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Autore: la luna nera    19/01/2017    6 recensioni
Rovistare nei vecchi bauli può riservare delle sorprese. Fra biancheria d'altri tempi e gioielli meravigliosi, Maddy e Alyssa trovano un sacchetto contenente due orologi da taschino dall'apparenza innocua. Ma si sa, sono proprio gli oggetti più anonimi a nascondere sorprese e le due ragazze lo scopriranno di persona, trascinando nell'avventura che stanno per vivere anche Jordan che invece ha ben altri grattacapi a cui pensare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Avanti Alyssa, parla. Tu sei innamorata di me?”
La ragazza si sentì gelare il sangue nelle vene: come poteva saperlo?! Solo Maddy lo sapeva, che gliel’avesse rivelato?
No, impossibile.
Maddy non l’avrebbe mai tradita, era pronta a scommetterci.
E allora?
Come poteva saperlo?
“Come mai non mi rispondi?” Strinse ancora di più le dita, iniziava a farle male sul serio.
Forse fu il dolore, forse la disperazione o la consapevolezza di trovarsi con le spalle al muro, Alyssa lo afferrò per il polso liberandosi da quella fastidiosa presa e sbottò. “Si, va bene. Sei contento? Io sono…..anzi…. io ero innamorata di te!” Aveva il viso bagnato dalle lacrime e si massaggiava il mento ancora  dolorante. “Io non so se l’hai capito da solo o qualcuno te lo ha spifferato… Comunque era così fino a poco fa: non pensavo tu fossi così, Jordan! Sapevo che eri un Don Giovanni incallito, che cambiavi ragazza ogni settimana e che per te l’amore è solo un gioco, ma non m’importava…. Sono stata accecata da te e dal tuo modo di fare così figo….” Ingoiò le lacrime. “Non vedevo tutto quello che di sbagliato c’è in te, ma ora finalmente ho aperto gli occhi ed ho capito com’è il vero Jordan. Sei un imbecille irascibile… Sei come tutti quelli che si incazzano se una donna non cade ai loro piedi!”
Non si aspettava una tale riposta, c’era rimasto male perché immaginava una dichiarazione d’amore sdolcinata e passionale come quasi sempre le sue spasimanti gli rivolgevano, non immaginava uno schiaffo del genere.
“Sei tu che hai perso la parola adesso?” Si stava meravigliando di se stessa: mai avrebbe pensato di trovare la forza di dire al ragazzo, sua croce e delizia, tutte quelle cose.
Lui era visibilmente spiazzato ed imbarazzato, tutta la sua sicurezza si era sgretolata parola dopo parola. “No…. No… è solo che….” Si passò una mano fra i capelli manifestando apertamente nervosismo.
“E’ solo che cosa?” Ora teneva lei le redini della conversazione. “Non pensavi di sentirti attaccare così? Dovevo continuare a pendere dalle tue labbra? Dovevo congratularmi con te per la meravigliosa performance sessuale con quella zoccola medievale che ti ha risucchiato anche il midollo spinale riducendoti uno straccio? Beh, complimenti. Sei un grande amateur, non c’è che dire.”
“Adesso basta, mi sto stancando di questa storia.” Sbuffò visibilmente offeso.
“D’accordo, come vuoi.” Era ferma e decisa “Prendi quel cavolo di orologio e andiamocene da qui: decidi tu dove andare, visto che sei tanto bravo ed intelligente dovresti individuare con una certa semplicità dove si trova Maddy. Pensa ad un luogo, sposta quelle stupide lancette e andiamo via.”
“Prima devo calmarmi.” Si diresse verso la porta, uscì sbattendola alle sue spalle e lasciò Alyssa sola al buio, poiché la piccola lanterna si era spenta a causa della corrente d’aria generata dal ragazzo.
Lei crollò sulle sue stesse gambe, non erano più in grado di sorreggerla a causa della gran tensione accumulata dai muscoli in quei momenti densi e concitati. Scoppiò in lacrime affogando nel pianto tutta l’amarezza che provava nel suo cuore. Quello che stava vivendo acquisiva attimo dopo attimo le sembianze di un incubo senza fine: prigioniera delle spire del tempo, vagabonda senza meta in compagnia di un ragazzo che l’aveva fatta sospirare con le farfalle nello stomaco e che poi si era rivelato diverso da come immaginava, a tratti quasi violento e questo aspetto era stato scatenato da un particolare che non riusciva a comprendere.
Era scocciato per non aver appreso prima del suo debole per lui?
Oppure c’era dell’altro?
Voleva andarsene da lì, voleva fuggire lontano, non era importante se nello spazio o nel tempo, lei voleva solo fuggire. Lì fra quelle mura c’era una strega, una strega vera, una di quelle cacciate senza tregua dal Tribunale dell’Inquisizione e messe al rogo con una semplicità spaventosa. Lei aveva paura: teneva nella tasca del suo abito quella bottiglietta regalatale da Veronica, poteva esserle fatale se qualcuno se ne fosse accorto. Forse era più opportuno disfarsene, tanto non l’avrebbe mai dato a Jordan: non l’avrebbe fatto prima della furibonda discussione né tanto meno dopo aver visto di cosa poteva essere capace quel ragazzo che amava…no… che credeva di amare. A cosa serviva quell’intruglio adesso? Solo a metterla nei guai, per cui decise di farsi forza, uscire da quella locanda e liberarsene. Poi avrebbe cercato Jordan e forse sarebbero partiti assieme alla ricerca di Maddy. Si alzò e barcollando nell’oscurità raggiunse la porta, scese le scale grazie alla debole luce delle candele e quando finalmente intravide la porta di uscita, una voce la fece sobbalzare.
“Dove state andando?”
Si voltò: era Veronica.
“Io…. Devo fare una cosa.”
“State attenta.” Il suo sguardo era inquietante. “Voi siete ingenua e inesperta, potreste fare qualche errore irreparabile.”
Sentì un brivido gelido lungo la schiena, fece un lieve cenno con la testa, afferrò la maniglia della porta ed uscì senza pensarci su. Fuori era buio, qua e là ardevano poche torce tentando di rischiarare debolmente la piazzetta. Si rese conto che la porta di accesso al villaggio era chiusa, c’era qualche persona in giro, sembravano solo uomini, di donne neanche l’ombra. Vide il sacerdote sul terrazzino dell’abitazione adiacente alla chiesa, pareva fissarla e i suoi occhi somigliavano quelli di un animale notturno rischiarati dalla debole luce della lanterna che sorreggeva. C’era un’aria strana, impalpabile e sospesa, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa. Non era particolarmente freddo e l’odore del fumo si mischiava alla foschia che avvolgeva quella strana atmosfera. Finalmente scorse Jordan, era seduto su alcuni pezzi di legno ammucchiati presso le mura, in un angolo non troppo distante dalla porta principale del paesello. Teneva l’attenzione rivolta verso di lei, pronto a monitorare ogni suo singolo gesto e tale cosa parve accentuarsi non appena Alyssa mise la mano nella tasca in cui custodiva la bottiglietta con il filtro d’amore.
Che fosse a conoscenza di quell’intruglio?
Bah, poco le importava oramai. Voleva disfarsene e dimostrargli che non aveva più alcun interesse nel farglielo bere, la delusione per quanto accaduto poco prima aveva preso il sopravvento sull’amore che provava per lui. Con uno stretto nodo alla gola estrasse la bottiglia dalla tasca e si avvicinò a passi lenti ma decisi al pozzo situato a qualche decina di metri dalla locanda, non prima di aver gettato un’occhiata sfuggente al ragazzo.  Tolse il tappo ed osservò per l’ultima volta il contenuto dal colore rosaceo: a prescindere dal battibecco, non glielo avrebbe mai fatto bere. Non si fidava di quella roba, se fosse stata pericolosa? Se avesse avvelenato Jordan? E poi che gusto ci sarebbe stato nel farlo cadere ai suoi piedi con la magia? Nessuno. Dunque la cosa più saggia da fare era disfarsi prima possibile di quel liquido e dopo un attimo di esitazione, versò il contenuto nel pozzo. Non poteva certo prevedere quello che si sarebbe scatenato nel giro di pochissimi secondi: dalla cisterna iniziarono a provenire degli strani rumori che la fecero indietreggiare spaventata, poi uscì una nuvola di vapore dall’odore di zolfo e ben presto le voci degli abitanti allertati dagli strani fenomeni riempirono l’aria notturna fino a poco fa calma.
“E’ una strega!” Urlò il sacerdote dal suo terrazzino. “Nel Nome di Dio io vi dico: catturatela!”
“Cosa?!” Per Alyssa si stava mettendo male: venne rapidamente circondata da un gruppo di uomini armati di torce e forconi. “No, vi state sbagliando! Io non sono una strega!”
“Mente spudoratamente! Prendiamola e mettiamola al rogo!”
“L’abbiamo vista coi nostri occhi! Ha avvelenato la nostra acqua e deve pagare!”
“Al rogo! Al rogo!”
“Ehi! Fermi! Toglietemi le mani di dosso!” Si divincolava nel disperato tentativo di fuggire da quegli scalmanati che invece volevano metterla a tacere per sempre. Qualcuno l’afferrò per i capelli facendole perdere l’equilibrio, cadde a terra e in quel frangente le sue mani vennero bloccate e legate con una corda.
“L’abbiamo presa! Venite Padre Innocenzio, venite!”
Fra le urla festanti di quella piccola folla si fece strada il prete con il Crocifisso in una mano e nell’altra l’Acqua Benedetta.
“La processiamo, Padre?”
“No. E’ stata colta in flagrante. Si è già condannata da sola.”
Dalle finestre iniziavano ad affacciarsi tanti occhi curiosi e a tratti pure spaventati da tutte quelle grida, intimoriti dal pensiero che fra di loro poteva esserci una strega maledetta, complice del demonio e adoratrice del male assoluto. Alyssa era terrorizzata, non riusciva ad emettere alcun suono, neanche ad urlare nonostante la trascinassero nel peggiore dei modo per portarla al cospetto di quel prete che già da prima le aveva messo inquietudine con il suo sguardo. E in tutto quel caos Jordan era rimasto fermo, seduto su quel mucchio di legna ad osservare in assoluto silenzio.
Un uomo strattonò la corda che teneva legati i polsi di Alyssa che cadde a terra con il viso nella polvere. Si rialzò a fatica e guardò coloro che le stavano davanti: inutile parlare, inutile tentare di spiegare la verità, quelli non avrebbero creduto ad una sola misera parola.
In Nomine Domini, declaro te haeretica et condemnabunt te mortis!
A quelle parole di latino arrangiato, Jordan drizzò le orecchie: non conosceva la lingua degli antichi, ma il suono della parola mortis lasciava ben pochi dubbi sul fatto che quei suonati volessero far fuori Alyssa. E infatti un gruppo di omaccioni vennero verso di lui con la chiara intenzione di prendere la legna su cui sedeva per innalzare la pira e giustiziare la strega. Non riusciva più a vedere la ragazza, era letteralmente sommersa dalla folla che ne acclamava la morte, tentò di avvicinarsi fra calci e spintoni mentre quel brutto corvaccio nero chiamato sacerdote recitava preghiere e pronunciava formule volte a purificare il fuoco che di lì a poco avrebbe fatto giustizia. Intravide finalmente Alyssa: era ridotta uno straccio, i capelli arruffati la rendevano quasi irriconoscibile, il suo abito presentava evidenti lacerazioni ed era talmente impaurita da non aver più le forze di reggersi in piedi. Quei buzzurri la sollevarono con poca delicatezza e fu allora che Jordan poté vederla in faccia: sembrava rassegnata al suo destino, i suoi occhi si stavano spegnendo attimo dopo attimo, un rivolo di sangue scendeva dall’angolo destro delle sue labbra mischiandosi con le lacrime che le avevano bagnato praticamente tutto il volto.
Sentì una fitta allo stomaco: voleva davvero starsene con le mani in mano?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buongiorno a tutti!
Permettetemi di rivolgere un caloroso pensiero alle popolazioni del centro Italia messe a durissima prova dalle condizioni meteo e nuovamente dal sisma. Noi tutti ci stiamo attivando per aiutarli, spero vivamente che i nostri sforzi vadano a buon fine….
Detto questo, che mi dite del nuovo capitolo? Alyssa ha preferito versare il presunto filtro d’amore nel pozzo, ignara della reazione che sta per scatenarsi. Ingenua ed amareggiata, compie un gesto pericoloso e ne sta per pagare le conseguenze: davvero Jordan la lascerà al suo destino?
 
Ringrazio fin d’ora tutti voi che continuate a seguire e commentare la vicenda, grazie davvero!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 

 
  
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