Capitolo 2
«Benvenuta
allo Shameless Cow!»
Esclamò Caroline, imboccando il vialetto che portava ad una
grande fattoria
simile a quella di Scott, ma a differenza di quella del rosso questa
era tenuta
alla perfezione; i campi erano rigogliosi e ben curati, la casa
principale, il
fienile e le stalle erano tutte come nuove ed anch'esse rosse. Sembrava
un
quadro, tutti quei colori erano meravigliosi e nemmeno il pungente
odore di
animali che iniziava a sentire poteva rovinare l'atmosfera.
Il nome della fattoria era un po' strano, ma proprio nello stile di
Caroline.
Si voltò a fissare la donna in silenzio e lesse nella sua
aura tutto il dolore
che aveva patito a causa dei figli e dei nipoti, un dolore che quella
donna dal
cuore così grande non meritava. La conosceva da meno di
dieci minuti eppure le
sembrava di conoscerla da sempre, anche se sbraitava e all'apparenza
sembrava
insensibile, Dawn sapeva che era il suo modo per mettere a proprio agio
le
persone. Anche se poteva essere frainteso ed aveva l'effetto opposto.
«È
meravigliosa!» Esclamò sorridendo alla donna,
che si limitò a ricambiarla con una smorfia che la fece
ridacchiare piano.
Caroline parcheggiò di fronte alla casa, scese dall'auto e
fece segno a Dawn di
seguirla, la ragazza si affrettò a raggiungerla e la
seguì dentro casa. Un
delizioso odore di biscotti al burro le invase le narici, ed il suo
stomaco
brontolò rumorosamente, facendola arrossire.
Caroline
ghignò al suono di protesta emesso dallo
stomaco della ragazza, quel piccolo scricciolo la incuriosiva e la
inteneriva.
Aveva saputo da Anderson, uno dei suoi più fedeli
dipendenti, che una nuova
ragazza era arrivata in paese e che lui l'aveva accompagnata
personalmente alla
fattoria dei Douglas. In un primo momento, aveva risposto all'uomo che
le
conoscenze di quei due squinternati non le interessavano, poi Andy
l'aveva
corretta dicendole che non era un'amica di Ashley e Vincent, ma di
Scott e lei
aveva subito capito che qualcosa di strano stava per accadere.
Caroline adorava Scott, quando era piccolo passava tutti i giorni nei
campi con
lei, raccoglieva margherite e gliele infilava nei capelli una volta
dello
stesso colore del tramonto che si poteva ammirare dal lago.
“Così
sei ancora più bella, zia Carol”, le diceva,
con quel suo sorriso stupendo in grado di far sciogliere il
più gelido dei
cuori e quelle fossette sulle guance che urlavano di tempestarle di
baci.
Ogni giorno il suo sorriso, i suoi gesti affettuosi ed i suoi abbracci,
colmavano il vuoto che avevano lasciato i suoi figli ed i suoi nipoti,
che non
venivano mai a trovarla.
E poi, pian piano, come in un incubo lento e logorante, il sorriso di
Scott era
diventato sempre più raro fino a scomparire e non le aveva
più fatto visita. Il
dolore per quella perdita era stata tremenda, ma non ce l'aveva con lui
perché
sapeva che i colpevoli erano Ashley e Vincent, i suoi genitori. Quei
due non
avevano mai meritato un angelo come Scott ed alla fine lo avevano
distrutto,
strappandogli le ali per impedirgli di volare.
Ricacciò indietro le lacrime ed ordinò alla
ragazza di sedersi a tavola, prese
un piatto di biscotti al burro che aveva sfornato quella stessa mattina
e si
accomodò accanto alla bionda, piazzandoglielo sotto il naso
con poca grazia.
«Allora,
non ti chiederò il motivo della tua
visita ai Douglas perché non mi interessa, ma prima che tu
inizi a lavorare qui
credo di dover conoscere almeno il tuo nome e per quanto tempo pensi di
fermarti in questo posto.» La ragazza annuì,
prendendo un biscotto e
mangiucchiandolo piano.
«Io
sono Dawn e credo di dover rimanere qui per un
bel po'.» Rispose calma la bionda, dopo aver finito il
biscotto.
Le
aveva detto che non avrebbe fatto domande sulla
sua visita a Yellowknife, ma in realtà moriva dalla
curiosità di sapere cosa ci
fosse tra lei e Scott e quella risposta non aveva fatto altro che
renderla più
curiosa. Quella ragazza sembrava dolce e gentile, ma anche sicura di
sé, un
tipo che sicuramente non si faceva mettere i piedi in testa dal rosso o
da
chiunque altro.
«Bene,
Dawn!» Esclamò dopo un minuto di silenzio.
«Credo che, da buona padrona di casa, dovrei subito mostrarti
la camera in cui
alloggerai per il momento, dopo ti mostrerò la fattoria e i
dipendenti.» Si
alzò con fatica dalla sedia massaggiandosi le gambe
doloranti, ormai gli anni
si facevano sentire. Da una parte sapeva che il suo tempo su quella
terra stava
per terminare e lo accettava, ma dall'altra non riusciva a dire addio
alla sua
fattoria, soprattutto perché non aveva nessuno a cui
lasciarla. I suoi figli
l'avrebbero sicuramente venduta e tutto ciò che si era
guadagnata con così
tanta fatica e sudore sarebbe andato distrutto, quello era l'unico peso
sul
cuore che la inchiodava ancora a quel mondo.
«Caroline,
si sente bene?» Dawn era preoccupata
per quella donna, sul suo volto era impresso un dolore straziante e per
un
secondo temette che stesse per sentirsi male. Evitò di
leggerle di nuovo l'aura
perché non voleva invadere la sua privacy, ma sapeva
benissimo che tutto quel
dolore non poteva essere fisico. Non tutto almeno.
La
donna riprese il controllo di sé e borbottò, in
malo modo, che stava bene e di non preoccuparsi. Le mostrò
la stanza in cui
avrebbe alloggiato e lei scoprì con piacere che la camera
dava sul lago.
Lasciò lo zaino sul letto e si precipitò alla
finestra, ammirando la bellezza
dei raggi solari sulla superficie cristallina dell'acqua. Sembrava che
il lago
fosse cosparso di diamanti o brillantini, quella vista avrebbe di certo
migliorato le sue giornate ed ogni mattina che avrebbe trascorso
lì.
«È
bellissimo, vero?» Le chiese Caroline, rimasta
a fissare la ragazza dalla soglia.
Dawn
si voltò senza allontanarsi dalla finestra.
«Sì, è stupendo.»
Chissà
se dalla fattoria di Scott si poteva
ammirare lo stesso meraviglioso spettacolo della natura,
pensò la bionda,
rabbuiandosi subito dopo. Come la stupida, aveva promesso al ragazzo
che
sarebbe rimasta lì fino a quando lui non avesse accettato
lei ed il bambino, ma
ci sarebbe riuscita? Scott era ormai completamente corrotto o c'erano
ancora
possibilità di salvezza? Nel profondo di se stessa credeva
di sì, non riusciva
ancora a dimenticare la dolcezza del suo tocco, dei suoi baci e di
quello
sguardo... l'unico sguardo sincero e limpido che le aveva riservato,
sporcato
solo dalla tenerezza. Lei lo amava così tanto da crederlo
quasi impossibile,
come poteva amare qualcuno che non conosceva bene? Qualcuno che l'aveva
cacciata nonostante sapesse del bambino in arrivo? Dawn non lo sapeva,
per lei
quei sentimenti e quelle sensazioni erano del tutto nuove e non
riusciva ancora
a comprendere come l'amore potesse far fare gesti insoliti e
completamente
folli. Come quello di lasciare tutto per inseguire qualcuno che non
vuol essere
inseguito, arrivare nella sua cittadina e stanziarsi lì per
un tempo
indeterminato.
«Scricciolo,
se vuoi ti faccio fare ora il giro
della fattoria, dopo non avrò tempo.»
Borbottò apparentemente scocciata
Caroline, dietro di lei.
La
bionda si allontanò dalla finestra ad annuì,
incapace di aprir bocca a causa dei troppi pensieri e delle emozioni
contrastanti che stavano lottando dentro di lei. Una parte recondita
del suo
cervello le gridava di tornare a Toronto, che poteva benissimo
prendersi cura
del bambino senza di Scott; anzi, suo figlio sarebbe stato meglio anche
senza
di lui. Ma lei sapeva che non era così, nessun bambino sta
veramente meglio
senza una delle due figure genitoriali.
Seguì la donna al piano inferiore e poi fuori, i raggi del
sole la colpirono in
pieno viso e si stupì di quel clima primaverile nonostante
fosse ormai ottobre.
«Questi,»
iniziò Caroline, puntando con una mano
il vasto campo coltivato alla loro destra. «È uno
dei nostri campi di pomodori,
abbiamo serre riscaldate per l'inverno, ed è anche grazie a
questo che riesco
ancora a pagare le tasse, anche se ogni anno sono sempre più
care.» Commentò
con amara ironia la donna, camminando spedita dinanzi a lei. Dawn non
poté fare
a meno di perdersi nella vegetazione che regnava sovrana tutt'intorno e
per
un'ambientalista come lei quello era il paradiso in terra. L'aria era
pura e
fresca e solo l'odore pungente degli escrementi animali spezzava quel
quadretto
incantato, ma nello stesso momento gli dava quella
autenticità che solo in una fattoria
si può trovare. O quasi in tutte.
Superarono il campo di pomodori e si ritrovarono vicino alla stalla ed
ai
recinti dove le mucche, e poco più lontano le pecore,
stavano pascolando
tranquille. Lì quell'odore era davvero forte e dovette
reprimere con tutta se
stessa un conato di vomito, a causa della gravidanza ogni odore era
amplificato
per lei e quella situazione non era di certo facile per il suo povero
stomaco.
Chiuse
gli occhi e prese un bel respiro, ma nessun
errore fu più terribile di quello. Come una stupida, aveva
dimenticato di
trovarsi proprio accanto alla fonte del suo malessere ed aveva appena
aspirato
a pieni polmoni quell'odore nauseante. Si portò una mano
alle labbra e cercò
sostegno sulla parete esterna della stalla. La testa le girava senza
sosta,
come la priva volta su un carosello, ed il malessere sembrava non
passare.
«Scricciolo,
tutto bene?» Caroline le si avvicinò
preoccupata, anche se faceva di tutto per non darlo a vedere.
Dawn
cercò di annuire, ma sentiva la testa troppo
pesante e non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti. Poi, dopo un
tempo
che le parve infinito, la nausea sparì e la testa smise di
girare. Sospirò di
sollievo e si allontanò lentamente dal suo appoggio
improvvisato.
«Sì,
sto bene, mi scusi.» Deglutì ancora
leggermente provata. «Ho solo avuto un capogiro. Ora mi sento
meglio.» Sorrise
alla donna e la superò lentamente per continuare il giro
turistico.
Caroline
la raggiunse dopo un po', per nulla
convinta che ciò che l'avesse colpita fosse solo un semplice
capogiro. C'era
qualcosa di sempre più sospetto in quella ragazza.
«Ehi,
vecchiaccia!» Anderson, l'uomo che Dawn
riconobbe subito come il signore gentile che le aveva dato un passaggio
quella
mattina, si avvicinò a loro.
«Ci sono le balle di fieno da scaricare ed io sono troppo
vecchio e malandato
per salire e scendere dal furgone. C'è qualcuno dei ragazzi
libero che può
darmi una mano?» Chiese a Caroline, senza accorgersi della
sua presenza accanto
alla donna.
«Vecchiaccia
sarà tua sorella!» Sbottò
indispettita la padrona di casa. «E comunque no, nessuno dei
ragazzi è libero,
ma per tua fortuna oggi ho assunto una nuova ragazza.»
Caroline la puntò con un
cenno del capo e solo allora Anderson spostò lo sguardo su
di lei. La fissò per
qualche secondo, prima di sgranare gli occhi sorpreso.
«Ma
tu non sei la ragazzina che ho accompagnato
stamattina dai Douglas?»
«Sì,
sono proprio io. È un piacere per me
rivederla, signor Anderson.» L'espressione dell'uomo era
talmente buffa che
Dawn trattenne con fatica una risatina. Sicuramente non si sarebbe mai
aspettato di rivederla o di rivederla sana e salva.
«Come
mai è qui? Scott ti ha fatto qualcosa di
male?» Domandò, passando in fretta dal
“voi” al “tu” ed iniziando a
stringere i
denti per la rabbia.
«No!
Scott non mi ha fatto nulla di male!» Si
affrettò a dire. «Io... dovevo solo dirgli una
cosa, poi ho deciso di rimanere
e Caroline mi ha offerto di lavorare per lei in cambio di vitto e
alloggio.»
Spiegò, distorcendo un po' la realtà. Per
fortuna, la donna accanto a lei
rimase in silenzio senza rivelare di averla trovata seduta per strada
mezza
disperata.
Anderson
alzò un sopracciglio dubbioso, ovviamente
non si era bevuto la sua storia.
«Fammi capire, angelo, tu sei venuta in questo posto desolato
solo per fare due
chiacchiere con quel ragazzo e poi andartene?» La voce
dell'uomo era carica di
ironia e Dawn sentì un pizzico di rabbia montare
dentro.
Cosa c'era di strano nell'andare a visitare qualcuno? Nulla,
ovviamente, ma visto
che si trattava di Scott tutti erano pronti a sputare sentenze velenose
che
prevedevano la pena di morte per il rosso, senza possibilità
del ragionevole
dubbio.
«Andy,
fatti gli affaracci tuoi.» Lo rimproverò
Caroline. «Scott non è cattivo e comunque ora hai
del lavoro da fare, mostra a
Dawn dove deve portare le balle di fieno. Io vado a controllare il
gregge.» La
donna gli lanciò un ultimo sguardo ammonitore prima di
allontanarsi.
«Bene.
Allora piccolo angelo, seguimi.» Anderson
le fece un leggero cenno col capo prima di avviarsi verso il suo
vecchio
furgone blu. Il retro del veicolo era pieno di balle di fieno e la
bionda capì
che per l'uomo sarebbe stato davvero difficile salire sull'abitacolo
per
prenderle e poi scendere subito dopo per riporle nel fienile. Ed
avrebbe dovuto
fare quel via vai molte volte.
«Tu
sali e mi passi le balle, okay? Io poi le
porto in fienile.» L'uomo l'aiutò a salire nel
cassone e Dawn gli passò subito
il fieno che venne poi trasportato nell'edificio rosso da Anderson.
Andarono
avanti così per un po'; lei gli passava le balle e lui le
sistemava
accuratamente nelle stalle, ma dopo diverse ore di lavoro la fatica
iniziava a
farsi sentire. La testa le faceva male a causa del sole, nonostante la
brezza
fresca, mentre l'anziano uomo iniziava a zoppicare sempre
più vistosamente e a
trattenere gemiti di dolore.
Cercò di resistere il più che poté, ma
all'improvviso la vista le si appannò e
fu costretta a sedersi nel cassone per non crollare sulle balle di
fieno
rimanenti.
«Dawn,
tutto bene?» Chiese preoccupando Anderson,
avvicinandosi velocemente al furgone.
La
ragazza tentò di rispondergli, ma dalla bocca
non uscì nessun suono, si sentiva troppo stordita e
spossata. Quella era già la
seconda volta in un giorno e non andava per niente bene, doveva
preoccuparsi
del suo bambino invece si stava sforzando troppo.
«Andy,
che succede?» Notando che il lavoro si era
fermato, Caroline si avvicinò ai due per scoprirne il motivo.
«La
piccola si sente male.» Spiegò lui.
La
donna lanciò uno sguardo alla bionda, che se ne
stava ancora con gli occhi chiusi e tentava di riprendersi con degli
esercizi
di respirazione. In un secondo, il dubbio che quello scricciolo le
avesse
nascosto un'importante problema di salute si presentò
prepotente nella sua testa.
«Scricciolo,
cos'hai?» Chiese ma, com'era successo
all'uomo, non ottenne risposta e questo la fece preoccupare di
più. «Andy,
entra in casa e portami subito un po' della cioccolata che tengo
nascosta nella
credenza.» Ordinò tentando di nascondere
l'agitazione. Anderson annuì
apprensivo e corse subito dentro casa.
Caroline
si avvicinò a Dawn e le mise una mano sul
capo, trovandolo molto caldo. Si maledì per non averle dato
un cappello con cui
proteggersi dai raggi solari che, anche se non forti come in estate,
causavano
comunque un senso di spossatezza e giramenti di testa. Forse era per
quello che
la ragazza si sentiva male, eppure sentiva che c'era dell'altro
perché quella
scena le era tremendamente familiare.
«Scricciolo,
c'è qualcosa che non mi hai detto?»
Non si aspettò una risposta, ma la bionda annuì
leggermente col capo.
«Ecco
la cioccolata!» Esclamò Andy, avanzando di
corsa verso di loro. Le porse il dolciume e la donna lo
piazzò in fretta vicino
alle labbra di Dawn.
«Forza,
mangia questo.»
Riluttante,
la ragazza aprì la bocca e lasciò che
la cioccolata le si sciogliesse sulla lingua, ritrovando effettivamente
un po'
di sollievo. Riuscì finalmente ad aprire gli occhi,
scontrandosi con lo sguardo
penetrante di Caroline.
«Allora?
Cosa non mi hai detto?» Continuò la
donna, che non aveva dimenticato la sua ammissione di poco prima.
«Io...»
Iniziò, tentando di trovare le parole
adatte e pregando che Caroline non la cacciasse appena avesse saputo la
verità.
«Sono incinta.» Rivelò infine, vedendo
sia la donna che l'uomo sgranare gli
occhi sorpresi.
«Incinta?»
Ripeté perplessa Caroline. «E cosa
aspettavi a dirmelo? Non ti avrei chiesto di lavorare, stupida
incosciente!» La
riprese lei e Dawn poté leggere un misto di preoccupazione e
rimorso nella sua
aura. «Il padre è Scott? È per questo
che sei qui?» Continuò a chiedere.
La
bionda annuì mestamente senza saper cosa dire.
«Ehm...
Caroline, disturbo?» I tre vennero
interrotti da Steve, l'allevatore di pecore che abitava proprio accanto
allo
Shameless Cow.
«No
Steve, non disturbi.» Lo rassicurò la padrona
di casa. «Come mai sei qui?»
«Ma
come, non ricordi? Sono qui per
quell'agnellino che mi avevi promesso.» Le ricordò
lui, leggermente intimorito.
«Ah,
sì! Scusami Steve, sono stata distratta da
altre cose...» Lanciò un'occhiata severa a Dawn,
che abbassò lo sguardo
sentendosi in colpa. «Su, vieni con me che ti do
quest'agnellino.» La donna si
allontanò verso i recinti seguita da Steve.
***
Per
Jamie Lynn, ogni giornata era noiosamente
uguale da ben quarant'anni; aveva visto svolgersi molte cose nella sua
piccola
drogheria ma nessuna di rilevante importanza. Fino a quel giorno almeno.
Steve
Marshall, uno degli allevatori del paese,
entrò di corsa nel negozio dove tutte le donne del paese si
trovavano a
quell'ora per fare compere. «Signore! Ho un'importante
notizia da darvi!»
Ansimò l'uomo, tentando di riprendere fiato.
«Steve,
buon Dio, cerca di respirare e non
azzardarti a morire nel mio negozio.» Lo mise in guardia lei,
serissima,
causando le risate di alcune clienti.
«Cos'avrai
mai di così importante da dirci?»
Chiese Theresa, una delle prime pettegoli del paese e proprietaria
dell'unica
lavanderia presente in quel luogo quasi desolato.
«Avete
saputo della nuova ragazza arrivata in
paese?» Domandò enigmatico Steve.
«Chi?
La sventurata andata a far visita ai
Douglas?» Questa volta fu Patty, sua sorella, a formulare la
domanda mentre le
donne si zittivano e fissavano ormai l'uomo con evidente interesse. In
quel
paesino non succedeva mai nulla di entusiasmante e tutti ficcavano il
naso
negli affari degli altri per passare il tempo, se poi quegli "affari"
riguardavano quei poco di buono di Ashley e Vincent... be', allora
tutti
avevano le orecchie aperte.
«Sì,
proprio lei.» Confermò l'allevatore.
«È
ospite a casa della vecchia Caroline e non indovinerete mai cos'ho
scoperto.»
Rivelò lui, ghignando soddisfatto ai mormorii sorpresi e
curiosi che si
levarono nel piccolo negozio.
«È
ospite da quell'arpia di Caroline?!» Esclamò
qualcuna sorpresa.
«Cos'hai
scoperto, sputa fuori quel rospo forza,
così te ne andrai finalmente da qui!»
Sbottò lei, già stanca di tutta quella
suspense non gradita.
«È
andata a far visita a Scott e non ai suoi
genitori. E sapete il perché? Perché aspetta un
figlio da lui.» Si decise a
rivelare infine Steve, causando nella sua piccola drogheria uno
scompiglio di
dimensioni epiche.
«È
incinta di quel poco di buono? E come mai è da
Caroline allora?» Chiese nuovamente Patty, la più
pettegola e curiosa tra le
due.
«Io
ho sentito dire che è stata cacciata in malo
modo da quella fatiscente fattoria.» Bisbigliò con
evidente disprezzo Theresa.
«Povera
ragazza, io l'ho vista e sembra un
angioletto, sono sicura che Scott l'abbia solo usata ed ora se ne lava
le
mani.» Commentò con pena la figlia dell'idraulico.
«Be'
signore, ciò che accade alle amicizie di quel
ragazzo non sono affari nostri ed ora tornate ai vostri acquisti o
uscite da
questo negozio!» Brontolò severa.
Nei
suoi settant'anni di vita, la vecchia Jamie
Lynn non aveva mai sentito una storia del genere, eppure sapeva che
c'era
dell'altro sotto e lei avrebbe indagato. Anche perché sua
sorella l'avrebbe
comunque costretta, guardava troppi telefilm polizieschi ed ogni
occasione era
buona per improvvisarsi detective. Ma prima doveva parlare alla madre
di Steve,
la donna doveva sapere che il figlio se ne andava in giro raccontando i
fatti
altrui.
***
«Dannazione!»
Imprecò Scott, tentando per
l'ennesima volta di svitare quel maledetto tubo del lavandino. Tubo che
proprio
quel giorno aveva deciso di intasarsi, rendendogli la vita un inferno.
In realtà aveva già chiamato Andrew, l'idraulico,
ma a causa dei troppi
pensieri che gli affollavano la mente, aveva deciso di mettersi al
lavoro per
tenere la testa occupata in altro che non fosse pensare a Dawn. O a suo
figlio.
Deluso
e più arrabbiato di prima, il rosso lanciò
la chiave inglese in un angolo della cucina e si alzò dal
pavimento reprimendo
l'impulso di rompere qualcosa. Lo faceva sempre quando era arrabbiato,
ma in
quel momento non poteva permettersi di rompere proprio nulla.
Era
tutta colpa della bionda, da quando aveva
bussato alla sua porta non riusciva più a togliersela dalla
testa ed i rimorsi
per averla cacciata in quel modo barbaro si facevano ogni secondo
più forti.
Be', ci avrebbe convissuto perché di sicuro la ragazza era
già tornata a casa e
lui non intendeva andare a Toronto, tantomeno accettare di prendersi
cura del
bambino che aspettava. Entrambi sarebbero stati meglio senza di lui,
non era in
grado di amare un altro essere umano non amava nemmeno se stesso
– quindi come
padre aveva già fallito –. Non aveva nemmeno un
bell'esempio di paternità da
cui trarre aiuto, il suo vecchio era sempre stato un uomo dalle labbra
attaccate alla bottiglia di birra e dal pugno facile; molto spesso
scontrato
contro la sua guancia.
Inoltre,
non aveva nulla da offrire, la fattoria
cadeva a pezzi e non aveva un solo spicciolo in tasca. Come avrebbe
potuto
provvedere a loro? In nessun modo nemmeno se avesse voluto, e non
voleva.
Ma perché ci sto pensando? Tanto la svitata se ne
è già andata, si rimproverò,
mettendo a tacere nuovamente la vocina che gli dava dello "stronzo".
Il
campanello suonò, evitando di far proseguire
oltre la sua mente quel giorno troppo iperattiva e... umana. Si
avvicinò a
grandi passi verso la porta, ma una volta dinanzi ad essa si
arrestò
intimorito; e se fosse stata di nuovo lei? Era impossibile, ovviamente,
visto
che se n'era già andata. Giusto?
Disgustato dal suo timore verso una donna esile e innocua,
aprì la porta con un
gesto deciso.
«Salve
Scott, scusa il ritardo.» Lo salutò Andrew,
mostrando un sorriso insicuro.
«Tranquillo.»
Si fece da parte per farlo entrare,
nascondendo il sollievo, e gli mostrò il problema che lui
aveva tentato di
risolvere.
L'uomo si mise subito al lavoro senza parlare e lui di certo non era
dell'umore
per chiacchierare o spettegolare.
Doveva trovare il modo di mettere a tacere la sua coscienza, di
smettere di
pensare a lei o meglio; a loro...
«Ah,
mi sono dimenticato di farti le mie
congratulazioni, Scott.» Disse all'improvviso Andrew, con il
viso ancora
nascosto sotto il lavabo della cucina, mandandolo in confusione.
«Congratulazioni
per cosa?» Chiese leggermente
irritato.
«Be',
per la tua ragazza incinta, no?» Esclamò
l'altro, come se nulla fosse.
«La...
la mia ragazza?» Il rosso strinse i pugni,
provando un improvviso istinto omicida. Dawn era andata in paese
sbandierando
le sue condizioni a tutti? No, era impossibile da una come lei, ma in
fondo
quanto realmente la conosceva? Nemmeno un po'.
«Sì,
tutti in paese parlano di lei, di te, del
bambino e di come tu sia stato stronzo a cacciarli via. Ti stanno
dipingendo
come il peggiore dei mostri, anche peggio dei tuoi genitori.»
Ghignò senza
divertimento l'uomo, spuntando da sotto il lavandino con un'espressione
indecifrabile.
«Cazzo!»
Esclamò, dando un calcio alla cassetta
rossa degli attrezzi di Andrew.
L'uomo
si rimise in piedi e si pulì le mani con
uno strofinaccio. «Lo sai che io non giudico mai prima di
conoscere la vera
storia, Scott, ma se quelle voci sono vere, ti consiglio di metterle a
tacere
facendo la cosa giusta. Lei è ospite da Caroline,
comunque.» Con un cenno del
capo, l'uomo uscì di casa senza nemmeno chiedere di essere
pagato.
Ti
stanno dipingendo come il peggiore
dei mostri, anche peggio dei tuoi genitori..., quelle
parole rimbombarono forti e strazianti nella sua testa. Cosa ne
volevano sapere
loro di com'erano i suoi genitori? Di com'erano realmente. E di com'era
lui, di
ciò che aveva vissuto e ciò che l'aveva ferito,
rendendolo il ragazzo che era
ora? Erano bravi solo a giudicare, un secondo prima sei il buono e la
vittima
mentre quello dopo sei cattivo e carnefice, senza avere nemmeno la
possibilità
di difenderti. Ormai erano anni che ignorava i suoi compaesani, facendo
finta
di non sentire le loro cattiverie e pregiudizi fino a quando non si
erano
esaurite. Ed ora, a causa di Dawn...
Era tutta colpa sua! Non se n'era andata da quel posto anzi, era ospite
da
Caroline e solo Dio sapeva come ciò fosse stato possibile,
conoscendo il
caratteraccio della donna. Doveva cacciare la bionda da quel paese,
aveva già
troppi problemi e non poteva curarsi anche di lei e di quel bambino
che, a
lungo andare, avrebbe finito per odiarlo. Com'era successo a lui con i
suoi.
Uscì
in fretta di casa, senza preoccuparsi di
chiudere la porta a chiave, e salì sul suo sgangherato
pick-up in direzione
dello Shameless Cow. Aveva una bionda da scacciare ed era ora che la
sua
maschera da mostro privo di qualsiasi emozione riprendesse il
sopravvento.
***
«Dawn!
Non ti avevo ordinato di andare sopra a
riposare?» Caroline scosse il capo esasperata. Dopo aver
scoperto le condizioni
delicate dello Scricciolo e sbrigato gli affari con Steve, aveva
mandato la
bionda in casa per riposare ed ora, dopo essere ritornata dal lavoro,
la
trovava a spazzare il pavimento invece di dormire.
«Lo
so, ma non sono riuscita a rimanere stesa
senza far nulla, mi sembrava quasi di approfittare della tua
gentilezza.» Si
scusò la ragazza, mordicchiandosi il labbro inferiore
mortificata.
«Ti
ho offerto io ospitalità quindi non devi
sentirsi un'approfittatrice.» Le tolse la scopa dalle mani e
la rispose
lontano.
«Ma
in cambio io dovrei lavorare! Non starmene su
un letto a dormire.» Insistette la giovane.
Caroline
sbuffò scocciata, in un'altra occasione
avrebbe gradito tutta quella voglia di rendersi utile, ma non nelle
attuali
condizioni della ragazza. «Certo, ma tu aspetti un bambino,
ricordi? E devi
pensare a lui prima di ogni altra cosa, troverò il modo di
rendere utile la tua
presenza qui, credimi.»
Finalmente,
Dawn abbassò il capo non sapendo in
che altro modo obiettare. La donna era più testarda di lei e
non l'avrebbe
spuntata, questo l'aveva capito, quindi non le restava che arrendersi
al volere
della padrona di casa. In fondo aveva ragione, lei aspettava un bambino
e
doveva pensare a lui prima di chiunque.
Però...
cucinare non l'avrebbe stancata di certo e
lei era brava ai fornelli! Stava per partire di nuovo all'attacco,
quando la
voce altisonante di Scott la fece gelare sul posto.
«Dawn,
so che sei lì! Esci fuori!» Gridò il
ragazzo e dal suo tono di voce sembrava anche molto arrabbiato. Cos'era
successo? E come aveva fatto a scoprire dove alloggiava?
«Non ti muovere da qui.» Le intimò
Caroline, prendendo uno dei fucili appesi
all'entrata ed uscendo sul portico con l'arma nascosta dietro la
schiena.
«Cosa
ci fai qui, Scott? Sono anni che non vieni
più a farmi visita.» La donna fissò
attentamente il rosso e dall'espressione
furiosa capì che non era venuto fin lì per
prendersi le sue responsabilità.
«Non
sono venuto qui per parlare con te, Caroline,
voglio vedere Dawn.» Rispose lapidario il ragazzo, ostentando
una faccia tosta
da schiaffi. Schiaffi che lei gli avrebbe dato volentieri.
«Lo
Scricciolo non può ricevere visite in questo
momento, quindi sei pregato di tornare alla tua topaia
fatiscente.» Strinse di
più la presa intorno all'arma, non avrebbe voluto ricorrere
a quel mezzo per
spaventarlo ma a quanto pare si stava rivelando inevitabile.
«Non
mi muoverò da qui fin quando la bionda non
avrà levato le tende da questo posto!»
Gridò furioso e saccente lui, mandando
all'aria l'ultima briciola di pazienza della donna.
Imbracciò
il fucile e lo puntò contro Scott,
notando fiera la paura che gli attraversò le iridi azzurre.
«Conterò fino a tre
giovanotto, e se alla fine della conta tu non sarai su quel maledetto
pick-up
in direzione di casa, seppellirò il tuo cadavere sotto i
cavoli. Almeno
servirai a concimare la terra.» Lo minacciò,
caricando l'arma e posizionando
l'indice sul grilletto.
«Non
farai sul serio, spero! Nemmeno la conosci!»
Esclamò allibito il rosso, senza però muovere un
passo.
«Uno...»
Iniziò a contare Caroline, pregando che
il ragazzo non la costringesse a sprecare colpi a vuoto.
«Due...»
«Va
bene! Me ne vado, per ora, contenta? Tieniti
pure la svitata in casa se tanto ci tieni.» Scott
entrò con poca grazia
nell'abitacolo, chiudendo con forza la portiera.
«Torna
solo quando avrai deciso di prenderti cura
di loro due, o non azzardarti a rimettere piede nella mia
proprietà!» Lo
avvertì mentre guardava con tristezza il vecchio pick-up
nero lasciare la sua
fattoria. Com'era cambiato il suo Scott, non c'era più
quello sguardo dolce nei
suoi occhi ma solo odio e rancore verso il mondo. Strinse di
più il fucile tra
le mani, desiderando colpire quei bastardi dei suoi genitori. Ma non
tutto era
perduto, era convinta che lo Scricciolo avrebbe salvato quel ragazzo
dall'oscurità. Doveva essere così, altrimenti
perché una come lei si sarebbe
avvicinata ad uno come lui se non avesse percepito ancora del buono nel
ragazzo? Sì, tutto si sarebbe sistemato, qualcosa nell'aria
glielo diceva.