Videogiochi > League of Legends
Ricorda la storia  |      
Autore: Moody_Espeon    18/01/2017    1 recensioni
«Ti aspetto di sotto, eh…» continuava a dire con tono biascicato per temporeggiare. Leona spazientita da quella scena pietosa, con prepotenza lo spinse, e il ragazzino non ebbe neanche il tempo di realizzare che già era in caduta libera.
[Seconda parte del mio primo oneshot "il più forte"]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leona
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come una maledizione
 





« Hai paura, vero? Lo vedo dalla tua faccia. » lo guardò con un sorrisetto sulla faccia e il suo solito sguardo spavaldo.
            « Che dici, io non ho mai paura… » rispose il ragazzino guardando giù dal dirupo la smisurata altezza che li divideva da una profonda e oscura acqua di lago. Fece uno sguardo preoccupato e anche se cercava di mantenere la calma, il suo cuoricino cominciò a battere forte e con un gesto della testa mandò giù un nodo alla gola.
            « Allora buttati se non hai paura. » insistette lei incrociando le braccia e alzando il mento, assumendo la posa di sfida che Pantheon odiava tanto. Pantheon guardò Leona e poi di nuovo il vuoto sotto di loro, il sole era alto in cielo e illuminava anche le cose più nascoste, illuminava gli occhi del ragazzino, che risplendevano di un rosso scarlatto e i capelli della sua amica che sembravano fuoco. Con timore e timidezza il ragazzino si sfilò i pantaloncini, rimanendo completamente nudo di fronte a Leona, che abituata a vederlo così, non si imbarazzò, ma anzi lo incoraggiò a saltare facendo dei gesti con le mani. Pantheon continuava a chiedersi che diamine stesse facendo e perché mai avesse accettato quella sfida. Non potevano rimanere a giocare nella foresta come avevano sempre fatto?
            Stava fermo sulla pendenza con le gambe piegate e le braccia strette al petto, come se stesse per lanciarsi… ma non si lanciava. Adesso mi butto, pensava il ragazzino,
            « Adesso mi butto… » ripetè a Leona. Forza, ce la posso fare… si disse fra se e se.
            « Sto per buttarmi… » ma ancora non si muoveva, la bimba incrociò le braccia di nuovo e alzò gli occhi al cielo. No, non ce la faccio…
           
« Ti aspetto di sotto, eh… » continuava a dire con tono biascicato per temporeggiare. Leona spazientita da quella scena pietosa, con prepotenza lo spinse, e il ragazzino non ebbe neanche il tempo di realizzare che già era in caduta libera. Quella bimba di appena dieci anni sapeva il fatto suo, rise guardando l’acqua frantumarsi all’impatto e improvvisamente il suo viso si accese, si tolse la tunica di fretta e anche lei nuda e senza vergogna, si lanciò dalla sporgenza. Pantheon ammirato dal coraggio della sua amica la guardò cadere come un angelo che non ha paura di volare e poco prima di infrangere quel manto cristallino, la ragazzina chiuse gli occhi e non poté fare a meno di sentirsi viva e libera.
            « È fredda, è fredda! » disse lei mentre sguazzava verso Pantheon per aggrapparsi a lui.
            « Fredda? – fece il ragazzino con tono di disapprovazione afferrandola e trascinandosela sulle sue spalle – Mi hai buttato da un burrone e la prima cosa che mi dici è che l’acqua è fredda?! »
            « Che cosa ti aspettavi, che ti chiedessi scusa? » Leona divertita muoveva le gambe come fa un girino quando gli spuntano le zampine.
            « Non ti caccio la testa sott’acqua solo perché non sai nuotare, altrimenti staresti già salutando i pesci! » Pantheon cercò di assumere un tono serio ma non resisteva all’allegria contagiosa della ragazzina e intanto che nuotava trascinandola con estrema facilità, si diresse verso la riva.
            « Eddai, non te la sarai mica presa? » Leona non era mai stata brava a mentire e neanche quando sapeva che doveva chiedere scusa riusciva a sembrare convincente. Il ragazzo con un braccio afferrò la sua mano e la trascinò di fronte a se,
            « Non ho bisogno delle tue scuse! » cercò di farle il solletico muovendo freneticamente le dita sulle sue costole, la fanciulla cominciò a ridere e sprofondare lentamente nell’acqua a bocca aperta, tanto che Pantheon dovette sollevarla da sotto le braccia per evitare che affondasse.
            « Mi vuoi affogare davvero? » chiese lei riprendendo fiato e aggrappandosi al suo collo come una sanguisuga.
            « Ah, Leona, non così stretto… mi fai annegare! » lei molla la presa e improvvisamente i loro volti si trovano a pochi centimetri di distanza. Pantheon avvicinandosi sfregò il naso conto il suo e guardandola negli occhi sorrise sentendo il cuore palpitare. Leona non gli staccava gli occhi di dosso e ogni volta che incrociava quello sguardo tutto il mondo cessava di esistere, perfino loro non esistevano più. I due uscirono dall’acqua, Pantheon portava ancora sulle spalle la ragazzina che tanto era sottile e bagnata che sembravagli scivolare via. Piegò la schiena all’indietro, flesse le ginocchia e Leona toccò il terreno umido e muschioso con i suoi piedini dalla pelle raggrinzita e si accucciò a terra infreddolita dall’aria gelida del mattino. Pantheon la guardò e si grattò la testa,
            « Forse avremmo dovuto portare un telo per coprirci… » Leona scosse la testa e tenne lo sguardo basso fingendo che il freddo non la scalfisse. Il ragazzino non si lasciò ingannare e mettendosi dietro di lei la sollevò di peso e la porta su un masso completamente al sole.
            « Resta qui al sole intanto che io vado a recuperare i nostri vestiti. » Pantheon si allontanò addentrandosi nel bosco. Leona improvvisamente si rianimò e ritrovandosi sola in mezzo al nulla, in preda al panico urlò il nome del suo amico. Lo urlò ancora ma lui non rispondeva e tutto intorno a lei sembrava sparire, il verde degli alberi diventava sempre più scuro, l’acqua si tingeva di inchiostro e il cielo si incupiva fino a che tutto diventò nero. E Pantheon non rispondeva. Pantheon non rispondeva… Perché non rispondeva? Perché non tornava? Pantheon, Pantheon… PANTHEON…

Leona si svegliò di colpo e intorno a lei il buio. Era solo un sogno? Si, era solo un sogno… il solito sogno. Ma fuori la notte era ancora nel pieno della sua giovinezza, il tempo di sognare non era ancora finito e la ragazza non esitò a chiudere gli occhi e abbandonarsi alle braccia del sonno, che come una maledizione, la cullava tra i dolci ricordi dell’infanzia per poi riportarla alla crudele e dolorosa realtà svegliandola come se la stesse pugnalando nel sonno. Ma questo a lei non le importava, alla luce del sole c’era sempre una maschera che nascondeva il suo dolore, ma la notte… nel buio della notte lei poteva essere chi voleva e piangere tutta la notte affogando nelle sue stesse lacrime, come una bambina…


Il mio angolino:
Non ve l'aspettavate questo finale, eh? la serie non è acora finita, tenete duro e sopportate ancora per un po' la mia tristezza perchè molto presto le cose cambieranno! Chiedo un grandissimo favore ai lettori, siccome il povero Pantheon, per avere il tag ufficiale deve essere votato come personaggio presente in LOL, se potreste dare un'occhiata (nella sezione "League of legends") all'icona "aggiungi personaggio" e votarlo affinchè possa mettere anche lui come protagonista della storia, perchè (piccolo spoiler) più avanti diventerà molto più importante di adesso.
Ci vediamo per il prossimo capitolo, bacini,

Pink Espeon.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: Moody_Espeon