Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: artemisia reight    19/01/2017    0 recensioni
una relazione complicata e una differenza di età esorbitante. tutto sembra a loro sfavore ma l'amore si dimostra spesso più forte di tutto il resto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel martedì, Elettra riceve una telefonata alle sei del mattino.
“Papà dice che non ha tempo di passarti a prendere” le spiega Edward, assonnato “puoi passare sotto casa tra un’ora?”.
Reprimendo un’esclamazione di sconforto, la ragazza si prepara ad una lunga giornata. Nonostante non l’abbia ancora visto, percepisce immediatamente che dovrà passare quel giorno con il signor Bates nervoso che aveva conosciuto domenica.
Si prepara in fretta e furia, temendo di arrivare in ritardo. Oltre a voler evitare di creare ulteriori fastidi al padre di Edward, ci tiene ad arrivare puntuale ed approfittare il più possibile del tempo che ha a disposizione per stare all’interno dell’azienda finanziaria. Vuole scrivere un articolo degno di questo nome, un articolo che diventi il motivo per cui la gente compra il giornale scolastico.
Scende alla fermata più vicina a casa Bates e cammina a passo veloce verso il luogo dell’appuntamento, controllando ossessivamente l’orologio. È in anticipo di 5 minuti, e questo la rende soddisfatta di sé stessa. Dimostrerà a tutti che non è solo una ragazzina ambiziosa.
 Da sempre, è ossessionata dal primeggiare. Non per essere migliore degli altri, ma per sfruttare al meglio le sue capacità e rendere la sua vita il più soddisfacente possibile.
Citofona, con il fiatone ma lo sguardo raggiante.
John apre la porta, già pronto per uscire. La sorpassa accennando un saluto veloce e si dirige verso la macchina.
Elettra lo segue, salutando velocemente Edward che si trova sulla soglia.
Sale in macchina, rapida. John non la degna neanche di uno sguardo, sicuro che non abbia bisogno di indicazioni.
Parte subito, e la ragazza si domanda se abbia davvero controllato che la sua portiera fossa chiusa prima di dare il gas.
Villette a schiera sfilano davanti al finestrino, nascoste da una leggera nebbia mattutina. Elettra osserva signore passeggiare con i loro cagnolini, ragazzini mattinieri che gironzolano nei parchi, vecchi signori seduti nei loro portici che guardano le macchine passare. Uno di quest’ultimi incrocia velocemente il suo sguardo e le sorride. Lei fa per ricambiare, ma la macchina lo ha già superato.
Entrano nell’autostrada, ed il traffico li costringe a rallentare.
Elettra percepisce John innervosirsi a causa di quell’impedimento. Nota le sue mani che stringono il volante sempre di più, finché le nocche non gli diventano bianche.
Tenta di convincersi a non parlare. In fondo è già arrivata alla conclusione che non deve per forza fare conversazione con il signor Bates. Si è ripetuta per l’intera mattina che non lo avrebbe infastidito e che si sarebbe limitata a prendere i suoi appunti e guardare il modo in cui l’azienda veniva gestita.
Non vuole rischiare che il padre di Edward la consideri una palla al piede e decida che non può più andare a lavoro con lui.
Pensa e ripensa al fatto che l’unica cosa che le interessa davvero è il suo articolo e che deve fare molta attenzione a non rovinare tutto. Immagina quanto sarebbe brutto ritrovarsi nuovamente senza un’idea per la fonte da cui trarre i suoi spunti, di nuovo alla ricerca di qualcuno disposto ad aiutarla nel suo progetto.
Nonostante ciò, però, la sua indole la spinge a parlare. Non riesce proprio a rimanere in silenzio per così tanto tempo, dato anche il fatto che non sa quanto ancora ci vorrà prima di arrivare a destinazione.
“E’ lontano da qui?” domanda, maledicendosi per aver aperto bocca.
“Mezz’ora” mugugna John.
“C’è spesso traffico?” chiede lei.
“Si” risponde l’uomo, secco. Dopo di che accende la radio, stroncando qualsiasi ulteriore possibilità di conversazione.
Elettra ricomincia a guardare fuori dal finestrino, lasciandosi distrarre dalla musica e dalle macchine che le passano vicino.
Riflette sul motivo per cui il signor Bates è così scostante. È sempre stato così? Ne dubita, altrimenti un tipo pimpante come la madre di Edward non se ne sarebbe mai innamorato. Deve esserci un motivo ben preciso, qualcosa che lo ha spinto a comportarsi in maniera così antipatica.
Mentre ragiona su quale potrebbe essere il motivo, la parola ‘insoddisfatto’ continua a ronzarle nella testa. Non sa come spiegarlo, ma dal primo momento in cui l’ha visto ha percepito un senso di insoddisfazione latente, come se passasse la giornata in attesa che finisse.
Ovviamente, non può esserne sicura. D’altronde ha conosciuto quell’uomo solo per poche ore, e di certo non si sono scambiati molte parole. Ma il modo in cui il suo sguardo è perennemente perso, il suo accarezzare il cane in modo malinconico, le scrollate di spalle che dà per qualsiasi cosa, tutto le suggerisce che qualcosa lo rende veramente infelice.
Sua moglie, d’altro canto, dà l’impressione di non accorgersene minimamente. Da quello che ha visto, il comportamento spento di suo marito non riesce affatto ad intaccare la sua vivacità.
Mentre pensa, un bambino seduto nella macchina ferma accanto alla sua la saluta con la mano. Lei ricambia il saluto, sorridendogli cordiale, e il bimbo le fa una smorfia. Lei gonfia allora le guance e strabuzza gli occhi, facendo ridere il piccolo a crepapelle. Ride anche lei a quella scena, per poi ringraziare la musica per aver coperto il suono della sua risata. Se il signor Bates l’avesse sentita ridere senza un’apparente motivo l’avrebbe probabilmente scaraventata fuori dalla macchina. Le viene da ridere nuovamente, mentre immagina la faccia che avrebbe fatto se lei gli avesse spiegato il motivo per cui rideva. Fortunatamente, riesce a fermarsi in tempo.
‘Owner of a lonely heart’ degli Yes inizia a suonare, e lei, anche se a voce bassa, non riesce a trattenersi dal canticchiarla.
John si volta di scatto a guardarla. Elettra si aspetta che gli dica che non può cantare nella sua macchina, o che ha una voce orribile.
“Conosci questa canzone?” le domanda invece, sinceramente curioso.
“Certo che sì” conferma lei.
“Beh, non è poi così recente” dice John, impressionato “mi fa piacere sapere che ci sia qualche giovane che ancora apprezza la buona musica”.
“Ho sempre amato la musica” spiega la ragazza “fin da quando ero bambina, mio padre mi ha sempre fatto ascoltare i suoi gruppi preferiti.. che sono diventati anche i miei”.
C’è un momento di silenzio ed Elettra intuisce che la conversazione è finita. Si domanda se non abbia esagerato raccontandogli qualcosa di così personale, ma sentirlo finalmente parlare l’aveva convinta ad approfittarne.
“Ad esempio?” la domanda di John arriva così in ritardo rispetto alle precedenti parole di Elettra che lei stenta a ricordarsi a cosa si riferisca. Solo dopo si rende conto che il signor Bates, di sua spontanea volontà, le ha fatto una domanda per continuare a parlare con lei ed informarsi sui suoi gusti musicali. Le sembra così incredibile che quasi si dimentica di rispondere.
“Vediamo” pensa infine “prima di tutto i Led Zeppelin! Poi.. Deep Purple, Pink Floyd, Queen, Nirvana” John annuisce “ma anche gruppi meno conosciuti: Jethro Tull, Emerson Lake and Palmer, Genesis..”.
“Wow” esclama lui, colpito “sei davvero istruita sull’argomento!”
Elettra si stringe nelle spalle, imbarazzata. È finalmente riuscita a parlare con il padre di Edward e lui non è stato ostile con lei.
“Io sono cresciuto con la loro musica, sai” le racconta il signor Bates “ricordo che, quando andavo a scuola, con i miei amici ero solito scambiarmi i vinili. Eravamo fissati! Volevamo sentire più musica possibile. La nostra generazione non aveva tutti i mezzi che avete voi. Non potevamo andare comodamente su internet e sentire qualsiasi cosa ci passasse per la testa. Per questo la scelta del vinile era così importante. Costavano tanto, non potevamo comprarne chissà quanti” Elettra pende dalle sue labbra, incredibilmente interessata “inizialmente, si compravano senza poterli sentire. Quindi dovevi scegliere a seconda della copertina, che tra parentesi era molto più bella e curata di quelle dei cd che ci sono oggi. Comunque, dovevi riuscire ad intuire quale poteva essere l’album che valeva la pena comprare. A volte eri fortunato, altre compravi una schifezza e ti odiavi per il tuo intuito scadente” la ragazza ridacchia, lui le sorride “quando eri fortunato e trovavi un disco veramente bello, lo sentivi e risentivi milioni di volte, fino a farti sanguinare le orecchie.
Ricordo quando con i miei amici sono entrato per la prima volta in un negozio di dischi che dava la possibilità di ascoltare i vinili prima di acquistarli. Era la cosa migliore che potesse capitarci! Passavamo ore ed ore a sentire ogni disco possibile. Le scelte dei dischi da comprare divennero terribilmente accurate. Finché sceglievi senza sapere cosa ti aspettasse eri giustificato se poi rimanevi deluso dal tuo acquisto, ma una volta avuta la possibilità di valutare davvero le nostre scelte.. dovevamo essere sicuri di aver fatto la scelta migliore i assoluto!”.
“Sembra davvero fico” ammette Elettra.
“Lo era” sospira John “gli anni migliori della mia vita”.
Nel frattempo, la macchina si è fermata davanti ad un edificio grigio, molto grande.
“Siamo arrivati?” domanda Elettra.
“Siamo arrivati” conferma John.
Entrambi scendono e la ragazza segue l’uomo all’interno della costruzione.
L’interno del palazzo è caotico. Tutti corrono da una parte all’altra, senza neanche guardarsi intorno, e il rumore di tastiere arriva da ogni parte.
John si dirige verso un ascensore e, dopo essere sceso al terzo piano, a sinistra verso una porta chiusa.
“Questo è il mio ufficio” dice, spalancandola ed entrando. Elettra lo imita, guardandosi intorno interessata.
Una finestra enorme occupa due pareti, affacciando sul paesaggio urbano sottostante. Di fronte ad essa, una grande scrivania con due computer e pile immense di documenti. Una sola poltrona girevole, nera ed imbottita, si trova quasi al centro della stanza. Accanto alla scrivania, un piccolo scaffale pieno di cassetti è addossato alla parete.
“La stanza è solo per te?” domanda Elettra, notando l’unica sedia. John annuisce.
“E’ molto grande” commenta lei.
“Mhmh” John si ferma a ragionare “ora prendo una sedia anche per te. Puoi rimanere qui, se vuoi, altrimenti puoi girare e prendere appunti su ciò che vuoi. Ti prendo anche il badge per gli ospiti, così nessuno ti infastidirà”.
“Grazie” dice Elettra “se non le dispiace vorrei fare entrambe le cose. Potrei stare un po’ qui e poi girare per gli uffici quando avrò bisogno di informazioni extra”.
“Come vuoi tu” risponde John, stringendosi nelle spalle.
 
 
 
Dopo essere stata con il signor Bates per un po’, Elettra comincia a credere di sapere qualcosa di più sulla finanza di quanto non ne sapesse prima di quella mattina, ma non si sente ancora molto confidente sull’argomento.
Mentre John discute al telefono su qualche società a lei sconosciuta, un uomo bussa rapidamente alla porta per poi affacciare la testa all’interno dell’ufficio.
Senza riuscire a scorgere altro che il suo volto, Elettra intuisce che è molto alto e le sembra abbastanza magro per la sua età.
È un uomo sulla cinquantina, con piccole rughe sulle guance e gli occhi stanchi.
Nonostante il suo sguardo spento, la ragazza ritiene che potrebbe essere stato molto attraente anni prima e che lo sarebbe anche ora, se non fosse per la sua espressione.
L’uomo, che affacciandosi aveva subito diretto lo sguardo verso John, lo volge ora verso Elettra, interrogativo.
La ragazza lo guarda a sua volta, indecisa se parlare o no, temendo di disturbare il signor Bates.
Fortunatamente quest’ultimo, accortosi della sua presenza, solleva l’indice per dire all’uomo di aspettare, continuando a parlare al telefono.
La ragazza segue quindi le sue istruzioni, rimanendo in silenzio e aspettando ulteriori direttive.
Il signor Bates termina velocemente la sua conversazione telefonica ed attacca, rivolgendosi finalmente all’uomo fermo vicino all’uscio.
“Buongiorno Matthew” lo saluta, accennando un sorriso.
“Ciao John” Matthew ricambia il saluto, evidentemente impaziente di terminare i convenevoli e scoprire chi sia la ragazza seduta vicino alla scrivania dell’ufficio del suo amico.
Elettra, intraprendente, non aspetta che sia John a presentarla e si alza per stringere la mano a Matthew.
“Piacere, sono Elettra” si presenta “sono la ragazza di Edward, il figlio del signor Bates” precisa, non sapendo quanto quei due si conoscano “sono qui perché devo scrivere un articolo sulla finanza per il giornale della mia scuola ed il signor Bates è stato così gentile da permettermi di prendere gli spunti per il mio articolo in questa azienda”.
“Piacere” risponde Matthew, impressionato dalla sua parlantina. Si rivolge poi a John.
 “E’ mezzogiorno e mezza, andiamo?” gli chiede.
“Ok, sono pronto” conferma John, per poi interrompersi e guardare Elettra.
“Noi abbiamo la pausa pranzo ora” le spiega “non ti ho chiesto quanto avevi intenzione di rimanere. Se vuoi andare ora per me va bene”.
Elettra si morde il labbro, valutando cosa fare.
“Non puoi andartene ora!” Matthew interrompe i suoi pensieri “gli altri vorranno sicuramente conoscere la fidanzata di Eddie. Mi ucciderebbero se fossi l’unico ad averti vista. E poi, se vuoi informarti sul mondo della finanza devi partecipare ad ogni aspetto di questo lavoro”.
“Beh..” la ragazza ci pensa su “non vedo perché no” decide infine “sempre che a lei vada bene, signor Bates”.
“A lui va benissimo” la interrompe Matthew “non preoccuparti”.
 
 
 
Mentre John e Matthew parlano, Elettra si mantiene un passo dietro di loro, ascoltandoli solo in parte ed osservando il resto dell’edificio.
Sono tutti in giacca e cravatta e le donne hanno dei vestiti scuri e costosi.
La ragazza osserva affascinata quell’ambiente così serio, tentando di carpirne l’essenza.
Il signor Bates parla con il suo collega di quanto sia insopportabile una loro superiore ed Elettra rimane sconcertata nel sentire alcune parole uscire dalla bocca di Matthew al riguardo.
Le riesce difficile credere che tra colleghi ci sia una considerazione del genere l’uno dell’altro. Nella sua scuola ci sono persone davvero cattive e tutti si parlano puntualmente alle spalle, ma ha sempre pensato che una volta nel mondo del lavoro la situazione sarebbe stata diversa. a quanto pare, invece, si cresceva ma non si cambiava. Aveva scoperto qualcosa di importante per il suo bagaglio personale, ma non riguardava la finanza..
Escono nel frattempo dal palazzo, ritrovandosi in una piccola piazza con più diramazioni.
“Qui ci sono alcune altre società”le spiega Matthew, indicando dei grandi palazzi grigi “mentre dalla parte opposta c’è l’area ristorazione, con bar e ristoranti dove gli impiegati fanno la loro pausa pranzo”.
Elettra annuisce, immagazzinando informazioni.
“E qui” termina lui, accennando ad un piccolo ristorante arancione “è dove pranziamo noi”.
Elettra comincia ad essere sempre più curiosa di scoprire chi e quanti siano questi ‘noi’. I loro amici? I loro colleghi? Sono giovani o anziani? Maschi o femmine?
Mentre si pone questi interrogativi, segue i due uomini all’interno del ristorante, che scopre essere una mensa a buffet.
Un ragazzo muscoloso e dalla mascella squadrata gli fa un cenno con la mano e loro si dirigono verso il suo tavolo, a cui sono sedute altre due persone.
Uno di questi è biondo e con gli occhi verdi. Avrà sui trentacinque anni ed un sorriso furbo gli solca quasi perennemente il viso.
L’altro, pensa Elettra, potrebbe avere più o meno la stessa età o qualche anno in più, ma la sua espressione è totalmente diversa. Ha gli occhi scuri e dolci ed il suo volto è rilassato e cordiale. Dà l’impressione di un tipo affabile, a cui si può chiedere una mano quando si è in difficoltà.
Gli uomini si salutano tra loro, mentre tutti guardano incuriositi Elettra.
La ragazza si stupisce del fatto che il giorno prima John non gli abbia detto niente sul fatto che sarebbe venuta la ragazza di suo figlio, visto quanto sembrano intimi tra loro. Ma poi pensa che potrebbe aver avuto molto lavoro da fare e poco tempo per parlarci.
“Lei è Elettra” Matthew fa le presentazioni “la ragazza di Eddie”.
Tutti sgranano gli occhi.
“Piacere, Phil” si presenta l’uomo che le ha dato l’impressione di essere molto
amichevole.
“Io sono Bruce” dice invece il più giovane. Lei sorride ad entrambi.
L’ultimo dei tre, quello con il ghigno furbo, si alza dalla sua sedia e le stringe la mano fissandola intensamente negli occhi.
“Sono Steven” annuncia senza distogliere lo sguardo.
Elettra fa un sorriso imbarazzato, sperando che guardi presto altrove.
I tre arrivati si siedono con gli altri, e la ragazza si ritrova tra Steven e Phil.
“Allora, come mai sei qui Elettra?” domanda Bruce.
“Devo scrivere un articolo sulla finanza” spiega lei.
“Lavori per un giornale?” si interessa il ragazzo.
“Sì” conferma Elettra “scrivo per il giornale della mia scuola”.
“Wow” esclama Bruce “davvero interessante. Quindi sei una scrittrice emergente”.
Elettra si stringe nelle spalle, arrossendo.
“Beh, ti hanno dato proprio un bel argomento” commenta Matthew, sarcastico.
“Due ore nel nostro ufficio e ti ritrovi appoggiata al muro a schiacciare un pisolino” conferma Phil.
“Non è stato poi così male” Elettra li contraddice “per ora sono stata solo nell’ufficio del signor Bates, ma è stato interessante scoprire come funziona il vostro lavoro”.
Il gruppo di amici ride e la ragazza capisce che devono essere davvero esausti di lavorare.
“E così sei la ragazza di Edward” esclama improvvisamente Steven. Elettra annuisce. “Ha davvero gusto quel ragazzo” commenta rivolgendosi sia a John che alla ragazza stessa.
Quest’ultima guarda in basso, sentendosi di nuovo in imbarazzo.
“Non devi vergognarti” le dice Steven “non è da tutti possedere fattezze così perfette”.
“Scusalo” lo interrompe Bruce, ridendo “ci prova con tutte. Nessuna esclusa”.
“Ciò non toglie che tu sia una delle ragazze più belle che io abbia mai visto” riprende Steven.
“Smettila” esclama Phil “la stai mettendo in imbarazzo”.
Steve si scusa, mantenendo però il suo sorriso sornione.
“Comunque ha ragione” si intromette Matthew “Eddie ha scelto una ragazza niente male. Una scrittrice addirittura!”.
John annuisce, ridendo.
“Non sono poi così brava” sminuisce Elettra “scrivo solo da un paio di anni e quasi sempre sono piccoli articoletti su pagine secondarie. Mi piace scrivere, sì, ma non sono sicura di avere i requisiti giusti per diventare una scrittrice vera”.
“Andiamo, non sminuirti” le dice Bruce “siamo sicuri che tu sia bravissima. E poi, vogliamo assolutamente leggere il tuo articolo sulla finanza quando lo scriverai!”.
Tutti annuiscono, entusiasti.
Il telefono di Elettra comincia a squillare, e lei legge il nome di sua madre sullo schermo.
“E’ veramente tardi” annuncia guardando l’orologio “devo tornare a casa. A mia madre avevo detto che sarei tornata 10 minuti fa”.
“Sai tornare con i mezzi da qui?” le domanda John. Lei conferma.
Saluta tutti quanti, felice di aver conosciuto gli amici del padre di Edward.
“Wow” commenta Steve, dopo che Elettra se ne è andata. Phil alza gli occhi al cielo.
“Sono davvero contento per Eddie” conferma Matthew “un bravo ragazzo come lui merita una ragazza brillante come lei”.
“E’ davvero carina” Bruce annuisce “simpatica e carina”.
“E sembra anche molto intelligente” ammette Phil, voltandosi verso John che la conosce meglio di loro.
“Lo è” dice John “credo sia davvero sveglia per la sua età”.
“E non solo..” aggiunge Steven.
“Smettila Steve!” esclama John “è una ragazzina! E per di più minorenne!”.
Steve ride.
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: artemisia reight