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Autore: sereinki    21/01/2017    2 recensioni
Mika era invisibile, ma non agli occhi di Yuu.
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"Era invisibile, Mika, una semplice virgola in mezzo ad una pagina percorsa da inchiostro,
invisibile al cuore, indifferente agli occhi. "
[Mikayuu AU; Mika!student Yuu!teacher]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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INVISIBLE©

 

 

Quando si soffre per tanti anni, si arriva ad un punto in cui si è impassibili al dolore. E' in quel punto che si trovava Mika. Il peso che lo sopprimeva, stringendogli il cuore in una presa senza pietà, come se dei lunghi e affilati artigli glielo avessero arpionato e si divertissero a piegarlo, a torturarlo, a ucciderlo lentamente, tutto quell'agonizzante situazione si era tramutata in un'amara abitudine. Era invisibile, Mika, una semplice virgola in mezzo ad una pagina percorsa da inchiostro, invisibile al cuore, indifferente agli occhi. La sua esistenza era irrilevante, che differenza fa vivere o morire, quando non si ha nulla? Non aveva nulla, Mika, non aveva una famiglia, non aveva amici, un posto da chiamare casa, tanto meno la speranza in una vita migliore. Non credeva alla speranza, era una cosa superficiale, un sogno impossibile, irrealizzabile, una stupida perdita di tempo. Sperare era solo la certezza che non sarebbe stato. Mika possedeva una sola cosa, un simbolo materiale, che mai avrebbe rimpiazzato l'amore di due genitori, di fratelli o sorelle, ma era la sua unica consolazione, l'unica cosa che riusciva a farlo sorridere, l'unica ancora di salvezza: un libro. Uno di quelli vecchi centinaia di anni, che nessuno più legge, che nessuno capisce, che nessuno vede quello che realmente nasconde. Ma Mika lo aveva visto quel segreto, le aveva lette quelle leggende fantastiche, capaci di farlo volare in cieli sconosciuti, centinaia di metri sopra a verdi prati fioriti, laghi, castelli medievali e antiche rovine romane. Lo aveva trovato nella soffitta dell'orfanotrofio, in mezzo a casse di legno massicce piene di polvere e ragnatele; e lo aveva tenuto con sé fin da quel momento, perché gli pareva di avere la storia tra le mani e amava quella sensazione. A Mika piaceva la storia, immedesimarsi in tempi e costumi lontani, vivere mille vite diverse, ascoltare centinaia di pensieri differenti, analizzare gli errori umani e rassegnarsi all'idea della ricaduta dell'umanità in essi. O forse, semplicemente, gli piaceva Yuichiro. Mika era abituato al dolore, ad essere solo, ad essere invisibile agli occhi dell'intero mondo, ad essere innamorato del suo professore di storia. Se Mika era una semplice virgola di un poema epico, Yuichiro ne era il protagonista e lui non poteva fare altro che ammirarlo da lontano, sognare di poterlo avvicinare, di poter essere notato. Gli sarebbe bastato uno sguardo, anche solo un cenno di saluto e il suo malessere avrebbe cessato di esistere, almeno un po'. Lo aveva spesso paragonato alla donna angelica lodata da un poeta stilnovista; Yuichiro era la sua Beatrice, la sua Laura, la sua Giulietta. Gli sarebbe bastato un saluto, un semplice saluto.

 

“L'uomo è l'artefice del proprio destino”, Mika non era un grande fan della filosofia, ma Platone era un'altra cosa, lui a Platone ci credeva. E forse fu per lui, o forse per il peso di quel fardello che si era fatto troppo pesante per il suo debole cuore, che decise di finirla. Avrebbe sofferto ancora di più, probabilmente non sarebbe sopravvissuto, non quella volta, ma poco gli importava. Voleva provarci, voleva cambiare, voleva crederci. E poco gli importava se sarebbe finito all'inferno, costretto a camminare nel sabbione rovente sotto la pioggia di fuoco, se smettere di essere invisibile significava avere gli occhi di Yuichiro addosso, nulla lo avrebbe fermato. Ma, si sa, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e Mika sarebbe annegato. Solo pochi passi lo distanziavano dalla minuta figura dell'uomo, chino su qualche libro di carattere fantasy, il suo genere preferito, o almeno così aveva raccontato alla classe. Mika era lì, eppure era come se non ci fosse, troppo abituato a passare inosservato, a muoversi nel silenzio, a non far pesare la sua presenza nemmeno con il rumore del suo respiro pesante. “Hai bisogno di qualcosa, Mikaela?”
Probabilmente aveva sentito male, forse era solo uno di quei sogni che venivano a fargli visita di notte e che presto si sarebbe tramutato in un buio incubo. Ma gli piaceva, il suono del suo nome pronunciato da quella voce, il suo cuore aveva preso a battere all'impazzata, sentiva il sangue concentrarsi sulle sue guance pallide, dando loro quel colore rosato che tanto lo infastidiva e capì che no, quella non era un'allucinazione, il professore lo aveva realmente sentito, i suoi occhi lo stavano guardando e mai in vita sua Mika si era sentito così esposto. Aveva sempre pensato che essere invisibili fosse una specie di benedizione, in certi casi ovviamente, eppure in quel momento si rese conto di quanto in realtà avesse perso e stesse continuando a perdere. La sensazione di due pozzi profondi in cui immergersi, il rispecchiarsi in due smeraldi brillanti, l'essere guardato, avere la conferma di esistere davvero e di non essere solo uno spettatore di un teatrino condotto dal caso e dalle circostanze. Gli sembrò, per la prima volta in diciassette anni, di essere vivo. Il professore non gli rivolgeva mai la parola in classe, a volte saltava perfino il suo nome durante l'appello... e allora, perché? Perché lo guardava con quegli occhi gentili, con il sorriso sulle labbra, con la purezza che traspariva dai colori raggianti dei suoi occhi? “I-io...” Cosa dovesse dire, Mika se lo dimenticò immediatamente, non appena l'uomo gli fece segno di sedersi accanto a lui. “E' da tanto tempo che volevo parlarti, Mikaela. Sono contento che sia stato tu a venire da me.” E Mika non capiva, ma avrebbe voluto farlo.

 

Non devi combattere da solo.” Le sue parole gli rimbombavano nella testa, come ci era arrivato in quella situazione, Mika lo sapeva troppo bene. Sapeva che sarebbe stato pericoloso, era pronto a tutto, perfino ad accettare il crudele destino che era certo fosse scritto per lui: un futuro di dolore, quello stesso dolore a cui era abituato. Ma le cose non erano andate come sperava, dopotutto aveva sempre saputo che la speranza fosse un'idiozia. “Lascia che ti aiuti, Mikaela, io ti salverò.” Se solo l'avesse saputo che non aveva fatto altro che condannarlo. Condannarlo perché era un idiota, perché era solo un ragazzino. Un ragazzino innamorato del suo eroe. Non avrebbe retto ancora molto, Mika, non così, non essendo sulla sottile linea che divideva la felicità dalla disperazione. Si sentiva un funambolo spericolato, senza protezioni e strutture di sostegno, in completa balia del vento delle proprie emozioni. Aveva paura, Mika, paura perché se ne innamorava ogni giorno di più. Ogni sguardo, ogni sorriso, ogni chiacchierata, ogni domanda e riposta lo facevano cadere tra le sue braccia, si sentiva completamente nelle sue mani, come un burattino attaccato a dei fili. Mika non avrebbe più vissuto senza Yuichiro.

 

 

Faceva freddo, la mattina in cui successe. L'aria gelida e puntigliosa gli carezzava rudemente la pelle, nonostante fosse coperto da innumerevoli strati di vestiti pesanti. A Mika piaceva il freddo, così come gli piacevano la neve e la cioccolata calda e questo, Yuu, lo aveva imparato. Mika per lui era sempre stato un enigma, un enorme punto di domanda su una pagina completamente bianca, un problema algebrico irrisolvibile, un quesito esistenziale al quale nessuno avrebbe mai trovato risposta. Ma lo era in maniera stupenda. Mika era un libro senza copertina, uno di quelli che non invoglia nessuno a sfogliarne le pagine, perché troppo anonimo e incolore. E Yuu le aveva lette, quelle pagine, le aveva studiate, una per una, perdendosi dentro quell'anima pura e al tempo stesso matura, che non s'addiceva ad un normale ragazzo di diciassette anni. Mika era scoperta, passione, curiosità, dolore, buio e luce. Yuu si perdeva nei suoi occhi azzurri come il cielo e subito si ritrovava ad esplorare luoghi mai visti, a vedere lati e sfumature di una creatura perfetta. “E se lui lo guardasse ogni volta che lui distoglie lo sguardo?” Mika lo aveva guardato con un sopracciglio alzato, mentre la calda tazza di cioccolata gli scaldava le mani indolenzite dal clima. E Yuu si era limitato a sorridergli. Era tutto sbagliato, lo sapevano entrambi. Mika non avrebbe dovuto innamorarsi di lui, Yuu lo sapeva, ma più di ogni altra cosa, Yuu non avrebbe dovuto ricambiare. Non se ne pentiva, come avrebbe potuto farlo? Era stato facile innamorarsi di Mika, facile come respirare, veloce come un battito di ciglia, era bastato un solo sguardo, era bastato perdersi in quei pozzi azzurri e profondi, per affogare nel piacere. Yuu non se ne pentiva, non l'aveva fatto nemmeno per un istante. Perché Mika lo amava e quello era tutto ciò che contava, non gli importava il fatto che fosse un ragazzo e nemmeno che fosse un suo studente. “Sei sempre stato convinto di essere invisibile al mondo, di passare inosservato, di non contare nulla, di essere solo un fil di fieno in un pagliaio.” E Mika aveva sbarrato gli occhi, perché mai si sarebbe aspettato che qualcuno lo capisse, che qualcuno s'interessasse. Ma era di Yuu che si stava parlando, il suo dolce Yuu, l'angelo paradisiaco che non si meritava. “Non lo sei, Mika, non lo sei mai stato, io ti ho sempre visto.”

 

E da quel momento Mika sapeva che non sarebbe più stato solo, perché Mika era invisibile, ma non agli occhi di Yuu.

 

 

                                 

Note:  
Questa è la prima volta che scrivo per questo fandom e sono leggermente nervosa, soprattutto perché non scrivo qualcosa di serio da mesi
e avevo il terrore che pure questa one shot venisse fuori una poltiglia orribilante. Comunque spero che questa One Shot, che spero non sia troppo lunga e noiosa, sia stata di vostro gradimento e vi ringrazio per aver letto. Mi piacerebbe molto poter scrivere ancora per questa categoria, chissà, magari in futuro riuscirò a partorire qualcosa di decente mai

ho ancora dei problemi con l'editor dell'html stendiamo un velo pietoso

 

 

 

   
 
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