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Autore: serafina A    21/01/2017    0 recensioni
Uriel e una giovane mamma, abbandonata dal padre di sua figlia e scappato con un alta donna. Lasciate sole anche dai suoi genitori, Uriel si trova difronte alle difficoltà di fare la mamma. Un giorno però qualcuno separa Uriel dalla figlia, chi è? Cosa vuole da Uriel?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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DEDICATO A TE
Uriel era circondata da medici, mentre rimaneva distesa sul lettino, con le gambe per aria a spingere le sue due gemelle, tanto attese.
I medici continuavano a incoraggiarla, durante le spinte.
Le contrazioni di Uriel erano fortissime, e nessuno le aveva mai detto che facesse così male.
Furono gli unici istanti in cui maledisse Isaia, il padre delle bambine, che l’aveva l’asciata sotto il portico di casa, in una giornata di pioggia, dopo che gli aveva confessato delle gemelle.
E ora Uriel era li, in quella situazione difficile, a sperare che le gemelle non prendessero la stessa testardaggine del loro padre, che in quei giorni stava esplorando la convivenza con quella ragazza dai capelli rossi.
Uriel non la conosceva, ma l’aveva vista spesso, andando a casa di Isaia per chiedergli aiuto, dopo che i suoi genitori l’avevano spinta fuori di casa, vergognandosi della situazione, pensando che il problema fosse Uriel che non aveva usato contracettivi.
I genitori di Uriel erano molto severi, e se lo aspettava che reagissero così.
Loro erano ancora nel parere di avere figli dopo il matrimonio.
Uriel aveva trovato un bel lavoretto che l’avrebbe aiutata con i soldi per un piccolo appartamento, e per il necessario delle piccole.
" Sei bravissima. Continua a spingere." Le diceva l’ostetrica, stringendole la mano mentre un dottore era chino fra le sue gambe, concentrato a fare uscire la prima gemella:
"... darai alla luce due splendide gemelle." Aggiunse in fine.
La prima gemella era nata, e ora piangeva.
Il dottore aveva disteso il piccolo fagotto urlante sul petto di Uriel, ritornando poi al suo posto.
"… un ultimo sforzo Uriel, e la seconda gemella nascerà." intervenne il dottore sollevando il volto per un istante.
 Per darsi forza Uriel, pensò a tutte le persone che gli avevano detto che non c’è l’avrebbe fatta.
Con tanta fatica però, era riuscita a costruirsi una piccola vita, e ora il prossimo desiderio era essere un’ottima madre, per le gemelle, senza il loro padre e l’aiuto dei nonni.
La seconda gemella nacque.
La intravide solo di sfuggita, era ancora sporca, ma era splendida come il sole.
 
La piccola piangeva, e pure Uriel per la felicità.
Finalmente dopo nove lunghi mesi di attesa le poteva vedere.
" faremo tutti i controlli, nel frattempo cerca di riposare.” L’aveva rassicurata l’ostetrica, prendendo il piccolo fagotto tra le sue braccia.
Le erano stati messi dei punti, e Uriel venne riportata nella sua stanza per riposare.
Così fece. Sì rilassò. Il dolore provato durante il parto, era ormai solo un ricordo.
Aveva tanta voglia di vedere le sue gemelle, se si assomigliavano tra di loro.
Rimase a letto, in attesa fin quando entrò la ginecologa.
" le gemelle dove sono?" chiese subito Uriel, non vedendo le due culle.
La donna le sorrise, avvicinandosi al letto, accarezzando la fronte di Uriel:
" sono state affidate al padre. Lei a firmato il documento non si ricorda? “ Uriel si congelò, con il cuore che le martellava nel petto.
" io non ho firmato nessun documento di affidamento" Uriel tremava per la tensione, sicuramente cera stato un errore:
" devi riposare. “ la donna le aveva sistemato le lenzuola:
"io ricordo bene quello che faccio!" urlò Uriel in preda dal panico.
 
"Mamma perché stai urlando?" Uriel aprì gli occhi di scatto, umidi dalle lacrime.
La donna era sparita e al suo posto c’era sua figlia, con la camicia da notte con la stampa del suo cartone animato preferito.
Era stato solo un incubo, che capitava quasi tutte le notti.
Il sorriso della figlia, l’aveva riportata alla realtà:
"Mamma stai bene?" Ester  si sdraiò nel lettone "si  era solo un brutto sogno." Le aveva rassicurato, accogliendola sotto le coperte:
" li fai spesso." Fece notare la bambina:
"lo so." Uriel osservò la sveglia digitale, sul comodino:
"ti sei svegliata prima di me."
"urlavi. Mi hai svegliato."
“ mi dispiace. “ le baciò la piccola e calda fronte, sollevata di avere sua figlia fra le braccia.
   
 
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