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Autore: paoletta76    17/01/2017    0 recensioni
Claire è un agente dello Shield. E' una brava agente; del resto, l'ha addestrata May. E un po' le assomiglia, testarda ed altruista. Claire nasconde un segreto, dal giorno in cui la terrigenesi le ha sconvolto la vita. Claire è inumana. Nasconde un segreto, già. E non è la sola.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si trovò a deglutire, chiudendo gli occhi, senza accorgersi della presenza di May oltre il fianco di Stella.
- Ehi.- la voce scura della propria mentore la riportò bruscamente alla realtà di quella strada di New York e della sua aria fredda. Non riuscì a non rabbrividire.
- Ehi.
- Ci sei anche tu? – Stella non s’era accorta di nulla, e continuava a strofinare i palmi sull’uniforme.
- Ho pensato poteste avere bisogno.- Melinda lanciò un’occhiata molto eloquente all’indirizzo di Claire, Stella ne seguì il raggio ma non comprese dove volesse andare a parare.
L’agente O’Neill si limitò ad annuire, quasi impercettibile.
- Non potevamo aspettarlo dentro? – Stella ignorò anche questo e sospirò, pesante - Ok l’etichetta, ma qui si gela, e se devo proprio dirla tutta, a me il nuovo direttore non è per niente simpatico.
- Se è per quello, neanche a me. Ma c’è la stampa.- May mise su una smorfia scura, indicando microfoni e telecamere tenute a distanza dalla polizia – e lui adora queste cose. Più di Tony.
- Infatti Tony è su a preparare per l’inaugurazione. Al caldo.
- Ragazzina noiosa..
 
Oltre le spalle di Stella, Claire si lasciò andare a sorridere, piegando la testa per un attimo.
Un sorriso dei suoi. A tre quarti, quasi spento. Come tutti quelli che le aveva visto fare, dal giorno in cui era andata a riprendersela alla clinica di ricerca dello Shield.
- Sei sempre decisa a firmare gli accordi? – le disse, in un sospiro.
- Credo sia l’unica alternativa che ho.- rispose Claire, allo stesso modo – o così, e comunque utile alla causa, o ricercata. E magari stavolta mi sbatterà nel Raft.
- Non lo farebbe.
- Non lo conosci abbastanza, Melinda. Ora che è-
 
Il vociare improvviso della stampa le troncò il discorso a metà. Alla loro destra, tre SUV neri e piuttosto imponenti accostarono in fila lungo il marciapiede, a scorta di una berlina dai vetri oscurati.
Colleghi armati, al cui saluto Melinda rispose con un cenno delle dita. Uomini in giacca e cravatta, che le bypassarono ignorandole completamente.
Ultimo a scendere dall’auto di rappresentanza, il nuovo direttore dello Shield.
 
- Sì, Burrows, tranquillo..- dita a stringere il cellulare, voce raggiante ed un filo sbruffona, scivolava oltre la portiera e si dirigeva verso l’ingresso –verso di loro- con la solita aria da orgoglioso comandante dell’isola che non c’è –come lo definiva Stella- e discuteva di piani ed impegni con il suo fido servo della gleba in giacca e cravatta –questa era di May- muovendosi a passi spavaldi e decisi –..avrai il tuo servizio fotografico domani mattina. Sì, sì. Ci vediamo alla base. Nove in punto.
 
Stella e Melinda sospirarono, senza evitare un minuscolo sguardo in su recitato in coro, in risposta al suo sorriso aperto e al suo cenno. Claire gli sollevò addosso occhi di puro ghiaccio.
Ferma, immobile, rimasta alle spalle delle compagne, non accennò ad un saluto, ad un sorriso. A nulla.
 
Il sorriso spavaldo morì completamente sulle labbra di Jeffrey Mace.
 
La festa per l’inaugurazione della ricostruita ala della Tower procedeva senza intoppi, fra un discorso ed un brindisi. Il Segretario di Stato in persona aveva accolto il nuovo direttore al suo ingresso nella Lounge, dopo un’interminabile salita in ascensore.
 
- Allora, May, sono tutti pronti? – aveva cercato di sfuggire all’improvviso balzargli del cuore in gola, affiancandosi alla donna e precedendo il resto della piccola scorta attraverso la hall, dopo aver finto il migliore dei propri sorrisi e salutato la stampa.
- Sì. Credo manchi solo lei.- rispose quella, un filo indifferente, precedendolo e chiamando l’ascensore.
- Io intendevo.. per domani.
- Ah. Domani, sì. Gli agenti hanno accettato, tutti e sei.
- Bene.- replicò lui, affiancandola contro la piccola parete a specchio, e voltandosi verso la porta -..bene.
Stella sembrava esitare a seguirli, lanciando occhiate alla collega come stesse aspettando il permesso.
- Salite? – fece May.
- Prendiamo le scale.- fu la risposta di Claire. E fu qui che l’uomo osò parlarle direttamente:
- No, non.. non occorre, non abbiamo nulla di riservato da discutere; potete.. potete salire con noi.
 
L’agente O’Neill affiancò la compagna, senza rispondere e posizionandosi di fronte alla porta, a dargli le spalle. Ed in quello spazio calò un silenzio imbarazzante, rotto soltanto dal segnale dell’arrivo al quarantesimo piano. Dopo un istante che sembrò infinito.
 
Poi, il sorriso aperto del Segretario di Stato e il suono della sua voce, a disperdere il piccolo gruppo.
May si congedava con un cenno, e si allontanava verso compagnia più gradita, e la coppia di agenti più giovani veniva affiancata da una presenza scura e visibilmente a disagio.
- Ragazze..
- Ciao, Dead Man Walking.- Stella accettò con nonchalance il calice che il giovane in uniforme tattica le porgeva – oggi sembri meno pallido del solito, tutto ok?
- Quanto sei simpatica, Collins – quello assottigliò appena gli occhi – Claire, vuoi-?
- No.. grazie, Ward.
- Non vuoi stordirti, nell’ultimo giorno che abbiamo da liberi cittadini?
- Perché, sei soggetto alla firma anche tu? – Stella aggrottava le sopracciglia – non credevo che-
- Beh, non ho.. attraversato una terrigenesi, ma dopo quello che mi è successo e l’ingente quantità di sangue di voi tre che mi circola nelle vene, il nuovo boss ha ritenuto opportuno che mi uniformassi allo standard.- un sorso, una minuscola smorfia.
- Va tutto bene? – si preoccupò Claire.
- Le ferite non si vedono quasi più. Il tuo sangue è anche più potente di quello della piccola asgardiana – lui accennò col viso a Sara, che poco distante rideva e chiacchierava con suo padre, dotato di busto irrigidito e braccio al collo.
- E per quanto riguarda il resto?
- Vuoto. Totale.- lui indicò appena la propria testa – non.. non riesco neppure a ricordare di averti rotto il braccio, non so come, non so quando.
- Non importa. Io mi rigenero, sai.- lei sollevò appena le spalle – mi ci vuole un po’, ma poi torno come nuova. Tu, piuttosto.
- Ho dei flash. Immagini, o voci. Oppure sensazioni, come un odore o un suono. Ricordo un posto che so di aver già visto, lo conosco come il bus ma non so da dove derivi il nome. Vedo quella ragazza.. so che si chiama Jemma, non so come faccio a conoscerla. La vedo piangere, mi ripete è stata tutta colpa tua. Sento le mani congelare, sono in un posto chiuso e l’unica cosa di cui sono sicuro è che sto morendo. E c’è il sangue, ma non è il mio. E’ il suo.- un cenno, di nuovo rivolto a Sara -..di Skye.
- Hai bisogno di un paio di sedute nella macchina dei ricordi.- alle sue spalle, dotato di uniforme e coppia di bicchieri, James coi suoi ciuffi disordinati ed una smorfia di fastidio dipinta sulle labbra.
- A te sono servite, sergente?
- Più o meno.- quello sollevò le spalle – O’Neill, lo sai che in questi appuntamenti è obbligatorio brindare? – e le tese il calice in disavanzo, convincendola ad accettarlo:
- Firmerai anche tu, James?
Quello sollevò le spalle:
- O così, o rinunciare alla mia donna, alla mia nuova vita. E io sono stanco, di rinunciare.
- Allora agli accordi.- Grant sollevò il bicchiere.
- Alla nostra sfiga.- replicò Claire, toccandolo col proprio.
- Alla sfiga.
 
L’angolo del bar era improvvisamente diventato un demone tentatore, e dopo essere rimasta parecchio a passeggiare fra un angolo ed un altro senza mai farsi avanti a salutare o stringere mani, Claire andò ad appoggiarci le braccia con una tremenda voglia di essere ovunque tranne che lì.
In una ciotola un po’ defilata, una manciata di cereali tra cui spuntava la macchia colorata di qualche ribes rosso. Un sospiro, un minuscolo sorriso, e le dita si tesero in automatico ad isolarne uno, portandolo alle labbra con fare furtivo.
I frutti rossi erano da sempre la sua tentazione. Non ci poteva fare niente, soprattutto quando si trattava di pescarli dalla confezione dei cereali. Una lacrima sfuggì al controllo delle palpebre, tendendo le dita a raccoglierne un secondo.
 
- Ne hai dimenticato uno.
Una voce la sorprese alle spalle. Scura, maschile, ridotta ad un velo. Dita grandi e ben curate a raccogliere un altro ribes dalla ciotola per porgerglielo con un sorriso.
A tre quarti, come il suo.
 
Si scosse, sperando che l’uomo comparso al suo fianco non avesse visto quella lacrima. Sperando che se ne andasse, che qualcuno lo chiamasse lontano da lei.
- Non ha di meglio da fare, signore? – la sua voce vibrò appena, mentre in automatico il corpo cercava di sfuggire a quel contatto.
- Non eri presente, prima, quando ho dato le direttive per domani. Ho pensato di informarti di persona.
- Non si doveva disturbare.
- Claire.
- Stia tranquillo, signore. Non le farò fare brutta figura.
 
  
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