Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Xion92    20/01/2017    5 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti quanti, ed eccoci qua col capitolo nuovo! Allora, intanto scusate il ritardo, è passato quasi un mese dall'aggiornamento scorso. E' che tra lavoro, moroso, amici, volontariato, studio di giapponese è stato poco il tempo in cui sono stata libera. Mi metterò subito giù con la prossima cover, tra l'altro me ne mancano "solo" sette. Intanto ecco qua quella scorsa. Consiglio di vedere il link su deviantart che ha la versione corretta.
Premetto una cosa per questo capitolo: spero che la parte in fondo me la accettiate così com'è. Mi dovete scusare, ma io certi argomenti proprio non li riesco a trattare. Spero almeno che qualcosina vi susciti. In ogni caso, se resterete un po' con l'amaro in bocca, vi anticipo che: in "diretta" c'è poco, ma nei capitoli più avanti cercherò di aggiungere quello che qui manca.

Capitolo 71 – Il terzo potenziamento

 

Angel era rimasta inchiodata al suo posto, coi nervi a fior di pelle e le labbra tirate in un ringhio. Su quel lago le onde parevano quasi impercettibili, ma non era comunque normale: non era possibile che ci fossero onde, senza vento. Doveva avvisare la sua compagna, ma temeva di farsi notare da qualche alieno nelle vicinanze, se ce n’erano. Meglio non attirare troppo l’attenzione. Perciò si girò verso il punto dove si trovava Retasu, a qualche centinaio di metri di distanza da lei, e cercò invano di chiamarla sottovoce.
“Ehi… ehi! Ehi, Retasu… c’è qualcosa che non va… vieni qua…”
Ma perché, perché non aveva quel maledetto ciondolo? Quanti problemi avrebbe potuto aggirare, se ne avesse posseduto uno! Avrebbe potuto avvisare i suoi compagni in un battibaleno. Invece Retasu, da lontano, sembrava anche lei attenta e vigile, come se avesse avvertito qualcosa, ma essendo lontana dall’acqua non poteva aver visto quelle onde strane, ed Angel non poteva comunicarle nulla. Basta, l’unica cosa da fare era sfidare la sorte e andare da lei a dirglielo direttamente. Ma fece appena in tempo a muovere un passo che le acque del lago presero a scuotersi in modo violento, come se ci fosse qualcosa che stava risalendo in superficie. A quel fenomeno terrificante, tutte le persone che stavano nelle vicinanze iniziarono a scappare dal parco in preda al panico, meno Retasu, che corse verso Angel affiancandosi a lei.
“Angel-san, sta succedendo qualcosa di grave, è da prima che sentivo che c’era qualcosa che non andava.”
“Io non avevo sentito niente, ma ho visto il lago agitarsi in modo strano. Pensi che ci sia un chimero?” le chiese Angel.
“Assolutamente”, annuì Retasu.

Dopo essersi trasformate, Mew Angel le disse:
“chiama aiuto, presto! Io vado a cercare Masaya. Dovrebbe aver già visto tutto, ma non si sa mai.”
“Non ce n’è bisogno”, rispose Mew Lettuce, accennando al Cavaliere Blu che piombò dopo un attimo fra loro. Allora, utilizzando il suo ciondolo, lanciò il segnale di pericolo alle loro compagne.
Nel frattempo, dalle acque agitate del lago stava emergendo una creatura gigantesca, alta una decina buona di metri. Fece uscire in modo impacciato dallo stagno una zampa squamosa e marrone, poi la testa da rettile col lungo collo, trascinandosi quindi dietro un enorme e pesante guscio bombato e verde.
“Una… tartaruga?” fece incredula Mew Angel. “Sembra molto lenta e goffa, non ha un aspetto pericoloso. Però non è detto.”
“Giusto, Mew Angel. Hai imparato bene. Mai giudicare il nemico la prima volta che lo vedi”, annuì il Cavaliere Blu.
Il gigantesco mostro, quando vide quelle persone, spalancò la bocca e lanciò un potente ruggito e, tirando le zampe fuori dall’acqua, le appoggiò con forza sulla riva. Il suo peso scatenò una scossa di terremoto, e i tre guerrieri riuscirono a mantenersi in piedi a malapena.
“Okay, provoca terremoti. Attaccherà solo così?” iniziò a tenere il conto Mew Angel.
“Ragazzi!” si sentì chiamare da dietro.
“Leader! Compagne!” esclamò Mew Angel, sollevata. “Giusto in tempo!”
“Chi abbiamo qui?” chiese Mew Pudding, curiosa.
“Qualcuno di cui dobbiamo scoprire i punti deboli”, rispose Mew Lettuce.
Mew Zakuro allora provò a lanciare un Ribbon ZaCross Pure Up verso il collo della creatura, ma il chimero, che nonostante fosse una tartaruga era capace di effettuare scatti di velocità, ritirò rapidamente la testa nel guscio, rendendo vano l’attacco della guerriera.
“Niente, dobbiamo provare in un altro modo”, sentenziò Mew Ichigo.
La tartaruga, in risposta a quell’attacco, ritirò fuori la testa e, dopo aver spalancato la bocca, lanciò verso di loro un potente getto d’acqua. Subito le guerriere si pararono in linea davanti al Cavaliere Blu, gridando in perfetta sincronia:
“Mew Mew Power Extension!”, alzando uno scudo di luce protettivo. Quell’attacco sembrava però troppo forte anche per loro, e quasi tutte dovettero mettere i piedi di traverso per evitare di essere travolte. Le uniche eccezioni furono Mew Zakuro e Mew Pudding, che riuscirono a rimanere immobili senza indietreggiare. I loro compagni spalancarono gli occhi dallo stupore al vedere i loro scudi, che coprivano una superficie maggiore, e presentavano una luce più potente ed intensa.
Quando l’attacco fu finito, Mew Pudding esclamò, trionfante:
“il potenziamento può anche questo!”
“Sì, tutto molto bello, ma quel mostro starebbe per attaccarci di nuovo”, rispose, pratica, Mew Mint.
La tartaruga infatti stava allungando il collo verso di loro. Tutti, con un breve salto all’indietro, si tolsero dalla sua portata.
“Proviamo a colpirlo e a vedere che effetti possono avere i nostri attacchi. Che dici, leader?” chiese Mew Angel.
“Sì, mi sembra una buona idea. Proviamo a turni. Così, se dovesse essere uno speciale, non rischiamo di ucciderlo”, approvò Mew Ichigo.
Tutti i guerrieri, uno alla volta, lanciarono il loro attacco contro quel mostro, cercando di colpirlo alla testa e alle zampe. Ma sembrava tutto inutile: non solo il chimero faceva scatti talmente rapidi da riuscire ad evitarli, ma, anche quando veniva colpito, pareva essere totalmente immune a ogni loro colpo, tanto che i ragazzi non riuscivano a capire perché cercasse di schivarli. Probabilmente era solo la prudenza tipica delle tartarughe.
“Niente!”, fece Mew Zakuro, dopo l’ennesimo attacco andato a vuoto. “Ci stiamo stancando. Bisogna trovare una soluzione.”
“Forse ho trovato qualcosa”, disse Mew Mint. “Dal basso non si vede, ma prima ho lanciato il mio attacco volando. Mi sono accorta che sulla cima del guscio ha una capsula luminosa. Forse è lì che bisogna colpire.”
“Proviamo, allora”, annuì Mew Ichigo. Fece un salto, diretta sul guscio della creatura, e vide effettivamente una specie di ampolla che brillava di una tenue luce verde posizionata sul suo punto più alto. Ma, quando cercò di atterrare lì vicino, la superficie viscida e coperta di muschio del carapace le fece sdrucciolare i piedi, e la ragazza precipitò a terra, proprio vicino a una zampa posteriore del mostro. Il Cavaliere Blu fu svelto ad acchiapparla al volo e la riportò più lontano, vicino alle altre.
“Non è possibile appoggiarsi al guscio, si scivola”, riportò la leader.
“Allora ci penso io, che non ho bisogno di appoggiarmi”, propose Mew Mint, e spiccò il volo verso il chimero. Il mostro la vide venire e sparò un getto d’acqua verso di lei, ma la ragazza lo schivò con uno scatto in aria.
“Ribbon Mint Echo!”, gridò lanciando una freccia verso la capsula. La sua superficie lucida si incrinò leggermente, e il mostro lanciò un verso rauco di dolore.
“Funziona!”, gridò Mew Mint dall’alto. “Continuerò ad indebolirlo.”
“Ma come facciamo a sapere di chi è?!” gridò da sotto Mew Pudding. “Perché è troppo forte per essere normale, questo qui.”
“Beh, è una tartaruga. Può rappresentare un lato del carattere”, ipotizzò Mew Zakuro.
“Ma certo!”, esclamò Mew Angel, battendosi un pugno sul palmo dell’altra mano. “Le tartarughe si ritirano nel guscio per difendersi dalle minacce esterne”, e si girò verso Mew Lettuce.
“Dite che è il mio?” chiese l’interessata.
“Secondo Bu-ling, Angel-neechan ha ragione”, annuì la più piccola.
“E poi, poco fa hai sentito che il mostro stava arrivando molto prima che me ne accorgessi io”, insisté Mew Angel. “Prendi questo chimero come l’ostacolo che devi superare prima di fare quello che devi fare al Caffè. Sai di che parlo, no?”, e Mew Lettuce annuì a quelle parole, finalmente convinta.
“Va bene, allora…” e Mew Ichigo gridò a Mew Mint. “Indeboliscilo finché non sarà a un passo dalla morte. Poi Mew Lettuce ti darà il cambio e lo ucciderà.”
“Sì!”, le rispose Mew Mint, e fece per scoccare un’altra freccia.
Un’espressione di orrore uscì dal petto di tutti i ragazzi rimasti a terra.
“Ribbon Angel Bless!”, gridò Mew Angel con uno scatto di reni, lanciando il suo attacco vicino alla compagna, riuscendo a sventare un attacco di Waffle, che le era apparso vicino proprio per interromperla.
Mew Mint rimase disorientata, non sapendo se continuare ad attaccare il mostro o difendersi dall’alieno.
“Tu continua, ci pensiamo noi a lui!”, le gridò Mew Ichigo.
“Waffle, razza di codardo! Vieni giù e combatti da uomo!” gli ringhiò contro Mew Angel, abbassando le orecchie.
“Ti piacerebbe, eh?”, gli rispose di rimando il loro nemico.
Mew Zakuro allora, a quella risposta, lanciò un Ribbon ZaCross Pure Up verso di lui, riuscendo ad afferrargli la caviglia. Dando uno strattone alla frusta verso di sé, lo tirò giù verso di loro in men che non si dica. Appena fu a terra, Waffle velocemente afferrò il nastro legato alla sua gamba e lo strappò via, ma ormai era troppo tardi. Il Cavaliere Blu gli si mise di fronte, pronto a parare i suoi attacchi e proteggere le sue compagne da quell’incomodo.
Mew Angel invece, quando vide che Waffle era lì a terra, invece di saltargli addosso approfittò del fatto che era occupato con l’altro guerriero, e corse verso alcuni alberi lì vicino. Saltò su uno di essi alto quattro metri, si appostò fra i suoi rami e rimase immobile, aspettando in agguato.
Le Mew Mew rimaste a terra, saltando da tutte le parti ed appoggiandosi alla protezione che Mew Zakuro e Mew Pudding potevano dare, cercavano di difendersi dai terremoti e dai getti d’acqua che quella tartaruga ogni tanto provocava. Il Cavaliere Blu bloccava con la spada ogni attacco di Waffle, troncando ogni suo tentativo si sfuggirgli. Mew Mint, in volo, lanciava un Ribbon Mint Echo dopo l’altro verso la capsula, incrinandone la superficie sempre di più e facendo ruggire di dolore il mostro.
“Basta così!”, esclamò Mew Mint tornando a terra. “Mew Lettuce, tocca a te!”
“Vado!”, rispose lei, saltando verso il mostro, preparandosi a lanciargli un Ribbon Lettuce Rush. Nello stesso istante, il chimero, spostando una zampa, la sbatté proprio vicino al punto dove il Cavaliere Blu e Waffle stavano combattendo. Il primo, per evitare l’attacco, dovette spostarsi, mentre il secondo, che sapeva volare, rimase dov’era. Avendo ora campo libero, l’alieno alzò gli occhi verso Mew Lettuce che si stava preparando a scagliare il colpo fatale al suo chimero. Allora alzò il jitte verso di lei, per lanciarle un fulmine ed impedirle l’attacco.
“Guarda in su, Waffle!”, sentì gridare alle sue spalle, in alto.
L’alieno, a quella voce che conosceva bene, si voltò di scatto tenendo gli occhi alti, e fece appena in tempo a vedere Mew Angel che, dalla cima di un albero, si staccava dal ramo slanciandosi verso di lui. Waffle non fece in tempo a spostarsi, e la ragazza gli finì addosso. Mew Angel gli afferrò con le mani entrambi i polsi, e per lo slancio lo fece cadere a terra all’indietro. L’impatto però era stato così violento che i due, rimbalzando sulla riva, finirono ancora più indietro, nell’acqua del lago, scomparendo alla vista.
“Mew Angel!”, gridò il Cavaliere Blu, vedendone la superficie increspata.
Sott’acqua, trattenendo il fiato, Mew Angel afferrò la gamba di Waffle e, dando uno strattone e agitando gli arti rimasti liberi, lo trascinò ancora più in profondità.
‘Ti mancherà l’aria, prima o poi’, ragionò mentre lo trascinava giù. Notò però che Waffle, stranamente, non stava cercando di opporre alcuna resistenza, lui che di solito per difendersi lottava con le unghie e coi denti.
Arrivati a una certa profondità, Mew Angel sentì che il bisogno d’aria si stava facendo non indifferente. Waffle però non stava dando alcun segno di disagio, quindi Mew Angel gli lasciò la gamba e risalì un po’ per tornare alla sua altezza.
Gli lanciò un’occhiata perplessa. “Beh? Perché non ti succede niente?”
Waffle a questo punto le rivolse uno sguardo trionfante. “Mi reputi una creatura così inferiore al punto da pensare che abbia bisogno dell’ossigeno dell’aria per respirare?”
Quella risposta colpì la ragazza come un pugno nello stomaco, tanto che per la sorpresa lasciò andare in un sol colpo tutta l’aria che teneva accumulata nei polmoni. Ecco una questione che non aveva mai realizzato in vita sua: gli alieni possono respirare anche sott’acqua. Che errore terribile e fatale aveva commesso!
Inoltre, adesso che non aveva più ossigeno dentro di sé, i polmoni le stavano iniziando a bruciare sul serio.
‘Non ce la faccio più! Ho bisogno di aria!’, pensò e, lasciando perdere Waffle, si voltò iniziando a risalire verso la superficie. Ma dopo pochi metri si ritrovò bloccata, senza più poter proseguire.
Girò la testa verso il basso. Waffle, con un ghigno malvagio, l’aveva afferrata per la coda, trattenendola sul posto.
‘Dannazione!’, pensò Mew Angel presa dalla disperazione, e allungando una gamba cercò di tirargli un calcio. Inutilmente, perché la sua coda superava in lunghezza le sue gambe, e Waffle gliela stava tenendo vicino alla punta. Cercò di dare alcuni strattoni verso l’alto per tentare di liberarsi, ma la mano del ragazzo era una morsa d’acciaio. Involontariamente iniziò a inghiottire dell’acqua, sentendosi sempre più i polmoni in fiamme e la mente annebbiarsi.

In superficie, Mew Lettuce aveva dovuto desistere dal suo attacco perché il mostro aveva sparato un getto d’acqua verso di lei, e la ragazza, che non sapeva volare come Mew Mint, aveva dovuto fare un atterraggio di emergenza.
“Ci riprovo”, disse, preparandosi a saltare di nuovo, appena riebbe la stabilità della situazione.
“C’è un problema!”, sentì gridare il Cavaliere Blu. “Mew Angel non ritorna su. Vado a riprenderla.”
“No, aspetta!”, lo bloccò Mew Lettuce, lasciando perdere il chimero e correndo verso la riva. “Tu non puoi respirare sott’acqua. Andrò io a cercarla.”
“Mew Lettuce, ma se qui diamo un altro colpo a questo mostro, anche per sbaglio, muore”, la richiamò Mew Mint.
“Tenete duro finché non torno. E se lo uccidete per sbaglio, pazienza”, rispose Mew Lettuce, e si gettò nel lago.
Una volta sott’acqua, scrutò verso il basso e non notò niente di strano; era tutto tranquillo. Quanto in profondità potevano essere finiti? Iniziò a nuotare velocemente verso il fondo, girando di continuo la testa da una parte all’altra, nel caso Mew Angel e Waffle dovessero essersi spostati di molto.
Arrivata a una certa profondità, dove la luce non filtrava quasi più, infine li vide. Waffle, in perfetta salute, stava trattenendo per la coda una Mew Angel semisvenuta. La quale, appena scorse la sua compagna scendere verso di lei, si risvegliò ed assunse un’espressione esterrefatta.
“Che ci fai te qui?! Torna su! Torna su!”
Mew Lettuce la ignorò e continuò a nuotare verso il basso.
“Se resti qua, rischi di perdere il tuo potenziamento. Vattene!” insisté Mew Angel.
Allora Mew Lettuce le rivolse uno sguardo fermo e deciso. “Io non vado da nessuna parte senza di te.” E rivolse i suoi Lettustanets verso Waffle, pronta a lanciare un attacco verso di lui. Allora anche Waffle puntò il suo jitte contro di lei, preparandosi a rispondere al suo colpo.
Mew Lettuce rivolse anche a lui il medesimo sguardo che aveva rivolto a Mew Angel. “Se mi lancerai un attacco elettrico sott’acqua, morirai anche tu.”
A quella prospettiva, Waffle restò interdetto per un attimo. Ma, visto che in quella situazione era completamente alla mercé di Mew Lettuce senza possibilità di replica, ringhiando rabbioso, decise per la fuga; lasciò andare la coda della sua nemica e si teletrasportò.
Mew Lettuce allora si avvicinò a Mew Angel, che era stata abbandonata dagli ultimi sprazzi di energia ed era svenuta, la afferrò per la sciarpa e iniziò a nuotare velocemente verso la superficie.

“Sono sfinita!”, gridò Mew Mint, che ormai non riusciva più a volare per la stanchezza. Il mostro, girando la testa a destra e a manca, cercava di azzannare i guerrieri, e loro riuscivano ad evitarlo con sempre meno prontezza di riflessi.
“Nemmeno Bu-ling ne può più”, aggiunse Mew Pudding. “Perché non lo uccidiamo?”
“Non ci provate”, le richiamò Mew Ichigo. “È di Mew Lettuce. Dobbiamo tenere duro finché non torna con Mew Angel.”
“Non mi piace”, rispose il Cavaliere Blu, che tra una schivata e l’altra aveva continuato a tenere d’occhio lo stagno. “Sono là sotto da troppo tempo.”
“Sarà meglio che andiamo anche noi a cercarle, allora”, decise Mew Ichigo, ma all’improvviso le acque del lago iniziarono a scuotersi, e in un salto Mew Lettuce, tenendo Mew Angel svenuta stretta per la sciarpa, emerse dalla superficie, atterrando sulla riva.
Distese in posizione prona la sua compagna, e si rivolse al Cavaliere Blu, che era lì vicino:
“sta bene, ha solo bevuto un po’ d’acqua.”
“Sbrigati, Mew Lettuce, non ce la facciamo più”, le gridò Mew Zakuro.
“Arrivo!”, gridò lei, e saltò verso il chimero.
“Grazie, Mew Lettuce!”, le gridò dietro il Cavaliere Blu, e rivolse poi le sue attenzioni alla ragazza tramortita. Teneva la bocca spalancata cercando con un gran sforzo di immettere aria in gola, ma non ci riusciva. Allora si posizionò dietro di lei, le appoggiò i polsi sulla schiena e, premendo forte diede alcune spinte ripetute in avanti. Mew Angel, dopo pochi istanti, sputò in un paio di getti tutta l’acqua che aveva nei polmoni. Rinvenne e, continuando a tossire e ad ansimare, si alzò in piedi tenendo le orecchie tirate all’indietro.
“Stai bene?” le chiese ansioso il Cavaliere Blu. “Che spavento ci hai fatto prendere!”
“Sì, sto bene”, ansimò lei, ed alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Mew Lettuce, nel mezzo di un salto, lanciare un Ribbon Lettuce Rush verso la capsula, frantumarla, il mostro accasciarsi a terra dissolvendosi, e la sfera luminosa verde venire assorbita dalla sua arma.

A combattimento concluso, tutte le guerriere si avvicinarono a Mew Angel e al Cavaliere Blu, perché la prima era ancora scossa.
“E siamo a tre!” esclamò vittoriosa Mew Pudding. “Come si sente Retasu-neechan?”
“Molto più forte! Ora potrò essere ancora più d’aiuto nei combattimenti”, rispose Mew Lettuce, con una gran contentezza nella voce.
“Ora ce ne mancano solo due”, puntualizzò tranquilla Mew Zakuro. “Speriamo che spuntino presto.”
In quel gran gioire generale, Mew Angel però, che ancora grondava acqua dai capelli, era rimasta ombrosa in viso, senza esultare, e con un’espressione terribilmente confusa.
“Perché l’hai fatto?” chiese rivolgendosi a Mew Lettuce. “Sei venuta giù a salvarmi, ma hai rischiato di grosso di perdere il tuo potenziamento. Qualcuno ti ha ordinato di farlo?”
“No, l’ho fatto di mia spontanea volontà. Ma che importanza potrà mai avere un potenziamento, di fronte alla vita di una mia compagna?” chiese modestamente Mew Lettuce.
A quella risposta, Mew Angel spalancò gli occhi come folgorata, e senza aggiungere altro si buttò a terra in ginocchio, con le mani appoggiate a terra e la testa abbassata.
“Non so davvero cosa dire… ma comunque non sarebbe abbastanza… mettere la mia vita davanti a qualcosa che ti avrebbe resa più forte… non so come ringraziarti per avermi salvata.”
Tutti gli altri, a quella scena, restarono scioccati: Angel era una persona solita a non inchinarsi mai davanti a nessuno, tranne quando l’etichetta glielo imponeva davanti ai clienti o ai professori. Il massimo finora che aveva fatto volontariamente era stato abbassare la testa, e sempre davanti ai suoi superiori. Invece ora quella guerriera così orgogliosa se ne stava con la fronte nella polvere proprio di fronte a Mew Lettuce, la persona più umile e modesta della loro cerchia.
“Non la vedremo mai più, una roba così”, commentò Mew Pudding, impressionata. “Ichigo-neechan, ce l’hai una macchina fotografica?”
“Mew Angel, alzati, dai”, le disse Mew Lettuce, piena di imbarazzo e disagio, e allora l’altra si tirò su in piedi. “E poi, non hai interrotto Waffle mentre stava per attaccarmi? Anch’io ti dovrei ringraziare”, le disse con un sorriso.
“Beh, visto che il combattimento è finito, possiamo anche tornare a casa”, si intromise Mew Mint.

Dopo essere tornati alle loro forme normali, Angel chiese a Retasu: “a proposito, il bento dove ce l’hai?”
“Giusto!” esclamò Retasu. “L’ho lasciato laggiù, era lontano dal luogo dello scontro, quindi non dovrebbe essersi rovinato.”
“Ora hai superato tutti gli ostacoli. Puoi andare tranquilla”, le disse Angel, senza entrare nel dettaglio.
Gli altri sembravano incuriositi dalla situazione, e Bu-ling saltò su: “Retasu-neechan? Che bento? Che bento?”
“Ehm… è una cosa personale, Bu-ling…” cercò di frenarla Retasu, imbarazzata.
“Retasu-neechan”, insisté la più piccola, saltellandole intorno. “Bu-ling vuole sapere! Non ti lascerà andare a casa finché non avrà risolto questo mistero!”
“Bu-ling”, intervenne a quel punto Zakuro. “Lo sai che conosco un negozio qua vicino dove vendono un chilo di carne scontata al prezzo di quattro etti?”
Bu-ling distolse subito l’attenzione dal bento di Retasu, e i suoi occhi avidi di risparmio si volsero scintillanti verso Zakuro.
“Davvero, Zakuro-neechan? E dove? Dì a Bu-ling!”
“Non posso dirtelo, è un negozio difficile da trovare. Però ti ci posso portare. Ho tempo adesso, se vuoi ci andiamo insieme e ti mostro dov’è.”
“Sì! Sì! Andiamo, andiamo! I fratelli di Bu-ling hanno sempre fame e i soldi non bastano mai!” esclamò Bu-ling tutta eccitata, e la afferrò tirandola per il braccio.
Zakuro fece appena in tempo a strizzare l’occhio a Retasu, prima di allontanarsi con la più piccola.
Retasu tirò un gran respiro di sollievo, e rivolgendosi ad Angel disse: “dai, ti accompagno, tanto devo andare al Caffè anch’io.”

Ryou, insieme a Keiichiro, stava controllando lo svolgimento della battaglia al computer. Erano entrambi carichi di tensione, ma il più giovane sospirò di contentezza quando constatò che anche il terzo potenziamento era stato conquistato.
“Beh, un passo in più contro Flan è stato fatto”, commentò Keiichiro.
“Sì, ed inoltre Retasu ha compiuto un’azione davvero coraggiosa. Non mi sarei aspettato di meno da lei”, aggiunse Ryou, ammirato.
“C’è nessuno?” sentì la voce di Retasu dalla porta sul retro.
Subito uscì a grandi passi dallo studio per andarle incontro, e quando le fu di fronte vide che c’era anche Angel con lei. Retasu era un po’ vergognosa e stringeva qualcosa tra le braccia, ma l’aspetto di Angel era preoccupante. Aveva un’espressione abbattuta e mogia, e anche visibilmente affaticata. Ne rimase stupito: aveva visto in diretta la lotta attraverso Masha, e non gli era sembrato che lei avesse risentito poi tanto dell’incidente che le era capitato. Forse aveva interpretato male?
“Angel, cos’hai?”, le chiese preoccupato.
“Ah, boss, sapessi”, iniziò a mugugnare lei, e poi alzò un po’ la voce, facendole assumere un tono melodrammatico. “È successo un incidente.”
“Sì, lo so. L’ho visto”, rispose Ryou. “Però lei ti ha salvato”, aggiunse accennando a Retasu.
“Ma boss, tu non puoi capire”, insisté Angel. “Tutta l’acqua che ho bevuto, i polmoni che mi andavano a fuoco, e poi la paura di annegare, e sono anche svenuta”, iniziò ad elencare, con voce lamentosa, e Retasu si voltò verso di lei con aria perplessa.
Ryou allora iniziò a preoccuparsi sul serio, ma il tutto gli sembrava molto strano: Angel non aveva mai fatto scenate per le ferite e i traumi riportati in battaglia, anzi, sopportava sempre tutto senza mai lamentarsi. Forse questa volta era diverso? Forse davvero aveva subìto uno shock dovuto all’annegamento a cui era andata molto vicina, e ora veramente ne stava risentendo? La guardò apprensivo, deciso a fare di tutto per riuscire a tirarla su. Se aveva un momento di debolezza e aveva bisogno di supporto, di certo gliel’avrebbe dato.
“È stato veramente un trauma per me. Una cosa indescrivibile”, continuò lei, tenendo gli occhi bassi e abbattuti. “Ma forse, sai, un paio di birrette potrebbero aiutarmi a superarlo.”
Alzò gli occhi. L’espressione preoccupata di Ryou era sparita, e lui aveva assunto uno sguardo gelido.
“…okay, una birretta”, iniziò a capitolare Angel, evidentemente a disagio.
“Ma non ti vergogni neanche un po’?” le chiese lui con voce dura.
“…scusa. Sono mortificata”, si giustificò Angel, arruffandosi i capelli. “Ehm… non ti sarai mica arrabbiato?”
Lui socchiuse gli occhi. “No… è solo che non so più come devo fare con te.”
“Allora non me la dai, la birretta?” chiese ancora Angel, ansiosa.
“E vatti a prendere ‘sta birretta!” sbottò brusco Ryou a quel punto. Non fece neanche in tempo a concludere la frase che già lei era sparita giù per le scale che portavano in cantina.
“Prendine una sola, hai capito?! Una!” le gridò dietro, terrorizzato al pensiero di ritrovarsela davanti ubriaca lercia come ai tempi del campeggio.

Retasu rimase con gli occhi fissi per alcuni secondi sul punto in cui la sua compagna era sparita, poi non poté trattenersi dall’abbassarli di nuovo. Però si sentì sobbalzare quando udì Ryou parlare con un tono di voce completamente diverso da quello usato fino a un momento prima con Angel:
“Ho visto quello che è successo sul computer. Avete combattuto tutte in modo splendido.”
“Ah… sì”, fece Retasu, inghiottendo la saliva.
“Però tu… hai fatto un gesto davvero nobile a salvare in quel modo Angel. Ma non me ne sarei nemmeno dovuto stupire, in fondo”, continuò Ryou con tono gentile e anche ammirato.
Lei rimase zitta, rigirandosi il sacchetto fra le mani, senza sapere cosa dire. Forse cambiare argomento l’avrebbe tolta un po’ dall’imbarazzo.
“Questo… questo è un bento, Shirogane-san. E… ecco…” iniziò a balbettare, sentendosi la lingua incollarsi al palato.
“È per me?” la precedette lui.
Retasu, a quelle parole, sentì come se una barriera di ghiaccio si fosse rotta. Come aveva fatto a capirlo?
“Sì, l’ho fatto proprio per te”, replicò con voce ferma e senza più balbettare, alzando la testa. Angel aveva avuto ragione: aveva avuto davanti a sé l’ostacolo della sua timidezza e insicurezza, ma queste caratteristiche erano state incarnate nel chimero che lei aveva sconfitto, e con il mostro aveva battuto anche queste.
“Stavo giusto morendo di fame”, commentò Ryou in tono scherzoso, accettando la scatola che la ragazza gli porgeva. “Keiichiro è così impegnato di là che non ha preparato nulla per merenda. Dai, andiamo in cucina.”
La ragazza annuì ed entrò nella stanza per prima. Ryou, dopo di lei, si chiuse la porta alle spalle.
Ora però che si stava apprestando ad assaggiare qualcosa che aveva preparato con le sue mani, Retasu, nonostante la vittoriosa giornata, si stava sentendo di nuovo cadere nel nervosismo, anche se in misura estremamente limitata, rapportata a prima. E se non gli fosse piaciuto? E se avesse accettato di mangiare solo per evitarle un dispiacere?
Ryou, senza più aggiungere altro, appoggiò il bento sul tavolo e lo aprì. Diede un’occhiata a tutto quello che era pigiato dentro in ordine, alzò gli occhi e commentò:
“gli involtini di prosciutto e formaggio erano uno dei cibi che mi piacevano di più quando abitavo in America. Mia madre me li preparava sempre per merenda.”
Sentendosi ancora più sotto pressione, Retasu riuscì a rispondere:
“ma certo i miei non si avvicineranno nemmeno lontanamente a quelli che preparava tua madre, Shirogane-san…”
“Sentiamo subito”, disse lui, ne infilzò uno con uno stuzzicadenti da un contenitore che stava in mezzo al tavolo e se lo mise in bocca.
Retasu credette di stare col cuore fermo e il respiro bloccato da quel momento fino a quello in cui il ragazzo mandò giù il boccone.
Dopo aver deglutito, Ryou rimase in silenzio con lo sguardo fisso verso il muro, e quando si girò verso di lei Retasu riuscì a notare che gli occhi gli si erano leggermente appannati.
“Sai, sono tanti anni che mia madre è morta, e ho sempre avuto paura che prima o poi mi sarei dimenticato il sapore dei suoi involtini. Keiichiro ogni tanto me li fa, ma non sono la stessa cosa. Questi che hai fatto tu hanno lo stesso sapore.”
“Ma… ma…” boccheggiò Retasu, quasi stordita. “Ma non è possibile. Akasaka-san è uno chef, io invece è la prima volta che li faccio.”
“Non vuol dire niente. Si vede che tu ci hai messo un altro ingrediente, che solo mia madre conosceva. Mi hai fatto tornare alla mente casa mia”, rispose lui, con un che di nostalgico nella voce.
Retasu capì in che senso l’avesse detto, ma stentava quasi a credere che delle simili parole Ryou le stesse davvero pronunciando; ma si rese conto che era vero, che tutte le paure e le incertezze campate in aria che aveva avuto fino a quel pomeriggio si erano dissolte. Quelli erano stati dubbi fondati sul nulla, queste parole del ragazzo invece le stava sentendo con le sue orecchie, e le stava rivolgendo solo a lei. Non ad Angel. Non ad un’altra ragazza. Rimase tanto a riflettere su quel fatto che nemmeno si accorse che nel frattempo lui si era avvicinato allungando una mano. Solo quando percepì il suo tocco sulla guancia lasciò dissolvere i suoi pensieri, ma non fece nemmeno in tempo a capire che sensazione stesse provando, perché sentì, forte come un colpo di fucile, il rumore della porta che si spalancava. Entrambi, mentre quel rumore frantumava l’atmosfera che si era creata, si voltarono istantaneamente. Angel stava sulla soglia, con gli occhi un po’ scossi e le mani gocciolanti. Quell’improbabile interruzione, senza nemmeno far caso alla situazione in cui si era intromessa, aprì la bocca tirando il fiato ed iniziò a sparare parole come una mitragliatrice, come se si fosse preparata il discorso in anticipo:
“allora boss, ti dico subito che non l’ho fatto apposta. Non sapevo assolutamente che non bisogna agitare le lattine di birra prima di aprirle. Sì vabbè, dopo che è successo ho letto l’etichetta e in effetti c’era scritto l’avviso, ma io che ci posso fare se lo scrivono minuscolo e con l’inchiostro giallo su carta bianca, per di più? E poi insomma, chi è che va a leggere le etichette delle lattine? Resta il fatto che di sotto adesso è un po’ un macello, ma adesso pulisco e faccio tutto io, giuro!”
Retasu, che era riuscita a recuperare un po’ di colore, riuscì a girare la testa verso Ryou, e vide che la sua espressione era terribile, mentre fissava Angel con occhi di fuoco.
Quest’ultima sembrò accorgersi dei fulmini che le stava lanciando con lo sguardo, tanto che iniziò a capitolare:
“beh, comunque… sono venuta qua soltanto perché il mocio è dietro il lavandino… se me lo lasci prendere… mica… mica vi avrò disturbato?”
“Fuori di qui! Fuori di qui, esci immediatamente!” le ruggì contro Ryou in uno scoppio di rabbia, facendo uno scatto verso di lei.
“Oh, porca…!” esclamò Angel, che evidentemente non si aspettava una reazione simile, scappò di corsa fuori dalla cucina e poi su per le scale, mentre Ryou si fermò in fondo alla rampa.
“Vattene subito e non scendere prima di sera!”

Angel corse su per le scale; percorse il corridoio; si infilò in camera sua; si sbatté la porta dietro le spalle; inchiavò la serratura; ed infine si gettò nel letto, sotto le coperte. Rimase così per un periodo di tempo che non riuscì a contare, sicura che di lì a poco il boss sarebbe venuto a buttare giù la porta a spallate. In tutti quei mesi di convivenza, non l’aveva mai visto così arrabbiato. Anzi, nemmeno suo nonno, nei suoi momenti peggiori, le era mai sembrato così furioso.
Ma il tempo passava e nessuno venne a cercare di aprire la porta. Angel rimase vigile sotto le coperte, col piumone tirato fin sopra la testa, mentre osservava la luce del sole che filtrava dal vetro della finestra allungarsi sulla parete.
Allora, quando quella luce si tinse di arancione, si tolse con cautela piumone e lenzuolo da sopra e sgusciò fuori dal letto. Aprì la porta-finestra che dava sul balcone e uscì fuori a prendere un po’ d’aria. Tutti i palazzi di Tokyo erano infuocati della luce del tramonto, mentre la città si preparava alla vita notturna. Angel rimase per un po’ a girare lo sguardo su quella metropoli così opulenta e affascinante, poi, sentendo il rumore del portone principale che si apriva, si buttò accucciata dietro il parapetto; con cautela si sporse appena, sbirciando attraverso la merlatura. Vide chiaramente, di sotto, Retasu e Ryou uscire dalla porta. Di sicuro lei si stava avviando per andare a casa. Davvero si era trattenuta per tutto quel tempo?, si chiese Angel. Ma, prima di avviarsi, la vide girarsi verso il ragazzo e stringersi a lui, mentre Ryou la abbracciava tenendola per le spalle, tenendola stretta come se non avesse intenzione di lasciarla andare.
Le venne un attimo da ridere al vedere quella scena, perché, con tutti i suoi sforzi, non le riusciva proprio immaginarsi Ryou in una situazione simile. Ma, dopo essersi ripresa, poté solo esserne contenta. Alla fine, come aveva previsto, il boss non si era dimostrato un grandissimo imbecille.
‘Retasu c’è riuscita, allora. Cara mia compagna… te la meriti, questa felicità. Prendi l’aiuto che ti ho dato col boss come ringraziamento per quello che hai fatto prima per me.’
Dopo che la sua compagna se ne fu andata e il suo capo tornato all’interno, rimase a fissare un altro po’ i profili dei palazzi prima di rientrare. Nonostante fosse un tramonto normalissimo, e anzi a Tokyo ce ne fossero stati molti migliori di questo, a lei parve come se quello che stava avvenendo ora fosse qualcosa di speciale: di nuovo, quel pomeriggio aveva visto la morte in faccia, e non era così scontato che ora si trovasse lì ad ammirare il rosso del crepuscolo.
‘Succederà quel che deve succedere’, pensò stringendo appena gli occhi. ‘Ma giuro sul mio onore che non morirò finché non sarò riuscita a piantare la mia Angel Whistle nella carne di Flan. E, con un altro potenziamento preso, quel momento è sempre più vicino.’


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Beh, vi avevo avvisato xD Per carità, a me questa coppia piace, ma a trattarla faccio una gran fatica (non per la coppia in sé, sono io che col romanticismo sono agli antipodi). Già con Masaya e Ichigo, che mi piacciono da morire (molto più di Ryo e Retasu), faccio una fatica immonda. Tanto che, riguardando indietro al capitolo 10, ancora oggi non riesco a spiegarmi come abbia fatto a scrivere una scena del genere. Dovevo proprio aver staccato il collegamento del cervello con le dita, suppongo. Comunque ribadisco: ora ho mostrato poco, ma più avanti approfondirò l'introspezione di loro due con più calma, diluendola nei vari capitoli in modo da renderla per me fattibile. In questo modo spero di rendere meglio quello che Ryo e Retasu provano l'uno per l'altra. Spero in ogni caso che questo capitolo qualcosina ve l'abbia lasciato, in caso negativo non mi sorprenderei affatto, e anzi mi stupirei più del contrario.

Passando alle note più generiche: è cosa nota che gli alieni possano respirare anche sott'acqua, ma non mi è chiaro di come facciano i personaggi a parlare quando sono sott'acqua. Per trovare una mediazione, ho inserito i dialoghi in corsivo, che potrebbe essere un dialogo telepatico più che parlato.
Alla prossima cover! 

   
 
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