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Autore: ClosingEyes_    19/01/2017    2 recensioni
Arrivi ad un punto che il tuo cuore ormai è stanco, ti abitui a vivere nell'umiltà e non ti interessa più essere una persona migliore, butti alle spalle anni e anni di sacrifici perché sai che ci sarà sempre qualcosa a bloccarti.
Ma una magia bastò per cambiare la mia vita, in un ristorante, con un Ferrari di troppo e un freddo pungente.
Quest'aria di Natale in anticipo fa miracoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sesshomaru, dove sei, perché non sei  con me.
Non ti sento vicino e qui è tutto così buio e nero, perché mi hai lasciato da sola legata a queste corde che mi stanno lacerando la pelle, sento il sangue che cola lungo le mie braccia e i miei occhi mi fanno solo miraggi, sperando che tu mi venga a salvare.
Sesshomaru torna da me, perché sei partito, perché mi hai lasciato in questa giungla di nemici, mi hanno preso e mi stanno torturando.
Avrei tanto voluto rivedere i tuoi occhi, per l'ultima volta , poterci annegare dentro e respirare ancora il tuo profumo.
Ti amerò anche da morta, Sesshomaru..





-RIN!-.
Urlò così forte da rompermi quasi un timpano e farmi venire un infarto per lo spavento.
Mi voltai dal suo lato, vedendo il suo viso provato, i suoi occhi erano rossi dalla rabbia e i suoi artigli emanavano un colore verde veleno, conficcati nella coperta.
-Sesshomaru perché sei così adirato e spaventato, cosa succede?-.
Tentai di allungare una mano lungo la sua guancia, ma in malo modo me la scostò.
-Rin, aspetta..-.
La sua voce era gutturale, tesa e particolarmente roca, non accennava a riprendersi.
-Sesshomaru sono qui, ti prego calmati-.
Mi alzai sui gomiti e, nonostante le sue insistenze, mi buttai addosso, stringendolo a me per calmarlo.
Sentì i suoi muscoli rilassarsi sotto al mio tocco e i suoi occhi diventare sempre più chiari , ripristinando il loro bellissimo colore naturale.
-Rin, non voglio perderti, ho paura che quando me ne andrò ti accadrà qualcosa di orribile-.
Come dargli torto, poteva accadermi qualunque cosa in sua assenza , ma sarei riuscita comunque a cavarmela da sola.
-Ti assicuro che starò il più attenta possibile-.
-Lo spero Rin, spero che questa storia vada per il meglio-.
Mi strinse a se, coccolandomi mentre le sue mani passavano sotto alla mia maglietta del pigiama, delicate e premurose.
-Non temere Sesshomaru, io lo so che tornerai-.
Ne ero sicura al cinquanta percento, non sono mai sicura quando c'è una guerra di sangue, ho sempre paura.
-Appena farà giorno, ti porterò dove vuoi tu, voglio farti passare la giornata più bella della tua vita-.
Prese una pausa lunga, senza finire del tutto la frase, cosciente del fatto che forse sarebbe stata l'ultima mia giornata con lui o forse una delle tante.
-Non farmi pensare questo Sesshomaru, ti prego-.
Piansi, ancora una volta, fra le sue braccia, in quella notte fredda e inquieta, stringendomi ancora un po' sul suo petto duro e stranamente caldo.
L'idea di perderlo mi struggeva dall'interno, non avevo il coraggio di dirglielo, ma ora che avevo il mio tutto non volevo perderlo per una simile guerra fra clan.
Lo avrei seguito, in incognito, silenziosamente, senza far capire che anche io volevo partecipare: avrei imparato ad usare una pistola,  anche se non so neanche se era il caso di rischiare tanto, considerato il mio scarno fisico.
Lo avrei seguito fino alla morte, ormai avevo deciso.



Fu giorno in un palpito di ciglia, ma del sole non vi era traccia, fuori pioveva.
Pioveva anche il cielo, che aveva assistito alla scena della nottata stessa, tristemente quasi reale, considerate le possibilità.
Accanto a me non c'era il mio demone, ero sola in quel lettone, scaldata dal semplice stringermi nelle coperte, non più dal corpo del mio amato.
Mi rigirai ripetutamente nel letto, aggrovigliandomi le coperte intorno alla mia figura sin troppo snella, che necessitava di mangiare prima che avessi una crisi di fame.
-Buongiorno piccola-.
Eccolo lì, il mio mondo in una stanza, con uno strano sorriso sulle labbra, segno di chi non aveva per niente buone notizie, dovevo aspettarmi il peggio.
-Buongiorno Sesshomaru, perché quel sorrisetto?-.
Mi guardò con occhi sottili, strettamente ridotti a due fessure e lentamente si avvicinò a me, sedendosi praticamente sul mio esile bacino e bloccandomi i polsi sopra alla testa.
-Ma cosa ti prende?-.
-Se ti bloccano in questa posizione, devi saper cosa fare-.
Ma davvero dovevo reagire in questo modo? Possibile mai che davvero dovevo starmi attenta, ad ogni passo che facevo.
-Posso mordere tranquillamente il braccio del mio avversario-.
-È troppo banale-.
Non avevo proprio voglia di "combattere" contro di lui, preferivo fare altro tipo di movimento, oppure andare a fare shopping ad esempio.
-Sesshomaru mi devi portare in giro, ti ricordo-.
Mi aveva promesso che avremmo fatto una passeggiata lungo le strade di New York e poi mi avrebbe portato a pranzo fuori, quindi ora non era per niente necessario preoccuparsi di un eventuale " attacco".
-Si, deve essere una bellissima giornata-.
Per la prima volta sentì un tono rammaricato e triste uscire dalle sue bellissime labbra, ma io non volevo assolutamente pensare che lui fosse serio, che davvero per lui questo era il saluto definitivo, che questa casa sarebbe stata solo mia e non più  nostra .
Lo vidi alzarsi da me e darmi le spalle, quelle spalle bellissime che ho graffiato per notti intere, prendendo ciò che è mio .
-A costo che tu torna, ti seguirò , Sesshomaru-.
S'irrigì, stringendo i pugni, non era per niente d'accordo, ma nulla avrebbe fermato la mia idea.
-Non sono affari che ti riguardano-.
Lo erano eccome invece, perché lui è affar mio, da quando ci siamo messi insieme, lui era tutto.
-Allora torna-.
Ma non diede peso alle mie parole, aprì l'armadio prendendo una camicia, non una qualunque , bensì una bianca, lucida, perfetta.
La differenza fra il mio armadio e il suo? L'ordine, sicuramente, io ero molto più disordinata e incurante rispetto alla sua precisione e cura delle cose.
-Credo di innamorarmi di te ogni volta che ti guardo sai?- ma da dove mi è uscita questa fase smielata.
Forse perché quando si è ad un passo da perdere, quasi, l'unica persona che ti fa sentire qualcuno fra tante sette miliardi, vorresti esserlo per sempre.
-Rin, ti ho detto che andrà tutto bene, ora alzati-.
Eppure questa sensazione di sicurezza io non l'avevo più.




-Rin ti muovi! Sono già davanti alla porta-.
Mi mise così tanta fretta che per poco non cadevo nelle mie stesse scarpe.
-Arrivo Sesshomaru, arrivo-.
Mi misi un paio di jeans attillati, con una camicetta sopra e i miei fedelissimi tacchi neri, il cappottino rosso e un po' di trucco leggero, giusto perché era giorno e non dovevo esagerare.
Corsi verso la porta, vedendo Sesshomaru poggiato allo stipite impaziente di uscire.
-Allora andiamo?-.
Non sostenni il suo sguardo, profondo e intenso, ma anche un po' arrabbiato del mio ritardo.
-Ti perdono solo perché sei bellissima-.
Mi andarono a fuoco le guance, dunque lo sorpassai, arrivando direttamente vicino all'ascensore, sentendo il suo ghigno soddisfatto mentre chiudeva la porta di casa.
Insistette tanto a voler guidare lui, non fidandosi di me, lasciandomi la possibilità di vagare con lo sguardo in quella città trafficata e piena di persone diverse, impegnate ognuna a fare qualcosa.
-Come è strana New York-.
-È caotica, non la sopporto-.
Sesshomaru non sopportava mai il caos, per lui era solo un motivo in più per farsi venire mal di testa , mentre per me era piacevole vedere come si svolgeva la vita in metropoli come quella.
Ero sempre rinchiusa a lavoro, non avevo neanche il tempo di vedere fuori dal ristorante che subito dovevo correre a prendere le ordinazioni.
Mentre tornavo a casa era ormai già tardi, faceva così tanto freddo a Boston che erano pochi coloro che uscivano di casa.
-Secondo te com'è la Scozia?-.
Non potevo fare a meno di pensarci, all'idea che lui domani sarebbe partito, lasciando un vuoto incolmabile.
-Dicono che Edimburgo è molto bella, ma io non vado per un giro turistico-.
Aveva una mano sul cambio e una sul volante, sofferente del fatto che non potesse correre più di tanto perché se no rischiava di uccidere qualche pedone.
-Lo so, però se trovi qualcosa di bello, compramelo-.
Almeno era un motivo per tornare.
-Hai paura, vero?-.
Mi chiedi se ho paura, già sto tremando all'idea anche stasera ti vedrò fare le valigie, chiudendo anche un po' della nostra storia nella serratura della porta, sarà difficile per me lasciarti andare.
-Non sai quanto-.
-Tu devi fidarti di me-.
Come posso fidarmi se no che c'è la possibilità che tu non possa più tornare.
-Ci provo- in realtà no.
Mi prese la mano e tentai di sorridere, nonostante per me fosse un enorme sforzo nascondere la mia evidente preoccupazione, strinsi quella fredda mano artigliata, fiduciosa infondo di lui.
-Ci fermiamo per un aperitivo? È un po' che non lo prendo-.
Lo vidi sorridere di sott'occhio, acconsentendo alla mia richiesta con un piccolo cenno del capo e accelerò  verso uno di quei lounge bar vista mozzafiato da spendaccioni.
-Direi che sei vestita abbastanza bene per andare lì-.
-Ei cosa intendi! Lì dove?-.
Ma tu guarda che insolente, invece di dire che sono sempre bella, si permette anche di fare dei giudizi poco consoni.
Presi dalla borsetta il mio fedele rossetto color prugna tendente al bordeaux, il rossetto che appena lo metti non si leva neanche con lo struccante, ma dannatamente bello da fare labbra da diva.
-Non fare frenate improvvise senza motivo che devo mettere il rossetto e aggiustare il trucco-.
Ma come tutti i maschi, fanno qualunque cosa pur di farti sembrare un'impresa impossibile truccarti in macchina.
-Agli ordini , signorina- Accelerò subito, facendomi aderire con la schiena al sediolino, bastardo.
Mi truccai a fatica ma riuscì a fare un buon lavoro, ora sì che ero pronta.
Il lounge bar si trovata su un attico, di un palazzo non esageratamente alto, al chiuso, in quella giornata piovosa: parcheggiò proprio sotto a questo palazzo che sembrò essere un bellissimo Hotel, quasi al centro di New York.
Mi sentì quasi in imbarazzo, scendendo dall'auto, non era da me essere così di " lusso", non ero per nulla abituata a tutto questo trattamento da diva.
Sesshomaru mi porse la mano, non vergognandosi di stringerla tra la mia, un gesto inaspettato dal principe di ghiaccio.
-Chi mi tratterà da Diva quando tu non ci sei?- ironizzai.
-Puoi sempre farlo da sola visto che ti lascio la macchina e i soldi-.
Ma non sarebbe stato lo stesso, senza di te.
-Senti ma in teoria tu sei un cane e alla fine dovresti sempre tornare dal padrone no?- ma perché non mi sto mai zitta.
Tacque, non parlò finché non si aprirono le porte dell'ascensore, avevo un brutto presentimento.
Eravamo solo io e lui, dunque mi spinse contro lo specchio dell'ascensore con forza, bloccandomi ,con le mani, le braccia.
-Ringrazia che con te non riesco mai ad essere completamente infame, ma attenta a quello che dici-.
Se pensava di farmi paura, non fece altro che farmi ridere, andiamo avevo solo detto la verità.
La vista sull'attico era davvero bellissima, sembrava di poter volare su New York, ma il rumore della vita di città era isolato da quell'ambiente calmo e rilassante, era un paradiso sulla terra.
Ci accomodammo ad un tavolino che sembrava essere preparato per  noi, con il cameriere privato, una bellissima candela accesa contornata da rose rosse.
-Ma fai tutto questo per me?-.
-Non te lo meriteresti ma comunque si-.
Ma come non me lo merito? Io merito tutto, sono donna, devo essere viziata.
Feci finta di non sentire e mi accomodai, accompagnata dalla mano di Sesshomaru sulla schiena, un demone di alta classe devo dire.
-Vino bianco o rosso?- iniziamo male con il vino.
-Bianco, caro-.
Accennò al cameriere la mia richiesta e, in meno di un minuto, ci portò un ottimo vino bianco, secco, come piaceva a me.
Trovai un po' ingiusto parlare di lui, sapere fino infondo a cosa portava sul serio questa storia, non era il momento, ora dovevamo solo goderci l'aperitivo.
-Allora Rin, dovrò farti delle raccomandazioni- a quanto pare era lui che voleva parlarne.
-Del tipo?-.
Il suo sguardo si assottigliò, diventando quasi solo due fessure, ma era forse un po' soddisfatto perché per la prima volta dovevo starlo a sentire, non facevo mai quello che diceva lui.
-Innanzitutto non cacciarti nei guai, guardati sempre intorno, non tutte le persone che vedi solo buone e tu sei troppo ingenua-.
-Ma cosa dici?!-.
-Attenta Rin, non tornare mai a casa da sola, loro adesso sanno a cosa puntare, sei tu il loro bersaglio-.
-Troppo tragico-.
-Inoltre non accettare inviti o passaggi da nessuno, neanche se diluvia-.
-Non l'ho mai fatto-.
-Insomma Rin ascoltami, lo dico per te-.
Sbuffai e scossi la testa, ma infondo lo sapevo che stava dicendo tutte queste cose per la mia incolumità, ero abbastanza sciocca a volte.
-Sesshomaru lo so, tranquillo, so bene cosa devo fare, più di una volta mi sono trovata nei guai-.
Ricordo bene in quanti guai mi sono cacciata, a partire da quando avevo una dipendenza per la Marujana , era una vera tragedia, tutto per colpa di quel bastardo di Josh che me la fece provare.
Fu difficile per me smettere, anzi a volte sono riuscita a scamparla da risse per soldi, allora non avevo chissà quanto per pagarla.
Ho riportato lividi e ferite, ma infondo sono ancora qui, con i piedi per terra, sana e salva da una vita di strada.

Inizio Flash-


-Lurida donna, dammi i miei soldi, il tuo amichetto non ti ha avvisato vero?!-.
I suoi calci erano affondi sempre più forti, presto il mio stomaco avrebbe ceduto, sputavo sangue e saliva insieme e il freddo dell'asfalto mi congelava la pelle.
Ho sempre pensato che sarei morta lì, in realtà non credevo che qualcuno potesse trovarmi.
Sarei morta nei vicoli di Boston, tra lo spaccio e un pusher che voleva i soldi, oppure sarei finita a fare la prostituta per mantenermi.
In realtà, tutti vengono salvati.




Fine Flash-


-E cosa avresti mai fatto tu?-.
-Avevo una dipendenza da Marujana, mi sono scampata certi guai che neanche immagini, so cosa significa-.
-L'importante è che ora sei qui-.
Mi prese dolcemente la mano, stringendola fra la sua delicatamente, coccolandomi con un semplice tocco, mentre sorseggiava quel vino in modo sensuale, quasi provocatorio, bagnando leggermente le labbra per poi far scivolare l'alcol nella gola.
Sentì un leggero calore al basso ventre, ma provai in tutti i modi a non farci caso.
Gli squillò il cellulare e mi fece intendere che non poteva non rispondere, ma nonostante ciò non si alzò da tavola.
Parlava in codice, era chiaro, non era difficile capirlo, non ha mai chiesto sul serio ad Inuyasha come stava oppure come stava andando il lavoro, c'era altro sotto.
Sorseggiai il vino, cercai di non pensarci, non avevo proprio voglia di sciuparmi il trucco.
-Sesshomaru mi versi altro vino?-.
Capì che era il momento di staccare la chiamata, che ormai era sgamato, che avevo capito tutto.
Posò il cellulare nella tasca della giacca e mi versò il vino , prendendo il calice fra le dita e guardandomi interrogativo.
-Cosa c'è Rin?-.
-Posso essere stupida, ingenua, ma io so quando qualcuno parla in codice, soprattutto sapendo che fra te e Inuyasha non circola buon sangue-.
Colpito e affondato, chiaro come la luna che quello era un codice , infatti il suo sguardo mutò in sorpresa, non se lo aspettava.
-C'era anche Kagome-.
-E ci sono anche io! È facile tenerci all'oscuro di tutto-.
-Di questo passo tornerai brilla a casa-.
-Tanto mi porti tu, magari a letto, senza nulla addosso- abbassai la voce, facendogli capire che anche se la situazione si fosse scaldata, sarei stata più che propensa a farlo.
-Vuoi già tornare?-.
Le sue mani piano arrivarono alla mia gamba, salendo leggermente, ma dovevo assolutamente resistere.
-Voglio stare tranquilla per favore, fammi bere il vino in santa pace-.
Scostai leggermente la sua mano, forse per effetto del vino oppure perché forse in realtà la situazione mi stava sfuggendo, ero così arrabbiata che neanche l'alcol mi faceva dimenticare il fatto che lui domani partisse.
Ma nonostante volessi mantenere un minimo di controllo, sorseggiai l'ultimo goccio di vino, cosciente del fatto che presto sarei diventata brilla e feci cenno a Sesshomaru di andarcene, bastava e avanzava quell'oretta per farmi venire una voglia esagerata di sbatterlo sul letto con tutta la forza che avevo.
L'ascensore mi sembrò il posto più eccitante e ispiratore rispetto ad una lavatrice o ad un letto: lo spinsi nello specchio come fece lui con me, tirandolo per la cravatta e baciandolo con passione, era così bello quando si metteva giacca e camicia che quasi gliele avrei strappate.
Andammo in macchina e mai come quel momento, Sesshomaru prese un'accelerata tale da farci arrivare a casa in pochissimo tempo.

Il letto era il nostro nido d'amore, ormai le lenzuola avevano il suo odore, il suo profumo inondava la stanza, riempiendola di calore e ricordi, era tutto ciò che ho sempre cercato nella mia insulsa vita.
-Ti prego non partire- la mia richiesta era sussurrata fra un affondo ed un altro, mentre tentavo di contenere i miei gemiti di piacere, considerato che aveva lasciato la finestra aperta.
-Non mi chiedere questo- le sue mani circondavano i miei glutei, stringendo quasi con forza la mia pelle, lasciando dei piccoli lividi in superficie.
-Ti amo Sesshomaru-.
-Anch'io Rin, tornerò sappilo-.
Ma ancora, per la centesima volta, sapevo che se non lo avessi seguito, mi sarei pentita per tutta la vita.
-Cosa ti ha detto Inuyasha?- stanca, sul suo petto, speravo che mi dicesse che forse era tutto annullato.
-Che la partenza è anticipata a stanotte-.
Come se non bastasse, dovevo dirgli addio prima del previsto e sicuramente dovevo parlare al più presto con Kagome.
-Posso accompagnarti all'aeroporto?-.
-Ti prego Rin, sta a casa-.
Un secco, tagliente e dolente no.
-Dove alloggerete?-.
-I soliti Hotel a cinque stelle lussuosi, dopotutto andiamo lì come "ospiti"-.
-Un po indesiderati però-.
Mi sarei dovuta pagare anche io un albergo lussuoso, meno male che c'è Kagome.
-Semmai ti venisse la folle idea di seguirmi, ti conviene che io non ti scopra- ma che peccato, questo intendo fare.
-Suvvia, non ho mai preso un aereo da sola, secondo te?!- a dir la verità sempre l'ho preso da sola.
Sembrò crederci e per fortuna quella farsa stava reggendo al meglio, non doveva assolutamente scoprire nulla del mio piano.
-Ho fame- il mio stomaco brontolava, il vino e l'attività fisica mi aveva fatto venire un languirono.
-Cucino io- apriti cielo, andrà a fuoco la cucina.
-Lo sai fare?-.
-Io almeno sono capace, tu la prima cosa che hai detto è stata " non sono brava a cucinare"- maledizione ricorda tutto.
Lo spinsi leggermente, facendo la finta offesa e mettendo la testa dentro al cuscino, sospirando.
-Va bene, diciamo che lo sai fare ma non ti applichi-.
-La stessa cosa che dicono a scuola durante i colloqui-.
Si alzò dal letto sogghignando e avviandosi verso la cucina, capì che probabilmente toccava a lui occuparsi di me, pur di non chiamare i pompieri nel caso in cui fosse andata a fuoco la casa.
Approfittai della momentanea solitudine per inviare un messaggio a Kagome.

-Kagome dobbiamo parlare, è urgente, stasera vieni a casa mia , resti a dormire qui.
-Rin-.

Mi rispose subito, probabilmente stava con il cellulare in mano, dicendomi che anche lei aveva qualcosa da dirmi e che presto lei e Chris si sarebbero trasferiti a casa mia, poiché anche lei era da sola.
Forse aveva le mie stesse intenzioni, ma chi poteva dirlo.
-Rin vieni-.
Cavolo se era veloce a cucinare, il profumino di cose buone arrivò fino alla camera da letto, inebriandomi i sensi e costringendomi ad alzarmi dal letto ma non controvoglia.
Trovai una tavola apparecchiata con bicchieri di cristallo e posate d'argento, un mazzo di rose rosse al centro e tovaglioli rossi abbinati alla tovaglia.
-Sesshomaru, come sei romantico-.
-Si accomodi, Madame-.
-Ma sono solo con la camicetta da notte-.
-Ti ricordo che il rosso è un colore particolare- si avvicinò a me, prendendomi i fianchi e, stringendomi al suo bacino, mi porse un delicato, ma voglioso bacio.
-Allora mio Chef, cosa mi ha preparato?-.
Per la prima volta mi sorpresi di Sesshomaru, con quanta velocità era riuscito a fare una barca piena di sushi di tutti i tipi, stimolando ogni mio senso, era non solo stupendo da vedere ma il profumo era delizioso.
-Ma come devo fare con te che mi vizi così tanto?-.
-Suvvia Madame, mi lusinga- ma va, non lo credo proprio.
Mi versò del vino bianco, frizzantino ma secco, ci sapeva fare nella scelta.
-Tu mi farai impazzire-.
-È quello che voglio-.
Assaggiai un rotolino di sushi, restando a bocca aperta: era squisito, il mix di sapori si sposava benissimo con tutto, non c'era una pecca, niente, tutto perfettamente e dannatamente buono, i gusti scendevano da soli verso le papille gustative, sentendo il dolce e salato, che spettacolo.
-Sesshomaru ma è squisito-.
-Per te farei di tutto, tienilo a mente, non l'ho mai detto a nessuna- ora sì che mi sentivo la donna più fortunata della terra.
-E dimmi, dopo andrai da Inuyasha?-.
-Si, Kagome invece so che viene qui-.
-Si sai, cerchiamo di farci forza a vicenda- in realtà stiamo progettando il viaggio anche noi.
-Quando tornerò, ti porterò in un posto speciale-.
-Dove?!-.
-Ho detto quando tornerò-.
Un segreto dietro l'altro, Sesshomaru era così, di verità ne aveva tante ma al massimo te ne rivelava una sola.
-Questo vino mi farà diventare brilla, è troppo buono-.
-Per me puoi anche ubriacarti-.
-No, se mi devi portare a letto voglio ricordare tutto-.
La bottiglia di vino finì troppo presto, d'altronde come la nostra pazienza di fare di nuovo l'amore, sapendo che tra qualche ora avremmo dovuto lasciarci per un mese.
Ancora una volta, fra le sue braccia, adagiai il mio corpo, portando la mia testa sul suo petto e poter sentire ancora il suo cuore battere veloce per me, la miglior sensazione in assoluto, percepire l'amore anche da un semplice battito.
Ma dopo un'oretta abbondante, quel letto era vuoto, Sesshomaru non era con me, forse era andato da Inuyasha, non voleva svegliarmi, ma quella solitudine iniziò a scavarmi dentro l'anima, facendomi sentire freddo anche se la casa era bollente, in realtà era perché non c'era lui a scaldarmi.
Ma scossi i miei pensieri, sentendo il campanello suonare nervosamente, era più che chiaro che fosse Kagome.
Aprì la porta e vidi la sua faccia palesemente provata da lacrime versate qualche mezz'oretta, se non un'oretta prima.
-Kagome vieni-.
La feci entrare e l'abbracciai, stringendola in un forte e caloroso abbraccio, senza volerla lasciar andare, lei si sfogò sulla mia spalla, in cerca di conforto che serviva forse ad entrambe.
-Non voglio che parta, oggi abbiamo fatto l'amore e io ho pianto Rin, ho pianto tantissimo-.
Ho tirato su le lacrime, per tutto il tempo che Sesshomaru mi ha amata, per non rovinare il momento e per avere un bellissimo ricordo.
-Kagome, noi li seguiremo-.
Mi guardò sorpresa, forse non era nei suoi piani una cosa del genere , ma non sembrò affatto preoccupata, anzi piuttosto i suoi occhi si accesero di nuovo di speranza.
-Vuoi dire che anche noi dovremmo andare a Edimburgo?-.
-Ho visto un po' i voli per domani mattina, sono fattibili, se vogliamo proteggerli e stare tranquille dobbiamo andare-.
-Ma come facciamo a non farci sgamare?-.
-Dobbiamo travestirci, un come quando da piccole ci mettevamo le parrucche e le lentine, ricordi?-.
-Ricordo bene , avevamo la fissa per le lentine verdi e i capelli rossi, che strane idee-.
-Potremmo usare gli stessi colori e possiamo spacciarci per giornaliste, direi che il mio piano funziona-.
-E l'alloggio?-.
-Quello lo paghi tu? Hai più soldi di me-.
-Tanto per cambiare, hotel di super lusso?-.
-Me lo chiedi pure?-.
Non mi ricordo di una vacanza con Kagome se non di quelle estive insieme a mamma e papà, sarebbe la nostra prima vacanza da sole, temevo di cosa potessimo combinare io e lei.
-C'è un volo per domani mattina alle dieci, ci stai?-.
-Prenoto già l'albergo, Inuyasha mi ha lasciato il bigliettino del suo hotel-.
-Ma sei pazza?! Nello stesso Hotel?!-.
-E come pensi di tenerlo d'occhio, suvvia mica ci daranno la stanza di fronte alla loro-.
-Lo spero per te-.
Mentre Kagome faceva le sue dovute chiamate, tra cui anche una sitter per il mio piccolo Chris, io presi i biglietti, nascondendoli nella valigia che avrei riempito non appena Sesshomaru fosse partito.
-Rin ho un po' paura-.
-Hai mai usato un coltello o una pistola?-.
-Mai, perché tu si?!-.
-Purtroppo-.

Inizio Flash-
-Getta la pistola oppure il tuo amichetto muore-.
Maledizione, quella pistola mi era arrivata ai piedi e neanche sapevo come utilizzarla.
Maledetti, ci avevano seguito fin sotto casa per rapinarci, proprio quando non c'era nessuno.
-GETTALA!-.
Eppure lo sparo arrivò sordo alle mie orecchie, nonostante il ladro fosse caduto ormai in una pozza di sangue.
Spiegare le cose alla polizia mi risultò difficile, ero sotto shock, ci pensò Josh a parlare, come sempre.
Io avevo ucciso un uomo.

Fine Flash-

-Non voglio sapere cosa hai fatto, l'importante è che almeno tu ci proteggi-.
-Il coltello è facile usarlo, basta puntate alle zone mortali-.
-Solo nel caso servisse-.
-Ovvio, non si uccide per sfizio-.
Improvvisamente il mio cellulare squillò, era Sesshomaru, chissà che aveva da dirmi di così tanto importante tanto da chiamarmi.
-Sesshomaru dimmi-.
-Ho preso già la valigia, partiamo fra poco, volete venire all'aeroporto?-.
Come era possibile, dovevano partire stanotte e adesso partono fra poco?! Ma che razza di compagnia aerea avevano preso che cambiava gli orari dei voli in continuazione!.
-Ma come adesso? Va bene, arriviamo-.
Chiusi la telefonata, guardando Kagome con occhi vuoti, nonostante ero cosciente che prima o poi sarebbe arrivato questo momento.
Mi capi, non c'era bisogno di parlare e subito, mentre mi stavo ancora preparando, uscimmo di casa, lasciando tutto in disordine ma poco importava, sembrava almeno che ci stesse qualcuno.
-Muoviti a mettere le scarpe Rin!-.
-Forse non ti è già chiaro che sto camminando con i calzini sulla moquette del corridoio del palazzo?-.
-Muoviti lo stesso-.
Sembravo una mezza cretina in quelle condizioni, tragico direi, non so come ho fatto a lavarmi e a vestirmi in meno di cinque minuti.
Finalmente infilate le scarpe, andammo in aeroporto, correndo come delle pazze nella speranza di non fare tardi; Kagome parcheggiò proprio davanti, incurante di una presunta multa, chiuse l'auto è incominciò a correre, io avevo il fiatone, stavo dietro di lei.
Poi lo vidi, con il suo cappotto grigio scuro, con una valigetta in mano in pelle nera, le scarpe tirate a lucido, i capelli sciolti sulle spalle che ricadevano fino al fondoschiena, le sue spalle sempre diritte e portamento fiero, quello era il mio Sesshomaru.
Accelerai il passo, finché non iniziai proprio a correre, lui si voltò subito e mi al volo non appena gli saltai addosso: lo stringevo a me, incrociando le braccia dietro al suo collo senza volerlo far andare via, cercai di trattenere le lacrime ma qualcuna uscì ribelle sulle mie guance.
-Rin, si tratta solo di un mese-.
Mi accarezzava la testa come si fa con i bambini quando piangono, cercava di coccolarmi, a modo suo, per non farmi sentire la sua mancanza, ma così era peggio.
-E se non tornassi più?-.
Non avevo il coraggio di alzare la testa, per me era tragica l'idea di perderlo, perché anche se fossi andata lì con lui in incognito, avrei potuto fare poco e niente, se non guardarlo da lontano.
-Tornerò-.
Mi alzò il viso e mi baciò, senza soffermarsi sulla mia faccia impresentabile Perchè quella bastarda di Kagome non mi aveva dato neanche il tempo di truccarmi.
Fu un bacio lento, sapore di nostalgia e di paura, ma sapevo che tanto saremo tornati insieme, da Edimburgo, forse non mano nella mano, ma da perfetti sconosciuti.
Mi posò a terra e io li aggrappai ancora di più al suo cappotto, scuotendo la testa in segno di negazione.
-Mia piccola Rin, stai attenta per favore-.
Mi diede un bacio sulla fronte, mi abbracciò e incominciò a staccarsi da me.
-Anche tu Sesshomaru, anche tu-.
Lo vidi allontanarsi, senza salutare, di spalle, sicuro di se, ma in realtà sapevo che anche lui stava soffrendo.
La peggior paura è quella di non sapere come andrà a finire, l'oblio dell'insicurezza è fame per i nemici.
Tornammo a casa, stavolta con più calma, aprendo ormai quella porta che era vuota, ma il suo profumo c'era ancora per casa.
-Kagome tu hai le parrucche? -.
-Si, le lentine?-.
-Si comprano all'ottica nell'aeroporto-.
-Allora io vado a fare le valigie, ci vediamo domani mattina, ti passo a prendere con il mio autista-.
-Va bene-.
Chiusi la porta alle spalle, restando sola in quella casa vuota, ma era il momento di prepararsi, non potevo perdere tempo a piangermi addosso.
Incominciai a scavare fra le mie cose, trovando quello di cui avevo bisogno: gli occhiali da vista, quaderno e penna, registratore, camicia, pantalone e giacca, solito abbigliamento.
Farà freddo quindi meglio portarsi sciarpa e cappello, un vestito elegante per qualche gala improvviso e per il resto ci pensava Kagome.
Ma non volli dormire nel letto, era la prima volta dopo quasi un mese, quindi mi stesi sul divano, cantando, di nuovo, People Help People, perché si , io l'avrei aiutato, a costo di rischiare la mia vita in affari che magari non mi riguardano.
Quando hai qualcosa da proteggere, vai sempre fino infondo.






 
   
 
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