Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: foschi    22/01/2017    2 recensioni
Il ragazzo lo guardò, il peso di quel nome che aleggiava nell’aria.
«Ave, Caesar »
E la voce gli uscì sicura, lo sguardo fiero: l’avrebbe trattato come un suo pari. Nonostante il cuore che gli martellava nel petto, voleva mostrarsi sicuro, capace di affrontare quello sguardo autoritario ed infinito.
Cesare sorrise.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma quel ragazzino gli era piaciuto da subito. Poteva vederlo, anche lui sarebbe stato grande…
Personaggi: Gaio Giulio Cesare, Ottaviano (Augusto)
Ship: Cesare x Ottaviano
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

...Tu mecum stas ~ pars mea es...

 


Ave! :D

Sì, lo so che non mi aspettavate così presto, ma non potevo non tornare con i miei cari Cesare ed Ottaviano ♥

L’ho detto che studiare Storia Romana per l’esame non fa bene! Specie quando si uniscono i personaggi con la mente malata di una yaoista/slasher incallita xD

Ma lasciamo i convenevoli.. fatemi dare solo qualche avvertimento:

1.) Storia che contiene coppia Slash, Cesare x Ottaviano (incest!alert)

2.) Raccolta di momenti tra i due, fino alla morte di Cesare ed all’ascesa di Ottaviano come Augusto.

Bene, ho finito. Ringrazio sempre la carissima Sibilla Mikk

Buona lettura ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~ Postquam te vidi

 

Il giovane Gaio Ottavio non si aspettava di certo la visita del suo prozio nella sua domus.

Non con tutto quello che il dictator aveva da fare! Con un’Urbe piegata da risollevare, non sperava di vederlo di persona...!

L’aveva seguito sempre da lontano, nel foro, fuori dal Senato.. ammirandolo, amandolo. Era il suo modello ed Ottavio poteva sentirsi orgoglioso di far parte della sua stessa gens..!

Ma il suo piccolo mondo fatto di adorazione si infranse quando gli occhi azzurri di Cesare si posarono su di lui.

Certo, Ottavio non era proprio l’emblema del vir. Era basso, mingherlino, dai tratti delicati, quasi effemminati. Però i suoi profondi occhi verdi riuscivano a sostenere quello sguardo. Lo sguardo profondo di chi avrebbe vissuto per eterno tra i posteri.

«Gaio Ottavio, tuo zio, Gaio Giulio Cesare » esclamò suo padre

Il ragazzo lo guardò, il peso di quel nome che aleggiava nell’aria.

«Ave, Caesar »

E la voce gli uscì sicura, lo sguardo fiero: l’avrebbe trattato come un suo pari. Nonostante il cuore che gli martellava nel petto, voleva mostrarsi sicuro, capace di affrontare quello sguardo autoritario ed infinito.

 

Cesare sorrise.

Non l’avrebbe mai ammesso, ma quel ragazzino gli era piaciuto da subito. Poteva vederlo, anche lui sarebbe stato grande…

 

 

 

 

 

~ “ Mecum… semper?” “Semper Tecum”

 

La pioggia aveva iniziato a picchiettare forte sopra i tetti delle case. I cives correvano impazziti alla ricerca di un luogo asciutto, al caldo.

Anche loro correvano, cercando riparo. Ma ridevano di fronte alla frenesia della gente. Tanto rumore per un po’ d’acqua..!

Gaio Ottavio sorrideva felice invece. Gli dei gli avevano concesso di stare accanto all’uomo  che da sempre venerava. Il suo modello, il suo mito.

Era stato felicissimo quando Cesare l’aveva  accolto fra i pochi amici intimi che aveva , dimostrandogli la sua fiducia e, quando erano soli, l’affetto quasi paterno che provava per lui.

Ma il giovane Ottavio era ormai vittima del fascino che, con la sua autorità, con il solo essere vir, Cesare esercitava. Doveva ammettere a sé stesso che non poteva far a meno di lui. Che lo voleva sentire ancora più vicino..

«I Romani hanno assistito alle più cruente guerre senza batter ciglio ed ora si spaventano per due gocce di pioggia? Per gli dei..! »

Borbottò Cesare strizzando la toga bagnata sotto una trave. Ottavio sorrise appena  e Cesare lo fissò attentamente, con sopracciglia aggrottate. La toga bianca del giovane aderiva sul corpo quasi da uomo. Effettivamente, quando Ottavio era iniziato a diventare uomo..?  Quando il corpo si era fatto più robusto, scolpito? Quando le braccia più muscolose e le labbra più rosse..?

Gli si avvicinò, sfiorandogli un braccio. Il giovane lo guardò perplesso e Cesare gli passò una mano tra i castani capelli arruffati.

«Dovresti cambiare questa toga, è fradicia » mormorò senza cognizione, quasi soggiogato.

Ottavio sorrise più apertamente e gli si fece incontro. I visi, i corpi, a pochi centimetri dallo sfiorarsi. Occhi negli occhi, verde in azzurro.

E certamente fu Venere a ridurre la distanza tra i loro volti, a far congiungere le loro labbra.

Labbra che si assaporavano, lingue che si cercavano. Solo in quel momento avevano capito che desideravano quel momento da sempre..

« Mecum… semper?» sussurrò Cesare carezzandogli le labbra, quando si separarono per prendere aria.

«Tecum semper »

Ed Ottavio lo strinse nuovamente a sé. Sembrava uno sciocco, un cagnolino che correva dietro al suo padrone, ma ora ne era certo: Cesare era l’unico per cui avesse provato tali sentimenti.

 

 

 

 

 

~ In meis brachiis

 

Cesare aveva le mani grandi e ruvide. Le poteva sentire sul suo corpo, che fremeva al suo tocco, come se lo stesse plasmando in quel momento.

Erano ruvide quelle mani che percorrevano la sua pelle lentamente, come se stessero infliggendo una tortura.

Ed effettivamente Ottavio si sentiva torturato. Le labbra di Cesare accarezzavano la pelle del suo collo, gli baciavano la gola. I denti gli tormentavano il lobo dell’orecchio per poi affondare veloci nella pelle tesa, assaporando il sapore del suo sangue.

I gemiti bassi e sommessi uscivano fuori dalle labbra rosse di Ottavio, che tuttavia chiedeva di più.

E quei gemiti si fecero più alti quando le labbra del vir si soffermarono sui suoi capezzoli dritti e turgidi. I denti li mordevano e tiravano. La lingua li inumidiva ed i denti vi si soffermarono nuovamente.

E mentre Cesare si dedicava con dovizia ai suoi capezzoli, la sua erezione pulsava dolorosa, chiedendo attenzioni. Attenzioni che arrivarono quando entrambe le erezioni si scontrarono, facendo gemere l’uno sulla bocca dell’altro.

La mano calda e grande di Cesare afferrò il sesso del nipote, sfregandolo. Il giovane sospirò più forte quando il ritmo aumentò e non potette che desiderare ancora più piacere. Piacere che Cesare fu pronto a dargli imboccando il suo membro e passandogli sopra la lingua umida.

Ottavio venne in poco tempo e Cesare, sorridendo, gli scoccò un bacio prima di sistemarsi, richiedendo lo stesso trattamento. Trattamento che lui fu più che felice di riservargli. Sotto il tocco della lingua umida, delle labbra che lo avvolgevano, Cesare venne subito digrignando i denti.

Ansimando, i loro occhi si incrociarono. Volevano di più.

Fu per questo che Gaio Ottavio strinse la coperta sotto di lui quando Cesare si introdusse in lui. L’aveva preparato dolcemente e dolci erano state le prime spinte. Ma quando lo sentì rilassarsi sotto di lui, Cesare aumentò la velocità, spingendo implacabile e sempre più forte, come se stesse affrontando un nemico in battaglia.

Ottavio non poteva che contorcersi sotto di lui, gemendo ed invocando il suo nome. Il piacere sempre più acuto, sempre più vicino all’apice.

Fu solo con un ultima spinta, più veloce e più forte, che Cesare si riversò in lui mentre Ottavio veniva gemendo e sporcando entrambi.

 

Rimasero stesi su quel giaciglio, l’uno stretto all’altro.

«È così, zio? »

Cesare lo guardò perplesso aggrottando le sopracciglia «Cosa? »

«Il sesso.. » sussurrò arrossendo imbarazzato

Cesare ridacchiò divertito «Più o meno.. diciamo che era esercizio fra commilitoni »

Ottavio annuì. Tutto quello che voleva, era che il tempo si fermasse in quel momento.

 

 

 

~ Mors

 

Perché Cesare l’avesse fatto imbarcare su quella nave alla volta dell’Oriente ancora non lo sapeva. E sinceramente, era frustrato. Voleva rimanere lì con lui, non in una sperduta provincia..!

Sospirò, la verità era che gli mancava. Che non poteva fare a meno della sua persona, sia in pubblico che in privato. Gli mancava la sua calma ed imperturbabilità di fronte alle accuse degli oppositori. Gli mancava la sua autorità..!

Ma soprattutto, gli mancava la sua presenza. La sua voce, i suoi occhi, le sue labbra..

 

«Verrò presto in Oriente per la battaglia contro i Parti. Per riscattare il nome di Roma»

Gli aveva detto quando lui aveva fatto presenti i motivi della sua opposizione a quell’incarico.

Ottavio l’aveva guardato duro. Voleva aiutarlo a risollevare l’Urbe, no combattere con dei barbari! Bastava un generale valido per quello…!

Cesare aveva sbuffato avvicinandosi «Ti raggiungerò, Gaio Ottavio... Tecum semper »

Ed Ottavio si era sciolto, sulle labbra un piccolo sorriso «Tibi gratias »

Cesare aveva sorriso ed unito le loro labbra.

 

Ma lui non giunse mai, non arrivò in Oriente. E solo in seguito aveva appreso perché..

“Il dictator è morto. Ventitré pugnalate nel foro l’hanno ucciso ” aveva annunciato un messo.

Ed Ottavio aveva sentito il mondo cadergli addosso. Cesare… morto? Si rifiutava di crederci eppure sapeva, sentiva che era così.

Con viso imperscrutabile, era rientrato nella tenda. Solo lì si lasciò andare al pianto, invocando il suo nome.

E tra le lacrime ed i singhiozzi, rimpiangendo quello che c’era stato e quello che non ci sarebbe mai più stato, prese consapevolezza del perché fosse lì: Cesare non voleva che gli si fosse fatto  del male. Aveva voluto proteggerlo.

 E lui l’avrebbe vendicato. Avrebbe ucciso i suoi carnefici, a costo della sua stessa vita. Il nome di Cesare sarebbe vissuto in eterno..!

Eppure.. quel taglio appena aperto nel suo cuore gli doleva. Un’ultima lacrima gli  cadde dalle ciglia lunghe. Il vento gli scuoteva i capelli e la brezza marina lo accarezzava, ripetendogli il suo nome.

«In nomine tuo, Caesar »

 

 

 

~ Cicatrix

 

Ottaviano guardava con gli occhi velati dalle lacrime la statua del divus Caesar. Aveva vendicato il suo nome, aveva seguito il suo esempio ed aiutato Roma a rialzarsi dopo l’ennesima guerra civile. Ed anche se lui stava facendo di tutto per restituirla al suo splendore ed accrescerla, essa non poteva restituirglielo.

Essa l’aveva reclamato per sé lasciandolo in balia di quella assenza straziante. Non l’avrebbe mai più visto, mai più sentito. E come avrebbe potuto convivere con quell’assenza?   Nonostante tutto, aveva bisogno di lui…

 

«Avevi promesso, mecum semper. Ma non  hai mantenuto la tua promessa.. Sei un bugiardo! »

E, solo in quel foro, era crollato. Il pianto l’aveva colto impreparato e lui si era accasciato ai piedi della statua. Non ci sarebbe mai più stato per lui.

Non ci sarebbero più stati i suoi occhi aperti verso l’infinito. Non più la sua voce, non più i suoi modi per dargli calore.

Non l’avrebbe più stretto a sé, non avrebbe assaporato le sue labbra.. posò la testa sulle ginocchia piegate, singhiozzando. Sperava solo che ora la cicatrice, che i ricordi tenevano aperta, si sarebbe presto richiusa. Perché ormai non era rimasta che una cicatrice del loro legame. Una cicatrice di cui non si sopportava il dolore…

 

Ma Ottaviano non poteva sapere che Cesare ci sarebbe sempre stato, dietro di lui, accanto a lui. L’avrebbe seguito per sempre perché era in lui. Ed avrebbero visto Roma diventare grande insieme.

Il vento gli accarezzò una mano e lui capì che doveva alzare la testa ed andare avanti, Cesare era con lui.









 


Angolo Autrice



Ave! :D

Uff, devo ammetterlo, sono esausta. Non mi aspettavo che questa storia fosse così lunga. All’inizio dovevano essere solo delle drabble ma poi.. come al solito mi hanno spinta a scrivere.

Beh, da dove iniziare? Spero che la fic vi sia piaciuta! Io ho cercato di mettere al centro il rapporto tra i due - questa volta amoroso. Sì, lo so che ho scritto cose assurde ma io li adoro insieme.. fatemi sognare su! v.v Non me ne vogliate per questo!

Okay, passiamo alle note:

1.) Ho chiamato Ottaviano sempre “Ottavio” perché, prima che Cesare lo facesse suo erede, questo era il suo nome;

2.) Il primo capitoletto è breve perché fungeva da introduzione alla storia;

3.) In concomitanza con lo sviluppo della vicenda amorosa, si sviluppa  la vicenda storica.

4.) I titoli dei capitoletti sono tutti in latino, spero fosse chiaro ^^;

Ho dato maggior risalto ad Ottaviano perché, prima che la morte di Cesare, prima di mettersi a guida di una città, mi sembra quello che dà maggior risalto ai sentimenti. Lo so che non è molto vera come cosa, ma io tendo sempre a cercare l’elemento umano nei personaggi ^^

Bene, ho finito. Spero di leggere  qualche vostra opinione ^^
Baci alla prossima,

Olivier_Rei=)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: foschi