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Autore: Alahambra    18/01/2017    1 recensioni
“Cosa devo fare?”
“Per?”
“Liberarmi di te”
“Non puoi, ora che mi hai evocato non puoi fare altro che tenermi come alleata o, se preferisci, ucciderti”
“Che vantaggi mi puoi portare?”
“Come speravo, il tuo istinto di sopravvivenza è ancora ben sveglio. Ci sono molte cose che io posso fare, per esempio aiutarti a risolvere un dubbio che ti assilla …”
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sottilissima freccia argentata andò a conficcarsi nella gola del Protettore e, al ritmo pulsante del suo cuore, il veleno cominciò a circolare nel suo corpo. La morte sarebbe stata lenta e lui sarebbe stato lì ad assistere, avrebbe sentito l’ultimo, inafferrabile sospiro della vita del nobile.
Sorrise soddisfatto lasciando la sua postazione di tiro dietro ad un merlo del Palazzo dei Consiglieri e atterrando delicatamente davanti alle due Guardie, che, prima di poter anche solo pensare di prendere le armi, si trovarono il cuore trapassato da due affilatissimi pugnali.
Il morente sentì la presenza di un uomo sopra di se e, con le sue ultime forze, sussurrò:
“Alla fine anch’io ho conosciuto le frecce del Signore dei Veleni. Tu che hai preso la mia vita abbi il coraggio di mostrarmi il tuo volto.”
Allora l’Assassino abbassò il mantello che gli copriva il viso, un ovale perfetto incorniciato da dei lunghi capelli blu polvere striati di bianco sul quale spiccavano i due occhi, uno color del rubino e uno ambrato. Il naso era piccolo, dritto e, sulla narice destra, ornato da due sottili anellini. Le labbra piccole, carnose e del colore del sangue. Sorrise mostrando due file di denti di un bianco accecante. Era un angelo, bello e dannato.
“Conoscevo tua madre …” rantolò il Protettore “So come è morta.”
L’espressione strafottente del giovane si incrinò per un attimo, ma poi tornò quasi subito alla normalità.
“Lei non sa niente di me, né di mia madre!”
“Chandra figlia del Protettore Ranieri …” la vita lo stava ormai abbandonando, ma il Signore dei Veleni voleva sapere.
“Chandra, mia madre si chiamava così … non può essere, mia madre era un’attrice”
“Chandra è un nome raro. Ora ascoltami, me ne sto andando …” la sua voce si faceva sempre più debole “Capo... Ordine … ha ucciso” riuscì a bisbigliare tra un accesso di tosse e l’altro.
“Dimmi di più! Non andartene!” Ormai, però, era troppo tardi, la vita aveva smesso di scorre nel corpo del Protettore.
L’Assassino tenne ancora per qualche secondo il corpo tra le braccia prima di formulare un breve incantesimo di fuoco che cominciò a divorare il cadavere dall’interno, la sua firma. Il marchio di Ranieri il Signore dei Veleni.
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Aveva cercato di non pensarci, ma quelle parole gli tornavano in mente ogni giorno.
“Chandra figlia del Protettore Ranieri” e “Capo … Ordine … ha ucciso” Non aveva più pace, l’unica soluzione era sapere.
Kimimela entrò con il suo passo simile ad una danza nella cella di Ranieri che sorridendole giovale la salutò.
“Mio caro, evitiamo pure i convenevoli visto che sappiamo tutti e due che se mi hai chiamato c’è una precisa finalità.”
“Non potrebbe essere semplicemente perché voglio vedere una vecchia amica d’infanzia?”
La risata cristallina della ragazza invase l’ambiente per alcuni istanti.
“Diciamo che non sei un attore brillante e io ti conosco da troppo tempo. Quindi, sputa il rospo!”
Ranieri le raccontò di quello che gli aveva detto la vittima, tergiversando sulle circostanze in cui era venuto a conoscenza di tali dettagli, concludendo con la richiesta di trovare informazioni su Chandra e sul Protettore Ranieri, oltre che sul morto, tale Protettore Athos. Un lampo brillò negli occhi dorati della ragazza che sorridendo sardonicamente disse:
“A quanto pare la tua mammina nasconde vari scheletri nell’armadio. Vedrò cosa posso fare, non dovrebbe essere difficile, è incredibile quanto gli Archivisti amino l’idromele. Inoltre, chi non si confiderebbe con una minuta ed innocua cantastorie Eskell?”
“Minuta di certo, ma innocua?”
“Il fatto che sappia maneggiare il pugnale meglio di voi dell’Ordine non significa che ami la violenza. Come tutto il  mio popolo la rifuggo, ma, a volte, le ali e la saggezza non bastano. La maggior parte di voi umani è grossa e stupida!”
“Mi hai appena dato del grosso e stupido?”
“Ti senti così? Non dovresti essere inafferrabile e letale? Signore dei Veleni? Non è questo il tuo nome all’interno dell’Ordine e sui manifesti che circolano giù in Città sull’omicidio di alcuni giorni fa?”
L’Assassino sgranò gli occhi:
“Come fai a sapere?”
“Molti dei veleni che hai usato sono tipiche droghe Eskell e nessuno può conoscerle almeno di non aver vissuto a stretto contatto con noi e gli unici uomini che sono entrati nella nostra comunità negli ultimi 16 anni siete tu e tua madre. Tu sei un Assassino, almeno questo non me lo hai nascosto, e io, quando eravamo piccoli, ti parlavo spesso di quello che mi diceva mio padre sugli effetti di tali droghe sul corpo degli uomini. Non sono stupida e so fare due più due. Comunque il sole sta calando, è meglio che vada, la notte è un buon momento per carpire informazioni.”
Con un piccolo bacio all’angolo della bocca, saluto tipico del suo popolo, si congedò planando dolcemente fuori dalla finestra.
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Quando si svegliò, la mattina dopo, Ranieri trovò una piccola farfalla di carta blu che svolazzava sopra il suo letto. Kimimela aveva impiegato solo una notte a risolvere tutti i suoi quesiti. Spiegò l’origami e una lettera scritta in una grafia svolazzante si presentò ai suoi occhi.
“Come previsto gli Archivisti hanno cantato come usignoli, secondo quello che dicono loro, il Protettore che hai ammazzato l’altra notte aveva ragione: tua madre era figlia del Protettore dell’Ovest Ranieri; cadde,però, in disgrazia quando non accetto di sposare l’erede al Protettorato della Città, la tua vittima, fuggendo con un musicista di cui non si sa il nome, ma che venne trovato e ucciso dalle guardie del Protettore dell’Ovest alcuni mesi dopo, ma di tua madre non c’era traccia. Qui entrano in gioco le informazioni di mio padre: una donna in cinta di circa tre mesi venne a chiedere asilo presso la carovana di Eskell dove viveva circa in quel periodo. Credo ci sia arrivato anche tu, ma nel caso la tua mente fosse paralizzata dall’incredulità e dalla rabbia, è incredibile quanto sia fragile il cervello umano, te lo dico chiaramente: tuo nonno è uno dei politici più influenti del Consiglio, tua madre ti ha mentito per tutta la vita e tuo padre è stato ucciso da tuo nonno. Se mi lasci fare un commento posso dire che la tua situazione famigliare non è delle più felici. Quasi dimenticavo, agli Archivisti si è aggiunto, a metà serata, anche una Medico dei Morti, che sentendo che stavamo chiacchierando in merito a Chandra ha aggiunto che quello di tua madre era stato il suo primo caso e che non lo scorderà mai perché aveva la gola squarciata da cinque segni simili ad unghie che non ha più rivisto. Non so quanto questo possa esserti utile.
Tua,
K.
PS: Non riprovare a contattarmi, qualcuno a fatto la spia e sono nei guai per aver dato da bere a dei funzionari del Consiglio; ho l’Ordine e le Guardie alle calcagna. Vedi di non essere assegnato a questa missione.
Ranieri non poteva credere a quello che aveva letto: sua madre gli aveva mentito per tutta la vita e il capo dell’Ordine, Jora, non gli aveva detto la verità su come era morta “ Un incidente con degli ubriachi” Sì, come no? Degli ubriachi che squarciavano la gola alla vittima con 5 unghiate!
Doveva riflettere e l’unico modo che aveva per farlo era meditare.
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Il sole di mezzogiorno colpiva le mura del Palazzo di Cristallo, sede dell’Ordine, creando un gioco di luci che faceva sembrare la struttura un’unica, grande goccia d’acqua. Il Palazzo si trovava sulla cima di un’isola a forma di cono situata al centro di un grande lago perennemente immerso nella nebbia. Il Palazzo era a pochi minuti di tappeto dalla Città, ma sembrava di essere in un altro mondo: la confusione di gente ed edifici della capitale lasciava il posto al fitto intrico di vegetali che formavano i boschi che ricoprivano il vulcano spento su cui si ergeva il grande castello e le dolci colline in riva al lago. Era proprio sulla cima spoglia di alberi di una di queste che si trovava Ranieri. Era inginocchiato sul suo tappeto, finemente lavorato dagli artigiani del Protettorato del Nord, e cercava di estraniarsi da tutto, compreso da se stesso, per dare forma corporea al suo spirito in modo da poter intrattenere una vera e propria conversazione con lui, alle volte lo aiutava. Di solito la sua anima aveva la forma di un Erudito sulla cinquantina, ma questa volta si presentò ai suoi occhi una giovane ragazza della sua età con un fisico atletico. Di lei spiccavano la carnagione cinerea, i fiammeggianti capelli lunghi fino a metà schiena e gli occhi simili a tizzoni ardenti. Indossava dei pantaloni alla turca neri e una casacca di lino bianco. Aveva le braccia muscolose e completamente tatuate con dei disegni stilizzati sui toni del nero. Ogni suo movimento era accompagnato dal tintinnare dei numerosi cerchi d’oro che portava ai polsi e alle caviglie. Non portava scarpe e l’erba verde accarezzava i piedi piccoli ed incredibilmente ben curati. Nell’insieme dava l’idea di una persona ingannevole e letale. Quando, poi, sorrise quest’impressione venne confermata: il suo sorriso non era caloroso e felice, ma più simile ad un ghigno che inquietò profondamente l’animo di Ranieri.
“Chi sei?” chiese.
“Sono la tua anima”
“Non è vero, lui è un erudito cinquantenne, non una sedicenne.”
“Hai ragione, ti ho mentito. Io non sono il tuo animo, sono solo la cosa che soffoca ed imprigiona il tuo spirito in questo momento. Piacere, io sono Rabbia.” dicendo questo gli porse la mano che lui, dopo un attimo di esitazione, strinse.
“Perché sei apparsa?”
“Te l’ho già detto, in questo momento sono io la padrona della tua anima. Io governo i tuoi pensieri, le tue azioni, in poche parole, governo te”
“Mi hanno insegnato a controllare le emozioni, tu non sei che un’illusione”
“Hai ragione, io sono un’illusione ed, in quanto tale, incontrollabile.”
“Quando è successo, quando tu hai preso il controllo?”
“Quando hai scoperto la verità su tua madre, non ricordi cosa hai provato?”
“Un fuoco, c’era un fuoco che mi ardeva dentro.”
“Ero io, adoro il fuoco: è potente e volubile.”
“Cosa devo fare?”
“Per?”
“Liberarmi di te”
“Non puoi, ora che mi hai evocato non puoi fare altro che tenermi come alleata o, se preferisci, ucciderti”
“Che vantaggi mi puoi portare?”
“Come speravo, il tuo istinto di sopravvivenza è ancora ben sveglio. Ci sono molte cose che io posso fare, per esempio aiutarti a risolvere un dubbio che ti assilla …”
“Quale?”
“Lo sai”
Ranieri, dopo un attimo decise di confidarsi, d’altronde quella era un’emanazione del suo animo e non poteva di certo fargli del male.
“Mia madre … perché mi ha mentito?”
“Per proteggerti da questo” replicò lei indicando la sua figura.
“Da questo?”
“Davvero non capisci? Lei  non voleva che tu diventassi un Assassino, lei conosceva il dolore provocato dalla morte di persone care e non voleva che tu portassi questo dolore ad altre persone.”
“Mio padre … è stato ucciso”
“Esattamente.” Concluse sorridendo compiaciuta.
In quel momento un piccolo cartoncino di carta atterrò ai suoi piedi.
“Vieni subito nel mio ufficio. Ho un incarico.
Jora”
Sospirò infastidito, ma mormorò lo stesso la formula che fece alzare in volo il tappeto. Pochi secondi dopo atterrò direttamente sulla terrazza dell’ufficio di Jora.
Quando entrò dalla portafinestra il Capo si girò immediatamente.
Era un uomo sulla ventina, alto e muscoloso. Indossava un paio di pantaloni aderenti neri e una casacca di seta verde, dello stesso color smeraldo dei suoi occhi. I capelli corvini accarezzavano le spalle in piccole onde. A prima vista non portava armi, ma Ranieri sapeva che nascondeva due pugnali negli alti stivali di pelle nera e delle piccole buste di veleno nelle polsiere di cuoio; senza contare che le sue unghie erano limate a punta e ricoperte di un sottile strato di metallo, anch’esse taglienti come coltelli.
“Hai fatto presto, pensavo stessi in Città, dalla tua amichetta Eskell.” La voce strascicata di Jora gli fece venire i brividi.
“No, non ero da lei.” Non voleva che capisse che sapevo che Kimimela era nei guai. “Ero sulle colline, a meditare”
“Ha funzionato? Hai ritrovato la tua pace interiore?”
“Direi di sì. Ora vorrei sapere quale missione ha intenzione di affidarmi.”
“Come saprai la politica è in movimento. Nuove forze si muovono e non vogliono avere a che fare con i vecchi Protettori. Ti ho già mandato ad uccidere il Protettore della Città, ora tocca a quello dell’Ovest. La notte è ancora giovane e la tua vittima si trova al Tempio,sicuramente saprai della sua assurda religiosità. Hai una sola possibilità, vedi di non sbagliare” concluse sorridendo beffardo.
In quel momento Ranieri seppe che Jora sapeva, sapeva chi lo stava mandando ad uccidere!
La risata di Rabbia fece da cornice alla sua uscita dall’ufficio.
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Un gemito gli sfuggi dalle labbra quando strinse troppo una delle polsiere.
“Sei nervoso” affermò Rabbia.
“Sì, lo sono. Un fuoco mi brucia dentro, non riesco a controllare la mia anima, tu sei sempre qui che ridi e ghigni ed io non riesco più ad essere freddo. Non mi sono mai sentito così.”
“Certo che no, è la prima volta che lasci libero sfogo alle emozioni. La prima volta che mi conosci, che entri in contatto con me, è normale che ti senta un po’ spaesato.”
“Cosa posso fare?”
“Niente, solo lasciati trasportare da me. Fidati.”
Ranieri si fidò. Quell’omicidio fu diverso da tutti gli altri: conosceva la vittima e provava rancore verso di lei. Il Protettore Ranieri aveva fatto uccidere suo padre e, in quel momento, mentre il veleno faceva effetto, provocando spasmi in tutto il corpo del Protettore si sentì bene.
“Sei soddisfatto ora?”chiese il morente.
Lo sguardo di trionfo dell’Assassino fu una risposta eloquente.
“Sciocco, come tua madre! Io sono solo la mente, cosa credi? Che mi sia sporcato le mani con il mio stesso sangue?”
Queste furono le ultime, sprezzanti, parole dell’uomo che aveva dominato la politica del Consiglio per più di mezzo secolo. Morì per mano del figlio della donna che aveva fatto assassinare perché aveva infangato il nome della Famiglia.
L’Assassino non guardò nemmeno il cadavere, limitandosi ad apporre la sua firma. Rabbia comparve al suo fianco cullandolo dolcemente tra le braccia e sussurrando:
“Ora hai capito?”
Sì, aveva capito. Le immagini e le parole sfilavano nella sua mente e come pezzi di un puzzle andavano a collocarsi in una precisa sequenza: il Protettore Ranieri aveva pagato l’Ordine per uccidere Chandra e l’Ordine aveva mandato il suo uomo migliore: l’appena quattordicenne Jora. Ecco il perché delle cinque ferite simili ad unghie: erano le unghie placcate del Capo. Jora aveva ucciso sua madre, gli aveva strappato la persona che amava di più al mondo. Il fuoco lo invase e, in quella specie di trans, non si accorse nemmeno di aver volato con il tappeto fino all’ufficio del Capo, si riscosse solo quando la voce strascicata di Jora lo salutò:
“Dopo tanto tempo ci sei arrivato. Sì, sono io l’assassino di tua madre. Io le ho squarciato la gola, io ho sentito le sue ultime parole
“Non lo avrai mai” invece, eccoti qui, il miglior Assassino, ovviamente dopo di me.”
“Perché?”
“Perché? Beh, per prima cosa perché il Protettore Ranieri mi ha lautamente pagato, il secondo motivo è che avevo messo gli occhi su di te. Come ben sai un bravo assassino si vede fin da bambino e tu eri molto promettente: sapevi evocare magie molto potenti, usavi arco e pugnali come fossero normali giocattoli e, grazie alla tua amichetta Eskell, conoscevi i veleni più potenti, senza contare che eri molto intelligente. Tua madre ti aveva educato bene e la feccia con la quale vivevi aveva colmato tutte le lacune, ma Chandra era stupida, non capiva quale grande destino ti aspettasse all’interno dell’Ordine, saresti potuto diventare il mio secondo e, dopo la mia morte, il Capo. Ti attendevano potere e ricchezza, ma lei non voleva questo per te, lei voleva tenerti con quell’infima compagnia di teatranti, ignorato dal mondo e senza la possibilità di poter usare le tue abilità. Non voleva che uccidessi, che portassi sofferenza, ma il suo sacrificio è stato vano. Guardati: consumato da Rabbia e con l’unico desiderio di uccidermi, avanti, fallo. Sono disarmato.”
“Non penserai davvero che ti creda? Ti conosco troppo bene, quindi puoi anche tirare fuori i veleni e le armi che tieni nei vestiti o preferisci squarciarmi la gola come hai fatto con mia madre?” urlò con disperazione Ranieri.
Ora che sapeva la verità si sentiva morto dentro, tutto aveva lasciato spazio a Rabbia, non aveva altro scopo se non vendicare il sangue di Chandra. L’immagine di Rabbia si fece così vivida che anche Jora riuscì a vederla.
“Hai fatto una scelta pericolosa, non conosci l’alleato che hai scelto!”
“Chiudi la bocca e combatti!” concluse incoccando una freccia, la scagliò. Mancò il bersaglio di un soffio: il suo punto forte dell’avversario era sempre stata la velocità, ma Ranieri era un ottimo tiratore. Scoccò una ad una tutte le frecce, soltanto una riuscì a ferire di striscio la guancia destra di Jora. Questo, sotto la tempesta di dardi, non aveva smesso un attimo di saltellare per la stanza fino a che non fu alle spalle di Ranieri, solo allora estrasse un pugnale con cui cercò di colpire alle spalle l’avversario che, però, si sottrasse facilmente all’attacco voltandosi e fronteggiandolo. Il seguito fu molto confuso: un turbine di armi e veleno. Ad un tratto il Capo si staccò dallo scontro indietreggiando di alcuni passi: Ranieri lo aveva ferito in modo piuttosto grave, ma non mortale, alla coscia e all’addome. Il più giovane, invece, aveva un pugnale conficcato nell’arteria femorale: da lì a poco sarebbe morto dissanguanto.
“Prima che tu muoia voglio mostrarti un’altra cosa” detto questo aprì una delle porte secondarie trascinando fuori un corpo, Ranieri stentò a riconoscerla, ma dopo averla guardata meglio, si rese conto che era Kimimela. Era stata torturata: aveva gli occhi tumefatti, ustioni su tutto il corpo e segni di frusta sul volto e sulla schiena. La cosa più grave, però, erano le due grandi ferite sulla schiena, proprio tra le scapole, dove un tempo c’era le ali: gliele avevano tagliate, le avevano tolto la cosa più importante per un Eskell come lei, le avevano sottratto l’identità.
“No! Kimimela!Mostro!” urlò Ranieri.
“Io non solo ti ho ucciso, ti anche tolto l’unica persona di cui ti importasse davvero. Rabbia ti ha ucciso, ti avevo detto di scegliere meglio i tuoi alleati!” replicò chinandosi beffardamente sul corpo, ormai morente, dell’avversario.
“Io ho ucciso lui, ma anche te.” Un ultimo sbuffo di fuoco animò Ranieri, che, con un urlo di dolore, estrasse il pugnale dalla sua coscia e trapassò il cuore di Jora, che si accasciò senza poter fare altro.
Con le ultime forze che gli restavano si trascinò verso Kimimela poggiando la testa sul suo petto. Lei riuscì a malapena ad appoggiare la mano sulla sua testa e a mormorare:
“Ehi, se arrivato finalmente!” Prima che il suo cuore si fermasse.
“Mi hai tradito! Ho sbagliato a fidarmi di te!” urlò, tra le lacrime, l’Assassino contro Rabbia.
“Io non ti ho tradito, ti avevo avvertito che sono volubile e distruttiva come il fuoco. Io desidero solo il potere e, grazie al tuo sangue e a quello di Jora, ho un corpo e tutti possono vedermi, ora faccio parte di questo mondo. Grazie.” Concluse sarcastica posando un lieve bacio sulle labbra di Ranieri, che, soggiogato dal potere che emanava la donna esalò l’ultimo respiro.

Spazio Autrice

Intanto voglio ringraziare chi ha letto fino a qui.
Venendo alla storia volevo dire che il fatto che lascia un po’ di confusione in mente è assolutamente voluto. Il fatto di non delineare bene i personaggi fa parte del mio modo di scrivere e ha due, principali, cause: la prima è che nella mia testa le storie che pubblico fanno sempre parte di qualcosa di più grande, che, però, non riesco ad esprimere su carta perché non mi piace lavorare troppo a lungo su di una stessa idea; la seconda è che voglio lasciare al lettore la possibilità di immaginare molti personaggi e situazioni come meglio preferisce, in modo che ognuno crei una sua storia, anche molto diversa dall’originale.
Spero che nonostante questo la storia sia leggibile, altrimenti fatemelo sapere.
Salve a tutti,
A.
   
 
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