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Autore: rocchi68    19/01/2017    2 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Per Scott il primo giorno d’Università non si discostava da come se l’era immaginato.
Nulla d’emozionante e dall’ultima fila aveva notato ben poco di cui essere sorpresi.
Un professore stralunato che osservava tutti i suoi alunni con uno sguardo propenso a minacciarti di morte.
“Parecchio inquietante.” Pensò quando lo vide entrare, avvolto da una giacca nera.
Aveva osservato tutti i suoi compagni di corso e poi era sprofondato nel mondo dei sogni.
Tanto sapeva che il primo giorno non avrebbero spiegato nulla.
Dopo nemmeno 3 ore era già vicino al cancello.
Durante quei pochi minuti aveva squadrato il capo della scuola e lo sfidava con lo sguardo.
Duncan e gli altri arrivarono dopo pochi minuti.
“Ehi boss.”
“Cosa ne pensi?” Chiese Brick, mentre il rosso sbadigliava annoiato.
“Fin troppo facile.”
“Quindi?”
“Possiamo agire anche subito…se vi va.”
Non era il piano che aveva preparato, ma Scott era convinto delle sue capacità.
Infatti si avvicinò con calma a quel gruppetto, seguito a poca distanza dai suoi amici.
Si posizionò a pochi passi e sputò sul volto del boss che era intento a fumare.
“Sei in cerca di rogne moccioso?” Chiese uno degli energumeni, scattando in piedi, mentre il capo si puliva il volto.
“Può essere.”
“Tutto bene, boss?”
“Sì…non l’ha fatto apposta, vero?” Chiese il nemico con un’occhiataccia.
“E invece l’ho fatto apposta.” Rispose il rosso, sputando di nuovo.
“Vuoi morire?” Gli chiese uno di loro.
“Zitto idiota.” Rispose prontamente Brick.
“Che cazzo vuoi bambino?”
“Ehi…stronzo, tu non puoi parlargli così.” Intervenne Duncan, difendendo l’amico.
Ben presto anche gli altri si avvicinarono per difendere la propria squadra.
“Dove volete morire?” Soffiò il capo.
“Al vecchio parco…lontano da occhi indiscreti.”
“E sia…fai strada.” Riprese, recuperando lo zaino e seguendo il giovane.
Fu quando giunsero a destinazione che i due gruppetti si divisero, concedendosi qualche minuto per riflettere.
“Cosa volete infine?” Chiese il braccio destro nemico.
“Il controllo completo della scuola.”
Il gruppo scoppiò a ridere, mentre il loro capo continuava a studiare il rosso che aveva davanti.
“Guardali capo, 5 ragazzini che puzzano di latte.” Disse il più stupido del gruppo con un sorriso da beota.
“Non vi conviene sottovalutarci.” S’intromise Brick che stava già dando di matto.
“Non ci direte che eravate il gruppo più forte delle superiori, vero? Perché se è così state perdendo il vostro tempo.” Borbottò il capo nemico.
“Sprecare uomini non è divertente.” Riprese Scott in tutta risposta.
“Cosa ci proponi recluta?”
“Io contro di te. Chi vince piglia tutto e chi perde si rassegna. Niente interventi esterni.” Rispose il rosso che credeva di poter dare sfoggio a tutte le sue capacità.
“Ci sto.”
“Ma capo…” Borbottò uno dell’altro, venendo completamente ignorato.
“Iniziamo?” Chiese il rosso, mentre il nemico si preparava e alzava la guardia.
“A te la prima mossa, principiante.”
“Prima i vecchi.”
L’avversario si avventò come una furia contro il ragazzo, mentre gli altri gli lasciavano ampio raggio d’azione.
Per un po’ di tempo il rosso preferì subire i pugni del nemico, alzando una guardia insuperabile e schivando le mosse avversarie.
“Tieni capo.” Urlò uno degli avversari esterni, lanciando al nemico una mazza da baseball.
“Ehi, ma questo è contro le regole.” Brontolò Brick assistendo impotente a quella situazione.
“Ti sbagli Brick, Scott non ha inserito questa regola e possono fare come vogliono.”
“Duncan, ma…”
“Il tuo amico con il piercing ha ragione.” Intervenne uno degli altri ragazzi.
“Fottiti.” Bisbigliò il punk senza farsi sentire.
Il rosso vedendo quella mazza non si preoccupò e anzi invitò il nemico a farsi sotto.
Non era preciso e non aveva la stabilità necessaria per risultare pericoloso.
Si concedeva troppe aperture che potevano essergli fatali..
L’unica mossa andata a segno era solo di striscio e quella lieve ferita aveva risvegliato l’animo burrascoso di Scott.
“È finita.” Bisbigliò Scott, facendo capire ai suoi amici che mancava poco.
“Non credo.” Alzò di nuovo l’arma, concedendo un’apertura elementare.
Con uno sgambetto, il rosso lo aveva atterrato e iniziò un lento pestaggio.
Gli aprì un taglio sul labbro inferiore e riprese il controllo della mazza.
La osservò con attenzione e si girò verso gli amici del suo avversario e rivolse loro un altro ghigno.
“Se volete che questo abbia fine, arrendetevi.” Disse, riavvicinandosi al corpo del nemico.
Non voleva ucciderlo e non voleva infliggergli il colpo finale.
Aveva deciso di sedersi davanti a lui, per il momento.
“Bastardo.” Bisbigliò nei confronti del rosso che non sembrava colpito da quell’offesa.
“Ti offro l’opportunità di arrenderti.”
“Perché dovresti?”
“Perché ti ho dimostrato la mia superiorità.” Rispose, allungando la mazza verso l’avversario, quasi come se volesse aiutarlo a rialzarsi.
“Hai mai pensato che potrei arrendermi e colpirti alle spalle?”
“Non lo faresti.”
“E questo come lo sai?”
“Macchieresti il tuo onore.”
Dopo aver combattuto in tante risse, Scott aveva imparato a leggere nella mente degli altri e ne capiva il comportamento.
“Onore?”
“Quando ti hanno passato la mazza sembrava non ti piacesse usarla, ma sei stato costretto a farlo perché non ti consideravi alla mia altezza.”
“Non potevo credere che esistesse qualcuno più forte di me.”
“Vedi amico a questo mondo esiste sempre qualcuno più forte di te e questo vale anche per me.”
“È per questo che mi offri questa possibilità?”
“Sei ancora in tempo per evitare di finire all’ospedale e poi con un occhio nero tutti ti chiederanno chi è stato. Tu farai il mio nome e mi aprirai il mondo.”
“Ed io cosa ci guadagno?” Chiese, rialzandosi in piedi.
“Passeresti il tuo tempo in pace e senza seccature.”
“Ci sto.” Il rosso strinse la mano del ragazzo e i suoi amici lo aiutarono a tornare a casa.
“E ora che si fa?” Chiese Brick, mentre gli avversari si voltavano, poco prima di scomparire dietro i palazzoni.
“Nulla.”
“Potresti spiegarti meglio?” Nessuno riusciva a capire le parole del rosso.
“Se instaurassi da subito una dittatura, tutti avrebbero paura e nessuno cercherebbe più di spodestarci.”
“E quindi?”
“Io e Duncan abbiamo deciso di scogliere il gruppo.”
“Ci state dicendo che dobbiamo separarci?” Chiese con paura Tyler.
“Scott non ha detto questo.”
“Per me va bene.” Disse semplicemente Geoff, adducendo al fatto che Bridgette non era felice di sapere che il ragazzo era un rissaiolo.
Senza Geoff anche Tyler e Lightning si erano tirati indietro e ben presto anche Duncan e Brick lasciarono il gruppo.
Sarebbero rimasti amici, ma avrebbero smesso il ruolo da teppisti.
Scott aveva promesso che in caso di emergenza avrebbe chiesto aiuto, ma difficilmente sarebbe stato così.
Non voleva che pagassero per i suoi sbagli.
Avevano troppo da perdere stando con lui e lo faceva solo per il loro bene.
Dopo essersi salutati, il rosso era tornato a casa e aveva iniziato a medicarsi.
“Perché l’ho fatto?” Si chiese, mentre si riempiva di cerotti.
“Perché vuoi cambiare.”
Rispose la sua coscienza, colpendo sull’infelicità che quella vita gli provocava.
 
A distanza di pochi giorni aveva capito d’aver fatto bene a sciogliere il gruppo.
In seguito le risse erano diventate noiose.
Erano noiose quando era da solo e non osava immaginare come sarebbero state se gli altri fossero ancora stati al suo fianco.
Eppure non aveva smesso di osservarsi in giro.
Picchiava, ascoltava con disinteresse le lezioni e scrutava la situazione di tutti.
Ancora non ci credeva.
Gli sembrava impossibile che tutto potesse cambiare così in fretta.
Gli altri erano diventati degli agnellini.
Perfino Duncan si era arreso.
Era diventato un debole, ma questo non era un suo problema.
Sapeva che in caso di necessità poteva tirare fuori gli artigli.
Alcuni erano cambiati perché pensavano al futuro, altri perché avevano risolto i problemi del passato.
Il primo che gli veniva in mente era Brick.
Lui sì che era stato bravo.
Aveva modificato la sua vita.
Aveva convinto il padre sulla non trasparenza di quello strano omuncolo.
Lo aveva fatto riflettere e il suo vecchio lo aveva denunciato.
Si era andati per vie legali e il baffone aveva perso alla stragrande.
Anche la vita di Lightning era migliorata.
Dopo l’incontro con Brick e Duncan non aveva più motivo di considerarsi il brutto anatroccolo.
Aveva imparato a difendersi e a rispondere a tono.
Duncan non era più un casanova, ma era diventato selettivo.
Soffriva di pene d’amore per una ragazza dark che lo aveva stuzzicato fin da subito.
Non che a Scott importasse, ma gli indizi erano lampanti.
Si era allontanato dai suoi amici, mantenendo comunque la solita aura maligna.
Tyler era riuscito a rintracciare la bionda delle vacanze e l’aveva ritrovata all’Università.
Una svampita di prima categoria, ma con un balcone da urlo.
Quella Lindsay e quel Tyler…che genio, aveva trovato l’oro, anche se l’aveva sfruttato male durante l’estate.
Geoff?
Troppo impegnato con la sua surfista.
Erano così spaventosi.
Facevano i piccioncini ovunque e si mandavano messaggi a non finire.
Tutti avevano ricevuto ciò che volevano.
Brick aveva eliminato la figura marcia del baffone.
Lightning si era trovato buoni amici anche nel suo corso universitario.
Geoff passava le sue giornate con Bridgette.
Duncan soffriva per Gwen, la quale era ben lontana da quelle che cascavano nel letto del punk.
Era proprio il suo carattere intraprendente e poco convenzionale ad averlo stuzzicato.
Inoltre quando la vedeva rivolgersi agli altri ragazzi, stranamente avvertiva una forte avversione.
Perfino Scott aveva notato tutto ciò.
“Sei geloso.” Gli bisbigliò una volta, poco prima di fermarsi alle macchinette.
Il punk, senza smettere d’osservare la ragazza, gli si era avvicinato e lo aveva preso in disparte.
“Cosa vuoi?” Gli chiese Scott che non aveva voglia di passare la ricreazione con i suoi problemi sentimentali.
“Non sono geloso.”
“Certo…come no.”
“Dubiti della mia parola?”
“Ascolta Duncan, non m’interessa sapere cosa provi per lei, ma il tuo sguardo non mente.”
“Ah sì?”
“Vedi…se ammettessi che Gwen ti piace, non ci sarebbe niente di male.”
“È vero che mi piace, ma non sono geloso.”
“Se ti piace una ragazza, la gelosia viene da sé.”
“Se sai tutto questo perché sei single?”
“Lascia perdere.”
“Io credo che quella possa fare al caso tuo.” Riprese il punk, additando una che parlava a raffica.
“No grazie.”
“Che ne dici di quella?”
“Rompiscatole.”
“E quella?” Chiese indicando una bella preda.
“Non sono il tipo che può farsi la supplente senza problemi.”
“E quella?”
“Non sono disperato e non ho bisogno della vecchia Preside.”
“Ma cosa cerchi infine?”
“Te lo dirò quando la troverò. Guarda che se non ti sbrighi, Gwen ti lascia indietro e non vorrei che il tipo di prima si divertisse, mentre sei distratto.”
Il punk era già scappato, seguendo la ragazza e fornendo una risposta sufficiente.
Era innamorato.
Scott non si sarebbe mai comportato come quell’idiota di Duncan.
Sapeva che se avesse trovato qualcuna che gli piaceva, l’avrebbe detto subito, senza troppi giri di parole.
Peccato che nessuno l’avrebbe mai voluto.
E poi quella spada di Damocle gli pesava molto.
“Qualsiasi cosa tocchi finisce male.” Gli disse il suo lato oscuro.
Tutto ciò che finiva tra le sue grinfie faceva una brutta fine.
Forse era meglio per lui non cercare nemmeno la sua metà.
Se si fosse innamorato, sarebbe finito con il farla soffrire e non poteva permetterselo.
Preferiva non trovarla mai, piuttosto che deluderla.
Con questi pensieri si avviò verso la sua aula, dove il prof di psicoanalisi avrebbe iniziato a spiegare gli argomenti per l’ennesimo esame.
Finora ne aveva affrontati un paio e aveva sempre ottenuto un punteggio superiore ai 20 punti.
Buoni voti e pace interiore.
Avrebbe potuto fare di più, ma preferiva accontentarsi e aspettare esami più impegnativi che avrebbero dimostrato le sue capacità.
In quel periodo era ancora il teppista più pericoloso della scuola e non aveva mai smesso gli abiti da giustiziere.




Angolo autore:


Eccomi con l'aggiornamento.
Giusto per non dimenticarmene, ringrazio coloro che stanno leggendo e recensendo la storia.


Ryuk: Prossimo capitolo lundì 23.


Credo lo sappiano ormai.
Beh...non ho nulla da aggiungere.
Se non...alla prossima!
 
   
 
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