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Autore: BebaTaylor    21/01/2017    1 recensioni
Lindsay, Ryan e tutti gli altri tornano, dopo Straight Trough my heart. Ma scordatevi le atmosfere divertente della storia precedente.
Perché le persone crescono, i rapporti cambiano e si evolvono, perché c'è sempre chi non capisce, chi pensa al successo e lo vuole anche a costo di distruggere la felicità degli altri, ignorando le tante lacrime versate.
Risate, lacrime — tante — e dolore. I nostri saranno in grado di superare tutto quanto?
Attenzione: nella seconda parte del settimo capitolo ci sono vaghissimi accenni di lime slash.

«Ryan!» strilla Lindsay quando, del tutto casualmente, le tocco il sedere.
«Che c'è?» domando, «Non ho fatto niente.»
Lei mi fissa e sbuffa, «Lo sai cosa hai fatto.» dice, «Mi hai toccato il culo.» sibila.
Le sorrido, «Non l'ho fatto apposta.» dico. Lindsay sbuffa e si volta, dandomi le spalle e fissando la fila di persone davanti a noi. Stiamo andando a New York, ed è inutile dire che Liam è felice di passare del tempo con Svetlana, poi andremo in Europa, per la promozione dell'album. Prima tappa: Dublino. Credo che mi sfonderò di Guinness.

La presentazione fa schifo, scusate. Giuro che la storia è molto meglio!!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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Sei
It's A Christmas Time Again - Parte II -
*** You know that Santa's back in town ***



Casa dolce casa.
Il furgone oltrepassa il cancello in retromarcia e si ferma, metà dentro e metà fuori.
Salutiamo gli altri e scendiamo, recuperiamo i bagagli, saluto i genitori di Linds. La casa è addobbata a festa, dopotutto mancano sei giorni a Natale!
L'altro giorno abbiamo fatto l'ultimo concerto della tournée, a Los Angeles. A metà febbraio riprenderemo con quella Europea.
Entriamo in casa e ci sediamo in salotto, il grande albero è decorato e illuminato. Prima che possiamo fare qualsiasi cosa, tipo portare i bagagli nelle nostre camere, la signora Mars ci ordina di sederci sul divano e ci dà due tazze di cioccolata calda.
È quasi Natale e mi viene in mente quanto fossi stato coglione lo scorso anno. Per fortuna sono rinsavito in tempo. 
«Il ventitré arrivano Greg, Brenda e Cam.» dice la signora Mars.
«Dio, non ho ancora comprato i regali!» squittisce Lindsay, «Non ho avuto tempo.» borbotta, prende un biscotto e lo intinge nella cioccolata.
«Nemmeno io.» sospiro. E chi ci stava pensando?
Ommiodio. È un anno che io e lei siamo una coppia e non le ho comprato un regalo! Poi c'è quello di Natale e poi per il suo compleanno... sono tre regali e io non so cosa fare!
Come faccio?
Cosa faccio?
Ho bisogno di una mano! Ho assolutamente bisogno di un consiglio. Cosa le regalo?
Agli altri so già cosa fare, più o meno, eh. Ma Linds... no.
Perché è così complicato?
Devo chiamare qualcuno e farmi consigliare.

«Domani sei libero?» chiedo appena Aaron risponde.
«Perché?» chiede lui, «Comunque ciao.» ride.
«Per Linds.» rispondo, «Devo trovare un regalo per lei.» dico, «Anzi, tre regali» aggiungo, «Per l'anniversario, Natale e il suo compleanno.»
«E io a che ti servo?» ribatte lui.
«Non so cosa fare!» mi lamento.
«È la tua ragazza, non la mia.» dice lui, «Puoi farcela da solo.»
«Dai, Aaron.» lo supplico, «Devi aiutarmi.» dico, «Sono in alto mare.» piagnucolo.
Lui ride, «Ryan, è la tua ragazza!» esclama, «Trovalo.»
«Stronzo.» borbotto.
«Ti do un indizio:» ribatte lui «è tondo, in oro, con una pietruzza sopra.»
«Che diavolo dici?» sbotto, «Non ho voglia di indovinelli!» dico.
Aaron ride ancora, «Pensaci.» esclama.
Okay: è tondo, in oro, con una pietruzza... «Un anello?» abbaio, «Ma sei scemo? È presto!»
«Ormai è un anno.» sbuffa Aaron, «Vivete praticamente insieme...»
«E non lo sa nessuno.» sbuffo. «È presto.» dico e mi siedo sul letto, «Idiota.» sbotto sentendolo ridere, «Fa la persona seria!»
«Che regali le hai fatto?» chiede Aaron.
Inspiro e poso i piedi sul tavolino, «Una borsa, un bracciale, due collane.» dico.
«Mancherebbero degli orecchini.» dice lui.
«Oh, sì!» esclamo, sollevato. «Gli orecchini vanno benissimo.» sospiro, «Adesso mancano solo due regali.»
«Ti manca anche un anello!» sghignazza quello, uno dei miei migliori amici, «Poi un altro e basta.»
«Idiota.» dico.
Aaron ride, «E va bene.» acconsente, «Domani andiamo al centro.» dice, «Però mi offri il pranzo.»
«Perfetto!» esclamo, «Grazie e ciao!» dico e riattacco.
Bene. Un regalo è deciso, anche se... insomma ci sono così tanti tipi e modelli di orecchini che non sarà semplice decidere.
Potrei andare sul sicuro e regalarle un'altra borsa... ma anche così mi mancherebbe un regalo.
Uffa.
Cosa le faccio?
Deve essere qualcosa di bellissimo, qualcosa che le piaccia veramente...
Com'è complicato!
Guardo la rastrelliera con le otto chitarre. Forse non avrei dovuto comprarne altre tre...
Ne prendo una, la seconda che ho comprato, — che in realtà sarebbe la mia terza chitarra, la prima me l'aveva regalata la nonna — mi siedo sul letto e strimpello qualche accordo. Suoniamo, va', magari mi viene qualche idea.
«Ehi.»
Lindsay si affaccia alla porta finestra e le sorrido, «Ciao.» dico. Lei si siede accanto a me.
«Non sei stanco di suonare?» domanda.
Sorrido, «No.» rispondo e poso la chitarra accanto a me, allargo le gambe, «Vieni.» dico e lei si siede fra le mie gambe, le metto in mano il plettro e recupero la chitarra.
«Che fai?» chiede lei.
«Ti insegno a suonare la chitarra.» rispondo.
«Perché?»
«Perché sì.» rido, «Ecco, questo è il mi.» dico piegandole le dita della mano sinistra, «Premi un po' più forte.»
«Ma se lo faccio mi spacco i polpastrelli.» borbotta, «Mi verranno i calli.»
«I miei calli ti piacciono.» dico, «Sopratutto in certi momenti...» soffio nel suo orecchio.
«Maniaco.» ribatte lei e inizia a suonare.
Rido, «Lo so che ti piace.» le bacio la pelle sotto l'orecchio. «Vai più veloce.» dico e lei lo fa. «Bene.» mormoro e le mostro un altro accordo, «Adesso suona alternandoli.»
«Non sono capace.» borbotta lei.
«Sì che ne sei capace.» ribatto, «Prova.» esclamo. «Ehm... muovi un po' più velocemente le dita.» suggerisco.
«Non sono capace.» ripete lei.
È vero.
«Riprova.» dico e Linds sbuffa ma lo fa, «Devi muovere quelle dita.» esclamo.
«Lo sto facendo!» ribatte lei, «Uffa, non sono capace.» dice e scosta la chitarra.
«Sei solo lenta.» rido.
«Stupido.» borbotta lei sistemando la chitarra al suo posto, lascia il plettro sulla scrivania e io mi sdraio, appoggiando la schiena sul copriletto blu scuro.  Linds sale sul letto con le ginocchia e si sdraia su di me.
«Comoda?» chiedo e le tocco i capelli.
«Sono stanca.» sbadiglia lei.
«E non puoi sdraiarti accanto a me?»
«No.» cantilena, «Qui sto comoda.»
Le sfioro la schiena e rimango in silenzio, sentendo il suo respiro, il suo profumo; le tocco i capelli, attorcigliandoli alle dita, rilassandomi completamente.
Potrei rilassarmi così tanto da addormentarmi.

Mi risveglio dopo un paio d'ore, con Linds ancora sopra di me, il suo viso appoggiato alla mia spalla, le sue mani che mi toccano i fianchi, i capelli che mi sfiorano il viso. Li scosto e sbadiglio. «Linds?» la chiamo piano, «Tesoro?»
«Mmh... che vuoi?» borbotta lei.
«Sono quasi le sei.» rispondo, «Ti sposti, per favore?» chiedo e lei annuisce, sbadiglia e si sposta quel tanto che le basta per sdraiarsi al mio fianco.
«Ho sonno.» pigola appallottolandosi.
«Ceniamo e andiamo a dormire.» le dico e mi metto seduto, sbadiglio e alzo le braccia mezze addormentate sopra la testa. «Linds?» chiamo ancora e le sfioro la fronte, per accertarmi che non abbia di nuovo la febbre. Sarebbe tragico, visto che è quasi Natale!
«Non ho la febbre.» borbotta lei, «Ho solo sonno.» biascica.
Le bacio la fronte, «Lo so, tesorino bello.» dico e le sfioro il braccio, «Ma fra un po' sarà pronta la cena.» mormoro.
Lei apre un occhio, «Uffa.» sbadiglia nascondendo il viso con le mani, «Adesso mi sveglio.» dice.
Dieci minuti dopo siamo nel suo salotto, ancora più stanchi di prima.
Queste venti settimane sono state folli: per un mese abbiamo girato gli USA, poi ci sono state due settimane di pausa, poi altre cinque settimane di concerti, interviste, set fotografici, poi altre due settimane di pausa, poi altri concerti, anteprime di film, e girare ben due versioni del nuovo singolo — ed è meglio non pensarci — e così arrivano al Ringraziamento, dove abbiamo avuto dieci giorni di stop, prima di volare in Canada per dieci concerti, per poi spostarci a New York È stato... massacrante.
Questa sera andremo a letto presto, lo so. E dormiremo dodici ore filate, se non quindici.

***

«Guarda quanti bei cerchietti...»
Giuro che prima o poi strozzo Aaron. «La pianti?» sbotto, «Non glielo regalo.» dico, «Non ora, almeno.» sospiro.
Lui ride, «Dai, sarebbe l'ideale.» dice, «Le piacerà.»
«Se non la pianti giuro che ti abbasso i pantaloni.» sbuffo, «Qui, davanti a tutti.»
Aaron ride, «Non lo faresti mai.» dice.
«Forse no, ma posso sempre chiamare Melanie e dirle che tu la vuoi vedere ma sei troppo timido per dirglielo...»
Aaron si blocca. «Non farlo.» squittisce, «Per favore!»
«E tu non dire che devo comprare... quella cosa.» sbotto.
«Sarebbe anche l'ora.»
«Aaron...» ringhio, «Piantala, non sei divertente!»
«Rilassati!» ride lui e io vorrei buttarlo nella fontana, «Okay, la smetto.» dice, «Entriamo lì?» indica una gioielleria.
«Va bene.» rispondo.
«Che tipo di orecchini vuoi regalarle?»
«Eh?»
Aaron mi guarda come se fossi pirla, «Piccoli, grandi, con pendenti, a cerchio, con pietre preziose, swaroski, classici, con forme strane...»
Potrei svenire da un momento all'altro. «Non lo so.» pigolo, «A lei non piacciono quelli troppo grandi, che fanno l'effetto da albero di Natale.» dico, «Anche quelli a cerchio enormi.» dico.
Aaron annuisce, «Bene, qualche opzione l'abbiamo tolta.» esclama.
Ne rimangono comunque tantissime.
Quanti orecchini!
Sono tanti, troppi. Troppi modelli, troppe opzioni... «A lei piace l'oro bianco.» dico, «E l'argento.»
Aaron annuisce, «Okay, le possibilità si restringono sempre di più.»
«Sì.» sospiro, «E non prendermi per il culo.»
Lui ride, «È divertente.»
Lo ignoro e continuo a fissare gli orecchini esposti, fino a quando non ne vedo un paio che credo possano piacere a Linds. Sono in oro bianco, a forma di piccoli cerchi, con dei minuscoli cuori verdi come pendenti.
«Oro e smeraldi...» commenta Aaron, «Sono belli.»
Dico al proprietario che voglio quegli orecchini e aggiungo un semplice bracciale rigido in argento.
«E poi?» domanda Aaron mentre pago.
«E poi cosa?» chiedo.
«Ne manca uno.» risponde lui scrollando le spalle.
Ah, già. «Prenderò una borsa.»
Aaron fa un mezzo sorriso, «Una borsa...»
«Non parlare mai più di quella cosa.» lo minaccio sottovoce mentre usciamo.
Aaron ride, «Io non ho detto nulla...» dice, «A Lindsay le borse piacciono, quindi va bene.»
Lo fisso, non troppo convinto, «Okay.» sospiro, «Mangiamo?» chiedo e lui annuisce.
Se parla ancora di anelli giuro che lo strozzo.
«Allora,» esordisce Aaron dopo che abbiamo ordinato due costate di manzo «cosa pensi di fare per quel giorno?»
Lo guardo, confuso. «Eh?»
Lui ride, «Dai, intendo quel giorno.» dice, calcando bene la parola “quel”.
Ah! Quel giorno, il nostro anniversario. «Non lo so.» sospiro, «Bho, credo che andremo a fare un giro in spiaggia, di sera, quando non c'è più nessuno.» rispondo, «È un po' complicato...» sospiro.
Aaron annuisce, «Sarà perfetto lo stesso.» mi consola.
Lo spero, perché amo Lindsay da morire e non voglio che il nostro primo anniversario sia un giorno come un altro.
«Potresti sempre fare un altro pic-nic...» dice Aaron e sorseggia la birra.
Annuisco e fisso il mio bicchiere. Sì, potrei farlo. «Sì, giusto.» dico.
Lui sorride, «Adesso ti manca solo una cosa.» esclama.
«Aaron.» soffio, «Piantala con quella storia.» sbotto.
Lui ride, «La borsa!» esclama, «Ryan, io intendevo la borsa.» ride ancora. «Forse.» mormora e beve un sorso di birra.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffo, bevo anche io. «Idiota.» borbotto.
Non le regalerò un anello. Non ora, almeno.
È troppo presto.
Forse per i due anni.
Sì, mi sembra giusto.
Intendo l'anniversario dei due anni dal giorno in cui ci siamo conosciuti.

*-*-*

Credo di aver fatto un guaio.
Me ne rendo conto mentre sto per aprire il bagaglio. Cosa ho fatto?
«Ehi, Linds.»
Ryan esce dalla dependance e si avvicina. «Ho fatto un guaio.» mormoro mordicchiandomi le unghie.
«Che...» dice lui, «Linds!» esclama, «Che hai fatto?» chiede.
Apro il bagagliaio, rivelando la risposta.
«Lindsay.» ansima Ryan, «Ma è un...»
«Un fuoristrada a batteria per bambini.» confermo fissando l'enorme scatola che troneggia nella mia auto.
«Greg ti ucciderà, lo sai?» commenta lui con una risata.
«Ryan!» squittisco, «Non prendermi in giro.» pigolo.
«Perché l'hai presa?»
«Perché mi piace.» dico, «Perché a Cam piacerà tantissimo, lo so.» aggiungo.
«Questo è fuori discussione.» conferma Ryan, «Ma come se lo portano a casa?» chiede, «Altro che sovrapprezzo.» ride e io lo colpisco sul braccio.
«Smettila.» dico, «Pagherò il corriere.» sospiro. «Devi aiutarmi.»
«A fare cosa?»
«A portarla su.» indico la scatola.
«Ma pesa!»
«Chiama Liam o Aaron.» dico, «Non posso lasciarla qua,» sospiro «e non posso portarla di sopra da sola.»
«E dove pensi di metterla?»
Ah.
Già. Dove la metto? Perché se la porto su poi devo portarla giù la sera della Vigilia...
Inspiro a fondo, «Non lo so.» borbotto, «Nell'armadio?»
Ryan tocca la scatola, «E poi ti devo aiutarla a portarla giù, vero?» domanda con un sorriso, «Sai che dovrai massaggiarmi, dopo?» soffia, «Sarò tutto dolorante...»
«Lindsay. Ryan.»
«Papà!» squittisco e faccio un passo indietro mentre lui si avvicina a noi. Da quanto è qui?
Cosa ha sentito?
Cavolo.
«Greg si arrabbierà.» commenta lui con una risatina guardando la scatola.
«Ma a Cam piacerà.» dico. «Tanto.» aggiungo, «Sarà felice di scorrazzare in giro con un fuoristrada tutto per sé.»
Mio padre non dice nulla, fa un gesto a Ryan e, insieme, prendono la scatola, mentre io corro in casa e spalanco la porta finestra del soggiorno. Lasciano la scatola accanto al pianoforte.
Glielo chiedo io e si lamenta, mio padre fa un gesto e Ryan accorre.
Idiota.
«La sistemiamo nel ripostiglio.» dice papà, «Sai se funziona?»
Scuoto la testa, «Non ho provato.» rispondo, «Bisogna caricare la batteria per otto ore la prima volta.»
«Tiriamolo fuori e mettiamolo sotto carica.» dice papà guardando l'orologio, «Stasera lo proviamo, se va sistemiamo tutto e poi incarti la scatola.»
Annuisco, anche se non mi ero posta il problema dell'incartamento... come farò? La scatola sarà almeno un metro e trenta di lunghezza! Dove la trovo una carta abbastanza grande? Dovrò usarne due.
«Non so se esiste un foglio abbastanza grande.» sospiro mentre papà apre la scatola, «Dovrò usarne due.»
Papà e Ryan tirano fuori la piccola auto, sistemano la batteria e papà collega il carica batterie al fuori strada e alla presa di corrente.
«Usa due fogli.» dice papà.
Già, farò così.
Ma prima devo portare di sopra tutti gli altri regali.
Dio, Greg mi ucciderà sul serio.

***

È l'ora di provare la piccola jeep. La portiamo di fuori, infilo la chiave nella serratura e giro.
Le lucine si accendono! Funziona!
«Va.» dico.
«Dovresti provarla.» dice Ryan.
«Eh?» faccio. «Va.» dico.
«Ma accelera? Frena? Il volante gira? La retro?» chiede lui.
Lo fisso, «Come dovrei fare?» domando, «Non ci sto!» esclamo, «Il seggiolino è piccolo!»
Ryan sorride, «Forse hai il culo troppo grosso.» butta lì, ottenendo l'effetto sperato: mi alzo il piedi e mi siedo su questo sedile troppo piccolo. Rinuncio subito ad allacciarmi la cintura, semplicemente perché è pensata per dei bambini, non per adulti. E non perché io abbia il culo grosso! È piccolo e sodo, non grosso!
Ingrano la marcia, schiaccio il pedale e la jeep avanza.
«Dovresti tenere tutte e due le gambe dentro, lo sai?» chiede Ryan mentre gli passo davanti.
Non ribatto e giro il volante a sinistra, curvando. Evito per un pelo un vaso di fiori e vado avanti, cambio marcia, giro ancora e ritorno da Ryan.
«Funziona.» dico, metto la retro e percorro un paio di metri. «Hai visto?» gongolo e infilo la chiavetta usb, perché questo modello ha anche l'ingresso usb per il lettore mp3 e le casse per poter sentire la musica.
«Backstreet Boys?» Ryan fa una smorfia, «Linds, Cam ha tre anni e mezzo! Non li ascolta!»
«Imparerà.» replico, «E comunque era solo una prova.» dico, spengo il lettore mp3 e... e merda, sono incastrata.
La gamba sinistra è fuori dall'auto, il piede posato sul parafango sopra la ruota, la destra... bhe, è lei a essere incastrata! Per poter premere il pedale senza toccare il volante con la gamba ho dovuto piegare il ginocchio verso l'esterno e adesso si è incastrato sotto il cruscotto.
Merda.
«Non vieni?» chiede lui e spero che non si sia accorto di nulla!
«Nah. Rimango qui.» dico e faccio un altro giro, «Mi sto divertendo.» aggiungo passandogli davanti.
«Sicura?»
«Sì.»
Merda, come esco da qua?
«Peccato.» Ryan scrolla le spalle, «E io che volevo preparare i waffles con la Nutella.» dice. «Ho anche la panna montata...» avanza verso casa sua.
Stronzo.
«Linds... sicura di non volerne neanche uno?» chiede, fermo a due passi dal muro, «Sicura sicura?»
Deglutisco, «Sì.» mento.
«Non è che ti sei incastrata?» ride lui.
«Vai a quel paese.» sbotto e mi fermo.
«Ti sei incastrata.» Ryan continua a ridere e si avvicina a me, «Dai, ti aiuto.» dice.
«Grazie.» dico.
«Solo se lo ammetti.» ride.
Sbuffo. Spengo l'auto, «Sì, sono incastrata.» ammetto, «Aiutami.» lo imploro.
Ryan ride — di nuovo! — e allunga le mani verso di me, «Dai, vieni qui.» dice e mi aiuta, mi solleva e mi fa uscire da quella scatoletta.
«Grazie.» dico e gli sorrido, sorriso che si spegne quando sento una risata.
«Pa-papà?!» starnazzo, fissando mio padre con in mano... il cellulare, «Mi hai filmato?» squittisco.
«Oh, sì.» risponde lui, «Sarà divertente farlo vedere a Greg, Ranocchietta.» ride.
«Ranocchietta?» soffia Ryan nel mio orecchio, mentre io cerco di metabolizzare tutto quanto. Papà non può mostrare questo filmato a Greg! Mi prenderà in giro a vita!
E in più... anche Ryan ride, come se trovasse divertentissimo il vedermi incastrata.
«Non volevi farmi i waffles?» sbotto, «Sistemiamola,» indico la macchina «e mangiamo.»
«Sei adorabile quando t'incazzi.»
Socchiudo gli occhi e lo fisso, «Stupido.» dico e lui ride di più.
'Sto stronzo.
«Guarda che se continui a ridere questa notte ti prendo a calci.» esclamo quando andiamo da lui, dopo aver riposto la macchina nella sua scatola.
«Eddai, Linds.» dice Ryan, «Eri buffa.» sghignazza, «Cam si divertirà di più nel vedere il filmato che nell'usare la macchinina.»
Faccio una smorfia, «Guarda che se continui così stasera dormi da solo.» sbotto sedendomi sul mobile della cucina.
Ryan mi fissa e sbianca, «Tesorino bello...» soffia.
«Tesorino bello un corno.» ribatto incrociando le braccia, «Mi hai preso in giro.» mormoro.
«Scusami.» dice lui e si avvicina, posa le mani sui miei fianchi e mi sorride, «Scusami.»
E chi resiste a questi occhioni azzurri?
Io no.
«E va bene.» dico e lo bacio velocemente sulle labbra, «Basta che adesso mi prepari un paio di waffles.» 
Lui ride, «Ti adoro, lo sai?»
«Oh, certo che lo so.» dico mentre lui inizia a preparare la pastella.
«Prendi la Nutella, per favore.» dice e accende la macchina con le piastre.
Annuisco, scendo dal mobile, apro un'anta e prendo il baratto, afferro anche un cucchiaio e torno a sedermi dove ero prima, apro il barattolo e affondo la posata nella morbida crema.
«Non mangiarla tutta.» esclama Ryan mentre mescola gli ingredienti.
«Hai un altro barattolo.» ribatto.
«Ma non vuol dire che puoi mangiarla tutta.» replica lui.
«Guastafeste.» mormoro e infilo il cucchiaio pieno di crema in bocca e osservo Ryan.
«Ti ho sentito.» dice lui girando il cucchiaio nell'impasto, «Guarda che te ne do solo uno.» esclama.
«Non è vero.» ridacchio e lecco il cucchiaio.
Lui mi fissa e sbuffa, «Vedremo.» mormora.
Poso il cucchiaio accanto al lavandino e afferro il polso di Ryan, «Vieni qui.» soffio tirandolo verso di me, gli circondo il collo con le braccia e sorrido.
«Non mi farai cambiare idea.» borbotta lui.
Non replico e lo bacio e lui si rilassa, mi afferra i fianchi e si avvicina ancora di più.
«Sai di cioccolato.» soffia Ryan a occhi chiusi, prima di baciarmi di nuovo.
«Lo so.» mormoro e lo guardo, piegando la testa di lato. «I miei waffles?» domando.
Ryan alza gli occhi al cielo, «Ingorda.» dice, si sposta e versa la pastella nelle piastre ormai calde, «Prendi i piatti, per favore.»
Scendo dal mobile e prendo due piatti, rimanendo in attesa dei miei waffles.
«Ranocchietta?»
Fisso Ryan mentre posa due waffles sul piatto e li ricopre di Nutella «È papà che mi chiama così, da sempre.» spiego. «E solo lui può farlo.» aggiungo.
Ryan sorride e inizia a riempire l'altro piatto, «Io preferisco chiamarti tesorino.» dice.
Alzo gli occhi al cielo e porto i piatti sul tavolo. «Stupido.» borbotto. «Io voglio il latte.» esclamo e prendo la bottiglia da frigo e il bicchiere dal ripiano. «Se non ci fosse mamma avresti il frigo vuoto.» dico.
Ryan scrolla le spalle, «Non è colpa mia se siamo sempre in giro.» dice, «Non posso prendere troppa roba fresca se stiamo per partire, altrimenti va a male.» continua, «Dovresti saperlo, tesorino.»
Odio quando usa questo tono petulante! Sembra che abbia passato delle ore con mio fratello. «Senti, ma hai parlato con Greg?» sbotto sedendomi.
Lui ride, «Non lo sento da una settimana.» risponde, «Tranquilla, non gli dirò nulla della macchinina.» sorride e mi riempe il bicchiere di latte, «Sarà meraviglioso ed epico vederlo incazzarsi con te perché hai comprato troppi regali.»
Ma che stronzo!
«Stronzo.» borbotto. «Non ridere.» squittisco mentre affondo la forchetta nella Nutella che si sta sciogliendo.
«Eddai, l'anno scorso gli è venuto quasi un colpo quando ha visto il trenino.» mi ricorda. «Hai preso il regalo per me?» domanda.
Mangio un pezzo di waffle, «Ovvio.» dico, «Tu me l'hai preso?»
Ryan sorride, «Ovvio, tesorino.»
Alzo gli occhi al cielo, «Idiota.» borbotto. Sorrido, «Ti amo, pecorella.»

***

«Mi dici che cosa hai preso?» chiede Ryan mentre si sdraia sul mio letto.
«No.» rispondo per l'ennesima volta. «È un regalo, una sorpresa.»
Lui sorride e io vorrei baciarlo, quindi lo faccio, sdraiandomi sopra di lui. «Puoi dirmi cos'hai preso agli altri.» dice e mi tocca i capelli, «Quanti regali hai preso per Cam?»
Troppi! «Mah, qualcuno.» rispondo sfiorandogli il viso.
«Qualcuno?» replica lui. Scommetto che si sta divertendo un mondo! «Più di cinque? Dieci? Cinquanta?»
«Esagerato!» esclamo e mi sposto, sdraiandomi accanto a lui, sul fianco sinistro. «Qualcuno.»
Lui ride e si gira sul fianco destro, una mano sotto la testa, l'altra mi scosta i capelli dal viso, «Qualcuno è generico.» dice, «Con te ancora di più.»
Sbuffo, «Sono sette.» dico, «Esclusa la jeep.» mormoro.
Ryan ride, «Oh, voglio proprio vedere la faccia di Greg.» esclama.
Faccio una smorfia, «Stupido.» borbotto e mi volto sull'altro lato, «Sei cattivo.» mormoro.
Ryan mi abbraccia, «E tu vuoi bene a Cam.» soffia nel mio orecchio e io sorrido mentre mi bacia il collo, scostandomi i capelli. Poi fa quella domanda che mi getta nel panico più assoluto. Chiede: «E Jake? Cosa gli regaliamo?»
Mi rigiro fra le sue braccia, «Non lo so.» dico. «Hai qualche idea?» chiedo.
«No.»
«Dobbiamo pensarci proprio adesso?»
Ryan sorride e mi bacia. «No.» 

***

Oggi è il giorno.
Oggi è un anno che io e Ryan stiamo insieme.
Ricordo ancora quel giorno: io che ero incazzata nera e che strillavo, la pioggia, Ryan con la maglietta bianca bagnata, lui che parlava e io che urlavo... e lui che mi bacia.
È già un anno. Sembra passato così in fretta...
Il regalo per Ryan è già incartato, devo solo aspettare il momento giusto per darglielo. Cioè stasera.
Che è perfetto.
Anche quello che verrà dopo...
Spero solo che gli piaccia.

«Cosa avete in mente?» domanda Svetlana.
Mi siedo sul letto, «Ryan ha detto che si occuperà della cena.» rispondo e passo il telefono da una mano all'altra.
«E tu del dopo cena.» ridacchia lei.
«Mi sembra ovvio.» esclamo.
«Che hai in mente? Completino sexy?»
«Ovvio.»
«Magari puoi anche evitare di metterti le mutande, faticate a stare lontani!»
Senti chi parla!
«Senti chi parla!» esclamo, «Sbaglio o stavi per farlo con Liam sul divanetto del Soleil?» le ricordo.
«Bhe, sì... però...»
«E che l'avete fatto nei bagni del personale a Capodanno?» continuo.
«Sì, bhe, però.» balbetta lei ed è così adorabile.
«Però nulla.» dico, «Io e Ryan abbiamo un contegno, eh.»
«Certo, come no.» replica lei.
Meglio non insistere. «Preso il regalo per Jake?» chiedo, cambiando argomento.
«Sì.» risponde, «Voi?» domanda.
«Ovvio.» rispondo. Preso oggi pomeriggio. «Ah, Jake ha deciso che vuole la pizza.» esclamo, «Anche se immagino che Liam ti abbia già informato.» sospiro.
«Oh, sì.» squittisce lei, «Il mio ciccino... mi manca tanto.» sospira. «Ancora centoventicinque ore e lo vedrò!»
Centoven-cosa? «Conti le ore?» gracchio, «Svetlana!»
Lei ride, «Oh, sì che le conto.» dice, «Ho anche il conto alla rovescia sul telefono, se vuoi ti mando uno screen.»
«No, no, ti credo.» sospiro, «Adesso ti saluto che vado a prepararmi.» esclamo.
«Okay.» dice lei, «A domani, stella.» cinguetta e riattacca.
Non faccio in tempo ad alzarmi che mi arriva un messaggio su Watsapp. È di Svetlana ed è lo screenshot dell'app per il conto alla rovescia.
“Io & Liam ♥♥♥” 
È da diabete.
Forse dovrei tacere, visto che farei lo stesso. Meglio non pensarci e cominciare a prepararsi per questa sera.

***

Alle sette e mezza esco dal bagno, preparata di tutto punto, compresi i tacchi, visto che Ryan ha insistito così tanto... se mi fa incazzare glieli lancio addosso.
«Sei bellissima.»
Ryan è entrato nella mia stanza ed è seduto sul mio letto, indossa dei jeans, una maglia e sopra una giacca nera. «Anche tu.» rispondo. «Comunque l'abitudine di entrare nella mia stanza senza farti sentire non la perderai mai.» esclamo.
Lui ride.
«Idiota.» sbotto.
«Mi ami anche per questo.» replica.
Non rispondo, «Allora? Si mangia?» chiedo, «Perché ho fame.»
«Tu hai sempre fame, Linds.» replica Ryan alzandosi, «Metti questa.» dice porgendomi una mascherina nera.
«Ho fame.» ripeto, «Non è il momento per fare sesso bendati.»
«Vuoi fare sesso bendata?» squittisce lui, «Lindsay!» ride.
«Idiota.» borbotto.
Lui mi sorride e mi tocca i capelli, «Non è per il sesso.» esclama, «Non ora, comunque.» scrolla le spalle, «È una sorpresa.»
«Va bene.» acconsento e lui mi mette la benda, assicurandosi che non veda niente. «Ehm... Ryan?» esclamo, «La porta è di là.» dico mentre lui mi spinge piano dalla parta opposta.
«Lo so.» risponde, «Ma andiamo di qua.»
Di qua dove? «Non mi farai scendere le scale mentre sono bendata!?» sbotto, «Ryan, se cado e mi spacco qualcosa la rompo anche a te.» dico mentre attraversiamo la porta finestra.
«Non cadi.» dice lui, «Ecco.» esclama, mi prende la mano e la posa sul corrimano, «La scala inizia qui.»
Sbuffo e scendo piano, una mano aggrappata a Ryan e l'altra stretta al corrimano. Se cado giuro che lo picchio.
«Siamo quasi arrivati.» esclama Ryan, strappandomi dai miei pensieri.
«Bene.» sospiro accorgendomi di aver appena sceso l'ultimo scalino.
Sento l'acqua della piscina che si muove piano, le piccole onde create dalla brezza che sbattono contro i bordi della piscina, l'oceano in lontananza, le fronde degli alberi che si muovono...
«Ecco, ferma qui.» esclama e mi lascia la mano, sento un rumore, come del legno che striscia contro del ferro, poi Ryan torna da me e facciamo altri due passi. «Siediti.» dice e sento contro il retro delle gambe una sedia, cosi mi abbasso e mi siedo. Lui mi spinge in avanti.
«Posso togliermi la benda?» chiedo. «E questo... è pesce?» domando. «È pesce.» confermo. «Ho fame.»
Ryan ride e posa le mani sulle mie spalle, «Sì, è pesce.» dice e mi bacia la tempia. «Ti amo.» soffia e mi toglie la mascherina.
Rimango senza parole.
Siamo di sotto — ovviamente, visto che abbiamo sceso le scale — vicino alla porta finestra della sua cucina. Le tende da sole sono tirate. Ryan ne ha aggiunta un'altra, creando così un angolino appartato. Candele profumate sono sparse qua è là; il tavolino di ferro battuto è ricoperto da una tovaglia bianca. Bicchieri di cristallo — li deve aver chiesti a mamma, probabilmente sono rimasugli dei regali di nozze! — una bottiglia di champagne a mollo nel suo cestello, la radio in sottofondo...
«È bellissimo.» sospiro. «Ti amo.» dico e lo abbraccio, schioccandogli un bacio sulla guancia, sentendo la barba appena accennata sotto le labbra.
Ryan si siede di fronte a me e stappa la bottiglia, riempie i bicchieri. «Buon anniversario, tesorino.» dice.
«Buon anniversario, pecorella.» soffio.

Abbiamo cenato — gamberi alla griglia, insalata di mare, gamberetti, fritto misto — e adesso siamo sul divano a mangiare una torta alla panna, lamponi e cioccolato bianco.
«Uh, questo pezzo è davvero grosso.» commento sollevando con la forchettina un ricciolo di cioccolato bianco.
«Non è giusto.» borbotta Ryan, «Io ne ho di così grossi.»
Lo fisso, la forchettina vicino alle labbra, «Sì che ce li hai.» dico sbirciando nel suo piatto.
«Non è vero.» brontola lui e fa il broncio a cui, ovviamente, non resisto. Avvicino la forchetta alla sua bocca e lui la spalanca.
«Grazie.» soffia.
«Poi basta.» dico. Lui ride. «Guarda che sono seria.» replico.
«Oh, no.» Ryan continua a ridere.
Faccio una smorfia, «Io la smetterei, se fossi in te.» esclamo e continua mangiare fissando il bicchiere pieno di Dom Pérignon.
«Perché?» chiede lui.
Adesso rido io. È adorabile quando è così... scemo. «Indovina?» soffio e lecco la panna dalla forchettina.
Ryan deglutisce, «Oh. Ah. Okay.» commenta, «Uffa.» borbotta. «Se fai così vinci tu.»
Gli scompiglio i capelli. «Sei adorabile.» dico e gli bacio la guancia, lui gira il viso e mi bacia sulle labbra.
«Lo so.» mormora con gli occhi socchiusi, «Ti amo.»
Sorrido. «Ti amo.» soffio.

Ryan mi posa in grembo un sacchetto blu, di carta lucida:il regalo per me.
«Il mio è rimasto in camera.» dico sfiorando la coccardina argento.
«Bhe, dopo andiamo a prenderlo.» replica Ryan sedendosi al mio fianco.
Annuisco e apro piano il sacchetto, sollevando delicatamente l'adesivo con il logo e l'indirizzo della gioielleria. Tiro fuori la scatoletta blu e l'apro, alzando piano il coperchio.
Sono...
«Oh, sono meravigliosi!» squittisco fissando gli orecchini a cerchio, con due piccoli cuori verdi come pendenti. Sono bellissimi. Li sfioro con l'indice, toccando anche il morbido tessuto che li circonda. «Grazie!» esclamo e abbraccio Ryan, per poi baciargli le guance, sentendo la barba appena accennata sotto le labbra.
«Sono contento che ti piaccia.» soffia.
Mi accoccolo contro di lui, posando la testa sulla sua spalla, la fronte che tocca il suo collo.
Rimaniamo così per qualche minuto, senza dire una parola, fino a quando non mi sposto per prendere il bicchiere e finire lo champagne.
Poi, con il mio regalo stretto al petto, io e Ryan torniamo in camera mia. Lui si siede sul letto mentre chiudo la porta.
Apro un cassetto del comò e tiro fuori il suo regalo, glielo do e mi siedo accanto a lui.
«Un gioiello, eh?» commenta scartandolo e rivelando la scatoletta blu; mi guarda e sorride, poi solleva il coperchio. Afferra il bracciale e lo alza, toccando il laccio di cuoio, sfiorando la piastrina e la chiusura — il classico moschettone — d'argento.
Lo rigira fra le mani e si blocca, si volta e mi guarda, le labbra socchiuse. «Linds...» mormora e torna a guardare il gioiello, fissando il suo nome inciso sulla piastrina rettangolare d'argento. «Grazie.» dice e mi abbraccia.
«Sono contenta che ti piaccia.» dico e glielo allaccio al polso sinistro.
«È bellissimo.» soffia lui prima di baciarmi velocemente sulla fronte.
«E non è finito.» ridacchio alzandomi in piedi.
«In che senso?»
«Oh, vedrai.» dico e mi allontano di un passo.
«È qualcosa che posso vedere solo io?»
«In un certo senso...» scrollo le spalle.
«In un certo sen- Linds!» esclama lui, «Che cosa?»
Rido ancora, «È una cosa che puoi vedere solo tu, okay?» sbuffo.
«Che cos'è? Linds? Rispondimi?»
Torno da lui con una pashmina lilla in mano. «Su, zitto.» dico.
«Che fai?»
Salgo su di lui, «Ti bendo.» ribatto.
«Perché?»
«Perché sì.»
«Ma perché?»
«Oh, tu puoi farlo e io no?» borbotto bendandolo. «Così non rovini la sorpresa.»
Ryan sospira, «Okay.» dice, «Mi piacerà?»
«Spero di sì.» rispondo e mi rimetto in piedi.
«È una roba intima? Un baby-doll? Una roba del genere?»
«Una roba del genere.» rispondo, «Torno subito.» dico. «Resta qui, fai il bravo e non scoprirti gli occhi.» aggiungo e mi allontano, recupero il pacco dalla cabina armadio e mi chiudo in bagno.
Poso il pacchetto — in realtà è un sacchetto di carta — sul ripiano del lavandino e faccio un respiro fondo.
Vai, Lindsay, non è nulla di che. È una cosa semplicissima.
Mi spoglio.
Cinque minuti dopo mi infilo una vestaglia verdina e apro piano la porta. Ryan si è sdraiato sul letto, le mani dietro la testa, i piedi posati sul pavimento.
Inspiro ed esco dal bagno, Ryan se ne accorge e si mette seduto. «Linds?» chiama.
«Sì.» dico, «Ho fatto.» esclamo. Mi metto davanti a lui e alzo le braccia lentamente.
«Cos'è 'sto fruscio?» chiede lui.
«Ma niente.» rispondo.
«Linds...»
Alzo la mano destra e gli sfrego il pon-pon in faccia. «Linds!» squittisce lui, «Ma che diavolo?» dice agitando le mani, «Che roba è?»
«Aspetta.» sbuffo, «Fai il bravo.» dico, poso i pon-pon sulla sedia dietro di me, tolgo la vestaglia e li riprendo in mano.
«Linds...» borbotta Ryan, impaziente. Lo capisco da come muove le gambe.
«Togliti la benda.» dico.
Lui lo fa, la lascia cadere a terra e mi fissa. Spalanca la bocca, «Linds...» soffia, «È la... la divisa...»
«La divisa da cheerleader, esatto.» annuisco e gli sventolo uno dei pon-pon in faccia e lui chiude gli occhi e ride. «Allora... ti piaccio?» chiedo.
Lui annuisce e mi prende per i fianchi e mi metto in ginocchio, le gambe accanto alle sue. «Direi che è meglio di qualsiasi baby-doll.» soffia e mi bacia il collo, facendo scorrere le mani sui fianchi, verso l'alto. «Ma...» smette di baciarmi per un momento, «Sei senza reggiseno.»
«Ah, sì.» soffio.
E non solo...
«Bene.» mormora lui continuando a baciarmi il collo e senza smettere di toccarmi, mi mordicchia l'orecchio e va indietro con la schiena. Così mi sdraio su di lui, sistemandomi meglio, mentre le mani di Ryan scendo sulla mia schiena, arrivano ai fianchi e vanno oltre, infilandosi sotto la gonnellina.
Sfiora il bordo delle mutandine del body della divisa e mi bacia sulla labbra.
Gemo e gli stringo i capelli, Ryan infila le dita sotto il bordo del body.
«Ma... Linds!» gracchia, «Sei senza mutandine!» dice.
«Esatto.» rispondo e lo bacio sulla bocca.
«Mi sorprendi sempre.» soffia lui.
Non replico per qualche istante. «Perché non me lo togli?» esclamo dopo l'ennesimo bacio e sollevandomi sulle mani.
Lui sorride, «Subito.» risponde.
Meno male, la divisa incomincia a darmi fastidio. Forse perché devo aver messo su un paio di chili da quando ho finito il liceo...
«Ti amo.» soffia Ryan mentre abbassa la zip della divisa.
«Ti amo.» mormoro e lo bacio.

***

Afferro il telefono e apro un occhio. Bhe, quasi. Diciamo che lo socchiudo. Sbadiglio e fisso l'ora, sono le dieci meno un quarto del mattino.
Posso dormire ancora un po'. Mi raggomitolo contro Ryan e sbadiglio ancora. Sì, un altro po' non farà male a nessuno, in fondo non sono neanche le dieci del mattino del ventitré Dicembre e io sono in ferie.
Esatto.
È il ventitré, dopo domani è Natale io posso dormire quanto voglio.
Giusto.
...no, cazzo!
«Ryan, svegliati.» dico, «Oggi arrivano Greg, Brenda e Cam!» squittisco saltando giù dal letto, «Ryan! Atterreranno fra un'ora!»
«Linds, taci.» borbotta lui infilando la testa sotto al cuscino.
«Vuoi rischiare che succeda come l'anno scorso?» domando, «Che Greg e Cam entrino qua dentro e ci becchino?» strillo, «Ryan!»
Lui geme e si rigira nel letto, sdraiandosi sulla schiena. «Eddai, non dirà niente.» borbotta.
Sbuffo, «Io non ne sarei così sicuro.»
Lui sbuffa e si mette seduto, «E va bene.» sbadiglia. «Doccia insieme?» domanda piegando la testa di lato.
«Basta che fai in fretta.» acconsento.
Lui scrolla le spalle e si alza in piedi, «Di solito non sono così veloce, vedrò di sbrigarmi.» mormora e mi bacia la fronte
Alzo gli occhi al cielo, «La pianti con 'sti doppi sensi?» borbotto.
«Non era un doppio senso!» si giustifica lui, «Lo dici sempre che sono lento nel farmi la doccia!» esclama seguendomi in bagno, «Per una volta che mi muovo...» sbuffa.
Non replico e chiudo la porta.

Mezz'ora più tardi, dopo una doccia veramente, ma veramente bollente, Ryan è nella sua stanza a vestirsi.
“È solo un massaggio, Linds, una roba innocente!”
E certo, come no. Innocente. Con Ryan una doccia non è mai, ma proprio mai, innocente.
Infilo il maglioncino grigio perla con i bordi bianchi e mi siedo sul letto per mettere gli stivali al ginocchio neri senza tacco. Papà è già uscito per andare all'aeroporto a prendere mio fratello e la sua famiglia.
Sono felicissima di vederli!
Ritorno in bagno, getto l'asciugamani nel cesto della biancheria da lavare e prendo il phon, devo finire di asciugarmi i capelli.
Passano una manciata di minuti quando sento Ryan che mi chiama. «Sono in bagno!» esclamo alzando la voce, per sovrastare il rumore del phon.
«Bel culo.»
«Maniaco!» sbotto e mi alzo, mi volto verso Ryan e lo guardo. «Stupido.»
Lui ride, «Tu sei piegata, con il culo all'aria e sarei io il maniaco?» dice.
Sbuffo e lo ignoro, continuando a pettinarmi e asciugarmi i capelli. Lui prende phon e spazzola e continua lui e io glielo lascio fare, perché è rilassante, perché mi piace.
«Ti stai addormentando?» domanda dopo un po', mentre passa la mano fra i miei capelli.
«No.» rispondo, «Mi stavo rilassando.»
Lui sorride e lo faccio anche io notando il bracciale che gli ho regalato allacciato al polso.
«Che ore sono?» domando.
Lui getta una breve occhiata all'orologio, «Dieci e mezza.» risponde, «Dovrebbero atterrare fra poco.» aggiunge e arrotola il cavo sul phon.
«Già.» commento, mi do un'ultima spazzolata. «E non ridere, stupido!»
«Stavo solo pensando a quando Greg vedrà l'auto.» sghignazza lui.
Sbuffo, gli strappo il phon dalle mani e lo sistemo nel cassetto. «Idiota.» borbotto.
Ryan mi abbraccia, «Non prendertela.» dice e mi bacia la testa, «Andiamo a fare colazione?» domanda.
Dio, un caffè è quello di cui ho bisogno!
«Sì.» rispondo.

***

La porta si spalanca e un bambino entra, le guance rosse e i capelli che cadono sugli occhi castani. «Zia! Zia!» trilla allegro e mi corre incontro ridendo, lo prendo in braccio e gli bacio le guance paffute.
«Ehi, Cam.» sorrido, «Come stai?»
«Bene, zia.» risponde e mi accorgo che gli angoli della bocca sono sporchi di cioccolato.
«Hai mangiato il cioccolato?» chiedo.
Lui mi fissa, scuote la testa, «No, zia.» dice. 
«Ehi, campione.» esclama Ryan raggiungendoci.
«Ciao, Ryan.» trilla Cam, «Giù, zia.» aggiunge divincolandosi. Mi chino e lo lascio andare e lui corre da mia mamma, gridando “Nonna”.
Qualche vetro avrà tremato di sicuro.
Mi avvicino a mio fratello e lo abbraccio, «Spero per te che tu non abbia fatto troppi regali a Cam.» sussurra lui nel mio orecchio.
«No.» rispondo.
Otto non sono tanti, sono giusti!
Guardo Ryan, ma lui sta salutando Brenda, quindi non ha sentito.
Al momento la Jeep è nello studio di papà, ben incartata nella carta da pacco, con tante coccardine colorate attaccate sopra. La mattina di Natale, prima che Cam si svegli, verrà portata di fuori.
Oh, sarà così felice, lo so! Tutti i bambini vogliono una macchinina a batteria!
Andiamo in cucina perché Cam ha sete.
«Dobbiamo dirvi una cosa.» annuncia Brenda.
«Cosa?» chiede mamma.
Brenda allunga una grossa busta di cartone giallino verso mamma e papà, così mi sposto per guardare meglio. Mamma la apre ed estrae un cartoncino rosa piegato in due, dove c'è scritto il nome di una clinica privata di Houston.
Non sarà...
Mamma apre il cartoncino, rivelando un'ecografia. «Sei incinta?!» esclamo. «Ma è meraviglioso!» cinguetto e leggo il foglio allegato. Brenda è di quattordici settimane. La data presunta del parto è il ventun Agosto.
«Femmina?» esclama mamma.
Cosa? Una piccola Mars? È meraviglioso!
«Il medico dice che al novanta percento è femminuccia, ma non ne è sicuro del tutto.» esclama Greg, che potrei definire guastafeste. Se il dottore è sicuro al novanta percento vuol dire che al novanta percento è femmina. E poi io non ho visto piselli nell'ecografia, si dovrebbero vedere, giusto?
Mi sposto e corro ad abbracciare Brenda, «Oh, sono così felice.» trillo, poi vado da Greg e abbraccio anche lui.
«Fermati.»
«Eh?» faccio guardando mio fratello, dopo essermi allontanata di un passo da lui.
«Lindsay, guarda che lo vedo.» risponde lui agitando l'indice davanti a me, «Lo vedo che stai pensando a quali vestititi, giocattolini e pupazzi comprare.» continua, «Esageri sempre.»
«Ma non è vero!» replico incrociando le braccia al petto, «Non sto pensando a cosa comprare, giuro!»
Sento Ryan ridere e lo guardo, lui mi sorride, «Ha ragione.» mormora.
Sbuffo, prendo per mano Cam e torno in salotto.
Io non sto pensando a cosa comprare per la mia futura nipotina, anche se quel giocattolino che suona e s'illumina sul sito dove ho guardato i regali per Cam è molto carino, così come le calzine che ho visto sul sito d'abbigliamento...
«Non prendertela.» dice Ryan raggiungendomi, «È solo che ogni tanto esageri.» sorride.
«Non è vero.» replico.
Lui sorride di nuovo mentre Cam fissa l'albero di natale. «E la jeep nello studio?» soffia nel mio orecchio, «E il trenino dell'anno scorso?» continua.
Lo fisso, «Ma non sono niente.» replico e lui ride.
«Vedremo.» dice e mi dà un bacio veloce sulle labbra.
«Non è vero.» grugnisco mentre mamma dice che è pronto il pranzo, così prendo Cameron per mano e vado verso la sala da pranzo, mentre Ryan ridacchia.
Idiota.
Ci sediamo a tavola — oggi il pranzo è semplice: lasagna, petto di pollo e insalata — e mamma inizia a blaterare sul fatto che bisogna trovare una soluzione perché la stanza dove Greg, Brenda e Cam dormono è troppo piccola per quattro persone, che non ci starà anche la culla, che bisogna mettere un fasciatoio anche nel bagno, che bisogna modificare qualcosa... è andata. È completamente partita, come quando Brenda è rimasta incinta di Cameron. Quella volta ha iniziato a dire che bisognava mettere i copri presa, i copri angoli, le chiusure a sportelli e cassetti... e dopo non riuscivamo noi ad aprirli!
Cosa posso regalare alla nascita? A Cam avevo preso una tutina in un negozio a New York. Bhe, posso fare una tutina alla bimba ugualmente. Sono cose che fanno tutti, dopotutto.
O è meglio un pupazzo?
E se poi Cam s'ingelosisce perché nessuno gli regala qualcosa? Dovrò prendere un regalino anche a lui.
Com'è complicato...

«Linds!» strilla Greg mentre sistema il bambino sul rialzino posto sulla sedia.
«Sì?» chiedo.
«Non comprare nulla.» sbotta lui, «Togliti dalla faccia quell'espressione da» si ferma e traccia con le dita delle virgolette «adesso svaligio mezzo negozio.»
«Ma non è vero.» replico e mi siedo.
«Oh, Greg, taci.» sbotta Brenda, «Tu hai comprato quatto paia di scarpine appena siamo usciti dallo studio del ginecologo.» dice, «Tutte rosa.» continua, «Quattro paia di scarpine, tutte rosa, con decorazioni rosa! Sono identiche!» esclama, «Quindi smettila di fare la morale, che ho visto la wish list di Amazon!»
Greg rimane zitto e si siede, slaccia i bottoni del colletto della polo e manda giù un bicchiere d'acqua.
«Greg...» squittisco, «Sei diventato rosso?»
Lui mi fissa appena, giusto due secondi, poi si concentra su Cam.
«Giochi vari, vestitini, tappeti morbidi, costruzioni di gomma da ciucciare...» elenca Brenda, «Passeggino, lettino e vestitini per le bambole, bambola...» continua.
«Oh.» commento, «Quanto sei carino quando diventi rosso.» dico e gli altri ridono.
«Smettetela.» borbotta lui, «Mangiamo?» chiede. «Buon appetito.» dice.
Smettiamo di prenderlo in giro e mangiamo.

 ***

Cam è in piedi, al centro del salotto. «Resto qui.» annuncia prima di sedersi per terra, «Voglio vedere Babbo Natale.» dice e incrocia le braccia, mentre le labbra si piegano in un broncio.
«Se lo vedi poi lui scappa e non ti lascia i regali.» dice papà.
«Ma io sono stato bravo!» ribatte il mio nipotino. «Voglio vederlo!» protesta.
«Sono le nove e mezza, tesoro.» dice Brenda accucciandosi accanto al bambino, «Andiamo a letto, così dormi e domani mattina troverai i regali.»
«No!» strilla Cam, si alza in piedi e corre via.
Tutto ciò mi ricorda l'anno scorso...
«Dai, Cam, vai a dormire.» dico. «Fai il bravo.»
«No!»
E Cam corre via, verso la cucina ma papà lo blocca, lo prende in braccio e torna verso il divano.
«Voglio vedere Babbo Natale!» strilla Cam prima di scoppiare a piangere.
«Ha sonno.» mormora Brenda e lo prende in braccio, «Su, giovanotto, andiamo a dormire che sei stanco.» soffia massaggiandogli la schiena. Cam piagnucola, dice che non ha sonno, sbadiglia, piange, dice che vuole vedere Babbo Natale mentre Brenda sale le scale.
«Fa sempre così.» geme Greg.
«E l'anno prossimo saranno due.» rido.
Lui fa una smorfia e mamma si alza e va in cucina, per tornare dopo qualche minuto con cinque tazze piene di zabaione e un piattino con dei biscotti allo zenzero. Non mi piacciono molto, però ne prendo un paio lo stesso.
Adoro quest'atmosfera così magica. L'albero illuminato, le luci soffuse, le montagne di regali nascosti nel mio armadio...
Brenda torna giù dopo una decina di minuti. «Si è addormentato appena ha posato la testa sul cuscino.» dice e mamma corre in cucina per prendere una tazza di zabaione anche per lei.

Alle undici, dopo un'altra tazza di zabaione, vado in camera mia per prendere i regali.
«Mi dici cos'hai preso?» domanda Ryan mentre spalanco la porta della mia stanza.
«No.» rispondo, «Aspetti domani.» dico.
«Ma io non voglio aspettare!» replica lui. «Me l'hai preso, vero?» chiede.
Sbuffo. «Sì.» dico ed entro nella cabina armadio. «Ryan!» esclamo quando mi accorgo che è dietro di me, «Che fai?»
«Spio.» ride lui.
«Idiota.» sbotto. «Tanto non te lo dico.» esclamo, apro l'anta dell'armadio in basso e afferro le due borse in cui ho stipato i regali per tutti: una cover per l'Iphone di Greg, insieme a una cintura di vera pelle, proveniente direttamente dall'Italia, da un piccolo artigiano che le fa su misura, un porta gioie con un bracciale e un buono Amazon da duecento dollari per Brenda, un gift box con un settimana in centro termale per mamma e papà. Ovviamente c'è anche il regalo per Ryan.
«Ryan, se ti sposti esco da qui.» sbuffo.
Lui si scansa così posso uscire dall'armadio, «Preso tutto?» chiede.
«Ah-ah.» annuisco, «Tocca a te, ora.» dico. «Vai, ti aspetto.»
Lui annuisce, mi dà un bacio veloce ed esce dalla porta finestra. Io mi siedo sul letto e sbircio nella seconda borsa, dove ci sono i regali per Cam: una tuta molto carina, azzurra, con strisce blu scuro, la felpa con la zip e il cappuccio; un cagnolino-robot, uno di quelli che cammina, si sdraia, si siede, abbaia e mangia e beve — per finta, ovviamente — dalle ciotole,una scatola di costruzioni, una di quelle valigette piene di pennarelli, gessetti colorati e un paio di album da disegno, uno di quei computer per bambini, una confezione di automobiline e un paio di pacchi con gli animali selvatici e da fattoria in plastica.
Okay, sono dieci. Però gli album sono due ma sono confezionati con la valigetta, e gli animali sono dentro un grosso sacco colorato, quindi è un solo regalo, non due.
«Andiamo?»
Mi volto verso Ryan e annuisco, mi alzo e lo seguo.
«Linds, quanta roba hai preso?» sbotta Greg, «Lo stai viziando!» esclama.
«Lo fai anche tu.» rispondo e sistemo i regali sotto l'albero, insieme a tutti gli altri. Anche Ryan si inginocchia accanto a me, e io sbircio, alla ricerca del mio regalo.
Voglio solo capire quale possa essere!
«Sei curiosa?»
Fisso Ryan, che mi guarda sorridendo, una lucina rossa che gli illumina i capelli, «No.» rispondo.
«Bugiarda.» replica lui.
Sistemo l'ultima scatola e non dico niente, ripiego le borse e ne infilo una dentro l'altra. Mi alzo in piedi, sentendo lo sguardo di Ryan su di me.
Io non sono curiosa!
Mentre mi siedo sul divano mamma porta altre tazze di zabaione. Ne prendo una, stringendola con entrambe le mani e fisso l'albero e la montagna di regali che lo ricopre.
Quale sarà il mio?
Dio, sono curiosa.
Sì, lo sono. Sono terribilmente curiosa. 

*-*-*

Apro gli occhi e mi rigiro, alla ricerca della sveglia. Sono le sette e un quarto. Sbadiglio e mi siedo sul letto. Infilo le ciabatte e mi alzo in piedi, fisso Lindsay che dorme, sdraiata sul fianco destro, rannicchiata come al solito.
La copro e vado in bagno, chiudendomi la porta dietro di me.
È tutto così silenzioso e tranquillo...
Mentre mi lavo le mani sento un rumore, come se qualcuno aprisse la porta e poi una vocetta sottile: «Zia, svegliati! Ci sono i regali! Zia!»
Esco di corsa dal bagno senza asciugarmi le mani e vedo Cameron che si arrampica sul letto, «Zia!» dice e scrolla Lindsay.
«Cam...» mormora lei, «Dai, dormi, è presto.» borbotta.
«Ma ci sono i regali!» replica Cam e continua a scrollare le spalle di Lindsay, «Zia!» esclama.
«Cam, fai il bravo.» dico e mi avvicino, «Su, torna a dormire.»
«No!»
E ti pareva.
Lindsay si mette seduta, abbraccia il bambino e torna a sdraiarsi. Cam, ovviamente, scalcia, si libera dall'abbraccio e sbuffa mentre si alza in piedi sul letto.
«I regali!» trilla, «Voglio i regali! Miei!»
«Cam, siediti.» dico, «Non saltare che se cadi ti fai male.»
Lui mi ignora e continua a saltare sul letto, ripetendo che vuole i regali e che sono tutti suoi.
«Basta.» esclama Linds, si mette seduta, infila le pantofole e si alza in piedi. «Finiscila, Cam.» sbotta, le mani sui fianchi. Cam ignora anche lei, così Linds passa alle maniere forti: lo prende in braccio.
«Andiamo giù?» domanda il bambino mentre Linds esce dalla stanza.
«No.» risponde lei e io li seguo, «Ti riporto da mamma e papà.»
«Ma io voglio i regali!»
«Dopo.»
«Adesso.»
«Dopo.»
«Adesso!» strilla il bambino.
Lindsay non replica e si ferma davanti alla porta della camera di Greg e Brenda. «Che fai?» chiedo mentre posa la mano sulla maniglia.
«Secondo te?» replica, «Lo porto dentro.»
Ah.
La porta si apre e Linds avanza, posa il bambino sul letto e si volta.
«Che succede?» borbotta Greg mettendosi seduto.
«C'è che tuo figlio mi ha svegliato.» replica Linds. «E sono solo le sette.» sbadiglia e si allontana.
«Ma... Cam.» mormora Greg, mentre Brenda continua a dormire — o fa finta.
«Voglio i regali! Adesso! Li voglio!» strilla Cameron. «Adesso!»
«Ciao, Greg.» esclama Linds, agita la mano destra in segno di saluto e chiuede la porta.
«Cameron!» grida Greg, urla così forte che lo sento con la porta chiusa. «Smettila immediatamente!»
«No!»
Anche Cam urla.
Linds cammina lungo il corridoio, svolta e ritorna nella sua stanza, si sdraia sul letto e si raggomitola, «Buona notte.» borbotta.
Scosto i capelli dal viso e la raggiungo, l'abbraccio da dietro e le bacio una spalla.
«Tranquilla.» soffio.
«Mi ha svegliato.» mormora.
«Lo so, ma vuole i regali.» soffio, «Tu no eri così quando avevi la sua età?» chiedo.
Lei tace qualche secondo, respira profondamente e risponde: «No.»
«Okay.» mormoro.
Chiudo gli occhi, dormire un altro po' non è po così male.
Sono passati solo una decina di minuti da quando ho riportato Cam nell'altra stanza, quando sento mio fratello urlare il nome del mio nipotino.
«I regali!» grida il bambino, poi un'altra porta si apre e sento la voce della signora Mars, anche se non capisco cosa dica.
Così mi alzo e socchiudo piano la porta, fisso la mamma di Linds aprire il cancelletto delle scale e scenderle, mentre Greg cerca di convincer Cam a vestirsi perché è ancora in pigiama.
Rientro in camera accompagnato dagli strilli di Cam, che non vuole cambiarsi ma vuole i regali, e li vuole subito.
«Che c'è?» borbotta Linds spostando il mio cuscino sopra la testa.
«Tua madre è andata giù.» le dico sedendomi sul letto, «Cam non vuole vestirsi.»
Lei scosta il cuscino e mi fissa, gli occhi socchiusi. «Sai che novità.» borbotta. Fa un profondo sospiro e sposta del tutto il cuscino, per poi sdraiarsi sulla schiena. Sbuffa e si mette seduta, sostenendosi sulle mani, i capelli spettinatti che le incorniciano il viso. È adorabile e bellissima. Muove le gambe sotto al lenzuolo e le incrocia e mi fissa con il broncio.
Le scosto i capelli dal viso e le bacio piano le labbra.
Lo farei sempre.
Per sempre.
«Forse è il caso che ci vestiamo.» soffia guardandomi con i suoi occhioni castani.
«Sì.» dico e la bacio di nuovo.
«Bene.» soffia lei, gli occhi chiusi.
«Okay.» mormoro.
Un altro bacio.
«Più tardi.» sussurro.
«Più tardi.» mormora lei.
Un altro bacio. 

*-*-*

Quel “più tardi” non è mai arrivato. Al suo posto, invece, nella mia stanza è entrato un piccolo uragano in biancheria intima, che strillava: “Voglio i regali! Sono i miei! Li voglio, adesso!”. Fortunatamente Brenda lo ha acciuffato prima che si nascondesse sotto il mio letto.
Adesso siamo in sala da pranzo, a fare colazione. Ovviamente Cam non collabora: lui vuole i suoi giochi!
«Stai buono.» dice Greg.
«Ma io voglio i regali!» protesta Cam, «Li ho visti.» dice.
«Mangia e stai zitto.» sbotta Greg.
Cam sbuffa ma mangia il tramezzino al tonno che ha davanti, anche se vorrebbe scendere dalla sedia e correre di là, da quella montagna di regali.
Io non mi comportavo così. Io facevo colazione tranquilla, senza rompere le palle, non mi svegliavo all'alba, non andavo in giro per casa a svegliare la gente!
Mando giù un po' di succo d'arancia e fisso Cam che mangia velocemente.Io non facevo così.
...ma chi voglio prendere in giro? Io ero così, una piccola rompipalle che voleva solo scartare i regali.
Finalmente, dopo un'abbondante mezz'ora, ci spostiamo in salotto e Cam si fionda sui regali, ne acchiappa una e lo guarda. «Cosa c'è scritto?» chiede, «Zia? È mio?» chiede, «Sì, è mio.» si risponde da solo, senza darmi il tempo di aprire bocca.
«È tuo.» dico, visto che è uno dei miei regali per lui.
Lui ride e lo scarta, strappando la carta colorata e gettandola via. Quando vede la scatola strilla così forte che mi devo spostare o rischio la sordità.
«Lindsay?» mi chiama mio fratello, «Che cosa ca-»
«Cane! Mio!» trilla Cam, interrompendo Greg.
«Tu non vuoi prendere un cucciolo vero...» scrollo le spalle e mi sistemo meglio sul pavimento, incrociando le gambe, «Non mangia, non sporca, non devi portarlo fuori...» sorrido a Greg.
Lui si passa una mano sul volto, e mormora qualcosa che suona come “mia sorella mi farà impazzire”. Bhe, mi conosce, non dovrebbe stupirsi.
«Apri.» ordina Cam porgendomi la scatola con il piccolo husky robot.
«Non vuoi guardare anche gli altri regali?» chiedo.
Cam fissa la scatola, che sembra enorme nelle sue mani, annuisce, la posa accanto a me e va a prendere un altro regalo, per mamma e papà da parte di Brenda e Greg.
Un'ora più tardi, dopo carte fatte a pezzi e strilli da trapassarti il cervello, tutti i regali sono stati scartati.
Ryan mi ha regalato una bellissima borsa bianca in pelle, con portafogli coordinato, che mi affretto a rimettere nel sacchetto blu di stoffa, prima che Cam testi uno dei pennarelli nuovi su di essa.
Porto i regali in camera mia, mentre Ryan va nella dependance stringendo a sé la scatola con la nuova Xbox — regalo da parte mia.
Neanche cinque minuti dopo io e Ryan siamo di nuovo nel mio salotto, gli prendo la mano e lo trascino nello studio di papà, dopo aver chiuso le tende che danno sul portico.
Greg e Brenda sono di sopra, a sistemare i regali ricevuti, mentre Cam gioca con gli animali di plastica, seduto in mezzo al salotto.
«Riesci a sollevarla?» domanda Ryan indicando l'enorme scatola con la jeep.
«Ci provo.» rispondo e, in quel momento, entra papà. Portano fuori la scatola, sistemandola proprio davanti alla porta finestra. 
Ci sediamo sul divano un attimo prima che Greg e Brenda inizino a scendere le scale.
«Perché avete tirato le tende?» si lamenta Greg, «È buio!» dice e si avvicina alla porta finestra, seguito da Cam che adesso porta a spasso il cagnolino-robot .
«Che caz-»
Greg si blocca alla vista dell'enorme scatola, così come Cam.
«Cos'è?» chiede il bambino, «Un regalo? È mio!» strilla, aggiungendo un sacco di “o” a “mio”. «Apri, papà, apri!» ordina.
Mio fratello è leggermente sotto shock e mi guarda, mentre Cam strilla che dobbiamo aprirgli.
«Linds...» mi chiama il mio adorato fratellone.
Io non replico e mi alzo, mi avvicino a Cam e apro la porta finestra. «È mio, zia?» domanda lui.
«Non lo so.» rispondo, «Guarda il biglietto.»
Lui corre verso il pacco, afferra il foglio appeso e me lo porge. «È tuo.» dico, anche se lo sapevo già, ovviamente. E comunque il biglietto l'ho scritto io. «Babbo Natale dice che lo ha lasciato qui perché sotto l'albero non ci stava.» aggiungo.
Gli occhi di Cam si spalancano, emette una seri di “iiihhh” che mi trapanano il cervello e strappa la carta da pacco con tutta la foga che può avere un bambino di tre anni e dieci mesi.
«Lindsay!» strilla mio fratello, «Ma sei matta?!» sbraita, «È ovvio che sei matta.» dice, «Una jeep?!» sbotta mentre Cam strappa un grosso pezzo di carta, «E con cosa la porto a casa? Lo sai che dovrò pagare un supplemento? Anzi, non so neppure se me la faranno portare!»
«Anche io ti voglio bene.» gli dico fissandolo, poi mi giro per fissare Cam che corre attorno alla scatola per finire di spacchettarla. «Ho chiamato il corriere, non preoccuparti.» dico, «Il giorno dopo che sarete tornati a Houston la jeep sarà lì.»
«Una macchina! Mia!» grida Cam. «Apri! Apri!» strilla, senza rivolgersi a nessuno in particolare, così mi avvicino e apro uno dei lati, facendo strillare ancora Cam.
Se urla ancora un po' ora di sera sarà senza voce.
Io e Ryan — perché Greg è lì impalato, con una faccia da pesce lesso — tiriamo fuori la jeep.
«È mia! È mia!» strilla Cam saltellando attorno alla macchinina, «Mia!» urla.
Fisso gli altri: Ryan si sta sforzando di non ridere — con pessimi risultati, direi —, Brenda fissa Cam con un sorriso, mamma ha la bocca aperta dalla sorpresa e papà... bhe, papà sta riprendendo il tutto.
Cam si siede nell'auto, «Come funziona?» chiede, «Come funziona?» ripete, «Zia?»
Mi accuccio accanto a lui, apro il piccolo portaoggetti, rivelando la chiave. «Ecco, così.» dico e gliela porgo, «Infilala lì.» indico la serratura e lui lo fa, «Allora, il pedale verde serve per accelerare, mentre quello rosso frena.» dico mentre Cam mi fissa, «Hai capito?»
Lui annuisce.
«Questa è la leva del cambio,» continuo, se la mandi avanti l'auto va in avanti, se la mandi tutta indietro la jeep va indietro, okay?»
Cam sorride, un sorriso grande, che gli illumina il volto. «Ho capito dice.» e gira la chiave, la jeep si avvia e lui ride. È così bello quando ride e non fa l'indemoniato!
Mi alzo in piedi e faccio un passo indietro, per evitare che mi passi su un piede.
«Allacciati la cintura, tesoro.» esclama Brenda.
«Sì, mamma.» cinguetta Cam e obbedisce, poi batte la mano sul sedile accanto a sé, «Siediti, zia.»
Cosa?
«Eh?» faccio, «Perché?» domando.
«Siediti!» esclama lui, il visetto che si trasforma, «Zia!»
«Siedi, sorellina.» esclama Greg posandomi una mano sulla spalla, «Fai felice il tuo nipotino.» aggiunge.
Lo sta facendo apposta, lo so. «Non ci sto, Cameron.» dico al bambino. L'ultima cosa che voglio è incastrarmi davanti a tutta la famiglia in quella scatoletta blu scuro.
«Sali, zia.» dice lui, «Per favore.» supplica spingendo in fuori le labbra.
E va bene!
Mi siedo, le ginocchia piegate e prego di non incastrarmi.
«La cintura!» esclama Cam.
Non mi si allaccia, perciò tengo il gancio stretto nella mano sinistra. «Vai, Cam.»
Lui ride, sposta la leva del cambio e parte, ride ancora.
«Gira, Cam, gira il volante a sinistra.» esclamo, «Non di lì, dall'altra parte! Lì c'è la piscina!» strillo e Cam gira il volante nella direzione giusta.
«Cam, stai attento!» esclama Brenda, «Ascolta zia Lindsay.»
«Sì mamma.» dice il bambino mentre passiamo davanti agli altri.
«Non ridere, Ryan.» sbotto.
Quell'idiota del mio ragazzo sta ridendo come se non ci fosse un domani.
Cam curva e riandiamo verso la piscina, gira a destra, andando verso il giardino davanti, «Rallenta, Cam.»
«Ma io mi diverto!» ride lui, mentre va a zig zag.
Okay, Linds, tieniti pronta a girare il volante.
«Cam, vai piano.» ripeto, «Frena un pochino, fallo per la zia.» aggiungo.
«No.»
Cosa? No? Come no?!
«Cam!» esclamo, «Rallenta.» dico. L'ultima cosa che voglio è schiantarmi contro il cancello. «Cam!» strillo quando lui prende dentro un vaso e lo fa cadere. Per fortuna è vuoto.
Cam, la piccola peste indemoniata, ride ma poi frena, giusto a mezzo metro dal cancello.
«Torna indietro.» gli dico, «Fai il bravo, su.» sorrido e gli scompiglio i capelli.
«Sì, zia.» dice e cerca di inserire la retro, «Mi aiuti?» chiede.
Annuisco e sposto la leva, «Ecco, adesso schiaccia il pedale e guarda dietro, così vedi dove vai.»
Lui gira la testa due secondi, ma va indietro. «Adesso?» chiede mentre vedo Greg che ci fissa.
«Gira il volante che torniamo da dove siamo partiti.» dico.
«Cam, non devi andare così veloce.» esclama Greg, «E guarda dove vai!» strilla, «Linds, me la pagherai!» aggiunge ma io lo ignoro. Oh, andiamo, Cam è così felice!
Torniamo nel portico sul retro senza incidenti. «Ancora! Ancora! Ancora!» grida Cam mentre io cerco di disincastrarmi. Per fortuna ci riesco senza problemi, così evito figure di
merda.
«Ancora, zia! Un altro giro!» esclama Cam.
«Dopo, tesoro.» rispondo. 
«Adesso.» replica lui.
«Dopo, Cam.» ripeto. «Facciamo un disegno?» gli chiedo, giusto per distrarlo. Se mi siedo un'altra volta lì dentro poi non riuscirò più a stendere le gambe. Fortunatamente Cam si convince, così slaccia la cintura, scende dalla jeep, lasciandola lì, ferma di traverso nel portico e corre in casa.
«Come ti è saltato in mente di regalargli una cosa del genere?» sbotta Greg, «Dovrò sempre controllarlo prima che investa il gatto della vicina!»
«Bhe, il gatto può pure spostarsi.» replico, «E comunque Cam è piccolo, devi controllarlo lo stesso.» dico ed entro in casa.
«E piantala.» borbotta Brenda, «Lascia che si diverta.» commenta osservando Cam sedersi al tavolino del salotto e aprire la valigetta con i pennarelli.
Disegniamo per un po', anche se quelli di Cam sono più che altro scarabocchio. Io, invece, sto disegnando una renna perché me lo ha chiesto lui.
«Che è?» domanda Ryan.
«Una renna, non lo vedi?» borbotto afferrando un pastello marrone scuro.
«A me sembra un cane deforme e obeso.» replica Ryan sedendosi accanto a me.
«Ma se ha le corna!» sbotto indicando il disegno.
«Sì, ma sembra un cane.»
«Ma se hai detto che è deforme!» replico.
«Di certo non sembra una renna.» ride lui.
Sto per replicare quando Cam ci interrompe con uno strillo: «Zia! Disegna!»
Inspiro a fondo, lascio perdere Ryan che non riconosce una renna da un cane deforme e riprendo a disegnare il pelo.
«Ryan!» trilla Cam, «Disegna una renna!» ordina spingendo un foglio bianco verso Ryan.
«Chi, io?» chiede lui e deglutisce, «Non sono capace.» dice.
«Disegna!» Cam sbatte la mano sul foglio, trasformandosi nel figlio del demonio in meno di due secondi.
Ryan deglutisce ancora, prende il foglio, un pastello marrone e inizia a disegnare.

***

«E io sono quella che disegna un cane deforme al posto della renna.» esclamo mentre andiamo verso la sala da pranzo. «Tu hai disegnato una renna che assomiglia a tutto tranne che a una renna.»
Ryan fa una smorfia offesa, «Non so disegnare.» dice, «L'ho detto.»
«Potevi impegnarti un po' di più.» esclamo sedendomi al mio posto, «Perché disegnare gli animali con delle linee lo fanno i bambini.» lo prendo in giro.
Lui sbuffa e si siede. «Dopo l'ho ingrassata.» si giustifica.
«E sembrava una lattina di birra con le gambe.» rido.
«Io scrivo canzoni, non disegno renne.» squittisce lui.
«Ma se anche Cam ti ha preso in giro.» gli ricordo.
Ryan mi fissa, «Finiscila.» soffia, «Altrimenti...»
«Altrimenti cosa?» chiedo.
«Non te lo do più.» sussurra nel mio orecchio.
Ah. Direi che come motivazione basta. «Scusa.» dico e lui sorride e mi stringe la mano sotto al tavolo.

***

Mi lascio cadere sul letto con un sospiro. È stata una lunga giornata, più che altro perché Cam prima voleva giocare con il cane, poi disegnare, poi usare il computer, poi usare la jeep, poi gli animali di plastica, poi disegnare, e la jeep,  e il cane, e le macchinine e la macchina telecomandata che gli hanno regalato i miei, e il garage per le macchinine da parte di Ryan... ogni dieci minuti acambiava idea.
Come fanno Greg e Brenda?
È stancante stargli dietro.
Si è calmato poco dopo cena, quando si è addormentato sul divano mentre guardavamo un dvd di Peppa Pig.
«Stanca?» chiede Ryan.
«Sì.» rispondo e allungo le braccia verso di lui, che si siede sul letto e mi stringe, «Tanto.» aggiungo e poso la testa sulla sua spalla.
Rimaniamo per qualche minuto in silenzio, poi si allontana da me, «Andiamo a dormire.» dice.
Annuisco, aspetto che si alzi e lo faccio anche io.
Dieci minuti dopo siamo di nuovo a letto, sotto le coperte. Ryan mi abbraccia da dietro, scosta i capelli dal mio collo e lo bacia. «Buona notte.» soffia.
«Buona notte.» mormoro prima di sbadigliare e chiudere gli occhi. 



Per prima cosa: scusate il ritardo, ma ho avuto un piccolo blocco.
In ogni caso sono riuscita a finire questo capitolo!
Grazie a chi legge. mette la storia in una delle liste!

   
 
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