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Autore: Greatad    21/01/2017    0 recensioni
Piano piano Abe riprende a vedere correttamente. Il sangue sulle pareti. Il cadavere della moglie e del figlio. Il cadavere della moglie e del figlio.
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brendan si affrettò lungo il corridoio. Sentì la tasca vibrare. Prese in mano il cellulare e controllò: una nota vocale da Amore di 32 minuti. “Merda.” Scansò una pianta su vaso in mezzo al corridoio, di fronte alla vetrina di un negozio di Elettrodomestici – Il meglio a metà citava lo slogan sui volantini.
Si fermò davanti alle indicazioni su un cartellone vicino.
Portineria – piano terra, ala Nord.
Finalmente una buona notizia! Stava andando nella direzione giusta, nonostante fosse partito solo con l'idea di allontanarsi da quel gruppo di svitati. “Aspettiamo i soccorsi, questo cazzo. Non è colpa mia se sono rimasto chiuso qui dentro!” Pensò, allungando il passo.
Arrivò davanti ad un'altra saracinesca, identica a quella da cui era partito. Si guardò attorno, finché non riconobbe una porta con la targhetta “Portineria – Responsabile Mr. Stuart”.
Provò la maniglia ma la porta non si muoveva. Chiusa a chiave. Brendan non si demoralizzò e prese la ricorsa. Con qualche spallata doveva andare giù! Al primo colpo il dolore gli assalì la spalla e vide le stelle.
Camminava scherzando con degli amici. Erano al centro commerciale per sfottere il loro compagno di classe che lavorava come facchino al supermercato. Confabularono su cosa fargli per rovinargli la giornata. Improvvisamente Todd non aveva più la testa, una fontana di sangue si riversò su Gillian. Brendan fece un saltò, allontanandosi dagli schizzi. Ma cosa era successo? Perchè Todd non finiva la frase? Sentì qualcosa di molliccio sotto i piedi, quando era atterrato dal salto. Guardò la suola: era sporca di moccio? La testa di Gillian stava ancora rotolando, dopo che l'aveva calpestata.
“Assurdo... devo averlo sognato prima di svegliarmi.”
Si rialzò. L'ultima spallata doveva aver avuto successo, la porta si stava aprendo pian piano, facendo un cigolio snervante.
Diede una forte spinta, volendo aprirla completamente per far cessare il cigolio. Ma la porta ignorò la sua irruenza e proseguì ad aprirsi lentamente.
“Ma che cazzo... E va bene, aspettiamo, sarà a molla, cazzonesò.”
Entrò nella stanza. Subito la temperatura precipitò. Si strinse le braccia, lasciate scoperte dalla t-shirt che indossava. “Non scherza il portinaio con l'aria condizionata...” Cercò a tastoni l'interruttore. Lo premette, ma non successe nulla. Utilizzando il flash del cellulare si fece luce per cercare la tessera. Magari in un cassetto... Iniziò la sua ricerca dalla scrivania, ma ebbe scarsi risultati. Si intascò qualche monetina, “È il minimo dopo questa rottura”.
Si bloccò in mezzo alla stanza. Un altro flash come il precedente.
Stava correndo lungo il corridoio del centro commerciale, inseguito da un mostro. Ogni volta che incrociava una persona la spingeva dietro di sé, sperando di rallentarne l’avanzata. Un negozio aperto di mobilia, entrò pensando di nascondersi in qualche armadio. Prima di farlo però butto un’occhiata dietro di sé. Una sagoma scura, coperta da ali nere, stava tirando un lungo intestino fuori dalla pancia squarciata della vecchia che aveva spintonato 5 secondi prima. Il mostro alzò lo sguardo. Scambiò uno sguardo con quegli occhi rossi. Non avvertì istinto omicida né sì sentì di scappare. Era affascinato, voleva avvicinarsi per poterli ammirare da più vicino.
Il mostrò staccò un morso dall’intestino della vittima. Brendan tornò in sé e si lanciò dentro Mobili Trovatel, dove si nascose nel primo armadio abbastanza grande da ospitarlo.
 
Riprese i sensi. Era disteso al centro del pavimento della portineria. Una pozza di sangue secco vicino a lui, che prima credeva di non aver visto. Resistette all’impulso di guardare che ore erano sullo schermo del cellulare, non voleva leggere la notifica pop-up di Cinzia che gli diceva che lo mollava perché l’aveva bidonata quella sera. Un odore acre copriva la stanza. Anche quello gli pareva nuovo. Si avvicino ad un armadio e ne aprì un'anta. Un braccio mozzato reggeva la tessera magnetica che stava cercando.
“Ma cosa...” Inorridito, allungò la mano destra per prendere la tessera. In fondo era sua di diritto quella tessera, fanculo al proprietario del braccio. Ma non riuscì a prenderla. Ci provò ancora, inutilmente.  Guardò irritato il proprio braccio destro, chiedendosi se fosse paralizzato perché ci era svenuto sopra prima o cosa. Sbiancò. Il suo braccio non c’era più. Iniziò a tremare. Osservò meglio il braccio mozzato. Le unghie, mangiucchiate fino alla carne. La pelle depilata. Il dito indice vistosamente più corto del mignolo. Quello era il suo braccio. Cacciò un grido. 
  
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