano una specie di tappo alle finestre per non permettere al caldo di entrare. I sottili fori di esse lasciavano uno spiraglio a dei sottili fasci di luce che entravano nella stanza illuminando qua e là i muri e le persone che dormivano tranquillamente.
Yomi spostò lo sguardo da una parte all’altra della camera e mise a fuoco sei ragazzi più Soul.
L’orologio segnava le due passate e le rotelle all’interno della sua testa cominciarono a ruotare nel senso giusto.
Avevamo detto nella Hall di svegliarci alle dieci… Perché non ci hanno chiamato?
Si stiracchiò lentamente, facendo poi aria con la mano. La lunga veste bianca le stava appiccicata al corpo, segno che durante la notte aveva sentito veramente caldo.
Perché il condizionatore è spento? Ricordo di averlo acceso… Forse Panda lo aveva acceso… Non ricordo.
La sera prima era un turbinio di momenti che passavano dall’essere ad una festa, a bere dell’alcol e ballare nella sala adibita alle feste dell’albergo.
Yomi ricordava di esser stata anche ad altre festicciole nella zona e che poi erano tornati in camera quella mattina verso le sei.
Avevano deciso di andare al mare quel giorno, così per non rischiare di dormire tutto il dì, avevano mandato Panda a richiedere la sveglia per le dieci.
Possibile che non avevano sentito lo squillo?
Forse non avevano proprio chiamato.
 
Farò una piccola pausa per spiegarvi il nome di Yomi.
Come potete immaginare, non si chiama veramente così e non è stato il gruppo più Soul ad assegnarglielo.
Yomi è un nome giapponese che significa letteralmente “La terra tenebrosa dei morti”.
Secondo alcune leggende, gli Yomi erano delle guardie che controllavano l’uscita dell’Inferno, secondo altre era la creatura più tenebrosa che lo popolava.
La ragazza in questione non era di certo una cattiva persona, ma più di una volta aveva comportamenti poco carini od alquanto esagerati e quindi il suo nome le cadeva a pennello.

 
Ricominciando a narrare la storia, Yomi si guardò intorno ed osservò tutti i suoi amici addormentati.
Erano tutti sdraiati sul pavimento della sala della camera che avevano preso in quell’albergo.
Il tutto era molto tranquillo e niente di appariscente, né tanto costoso.
La ragazza posò il viso sulla prima persona che dormiva accanto a lei.
Lampo.
 
Seconda pausa.
Questo ragazzo non si chiama Lampo, come potete immaginare.
Il suo soprannome non gli è stato affibbiato neanche perché è molto veloce nel fare le cose o perché è biondo.
Se devo dirla tutta, non conosco il perché di molti soprannomi, dopo tutto è una storia che vi sto raccontando.

 
La ragazza sorrise nel guardare il suo amico ed afferrò il cuscino su cui aveva dormito quella notte. In una frazione di secondo, la faccia del povero Lampo fu presa a cuscinate micidiali.
Yomi glielo tirò due volte, con l’unico scopo di svegliarlo malamente dal sonno.
Il ragazzo si drizzò subito, cercando di capire cosa fosse accaduto e girò il viso da una parte all’altra, fino a guardare Yomi dritta negli occhi.
“Ma…” cominciò, fissando la prova del delitto stretta fra le mani della ragazza “Yomi!”
“Dimmi” sorrise lei, sedendosi in modo corretto.
“Mi hai tirato una cuscinata!” mormorò lui, aggrottando le sopracciglia.
“Non oserei mai…” ridacchiò la ragazza, mettendosi una mano fra i capelli per tirarli indietro.
Lampo aprì la bocca sbigottito e si girò dalla parte opposta, cominciando a tirare per un braccio Soul.
 
Terza pausa.
Soul è un soprannome, come potete ben immaginare.
Significa “anima” in inglese e non gli è stato affibbiato perché è immateriale.
Se volete che ve la racconti tutta, Yomi era strafelice del fatto che Soul non fosse un fantasma, perché così poteva prenderlo a calci ogni momento.

 
Il ragazzo socchiuse gli occhi e mormorò qualcosa di incomprensibile.
Si girò lentamente verso Lampo, con una faccia da maniaco omicida e guardò l’amico.
“Cosa c’è” balbettò, calciando via la coperta.
“Yomi mi ha tirato una cuscinata!” disse a mo’ di risposta Lampo, incrociando le braccia.
Yomi guardò i due e si immaginò una scena ipotetica in cui i due si abbracciavano e coccolavano come due fidanzatini. Esatto, proprio come due innamorati: la ragazza era convinta che nel profondo quei due si amavano e che prima o poi si sarebbero messi insieme.
Il tutto, comunque, era solo nella testa di Yomi, perché effettivamente Soul si girò dalla parte opposta, ignorando completamente le strattonate dell’amico.
Tutto il trambusto svegliò l’anima di quel gruppo di amici più Soul: Ghian.
 
Quarta pausa.
Ghian è un soprannome, sì, ma è un nomignolo del vero nome del ragazzo in questione.
E’ uno dei pochi che ha come soprannome qualcosa di significativo.
Badate bene, è Ghian, non Gian.
Non sbagliatevi.
Devo anche avvertirvi che questo ragazzo ha un modo tutto suo di parlare. Lo scoprirete durante il racconto e noterete che, in fin dei conti, è uno dei più simpatici.

 
“Ooooooh!” alzò la voce Ghian “Voi non avete capito le regole del baretto!”
Tutte le persone sveglie lo guardarono.
“Devo tirare fuori le lame?” domandò, alzandosi in piedi “Devo farvi capire il situaziono?!”
Yomi ridacchiò.
L’alto tono di Ghian e l’azzuffamento fra Soul e Lampo fecero svegliare il più saccente – forse – ed il più tranquillo del gruppo: Panda.
 
Neanche lui si chiama Panda per qualcosa in particolare.
Non è bianco e neanche nero, non è minuto come il panda rosso e non mangia bambù.
Probabilmente questo soprannome gli è stato dato per il modo in cui vive la sua vita… come una panda, con tranquillità e lentezza, vivendo al momento.
E’ tranquillo… anzi, potrei anche dirvi che non lo è… Ma giudicherete voi dalla storia.

 
“Ma che cos’è tutto questo baccano?” chiese Panda, sospirando.
“Yomi mi ha tirato una cuscinata!” esclamò Lampo, cercando di ricevere un po’ di commiserazione da qualcuno del gruppo.
Il sopracciglio di Panda si inarcò leggermente e con uno scatto prese il suo cuscino, lanciandolo contro Lampo. La cosa bella di quest’azione è che Lampo riuscì ad evitare il cuscino abbassandosi di poco e la persona colpita fu Soul che stava poco più dietro di lui, seduto.
“Ora chiudi quella cazzo di bocca, okay?” mormorò Panda, nascondendosi subito dopo sotto le lenzuola.
Yomi ridacchiò ancora e prese di nuovo il suo cuscino, colpendo ancora Lampo.
“Ora basta, fuoco al fuoco!” urlò il ragazzo, colpendola a sua volta.
L’unico però che prendeva cuscinate fu Soul che, con sua grande disgrazia, si era trovato nel fuoco incrociato dei due ragazzi.
“La smettete di urlare?”
La voce proveniva da qualcuno più in là, Desi, che si stava svegliando in contemporanea con Frenny.
 
Desi è il diminutivo di Desiffer.
Per comodità e pigrizia, lo chiamerò sempre così.
Non so perché ha questo soprannome, come ho detto è solo una storia raccontata e come tutte le storie che potrebbero essere vere, molte cose non sono spiegate.
Frenny, invece, è una ragazza dolcissima e bianca come l’ovatta. Il suo soprannome è quello che si può definire più normale in assoluto, anche perché è proprio un diminutivo di quello originale.

 
“Yomi mi ha tirato una cuscinata!” urlò ancora Lampo, cercando di spiegare l’accaduto ma neanche questa volta ricevette qualche tipo di aiuto da parte di Desi.
Solo Frenny che si era stiracchiata poco più in là, sembrava davvero interessata a quel che era accaduto.
“Ma Yomi…” mormorò, alzandosi piano “Non sono cose carine da fare…”
“Nessuno pensa al povero Soul? L’unico che fino ad adesso è stato preso a cuscinate.”
“Ma taci” brontolò Panda, tirandosi la coperta fino a sopra i capelli.
“Ma non senti caldo?” domandò Yomi, avvicinandosi al ragazzo per punzecchiargli la schiena.
Panda afferrò il cuscino più vicino e lo spiaccicò in faccia alla ragazza.
“No ma di certo ora mi sento meglio” mormorò Panda sorridendo.
“Questa è guerra” dichiarò Yomi, poco prima di lanciarsi a capofitto sull’amico.
Ghian si mise davanti ai due e cominciò ad arbitrare l’incontro di lotta con i cuscini, con esito negativo per Yomi e positivo per Panda che in quanto a forza la superava di gran lunga.
 
Come ogni storia che si rispetti, ragazzi, il pervertito di turno c’è sempre.
In questo racconto si chiama KuroChan.
Il soprannome glielo diede proprio Yomi.
In principio, era solo Kuro, diminutivo di Kurosaki Ichigo di Bleach. Yomi ci aggiunse successivamente Chan e divenne KuroChan.
Possibile scambio anche con il gatto robot.

 
“Che è sto casino? Date fastidio” brontolò KuroChan, svegliandosi e girandosi verso tutto il gruppo.
Lampo incrociò le braccia, stufo di ripetere sempre la stessa cosa.
“Il fatto è che qui si parla poco di quanto io sia splendido e fantastico” prese parola Soul, con i capelli all’aria per colpa delle cuscinate.
Frenny ridacchiò leggermente, mentre Desi si poggiava la mano sulla testa sospirando.
“Soul, taci” lo riprese ancora Panda, muovendo la testa come per dissentire.
 
L’unico di cui ancora non vi ho parlato è Shugar.
Esatto, Shugar con l’h.
Lo sanno tutti che in inglese, zucchero è scritto senz’h, ma lui aveva deciso di chiamarsi in quel modo. Il suo gatto si chiamava Shugar e, se non ricordo male, mi disse che fu la madre a chiamarlo in quel modo.

 
Nessuno aveva la più pallida idea di come svegliare Shugar e per questo Yomi risolse tutto afferrando un cuscino, tirandolo contro il ragazzo. Per tutta risposta, quello non si mosse neanche.
“Ma…” mormorò, afferrandone un altro “Sveglia!”
Gliene tirò altri due e solo al quarto cuscino il ragazzo decise di aprire gli occhi per guardare malissimo la ragazza.
“Yomi…” sibilò Shugar.
“Sì?” sorrise lei.
“Ti odio” detto questo si girò dalla parte opposta e continuò a dormire.
 
Con questo piccolo prologo, vi ho presentato i sette amici più Soul.
Se volete sapere qualcosa in più, posso dirvi che Lampo è alto, Soul è cinese, Ghian ha la barba lunghissima, Panda è secco, Desi è un ballerino, Frenny ha la voce da bambina, KuroChan ha a pelle morbida, Shugar è timido e Yomi… beh, Yomi non fa altro che lamentarsi del suo corpo a forma di clessidra.
Tragici, eh? 
  
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