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Autore: Crateide    22/01/2017    8 recensioni
"Rin si portò una mano sul cuore, mentre un ultimo raggio di Sole irrompeva nella capanna e illuminava la sua figura alta e snella, regalando ai lunghi capelli scuri una sfumatura ramata.
Da quanto tempo non lo rivedeva? Ormai erano passati undici anni da quando l’aveva lasciata al villaggio con la vecchia Kaede, affinché imparasse a vivere con gli uomini. E da allora non si era più mostrato ai suoi occhi.
Ogni sera, prima di andare a dormire, sperava sempre di vederlo veleggiare nel cielo notturno, bianco e luminoso come le stelle che bucavano il manto della notte, invano. Solo ogni tanto trovava un nuovo kimono accanto a sé, al suo risveglio, e capiva che Sesshoumaru continuava a vegliare su di lei. A suo modo, ovviamente.
“Perché non sei più venuto a prendermi? Perché ti fai attendere così tanto?” si chiese ad un tratto, come se lui avesse potuto udirla. E risponderle."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kaede, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Masquerade!

Paper faces on parade . . .

Masquerade!

Hide your face,

so the world will

never find you!

- Masquerade, The Phantom of the Opera -

 

 

 

 

 

Rin aveva indossato il suo kimono nuovo, con orgoglio ed entusiasmo. Quell’occasione di festa era perfetta per quell’abito bianco dalle fantasie floreali e variopinte, che le ricadeva sul corpo e ne abbracciava le forme tonde dei fianchi e del seno.

Passò le mani sulla stoffa liscia e leggera, soffermandosi a tracciare con le dita i meravigliosi disegni in rilievo. Fra tutti i kimono che Sesshoumaru le aveva regalato, quello era decisamente il più bello.

“Sesshoumaru...”.

Rin si portò una mano sul cuore, mentre un ultimo raggio di Sole irrompeva nella capanna e illuminava la sua figura alta e snella, regalando ai lunghi capelli scuri una sfumatura ramata.

Da quanto tempo non lo rivedeva? Ormai erano passati undici anni da quando l’aveva lasciata al villaggio con la vecchia Kaede, affinché imparasse a vivere con gli uomini. E da allora non si era più mostrato ai suoi occhi.

Ogni sera, prima di andare a dormire, sperava sempre di vederlo veleggiare nel cielo notturno, bianco e luminoso come le stelle che bucavano il manto della notte, invano. Solo ogni tanto trovava un nuovo kimono accanto a sé, al suo risveglio, e capiva che Sesshoumaru continuava a vegliare su di lei. A suo modo, ovviamente.

“Perché non sei più venuto a prendermi? Perché ti fai attendere così tanto?” si chiese ad un tratto, come se lui avesse potuto udirla. E risponderle.

Perché Rin, ormai, la sua scelta l’aveva fatta. Per quanto volesse bene a Kaede e ad ogni singolo abitante del villaggio che l’aveva accolta, l’unico con cui il suo cuore desiderasse stare era lui, il Principe del demoni, il suo Sesshoumaru. Doveva solo dirglielo, doveva solo incontrarlo e andare via per sempre.

Avrebbe potuto chiedere ad Inuyasha di rintracciare il fratello, di condurla da lui, ma ogni volta che era sul punto di farlo, ogni volta che era riuscita a convincere se stessa, tornava a rintanarsi nella capanna, a meditare.

“Chissà” si diceva in quei momenti, con l’amaro nel cuore, “forse Sesshoumaru non mi vuole più con sé, per questo non si è più fatto vedere”.

Rin abbassò il capo sul kimono, con un’espressione afflitta. Una ciocca di lunghi capelli castani le ricadde davanti al viso, ombreggiandole lo zigomo delicato.
- Ma allora perché continui a farmi questi regali, nonostante il loro significato1?
- Rin?

La fanciulla si volse verso la porta della capanna. Sulla soglia era comparsa la vecchia Kaede, con i capelli bianchissimi e una ragnatela di rughe sul viso. La osservava con un sorriso materno, che la fece arrossire.
- Sei bellissima, Rin – le disse – quel kimono è meraviglioso. Susciterai l’invidia di tutte le donne presenti.
- Ti ringrazio, Kaede – rispose timidamente – tu non vieni?
- Oh no. Sono troppo vecchia per fare baldoria. È giusto che siate voi giovani a divertirvi.

Rin le si accostò e l’aiutò a sedersi, tenendola saldamente per un braccio.
- Grazie – le disse l’anziana, che ormai camminava solo con l’ausilio di un nodoso bastone – ma adesso va. Inuyasha e Kagome sono già al villaggio e ti attendono. Mi raccomando, fai attenzione.

Annuì e si rimise in piedi. Si avviò verso l’uscita, ma proprio quando stava per varcarne la soglia, si volse verso la donna che l’aveva cresciuta e la guardò nell’occhio piccolo e nero.
- Kaede, secondo te lui verrà? – chiese, speranzosa.

L’anziana ondeggiò il capo a destra e a sinistra, increspando le labbra secche e incavate.
- Non lo so, bambina mia – rispose – perché me lo chiedi?
- Perché ho da dirgli una cosa.

Una gocciolina di sudore s’insinuò fra le rughe di Kaede.
- Hai dunque preso la tua decisione? – chiese, dopo un attimo di esitazione.

Rin annuì seriosa, per poi sorridere dolcemente.
- Credo di aver atteso anche troppo – disse – è tempo che anch’io prenda la mia strada.

Kaede annuì e con le lacrime a bagnarle le ciglia, sussurrò:
- Una strada che conduce a Sesshoumaru, vero?

La fanciulla non rispose, ma allargò il proprio sorriso ed uscì.

 

Non aveva mai sopportato i sandali. Aveva sempre amato sentire la terra e l’erba fresca sotto la pianta dei piedi, ma in quell’occasione speciale ne aveva indossato un paio davvero grazioso, bianco come il suo abito.

Il cielo indaco era già punteggiato da qualche stella, mentre un timido spicchio di Luna crescente faceva capolino fra gli alberi all’orizzonte.

Nell’aria si respirava un gradevolissimo profumo di fiori e, dal villaggio, giungeva l’eco di un vociare concitato. C’era anche allegria, nell’aria. Rin la percepiva mano a mano che si avvicinava alle case e alla piazza dove, presto, avrebbero acceso un grande falò e avrebbero dato il via alle danze.
- Ehi, Rin!

La fanciulla sbatté le palpebre. Proprio davanti a lei, a qualche metro di distanza, c’erano Inuyasha e Kagome, che l’attendevano mano nella mano.
- Arrivo!

Velocizzò il passo e li raggiunse in breve tempo, rivolgendo ad entrambi un timido sorriso.
- Perdonate il mio ritardo – disse.
- Non preoccuparti – rispose Kagome, carezzandosi la pancia un po’ ingrossata – è meglio sbrigarsi, stanno per accendere il falò. Ma prima... tieni!

Rin abbassò lo sguardo sull’oggetto che la sacerdotessa le stava porgendo e rimase senza fiato. Si trattava di una meravigliosa maschera finemente lavorata, che ricordava le ali variopinte di una farfalla.
- Ma è bellissima! È per me?
- Sì. La tradizione vuole che durante questa festività ci si mascheri. Anche io e Inuyasha ne abbiamo una, vedi?

Rin annuì e la indossò, legandola dietro al capo, imitata subito anche da Inuyasha e Kagome.
- Bene, direi che siamo pronti – disse quest’ultima.

Il cuore della fanciulla era un tripudio di emozioni. Palpitava così forte, che per un attimo temette che fosse sul punto di sfondarle il petto.

Il vociare delle persone aumentò, ubriacandola. Tutti indossavano dalle maschere, compresi i musicisti, che già davano il ritmo alle danze. Il vino della vendemmia scorreva a fiumi, le risa riecheggiavano in ogni dove, riempivano gli angoli, si alzavano verso il cielo punteggiato di stelle e via via sempre più nero.

Ad un tratto, il falò al centro della piazza prese ad ardere con un’unica vampa, sotto gli occhi eccitati e strabiliati dei compaesani.
- Ora sì che inizia la festa! – urlò qualcuno, lontano.

Rin iniziò a ridere e danzare, seguendo quel fiume di persone che girava tutt’intorno al fuoco, come impazziti.

Rideva forte, Rin. Gioiva nell’animo e, per un solo istante, i suoi pensieri abbandonarono il ricordo di Sesshoumaru e della sua infanzia ormai così lontana.

D’improvviso, però, i suoi piedi si arrestarono. Davanti ai suoi occhi un po’ stanchi e smarriti sfilavano mille maschere di ogni forma e dimensione, che la fissavano con sguardi neri simili a pozze oscure. Per un istante si ritrovò a rabbrividire di paura e d’angoscia. Cercò una via di fuga che non c’era, urtando contro le persone che le stavano accanto. Era circondata da volti sconosciuti e il lezzo del vino la stordì. Le gambe si fecero molli e l’aria soffocante. Si ritrovò ad essere sballottata a destra e a manca come una bambola inanimata, finché tutti pian piano non si fermarono.

Rin si guardò intorno e vide le fiamme riflettersi sulle maschere delle persone e quasi animarne i volti pallidi e amimici. Tutti erano rivolti verso il falò e stavano fissando una figura ammantata d’oscurità comparsa tutto ad un tratto proprio al centro della piazza.

Rin sbatté ripetutamente le palpebre e rivolse anche lei gli occhi sullo straniero. Si portò le mani alle labbra, mentre la musica continuava imperterrita. Gli strumenti suonavano ancora o era solo frutto della sua immaginazione?

Lo sconosciuto avanzò fra la folla, che si aprì al suo passaggio come lo schiudersi di un bocciolo.

“Non può essere!”.

Le lacrime le appannarono la vista, mentre la figura longilinea e austera di Sesshoumaru si delineava davanti al suo sguardo atterrito e languido. Anche lui indossava una maschera, dietro alla quale gli occhi gialli divampavano come le fiamme alle sue spalle.

Rin avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma le parole non raggiungevano la gola e la lingua era come intrappolata fra i denti. Dischiuse le labbra rosse e prese un profondo respiro. Era lì per lei? Stava forse sognando? Il vino che aveva saggiato le aveva forse annebbiato la mente e adesso si ritrovava a vivere quel sogno meraviglioso?

Sesshoumaru le si fermò di fronte e le tese una mano pallida come la Luna, senza staccare gli occhi dai suoi.
- Vuoi danzare con me, Rin2?

Rin abbassò le palpebre e calde lacrime le rigarono le gote fredde.

Finalmente!

Le risollevò, mentre le sue labbra si stiravano in un radioso sorriso.
- Sì – sussurrò in risposta, tendendo la propria mano e afferrando quella del demone.

Si strinsero l’una all’altro – come a non volersi più lasciar andare – e, leggeri come piume, iniziarono a volteggiare fra la folla ammutolita.

 

 

 

 

 

 

1 in Giappone, regalare un kimono equivale al corteggiamento.

2 nel manga Fushigi Yuugi – special di Yu Watase compare una nota molto interessante: in Giappone, non chiedetemi in che epoca, invitare a ballare la persona che si ama equivale(va) ad una proposta di matrimonio.

Spero di non ricordare male e di non aver detto una castroneria. In tal caso, chiedo venia. Sciagura su di me e sulla mia mucca (cit.).

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti!

Ecco cosa succede quando due delle tue ossessioni – il Fantasma dell’Opera e Inuyasha – si incontrano e decidono di comune accordo di fondersi fra loro.

Che dire di questa OS? Spero vivamente che vi sia piaciuta. Ultimamente sono un po’ fuori allenamento e ho un brutto blocco dello scrittore che dura da agosto, per cui non sono nel pieno delle mie facoltà creative (?).

Senza pretese.

 

Alla prossima,

Elly

 

 

 

   
 
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