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Autore: Mandorlina    17/01/2017    0 recensioni
Verranno alcune notti
in cui non vorrai esistere
e, semplicemente,
non esisterai.
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"Diventerai così piccola che potresti annegare in una mia sola lacrima, e sfuggirai da me come un granello di sabbia. Il vento ti porterà lontano e ti mescolerà alle terre rosse del deserto, alle spiagge misteriose, alla polvere dei grandi campi incolti, alla fanghiglia fertile delle foreste inesplorate. "
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Verranno alcune notti

in cui non vorrai esistere

 

e, semplicemente,

non esisterai.

 

Ti nasconderai, ancora, nella tua minuscola stanza, consumata da uno sconosciuto dolore, raccogliendo silenziosamente i cocci della tua intimità violata, del tuo spirito infranto; non ricorderai nulla che spegnerà la tua frustrazione e la tua rabbia, e ti volterai nelle ombre ammantata dalla stanchezza, saldamente aggrappata ai confini di un sonno nebbioso che tarda a venire, tormentata dai tuoi fantasmi privati, dalle tue sciocchezze, dai quei doloretti cronici che di tanto in tanto ti colgono.

Sarai intima come un sogno dimenticato, mentre ti stringerai nel tuo corpo e senza accorgertene tornerai piccola, simile a quel che eri stata al tempo in cui tua madre ti teneva in grembo. Scivolerai nel tepore rarefatto di certe sere mai vissute, e così immaginerai cose che non hai mai fatto, passeggiate nella bruma rosea delle mattine di inverno, alberi contorti dai rami bagnati e scuri, immense campagne in cui lascerai vagare la tua mente incerta, tentando di recuperare alcune cose perdute. Il tuo corpo peserà mostruosamente fra le lenzuola sfatte, e continuerai a stringerti su te stessa finchè la pelle non scivolerà via dalle tue ossa, gocciolando fra le assi sfondate del letto; continuerai a stringerti e chiuderti e le tue stesse ossa si assottiglieranno, saranno zucchero, crocchianti e strette come quelle di un passero.

Le lacrime scalderanno a lungo il tuo viso, disordinate e inattese, segneranno alcune strade che ripasserai con le tue dita febbrili, e intanto continuerai a stringerti; diventerai talmente piccola che potrai danzare come una fata sul palmo della mia mano, e muovere i tuoi arti minuscoli lontano dalle ombre pesanti e dalle tue paure.

Diventerai così piccola che potresti annegare in una mia sola lacrima, e sfuggirai da me come un granello di sabbia. Il vento ti porterà lontano e ti mescolerà alle terre rosse del deserto, alle spiagge misteriose, alla polvere dei grandi campi incolti, alla fanghiglia fertile delle foreste inesplorate.

Infine sfuggirai persino al vento, e sarai piccola come il respiro di un batterio, fluttuerai in una dimensione sconosciuta con i segreti dello spazio e del tempo, inconsistente, contemplerai meravigliata la tua stanza immensa, e la luce eterna della tua lampada a muro, distante anni luce dal tuo corpicino invisibile, mentre alcune forze ti condurranno ancora più lontana.

Un tempo eri grande abbastanza da poter girare il mondo sulle tue gambe, attraversare strade asfaltate in equilibrio sui tuoi piedi, e pian piano adesso ti perderai in cose sempre più piccole, galassie di granelli di polvere, e viaggerai ignara come una formica cieca per i lunghi millimetri di un angoletto della tua stanza, rinchiusa in un infinitesimale universo raccolto.

Invano busserò alla porta della tua stanza, angosciato di non trovarti; spererò di sentire la tua voce rispondermi, ma non udirò nulla. E allora impaziente mi spingerò con forza sulla maniglia della tua porta, e tenterò di aprirla. Avrò una visione del cortile gelato dal retro scala e il vento di dicembre mi aggredirà le gambe. Ti cercherò fra le lenzuola sfatte, tra le assi sfondate dell’impalcatura in legno, nella coltre lanuginosa della polvere sotto il tuo letto; con occhi disperati guarderò la tua gatta saltare sul comodino e fisserò lo sguardo nel suo misterioso, intento a scrutare qualche abisso invisibile al di là delle nostre vite. Cercherò febbricitante fra le brochure e le carte, scoprendo improvvisamente i tuoi progetti; frugherò tra le tue cartoline (Patagonia, Indonesia, Canada) e fra gli scontrini oleosi del market all’angolo, fra le carte sfrigolanti delle caramelle balsamiche che un tempo tenevi nella ciotola di vetro all’entrata del tuo studio, fra i tuoi appunti scritti fuori dalle righe, ricordandoti scrivere ai tempi dell’Uni reclinata verso sinistra.

Ma non ti troverò da nessuna parte. L’ansia mi divorerà lo stomaco e sentirò sul viso il vago pizzicore del pianto; solleverò i cocci infranti del vaso cinese che tenevi in bilico sull’armadio, rivolterò i cassetti colmi dei tuoi vestiti, troverò le macchie scure di sangue sbiadito sulla tua biancheria dismessa.

Allora scenderò nelle strade gelate e solitarie, percorrendole al contrario correndo, in cerca di chiunque abbia osato ferirti e violarti; urlerò il tuo nome nella notte, mentre le madri terranno la mano ai loro figli, ragazze graziose col berretto di lana saluteranno sugli usci i loro fidanzati, anonimi uomini in completo elegante cercheranno parcheggio per le loro auto. Da lontano vedrò le vetrine illuminate e sarò immune ai loro incantesimi di seduzione, così che le stelle colorate lungo i viali torneranno ad essere lucine smorte; vedrò molti visi, passarmi accanto con indifferenza, e le possibilità di trovarti mi sfuggiranno dalle mani. Non potrò mai riconoscere in nessuno di loro colui che ti ha ferita, nessuno sguardo si fisserà nel mio così che io possa affermare: « Sei tu! Tu! » ... e di te non rimarrà null’altro che un paio di ridenti cartoline ingiallite dal tempo, vecchi quaderni di appunti, una gatta solitaria che pare già volta al tuo mondo degli spiriti.

Sognerò questa notte della Vigilia di vederti tornare a casa con il viso sfatto dalla stanchezza, mentre sbuffando una risata tenterai di abbassare la cerniera del tuo giubbotto, come al tempo dell’Uni quando ridevi per ogni cosa; immagino tuttavia di vederti invecchiata, ma nella maniera rassicurante e dolce con cui solo alcuni di noi invecchiano, e resterai la stessa sotto i percorsi accennati delle vene azzurre sulla tua pelle chiara, fra le rughe di espressione che gli anni hanno segnato come cornice per i tuoi occhi vivaci, sulle ossa sporgenti che inizieranno a venir fuori dalle tue mani delicate.

Ti vedrò invecchiare ma la tua anima resterà la stessa che vedevo affiorare da alcune tue occhiate, vibrante e intensa come un buco nero, e scioglierai nei miei abbracci le tue inquietudini.

Mi parlerai allora del tuo studio, della nostra casa da sistemare, di nostro figlio o nostra figlia e i viaggi che un tempo avevi progettato. Ti prometterò di portarti in Indonesia, se vorrai, per i nostri vent’anni di matrimonio, ma tu mi dirai che ci sei già stata e che a quel luogo deve rimanere il ricordo della tua giovinezza.

Non vorrai invecchiare, ma io ti starò accanto. E dirò ai nostri nipoti che l’età non ha tolto nulla alla tua bellezza, ma ti donato un fascino nuovo; da dietro le lenti dei tuoi occhiali mi scruterai vispa e complice come eri solita fare tanti anni prima, i nostri nipoti non crederanno alle mie parole, ma noi ricorderemo delle primavere assolate fra i banchi di scuola, delle passeggiate in bicicletta in una Bologna tiepida e placida che appartiene solo ai nostri ricordi – e sapremo che è tutto vero.

Vorrei che fosse così, lo sai, ma la verità è che continuerò invano a cercarti in visi sconosciuti e scialbi, seguendo le piste invisibili che crederò tu mi avrai lasciato per trovarti, fin che giorno dopo giorno il tuo ricordo inizierà a sbiadire: dimenticherò cosa ordinavi quando ti portavo al ristorante cinese, quale sia il tuo gusto di gelato preferito, dimenticherò la tua scrittura e i maglioni che indossavi, e guardando la tua biancheria macchiata di sangue non mi verrà più in mente il corpo che l’aveva indossata.

Ti lascerò scivolare come quei giochi di ombre e di luci sulle vetrine sfavillanti dei negozi la notte di Natale, e dietro alla memoria che avevo di te rimarrà solo una grande oscurità misteriosa, dalla quale attingere di tanto in tanto, inconsapevolmente. Riprenderò a vivere e invecchiare senza averti accanto, e attenderò ogni Natale della mia nuova vita rannicchiato fra le tue cose ormai estranee, piangendo e supplicando il vento di dicembre di riportarti indietro. Tu mi guarderai dal tuo angoletto invisibile, minuscola, comparirai ogni tanto fra le mie dita che stringono le tue camicette intatte nel tuo profumo appassito, tra sottolineature di un libro che avevi sfogliato a lungo in cui è rimasto il tuo fantasma. Pure quando ti dimenticherò, ogni dicembre passerò sotto la finestra del tuo appartamento ormai venduto, e vedrò da lontano le luci che chiunque l’abbia acquistato ha acceso.

Non sarai più lì, perché quello che ti legava al mio mondo è svanito (persino la tua gatta è morta, la gatta che avevi accarezzato e cresciuto quando eri una ragazzina.)

Ma la verità è che adesso ho ventiquattro anni e non sono pronto a invecchiare. Voglio continuare a cercarti qui, fra questi inutili oggetti, mentre il mio cuore balzerà in ogni istante in cui crederò di vederti riapparire.

La polizia sta indagando per le strade festose e la sirena delle loro auto si perde nel silenzio della neve. Ho lasciato loro qualcuno dei tuoi vestiti.

Sono migliori di me quando si tratta di cercare le persone, o così mi hanno detto. Ma loro non sanno delle notti che tu hai trascorso sola su questo letto, chiudendoti in te stessa fino a diventare minuscola e scomparire, non ti hanno mai vista prima che accadesse ciò è successo, quando saltavi ridendo dalle scale sul retro.

Non sanno del tuo studio appena aperto, della scrivania che odorava ancora di legno nuovo e il bancone pulito e le caramelle, quando tenevi al fatto che tutto fosse in ordine, almeno all’inizio.

Sei stata talmente brava da non lasciare più traccia. Tu, un detersivo per piatti, un rasoio, un sacchetto di plastica, o qualsiasi cosa abbia usato.

Appoggio la mano sulla maniglia bloccata e penso che se adesso guardassi giù, dalla finestra del vano condominiale, vedrei il tuo spirito libero correre per le strade innevate della nostra Bologna con la tua gatta al seguito. Ho paura di cosa troverei se aprissi davvero questa porta.

  
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