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Autore: ScrumptiousChaosKing    21/01/2017    1 recensioni
"Posso offrirti da bere, Lauren?"
Sembra quasi speranzosa.
E' strano sentirmi fare questa domanda da una così. Sono abituata a tampinatori seriali con l'aria dell'uomo che non deve chiedere mai che ti si avvicinano di soppiatto e si aspettano di comprare i tuoi favori con un drink, invece lei... Lei sembra una fatina capitata per sbaglio nel regno dei troll. Un angelo inciampato all'inferno.
Per questo accetto.
La vita di Lauren non è nulla di più che un lento scivolare verso una meta inesistente. Ovviamente tutto questo cambierà quando Camila, non invitata ma immediatamente accolta, entrerà a fare parte della sua vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bene, sono rinata con un nuovo capitolo! Grazie a tutti quelli che leggono/seguono/preferiscono la storia :)
 

Sono le sei e trenta del mattino. Mi sento patetica, ma sono fuori dalla porta di Camila con due brioche prese nel primo Starbucks che ho trovato e due caffè, perché non so minimamente cosa potrebbe piacere a Camila.

Mi sento un incrocio tra un personaggio disfunzionale tratto da un telefilm adolescenziale di serie b e una stalker appena uscita da un episodio di Criminal Minds.

Anche il mio lato inguaribilmente romantico ha battuto in ritirata, lasciandomi qui, davanti alla porta di Camila, a pensare che è prestissimo e mi manderà a cagare. Oppure, peggio ancora, sarà con qualcuno. Qualcuno pronto a fare quello che non ho fatto io una settimana fa.

Restare.

Alla fine, in preda all’angoscia, suono il campanello.

Ci mette un po’, ma dopo qualche minuto d’attesa, in cui suono di nuovo, la vedo aprire la porta, con il viso stanco e le sopracciglia aggrottate.

“Che cosa ci fai tu qui? Come cazzo sei entrata?!” mi domanda subito, aggressiva.

Io mi mordo la lingua prima di rispondere, e lascio scendere il mio sguardo lungo il suo corpo. Indossa solo una maglietta larga. Devo raccogliere tutta la forza di volontà del mondo per tornare a fissarle il volto.

E’ bellissima.

Anche così.

Appena sveglia, coi capelli spettinati e lo sguardo incazzato.

Io sollevo il sacchetto contenente le cose da mangiare e rispondo con naturalezza. “Sono entrata mentre qualcuno usciva. Ti ho portato la colazione. Scusami per… ieri, non volevo comportarmi da stronza, non so perché ti ho risposto così…”

“Non stavi cercando una relazione, le relazioni non si trovano così, va bene, lo capisco… Lasciami dormire. E’ presto per la colazione.”

Sta per richiudere la porta.

“No, aspetta!”

Lei si interrompe effettivamente, cogliendomi di sorpresa.

Non so esattamente cosa fare, ma alla fine, travolta da un impeto di coraggio che non so da dove sia uscito, cammino verso di lei, praticamente costringendola a spostarsi e farmi entrare. Lei non dice niente, mi guarda entrare, appoggiare le cose sulla prima superficie disponibile e voltarmi verso di lei.

“Lauren?!” Chiede, mentre la fisso, credo con uno sguardo da invasata degno di quello di Crudelia De Mon alla fine della Carica dei 101, quando è in macchina che guida verso la propria disfatta.

Prendo fiato e poi lascio che la forza che mi spinge verso Camila prenda il controllo di me.

La appendo al muro e le afferro saldamente le cosce, mentre lei mi salta in braccio quasi istintivamente, avvolgendo le sue gambe attorno alla mia vita. Non sapevo nemmeno di avere la forza di sollevarla in questo modo, ma buono a sapersi.

Ci guardiamo negli occhi per una manciata di secondi che sembrano racchiudere un intero universo di sentimenti, pensieri e sensazioni e poi ci baciamo.

E’ così intenso che penso potrei svenire. Mi metto quasi a correre con lei in braccio, per poi lanciarla sul suo letto sfatto, ancora caldo, così suo.

Tornando a noi, l’unica cosa che sento in questo momento è il battito del mio cuore impazzito e i nostri respiri che si scontrano sui nostri visi come le onde del mare sulla scogliera.

Se potessi fotografare questo momento in mille istantanee incancellabili, lo appenderei alle pareti della mia stanza, per dormire pensando a uno solo dei pochi momenti piacevoli degli ultimi anni.

Vorrei poter fingere che questo momento abbia un significato, che sia qualcosa di più di un semplice attimo di follia.

Camila è tutto quello che vorrei avere addosso, le sue labbra, le sue mani, la sua pelle, il suo profumo. La stretta dolce delle sue braccia attorno ai miei fianchi che calma ogni ansia in un soffio.

I suoi occhi ora chiusi, mentre attende il momento di sentirmi dentro di lei. Quando la mia mano scivola tra le sue gambe rilascia un respiro, un gemito che risuona nella stanza, accompagnato dai miei sospiri. Siamo avvolte in una specie di nuvola.

“Lauren…”

Lo mormora piano, mi guarda.

“Camila”

Andrei avanti così per sempre. Amo sentire il suo nome, amo essere io a dirlo.
 

 
Siamo sedute una di fronte all’altra al bancone della cucina. Ci guardiamo senza parlare, sorseggiando il caffè ormai non più caldo.

Comprendere cosa stia accadendo nella mia testa è un’impresa. Camila mi sta studiando con aria preoccupata.

“Quindi ora?”

“Cosa?”

La osservo. Non voglio comportarmi da cazzona, ma non so cosa fare.

“Te ne andrai vero?”

Cosa dovrei rispondere? Sto bene lì dentro con lei a respirare la sua presenza.

Ma non so se sia in grado di restare.

La mia inquietudine non è in grado accettare il suo sguardo insistente che mi osserva aspettandosi qualcosa.

Qui è tutto così calmo.

E’ una tranquillità distesa, comoda, che per qualche ragione mi provoca incontrollabile panico.

Scuoto la testa a destra e a sinistra, non trovando le parole.

Lei mi fissa. “Benissimo allora."

Usciamo da casa sua insieme, io la saluto, lei anche. Sembra rassegnata. Sembra sapere che è troppo presto per sperare in passi in avanti.

Ci sono labirinti di dimensioni sconfinate in cui ancora ciondolo, dispersa. Sono come una barchetta alla deriva nel grande mare della vita. L’acqua è piatta e densa come olio e io non avanzo di un millimetro.
E’ una sensazione strana. Come camminare su distese immense di nubi e silenzio. Come foschie che avvolgono boschi canadesi. Mi sembra di vagare confusa tra schiere di alberi tutti identici, con grandi tronchi e rami spogli. Solo foglie sotto i miei piedi. Ricordi caduti, che marciscono nell’umidità putrida della vegetazione invernale a riposo.

A volte vorrei mettere su carta i miei pensieri per poi rileggerli come se non fossero miei. Fingendo una nuova me stessa. Per scorgere dentro di me quale sia il problema che ho dentro, perché vedendomi da così vicino tutto appare così sfocato da non essere riconoscibile.

Camila cercami. Non importa se ti sembro insicura, tu cercami sempre. Voglio notti infinite a respirare nei tuoi capelli la vita. Vorrei dirle così e altre centinaia di cose, ma la guardo soltanto. Le ho lasciato il mio numero attaccato al frigorifero con una calamita a forma di foca, mentre si preparava nel bagno. Spero lo veda.

Forse la sentirò di nuovo, ma per ora va bene così. Lei non sa nulla di me, se non che sono così disperata da essere corsa a casa sua all’alba dopo una notte insonne e che ho un’amica di nome Normani e un gattino. Che ho abbandonato a casa da solo, ora che ci penso.
 

 
Ci sono attimi infiniti e quasi dolorosi, interminabili. Ho passato una sera in agonia a aspettare una chiamata che non è mai arrivata, aggrappata a una bottiglia di vodka che mormorava parole di conforto scorrendo nel bicchiere.

E’ improvviso il suono del telefono, che spezza questa quiete rotta dal vocio fastidioso della televisione, dai rumori del mondo esterno.

“Pronto?” chiedo con voce incerta.

Sento una specie di risatina in risposta. “Mi hai lasciato il tuo numero stavolta”

La sua voce smuove qualcosa dentro di me. “Dovevo dimostrarti qualcosa”

Lei ride ancora. E’ un suono che ha della poesia in sé. Immagino la sua espressione in questo momento, il sorriso pacifico sul suo volto, quegli occhi scuri illuminati. “Dammi il tuo indirizzo, mi sa che voglio vederti.”

Rimango indecisa per qualche istante. Tra le mie braccia il gattino ancora senza nome fa le fusa delicatamente. È morbido e rassicurante.

Permettere a Camila di venire a casa mia significa aprire una porta di troppo. Non so se voglia concedere a una sconosciuta questo onore.

La mia voce le risponde senza che io me ne renda conto. Le do il mio indirizzo, le chiedo quando intende arrivare.

Lei non dà una vera risposta. “Tu rimani sveglia.” Mi dice.

Continuando a abbracciare il mio nuovo amico felino, mi metto in attesa.

Sono piena di aspettative. Quando suona il campanello scatto in piedi e corro alla porta.

“Ciao” mi dice, sorridendo. Non mi bacia, non mi sfiora nemmeno.

Appoggia sulla prima superficie che vede un sacco di cibo da asporto. “Non so se ti piaccia mangiare di notte. Ma mi sembri il tipo che dorme poco, ho pensato ti avrebbe fatto piacere.”

“Mi fa piacere vederti” Le dico di getto.

E’ colta di sorpresa dalla mia affermazione e mi guarda con espressione indecifrabile. “Per fortuna.”

Poi, come se fosse a casa propria, comincia a guardarsi intorno. Fissa i muri, le tende, i soprammobili e le foto. La cosa mi fa sentire a disagio. Sta esplorando il mio mondo davvero.

Si siede sul mio divano a guardare la tv. Le luci sono spente e il bagliore azzurrino che le illumina il viso risveglia i miei sensi.

“Camila…”

“Cosa, Lauren?”

Io vado a sedermi accanto a lei sul divano, senza toglierle gli occhi di dosso. Lei prima guarda me, poi dirige nuovamente lo guardo sullo schermo di fronte a noi.
“Stavi guardando un documentario sulle orche assassine? Davvero?”

Annuisco mordendomi il labbro inferiore. Lei scoppia a ridere. “Non ti facevo il tipo da documentari. Pensavo ti ubriacassi da sola guardando film d’amore”

“Lo faccio, guardando film dell’orrore però, non d’amore. Non mi piacciono i film d’amore, tutti con le loro trame prevedibili. Incontro-relazione-disastro-soluzione-relazione.”

Lei inclina la testa, mi osserva curiosa. “Cosa ti è successo nella vita, Lauren? Tutti amano i film dell’amore, proprio per poter sognare una vita così. Sono la versione moderna delle fiabe.”

“Ma la vita non è così, nascondersi dietro un’illusione non porta a nulla. L’amore è sopravvalutato e le fiabe sono solo storielle di fantasia nate per preservare intatta nei bambini l’illusione che il bene trionfi sempre sul male e i sentimenti positivi vincano sempre. Tutte stronzate. E non mi è successo nulla di particolare nella vita.”

Si vede che non è d’accordo con me, me lo aspettavo. Si vede anche che non mi crede, ha la faccia di quella che sta cercando di immaginare quale storia terribile mi abbia fottuto il cervello. Ha gli occhi dolci da sognatrice. Me la immagino con una vaschetta di gelato in mano a piangere sui pezzi del suo cuore infranto guardando Bridget Jones, pensando, cercando conforto, che è meglio aver amato e aver perduto l’amore che non aver mai amato.
Io preferisco vivere nella mia casa vuota fumando sigarette e guardando Shameless, osservando il mondo da lontano con sano cinismo.

“Quante cose belle che ti perdi Lauren” mi dice, interrompendo il flusso dei miei pensieri. La guardo incredula.

Quanta gente pensa esattamente la stessa cosa. La realtà è che io non mi perdo niente, non mi precludo esperienze. Semplicemente cerco di non farmi trascinare.

“L’importante è non essermi persa te”

Non è quello che avrei voluto rispondere, ovviamente. E’ solo quello che mi è venuto in mente di dire, un po’ troppo spontaneamente per i miei gusti.

Lei però sembra soddisfatta della risposta, perché appoggia la testa sulla mia spalla. “Pensavo di aver fatto una cazzata a venire qui.” Mormora, fissando la televisione. Mi accorgo che tra le mani ha il gattino ancora senza nome che fa le fusa. L’atmosfera è quasi famigliare, piacevole.

“Non faremo sesso stanotte, non farti strane idee” aggiunge, rompendo il silenzio nuovamente.

Anche se la cosa mi delude un pochino, annuisco. Morivo dalla voglia di accarezzare la sua pelle liscia e dimenticarmi di tutto il dolore che alberga nel mondo, ma non importa. Forse per una sera potrò accontentarmi della dolcezza di un abbraccio, di Camila che dorme rannicchiata come il gattino addosso a me, mentre il documentario finisce e ne inizia un altro, stavolta sullo spazio.
 
 
   
 
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