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Autore: jharad17    29/05/2009    18 recensioni
Al primo anno, Harry è smistato a Serpeverde invece che a Grifondoro, e nessuno è più sorpreso del suo nuovo capocasa. Fanfiction in cui Severus è il mentore di Harry
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Severus lo seguì fuori, pronto ad afferrarlo se il ragazzo fosse scappato, e fecero il tragitto verso il dominio della Pomfrey.

Facendo da guida, Harry camminò impettito verso l'Infermeria, sapendo di essere in un mondo di guai e desiderando di avere il coraggio di scappare e basta. In verità, la sola cosa che gli impediva di farlo era sapere che sarebbe probabilmente stato espulso e poi sarebbe dovuto tornare dai Dursley.

Quale diavolo era il problema di Snape, comunque? Harry non gli aveva fatto niente -- non lo aveva neanche a lezione per un altro giorno o due -- e ancora, il professore sembrava odiarlo davvero e volere rovinargli la vita. Harry aveva sperato che essere nel mondo magico sarebbe stato meglio che stare con i Dursley, ma finora, era stato molto deluso da Hogwarts. Assomigliava troppo a Little Winghing, dove tutti sembravano non avere simpatia per lui per nessuna ragione o, come i suoi parenti, semplicemente detestarlo.

Ed ora veniva trascinato a visitare l'infermiera della scuola, e avrebbe dovuto mentirle per mantenere i propri segreti. L'ultima cosa che voleva fare era divulgare i suoi segreti di fronte a Snape! 

Troppo presto furono arrivati, e Snape lo superò per aprire la porta, che tenne aperta perché Harry entrasse. Non del tutto sicuro di cosa aspettarsi -- un gioco preferito di Dudley era stato proprio fare questo, e poi dare un ceffone a Harry sulla testa mentre passava -- Harry si abbassò un poco mentre entrava nella larga stanza. Snape gli fece una smorfia però, e Harry si mosse un po' più veloce, per toglierglisi dai piedi.

Madam Pomfrey stava camminando verso di loro, prima che loro avessero fatto un passo o due nel suo regime. "Ah, bene, Signor Potter. Sono contenta che tu abbia deciso di tornare così puntualmente."

Dato che Harry non aveva proprio deciso niente, non disse nulla, scrollò solo un po' le spalle.

"Bene, Andiamo dietro la tendina, allora," disse lei, e fece un gesto verso una tenda mobile che nascondeva un letto nell'angolo vicino al suo ufficio. "Rimani in mutandine, per favore."

Harry scosse la testa. Questo era troppo. "Sto bene, Madam Pomfrey. Non ho bisogno di nessun controllo o niente."

"Non sono d'accordo, Signor Potter, e il tuo CapoCasa ha dato il permesso per l'esame. Ora, dietro la tendina."

Il suo CapoCasa.... Harry fulminò Snape ancora, arrabbiato ed imbarazzato e non nell'umore per un'ulteriore umiliazione. "Non può farlo, signore. Non è suo compito dare a chiunque permesso su di me."

Snape gli fece un ghigno e si avvicinò, così che Harry potesse sentire il suo fiato sulla sua faccia. Strano, odorava di menta; si era aspettato vecchi calzini. "Ho il dovere su tutti gli studenti nella mia cura, Potter, di assicurmi che stiano bene nella mente e nel corpo. Tu sei malnutrito e sottopeso, ed è il mio lavoro assicurarmi che non ci sia nient'altro con un esame fisico."

Scrollando la testa ancora, Harry si allontanò da lui. "Io non mi spoglio per nessuno!"

"Ti assicuro, Signor Potter, che non hai niente che io non abbia visto prima," disse la medi-maga. Lei lo fermò mentre lui cercava di scappare, e lo manovrò verso l'area della tendina.

"E io ti assicuro che rimarremo tutti qui in questa infermeria, fino a quando non ti sottometterai all'esame," si intromise Snape. "Vorrei ricordarti che ho modi migliori per passare il tempo. Non obbligarmi a mostrarti l'errore di trattenerci qua troppo a lungo."

Harry impostò la mascella. "Non vi farà nessun bene, sapete. Finirete solo nei guai."

"Di che cosa stai parlando?" chiese Madam Pomfrey.

"Se lo dite. A nessuno importerà, così vi metterà solo nei guai. Lasciatemi solo tornare al mio dormitorio, e ci dimenticheremo che questo sia mai accaduto, va bene?"

Un oscuro sogghigno da Snape fece rimanere Harry a bocca aperta. "Non pensare di incantarci così, Potter. Vai dietro la tenda. Ora!"

Bene, okay. Li aveva avvertiti. Ora era affar loro, e non più una sua preoccupazione. Almeno, non fino all'estate quando sarebbe dovuto tornare dai Dursley. La rabbia gli velocizzò i passi mentre andava dietro la tenda, e gli fece difficile sbottonarsi la divisa, e la camicia. Stava lavorando sulla rimozione delle scarpe quando la voce di Madam Pomfrey gli arrivò da piuttosto vicino.

"C'è una camicia da notte sul letto, Signor Potter. Una volta che sei in mutande, mettila per favore."

"Sì, signora," disse automaticamente e poi fece come gli era stato detto. Era grande per lui, anche se la taglia dentro diceva "small," e lui se la riavvolse attorno al torso due volte e ci coprì le ginocchia prima di spingersi sul letto. "Okay," disse alla fino, e si maledì la voce per aver tremato. "Ho fatto."

"Eccellente." Madam Pomfrey mise la tendina da parte solo abbastanza per entrare, e perché Harry intravedesse la figura di Snape che aspettava dall'altra parte, prima che lei la chiudesse. Sarebbe davvero rimasto per tutto il tempo?

"Ora, come sta quella cicatrice oggi?" lei chiese e gli alzò i capelli che gli coprivano sempre la fronte così che potesse vederla. "Hai usato la lozione che ti ho dato?"

"Sì, signora."

"Bene." Le sue dita erano leggere mentre toccavano la pelle vicina alla cicatrice, e lei annuì. "Sembra molto migliorata. Ora, mento all'insù e via gli occhiali, così posso dare uno sguardo ai tuoi occhi. Quand'è stata l'ultima volta che hai fatto controllare i tuoi occhi, Signor Potter?"

Mentre parlava, muoveva la bacchetta in strani cerchi e movimenti, e la sua domanda lo prese alla sprovvista. "Ehm... Io non mi ricordo."

"Un anno fa?" lei chiese per aiutare. "Due?"

Harry scrollò le spalle. Erano passati quesi sei anni, ma dannato lui se l'avesse detto.

"Su dai, Signor Potter, smettiamola di fare così, va bene? So che la prescrizione è fuori data, così puoi rispondere a queste domande ora, così, o risponderai dopo, quando dovremo chiamare gli specialisti."

"Specialisti?"

"Esatto. Non immagini di essere il primo bambino riluttante a parlare della propria storia medica, vero? Abbiamo un contatto con i Servizi Sociali dei Bambini Magici, che sarebbero solo felici di venire a passare un po' di tempo con te." Madam Pomfrey gli sorrise benevolmente, ma lui lo vide per cosa era. Lei era una grand manipolatrice.

"Ancora non vedo perché --"

"Voglio metterti a tuo agio, Signor Potter,"  disse lei, e lui quasi le credette. "Ma sono preoccupata per la tua salute e per il tuo benessere. Sarebbe molto più semplice se tu fossi sincero con me dall'inizio."

Harry deglutì, ricordando come era stata gentile con lui il giorno prima, con la lozione e tutto. Non poteva ripagare quella gentilezza con le bugie, non tutto il tempo comunque. Lasciò uscire uno sbuffo. "Bene. Sono passati sei anni. Avevo appena iniziato le elementari."

"Grazie," disse, e sembrava sincera. "Ora, posso dare ai tuoi occhiali la corretta prescrizione in un attimo, e tu dimmi quanto bene puoi leggere questo foglio..."

Provò i suoi occhiali migliorati ed annaspò, era tutto così chiaro. Eccitato, recitò le lettere del foglio, fino all'ultims riga. "Grazie," disse sinceramente.

Lei lasciò perdere il ringraziamento. "Ora che ci siamo occupati di questo, voglio che tu mi dica come sei riuscito a rompere tante delle tue ossa."

Ci fu un crepitio di vestiti -- come una tunica -- dall'altra parte della tenda, ma Harry non gli prestò attenzione mentre urlava, "Cosa?"

"Dalle mie letture, vedo che negli ultimi dodici mesi, ti sei rotto il polso sinistro una volta, il tuo naso due volte, e la clavicola tre volte. Per favore dimmi come."

"Sono sbadato," disse immediatamente. "Cado sempre."

"Mm-hm." Lei gli lanciò uno sguardo penetrante. "Ora, che ne dici della verità?"

Sapeva leggere la mente? si chiese. O usava la magia per sapere quando qualcuno le mentiva? Se così, era in ancora più guai di quanto si era aspettato. "Finisco in un sacco di risse," disse in modo accorto. Era la verità, in qualche modo.

"Oh? Con chi?"

"Lo sa," disse, scrollando una spalla. "Altri ragazzi."

"Mm-hm." Stava iniziando ad odiare quel suono. "Chi?"

"Vuole i loro nomi?"

"Non subito," disse lei. "Ma dimmi, erano nella tua classe a scuola, o nel tuo vicinato... Per favore, sii specifico."

Harry chiuse gli occhi. Stava andando di male in peggio. "Sì, erano nel mio vicinato, e nella mia scuola." Fece una pausa, e la sbirciò, e lei gli lanciò quello sguardo ancora, e lei aggiunse velocemente, "E uno di loro è mio cugino. Per la maggior parte, sono Dudley e i suoi amici."

"Vedo."

"Ma va bene. Voglio dire, non è niente di che."

"Mm-hm." Lei agitò bacchetta un po' di più. "E non le hai mai fatte sistemare propriamente?"

"Scusi?"

"Le ossa. Sei stato cresciuto da Babbani, corretto? E non sei mai andato da un Guaritore Babbano a farti sistemare le ossa così che guarissero propriamente."

"Ummm." Harry abbracciò la stoffa fina della camicia più stretta a sè. Cosa importava se aveva sempre dovuto occuparsi di se stesso da solo? Non è che qualcun altro l'avrebbe fatto.

"Quella risposta è abbastanza, immagino." Per la prima volta, lei prese un portablocco e vi annotò qualcosa in fretta. "Voglio che tu mi dica delle tue abitudini alimentari, quando eri a casa."

Harry si accigliò. "Tipo cosa mi piace mangiare?"

"No. Più che altro, quanto spesso mangiavi, e quali tipi di cibo mangiavi. Nutrizionalmente."

"Non lo so. Roba normale, immagino." Questo stava scivolando troppo vicino a quell'orrida lista di regole che Snape gli aveva dato l'altra notte. Anche pensare alla lista gli faceva venire voglia di urlare.

Madam Pomfrey sospirò. "La verità ora, Harry, per piacere."

Digrignò i denti. "E se non volessi dirla?"

"Maniere, Potter," abbaiò una voce dall'altra parte della tenda, e Harry saltò, essendosi quasi dimenticato che Snape era lì. "Attento all'insolenza."

Qualcosa dentro di lui scattò, e lui saltò giù dal letto e raccolse i suoi vestiti dal pavimento dove li aveva lasciati. "Non lo farò, io non... non mi sottopongo più a questo. Non potete costringermi."

Snape sorpassò la tenda come un demone. Il suo cipiglio avrebbe potuto spaventare i demoni. "Posso e lo farò. Torna su quel letto."

Harry scosse la testa, e provò a scappare. Questo era stupido e surreale e non l'avrebbe più sopportato!

Ma Snape lo prese per il braccio mentre lui lo raggirava, e lo fece girare così che si trovarono ancora faccia a faccia. "Non sto giocando qui, Potter. Rimarrai qui finchè non ti sarà permesso andare."

Tirare il braccio -- lo stesso che Snape aveva afferrato per trascinarlo fuori dalle docce prima -- si dimostrò inutile, ma dannazione faceva male! Non potè sopprimere un sussulto come le dita ossute dell'uomo si premettero sui lividi già presenti, e quando l'altra mano di Snape si alzò, lui si abbassò di riflesso, ma il professore prese solo l'altro suo braccio in mano, e lo alzò per rimetterlo sul letto d'ospedale.

"Professore," disse Madam Pomfrey. "Sono sicura che il Signor Potter starà bene se lo lascia ora."

"Naturalmente," disse lui, e rilasciò Harry, facendo un passo indietro solo abbastanza per bloccare l'unico punto di fuga di Harry e incrociando le braccia sul proprio petto. "Prego continua."

Madam Pomfrey prese i vestiti dalle mani di Harry e li posò delicatamento nel letto accanto a lui. Le sue scarpe erano ancora sul pavimento; se fosse scappato, sarebbe dovuto tornare nei sotterranei a piedi nudi. "So che questo deve essere piuttosto spaventoso per te," disse lei, e Harry distolse lo sguardo e scosse la testa, "Ma è davvero per il tuo bene."

Harry non si disturbò a correggerla. Perché avrebbe dovuto importargli ancora? Non poteva scappare, non importava cosa avesse fatto. Con la voce bassa, disse. "Bene. Mangiavo ciò che rimaneva. E solo se le mie faccende erano finite."

"Ciò che rimaneva da cosa?" chiese lei in modo calmo.

"Da quello che mangiavano loro, i Dursley, voglio dire. Se c'erano avanzi, e se avevo fatto bene le mie faccende, allora potevo mangiare."

"E questo accadeva spesso?"

Harry sospirò. Hai fatto trenta, fai trentuno... "Mangiavo quasi tutti i giorni. D'estate, quando lavoro fuori, è facile riempirsi d'acqua dal tubo così non mi viene fame."

"Vedo." Lei annotò qualcos'altro nel suo portablocco. "Quanto andavi d'accordo con i tuoi amici a scuola?"

"Non ne avevo."

"Nessuno?"

Harry scattò, "Non potevo, no? Con Dudley che minacciava chiunque parlava con me."

"Va bene. E hai mai fatto uso di droghe o alcol?"

"No!" Che tipo di stupide domande erano questo comunque?

"Calma, Harry. Ho quasi fatto."

Bè, grazie a Dio. "E poi posso andare?"

"Certo. Solo un altro paio di domande. Quanto ti senti al sicuro a casa?"

Harry si accigliò. "Al sicuro? Non lo so. Comparato a cosa?" Fu quasi sicuro di aver sentito uno sbuffo o qualcosa da Snape, ma quando lanciò uno sguardo all'uomo, la sua faccia era imbronciata come mai.

"Comparato a, diciamo, quando eri alla scuola elementare, o qui."

Lui le studiò il viso per un minuto e poi' scrollò le spalle. "Sono più al sicuro qui," ammise e ghignò. "Sa. Non c'è Dudley."

"Ti preoccupi di restare da solo con lui?"

"No. Mi preoccupo di stare da solo con lui e i suoi amici." Scrollò ancora una spalla. "Sono più grossi di me. Io sono più veloce, però."

"Va bene allora. Sdraiati sul letto ora, abbassiamo la camicia fino ai tuoi fianchi, esatto caro."

Harry eseguì, sdraiandosi, sentendosi nudo nonostante la camicia, e sentendosi male allo stomaco. Le sue costole erano costellate di lividi, e le sue braccia facevano pensare che qualcuno avesse reso "l'afferrarlo con forza" uno sport nazionale. Aveva anche parte di un'impronta di una mano attorno al collo, da quando suo zion lo aveva strozzato un po', l'ultima volta in cui aveva dimenticato di sfoltire le rose propriamente.

"Dimmi se qualcosa fa male, va bene?" chiese Madam Pomfrey, e iniziò a fare pressione sulle parti del suo petto e del suo stomaco con i suoi polpastrelli. Lui non disse niente, ma non potè evitare di sussultare alcune volte quando lei toccò le aree più delicate. "E se potessi girarti sullo stomaco..."

Ancora una volta obbedì, seppellendo la testa nel cuscino come il calore lo attraversò. Provò a restare più fermo possibile, sperando che finisse presto. Quando lei fece pressione su una parte del fondo della schiena, lui urlò e si scansò.

Lei gli diede una delicata pacca sulla schiena. "Le mie scuse, Signor Potter. Abbiamo finito per ora. Puoi vestirti mentre preparo alcune pozioni per te."

Respirò un "Grazie", non essendo sicuro di poter fare molto di più. Mentre si sedeva dritto, intercettò gli occhi di Snape, e fu turbato dallo sguardo di franca speculazione che ci vide. Poi entrambi loro lasciarono l'area separata, così che lui potesse vestirsi, cosa che fece in fretta.

Quando uscì da dietro la tenda, i due erano riuniti, vicino all'armadietto delle pozioni di Madam Pomfrey, ovviamente parlando, ma non riuscì a sentire cosa dicevano.

"Posso andare ora?" Guardò Snape. "Signore?"

Snape rivolse il suo scuro sguardo a Harry ed agitò la bacchetta in un rapido arco. "Tra un momento. Vieni qui, per favore."

Harry non potè evitare di trascinare i piedi, ma una volta che arrivò dal suo CapoCasa, l'uomo gli passò semplicemente una pozione. "Bevila."

Era blu e sembrava viscida. Harry la annusò e quasì soffocò.

"Bevila, Potter," lo avvertì Snape. "E' un supplemento nutrizionale. Ne prenderai un'altra dose al mattino, e tutti i giorni a venire a colazione."

Harry fece una smorfia e poi si tappò il naso e tracannò la disgustosa bevanda. Il sapore era peggiore dell'odore. Soffocò un poco, ma riuscì ad evitare che tornasse sù.

"E questa," disse Snape, consegnandogli una tazza di metallo con un liquido chiaro che la riempiva a metà. "Per le tue ossa."

Con un sospiro Harry bevve anche quella, con altre due che Madam Pomfrey gli diede -- una per i suoi reni ammaccati e una per le sue "contusioni," qualunque cosa fossero -- finché si ritrovò a nuotare nelle pozioni. Infine, fu autorizzato ad andarsene, con severe istruzioni di tornare venerdì per un altro controllo.

Anche se era entusiasta di essere libero, dovette ammettere che si sentiva meglio di quanto si era sentito in molto tempo, quasi privo di dolore. Era una bella sensazione, anche se sapeva che non sarebbe potuto sfuggire da un mondo di dolore quando la scuola sarebbe finita.

  
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