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Autore: Chiaroscura69    18/01/2017    0 recensioni
''Ma non c'è un modo per spezzare la maledizione?''chiesi con il cuore in gola.
''Sì, un modo c'è.''
''Cioè?''
''Ucciderti''.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre anni da quando Lanchobar aveva incontrato Artur nel bosco e da quel momento non aveva fatto altro che cercare lo scudo su e giù per il mondo, invano. Alla fine aveva deciso di fare ciò che si era ripromesso di non fare mai; aveva deciso di consultare l'oracolo. Affidarsi ad un oracolo era un rischio molto alto per un discendente della stirpe maledetta di Lanchobar, dato che la colpa della nascita degli oracoli era proprio attribuita ad essa. Le leggende narravano che il capostipite, Licaone, dopo aver sposato Drusilla, la donna di cui era innamorato, avesse generato una bellissima figlia, Pelope. Licaone però, essendo il più forte dei predatori, aveva delle grosse difficoltà a controllare i propri poteri e in una notte di luna piena aveva completamente distrutto una foresta sacra alla Luna. Per contrappasso quella notte stessa la Luna si prese Pelope, le diede il potere della profezia e la rese immortale. La ragazza non potè avere una vita normale e fu costretta a sottostare per sempre alle interrogazioni degli uomini. Naturalmente da quel momento in poi detestò tutta la sua famiglia, in particolare modo suo padre. Per sfuggire gli uomini l'oracolo cambiava costantemente la propria dimora, fino a quando smisero di credere nella sua esistenza. Lanchobar sapeva che 'incontro avrebbe potuto mettere in pericolo la sua vita, ma anche vivere senza mai trovare lo scudo era una condanna che non avrebbe mai potuto scontare. Dunque, il risultato valeva il rischio. L'oracolo diceva delle frasi sconnesse che dovevano essere interpretate dall'ascoltatore fino alla creazione di una profezia. Tuttavia la cosa più importante era credere nelle profezie, pena la pazzia. A Lanchobar non importava, tanto stava impazzendo in ogni caso. L'oracolo si trovava in Italia già da moltissimi anni, dato che non c'era stata più l'urgenza di trasferirsi altrove. Precisamente si trovava a Venezia, una città indubbiamente affascinante e carica di mistero. Il predatore attese il calare della notte profonda e si gettò in un canale, oltrepassò il terzo ponte e capì di trovarsi in prossimità dell'oracolo.
Nuotò cercando di spingersi sempre più nella profondità e grazie ai suoi sensi sviluppati nonostante l'oscurità dell'acqua riuscì a scorgere la porticina che lo avrebbe portato faccia a faccia con l'oracolo. Tirò fuori gli artigli e con un calcio fortissimo sfondò la porticina facendola a brandelli.
I suoi polmoni non erano deboli come quelli umani, dunque la sua resistenza era decisamente maggiore.
Uno strettissimo passaggio si apriva di fronte a lui e nonostante fosse il più forte fra i predatori Lanchobar ebbe paura. Si fece forza e con un colpo di reni entrò nel passaggio. Come per magia una nuova porticina si chiuse di scatto alle sue spalle. Con studiata lentezza Lanchobar avanzò nell'oscurità più completa.
''Figlio di Licaone'' sentì sussurrare all'improvviso da una suadente voce femminile.
''Sai benissimo che Licaone non è mio padre'' pensò Lanchobar.
Una risata leggera riecheggiò nell'oscurità.
Il predatore avanzò ancora fino a quando un raggio di luce azzurra non squarciò il buio illuminando un'ampia caverna. Era una luce del tutto innaturale, prodotta dall'oracolo. Lanchobar si accorse con stupore che nella caverna non c'era acqua, il che era assolutamente impossibile dato che nello stratto passaggio da cui era appena provenuto ce n'era. Tuttavia capì che anche quello era un artificio dell'oracolo.
Dalla parete pendevano lunghissime stalattiti di cristallo che sembrano affilatissime spade pronte a cadere sul collo dei Lanchobar.
Egli deglutì e si sedette al centro della caverna chiudendo gli occhi. L'unico rumore era lo sciabordare dell'acqua che sbatteva contro una barriera invisibile. 
Dopo qualche istante sentì il sangue gelarsi nelle vene. L'oracolo era lì con lui.
''Lanchobar, cosa ti farà credere che uscirai vivo da qui?'' disse la stessa voce che aveva sussurrato nel passaggio.
Il predatore si accorse che assomigliava più al soffiare del vento che ad una voce vera e propria.
''Cugina ho bisogno del tuo aiuto.''
L'oracolo rise, ma era una risata minacciosa.
''E tu osi chiedermi aiuto cercando di fare leva sulla nostra parentela? Credevo fossi più sveglio, Lanchobar''
''Pelope, che tu lo voglia oppure no, fai parte quanto me della stirpe maledetta''
Una stalattite cadde proprio ad un soffio dal volto di Lanchobar e la caverna iniziò a tremare.
''Come osi chiamarmi per nome? Stai offendendo una divinità predatore e ti consiglio di fare attenzione''.
Lanchobar sentì un brivido percorrergli la schiena ma si ricompose in fretta.
''Oracolo, mi hai detto di non appellarmi alla mia famiglia per chiederti aiuto ma sono costretto a farlo. Credo che tu sappia benissimo che esiste uno scudo che può infrangere la maledizione. Quella stessa maledizione che ti ha resa quello che sei, che ti ha confinata qui, che ti ha costretta a nasconderti da tutti. Quella stessa maledizione che ha sparso tanto sangue... Io ho bisogno di sapere qualcosa sullo scudo. Tuttavia non ti lascerò inappagata.''
''Voi siete tutti uguali. Tanti prima di te hanno provato a infrangere la maledizione ma hanno procurato altri dolori. E poi cosa mai potresti offrirmi tu?''
''Io no, Oracolo. Io amo la mia gente, e credo sia arriavato per loro il momento di essere liberi. Come te dopotutto. La mia proprosta è questa: profezia in cambio di sonno eterno. Andandomene sigillerò questa caverna e nessuno, umano o non, potrà più mettervi piede.''
''Troppo poco, giovane predatore. Voglio due promesse:la prima è che tu ponga finalmente fine alla maledizione tentando fino alla tua morte e la seconda è che nessun altro dovrà morire per infrangere la maledizione. Se non sei in grado di mantenerle ti consiglio di non promettere o sarai il primo a morire.''
Lanchobar cercò di ragionare in fretta, tuttavia sapeva che per infrangere la maledizione avrebbe dovuto uccidere lo scudo.
''D'accordo, Oracolo. Così sia.''
Una stalattite cadde proprio al suo fianco destro.
''Prendi una scheggia della stalattite e graffiati il collo fino a farlo sanguinare''ordinò l'Oracolo.
Lanchobar eseguì e attese.
La caverna tremò di nuovo e una voce tonante irruppe all'improvviso.

''Lo scudo vai cercando,
in un piccolo cuore lo troverai,
il tuo non eseguirà il comando
e mai lo ucciderai.

L'attrazione nel corpo si spande,
la tua mente trapasserà,
e l'amore sarà così grande
che la tua razza distruggerà.''

Lanchobar aprì gli occhi di scatto e sentì una scossa attraversare tutto il suo corpo.
''Grazie Oracolo. Adempirò ai miei doveri''disse facendo per imboccare lo stretto passaggio.
''E' stato un piacere Lanchobar, ora la mia vendetta è compiuta.'' rispose l'Oracolo con la sua voce suadente.

 

 

 

   
 
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