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Autore: Liy    29/05/2009    4 recensioni
Lenalee aveva finto a lungo di non notarlo.
Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo e ogni sorriso; era in tutto tremendamente accurato.
Aveva una dannata paura, da quella notte.
[Allen][Lenalee]
[AreRina-implicito]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: What Lies Hidden
Personaggi: Allen, Lenalee.
Pairing: AllenxLenalee (implicito).
Rating: Verde
Genere: Angst, introspettiva.
Avvertimenti: Spoiler, One-shot.

Note: Questa fanfic è nata così, senza nessun motivo, senza nessuna pretesa. xD E' semplice, diciamo. E' pure corta, per i miei standard. Uh, il titolo è preso dalla traduzione inglese (errata xD) del capitolo 171. Beh, non so più che dire, se non il solito 'Recensite'. Ah, buona lettura!

Disclaimer: D.Gray-man e i rispettivi personaggi non mi appartengono, ma sono di Katsura Hoshino.




What Lies Hidden
 
Lenalee aveva finto a lungo di non notarlo.
Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo e ogni sorriso; era in tutto tremendamente accurato.
Più che fingere, però, aveva tentato di convincersi del contrario.
Quella situazione non le piaceva, per niente.
Proprio quando aveva iniziato a sospirare e pensare 'finalmente... ora possiamo tornare alla vita di prima', era arrivata quella notizia.
Si sentiva male solo a pensarci, Lenalee.
Si sentiva male solo ad osservare il diretto interessato mentre cercava di non far preoccupare i suoi compagni.
Sentiva un senso di inquietudine crescerle nel petto ogni qualvolta lui si voltava – attirato forse dal suo sguardo – e le sorrideva, come se nulla fosse. Quegli occhi cenerei pieni d'angoscia non facevano altro che riflettere una falsa felicità e noncuranza per tutta la situazione che si era creata.
Sentiva un'ansia enorme prendere possesso di lei quando lo scorgeva assorto nei suoi pensieri, mentre fissava con sguardo assente la punta degli stivali. Aveva sempre quel sorriso tirato in volto, quella smorfia che tanto la inquietava.
Allen non era più se' stesso. Aveva smesso di esserlo da tempo, ormai, ma non proferiva parola ad anima viva di quello che gli stava accadendo.
Era diventato lo spettro di se' stesso.
Non lo riconosceva più.
“Se domani morissi... tu, come reagiresti?”
Una domanda che premeva di uscire dalla sua bocca sin dalla scomparsa di Cross, ma era riuscita a trattenersi nel porla. Si era imposta calma e cautela.
Quel giorno di gennaio, però, aveva ceduto.
Di Cross non avevano notizie ormai da mesi, e Allen sembrava mentalmente più stabile per affrontare l'argomento – la scomparsa del maestro aveva lasciato una ferita profonda in lui, probabilmente simile a quella lasciata da Mana.
Quel freddo giorno di gennaio erano in treno, in viaggio per una missione.
Fuori dai finestrini nevicava.
Dentro regnava l'assoluto silenzio.
Un silenzio ovattato. Un silenzio piacevole ed imbarazzante allo stesso tempo.
Quel freddo e nevoso giorno di gennaio, Allen era rimasto pietrificato sul suo sedile, fissando la compagna in fervida attesa.
“... Allen-kun?”
Lenalee lo chiamò con voce bassa, capo inclinato e occhi pieni di preoccupazione.
Aveva sbagliato a porre quella domanda, lo sapeva. E già se ne pentiva.
“Lenalee...”
Abbassò il capo, si volse verso il finestrino e congiunse le mani, Allen, il volto che non trasmetteva alcuna emozione ora.
“Non importa. Non devi rispondermi ora. Anzi, non devi proprio rispondermi. Scusa se te l'ho chiesto, Allen-kun.”
Aveva sorriso – uno dei suoi sorrisi più calmi e calorosi – ed aveva lasciato cadere la questione. Non era quello il momento, probabilmente, per toccare quell'argomento. Ma, ormai, Lenalee sapeva che quel discorso non avrebbero potuto permettersi di evitarlo ancora a lungo. Perché lei lo aveva visto. Aveva visto il volto di Allen sfigurato da quello del Quattordicesimo.
E aveva paura. Aveva una dannata paura, da quella notte.
“Perché mi fai questa domanda, Lenalee?”
Sguardo che non comunica nulla, occhi privi di luce. Allen non era più Allen.
Quel ragazzo che aveva di fronte in quel momento era solo una copia del suo compagno.
Non era lui. Non poteva esserlo.
“Perché io...”, sospirò, iniziando a sudare freddo, “... io ho paura, Allen-kun.”
Per un attimo quegli occhi, che riflettevano il cielo fuori dal finestrino, furono attraversati da una luce.
Era una luce debole. Ma c'era. Era viva.
Una smorfia di dolore balenò sulle labbra pallide del ragazzo e si trasformò in un altro sorriso.
“E' colpa mia, scusa. Perdonami, Lenalee.”
E Lenalee si alzò dal proprio sedile a quelle parole, andando ad accomodarsi su quello opposto.
Appoggiò il capo sulla spalla del ragazzo, gli strinse una mano e chiuse gli occhi.
Aveva paura, anche in quel momento.
“Non è colpa tua.”
Strinse con più forza quella mano.
“Non scomparire, Allen-kun...”
Trattenne le lacrime. Doveva essere forte.
Non poteva più permettersi di tornare ad essere la bambina che piangeva nel letto, che scappava da Kanda quando aveva paura di Lvellie o che s'aggrappava al braccio del fratello per non andare in missione.
Era cresciuta. Era diventata una donna.
“... ti prego.”
Lo sentì muoversi, mentre la stringeva a se', e Lenalee scorse la sua espressione afflitta, senza alcun sorriso.
“... Allen-kun?”
Morire per mano di qualche akuma, di qualche Noah, non la spaventava.
Era morire per mano di Allen che lo trovava inconcepibile.
 
   
 
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