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Autore: DonnaBart    22/01/2017    0 recensioni
A Jouette, cittadina alsaziana situata nell'estremo nord della Francia, le temperature sembrano essersi fermate a quelle del Natale.
Lainey vi giunge in vacanza proprio in quel periodo, e due anni dopo non è riuscita ad abbandonarla: adesso co-gestisce il Miracle d'Hiver, un modesto bistrot, con il bizzarro proprietario.
Lainey ha ventitré anni, la tendenza al pragmatismo, e nessun amore in vista.
Almeno, fino a che Gaige Cosgrove, un inglese dall'aspetto solido e seducente, giunge in città per risollevare le sorti dell'unica biblioteca di Jouette...
La loro conoscenza sfocia in amicizia, c'è solo un problema: i sentimenti che Lainey si scopre nutrire per lui sono tutt'altro che amichevoli.
Ce ne sono due, di problemi: Gaige è parecchio fuori dalla sua portata, visto che è decisamente fidanzato.
Tra fraintendimenti, lotterie natalizie che mettono in palio appuntamenti, scomode gelosie e terzi incomodi, Lainey cercherà di conquistare il suo lieto fine, e ci proverà proprio nella notte più attesa dell'anno: la vigilia di Natale.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Un trillo costante era penetrato nell'aria gelida. Il suono s'infranse nei timpani con l'incisività di una picconata su una lastra di ghiaccio. Dischiuse gli occhi.

Mossa sbagliata.

Un palmo aperto si precipitò a schermarle gli occhi, un'imprecazione volò fuori dalle labbra richiudendoli: dolore accecante. Tamburellò nelle tempie, pulsò nella testa, spronò i suoi neuroni ad avviare le loro connessioni, a svegliarla. La sveglia. Carogna.

Beh, non sarebbe più stata carogna, né era stata tanto sveglia, se ora giaceva ancora ai piedi del letto frantumata come i suoi timpani...

Un abbaglio intagliò le forme di un flash: lei, se stessa, un divano, i piedi ghiacciati che sbordavano dal plaid, maratona di serie tv e...

Accostatasi silenziosamente alla finestra del suo bistrot nella notte più magica di Jouette, Lainey era fermamente convinta che tutto era partito con tenore assolutamente propositivo, di raccoglimento personale. Due sere, ad essere precisi, di raccoglimento personale...
Poi, come per magia, gli intenti rigeneranti e curativi per il suo essere, ad un certo punto si erano trasformati in blando e gustosissimo... marsala all'uovo.
Buono! Però tanto: da innocui shottini a bevute a canna; se n'era scolata un'intera bottiglia.
L'aveva fatto a rate chiamate "raccoglimento personale": metà bottiglia la sera in cui aveva chiuso prima il bistrot, e l'altra metà...

La sera prima della Vigilia di Natale, Lainey Colder si era ridicolmente sbronzata con mezza bottiglia di marsala all'uovo.


Se esisteva un paradiso delle sveglie, la sua doveva trovarsi lì, perché nella sua tonante vita aveva svolto il suo lavoro con precisione... svizzera.
Povera sveglia.
Colpa di una manata assestata dalla sua emicrania, aveva esalato il suo ultimo trillo proprio in quel mattino dalle scie d'uovo liquorose, lo stesso mattino in cui...

Grandi lavori erano in corso al Miracle d'Hiver nel giorno più atteso di tutto l'anno: a Jouette, era giunta la vigilia di Natale.

Quel pomeriggio, Marion - moglie del signor Mulain, aveva aiutato Lainey a sgombrare la sala, tappezzandone il perimetro con gli stand che avrebbero ospitato il buffet natalizio. Maestoso e colorato, l'albero era stato spostato in un angolo della stanza con il compito di donare brillante calore a sala e commensali; i tavoli apribili, che collegati l'uno all'altro avevano dato vita a quella che si sarebbe trasformata nella grande tavolata natalizia, regnavano egocentrici nello spazio centrale, vischio e comete a sfavillare dall'alto del soffitto sui tavoli prenotati dai turisti decisi a trascorrere la festa nel bistrot.

Giornata campale, nel bordo più ghiacciato della Francia.

A poche ore all'inizio della serata di vigilia, una danza di compiti assortiti e ben coordinati vedeva Lainey apparecchiare con tovaglie rosse alternate a dorate, il signor Mulain a cucinare succulenti portate, e Marion a sistemare le delizie, con minuzia, sugli stand.

Per tutta sorpresa di Mulain - che aveva escogitato l'uscita in palio con lei per scongiurare i rischi di annata in ribasso, per la notte a venire il bistrot era stato prenotato oltre ogni aspettativa, provocando imprevisti cambiamenti all'appuntamento che Lainey aveva con Adrien.

Durante il mattino - momento della giornata concordato per il loro incontro -, con tanto di strascichi del secondo post sbornia al gusto d'uovo, Lainey aveva elencato, enumerato e catalogato mentalmente i materiali di cui il Caffè era rimasto a corto, attendendo il ragazzo per metterlo al corrente sulle variazioni occorse: più che ad un appuntamento, Adrien si sarebbe dovuto limitare a partecipare ad un'uscita per...

"Shopping???"

Il suono di uno schioppo di lingua assentì tanto sbigottimento.

Gliel'aveva spiegato sfregando in circolo le tempie ed evitando accuratamente di posare le iridi marron glacé sui fiochi raggi del sole permeati dalle vetrate pena l'esplosione neurale, che in settimana il locale era stato assaltato di prenotazioni oltre ogni previsione, motivo per cui era suo dovere andare fare rifornimento, e urgentemente. L'alibi non solo rasentava l'impeccabile, ma era purissima verità.

Adrien avrebbe rifiutato.

Il ruolo di aitante aiutante, aspirante facchino sarebbe stato ripudiato e il loro tête-à-tête rimandato a data meno indaffarata, anche perché, con tutte le uova che aveva ingurgitato a suon di marsala, se si fosse sbattuta in opera di flirtaggi aleatori, si sarebbe trasformata in frittata, e la modalità di risveglio di poche ore prima adduceva ulteriori ragioni piuttosto esplicative al riguardo.

Ovviamente, Adrien aveva accettato.

"Ogni lasciata è persa, n'est-ce pas?" Dandogli le spalle per fiondare gli occhi al cielo, invocò gli dei della pazienza che dovevano essere in vacanza, quindi investì tutto in un improperio non esattamente natalizio. Ovviamente, il bellimbusto Adrien non era il tipo da rinunciare senza essersi battuto fin l'ultimo istante...

Offerto, dunque, uno sbrigativo caffè a lui e mandato giù un succo d'arancia corredato di aspirina lei, Lainey aveva archiviato i convenevoli imponendo un'andatura celere a fronte degli incarichi da sbrigare entro il minor tempo possibile. Senza indugi, dapprima si erano diretti al negozio di addobbi per feste, distante pochi isolati dal bistrot, per far scorta di set di tovaglioli in stoffa beige dai ricami scintillanti e bicchieri in vetro dalle disparate forme: tutti consegnati a Mulain, con l'aiuto del ragazzo, nel giro di mezz'ora.

Adrien non aveva osato compiangere quando si era scusata per il tempo che non gli stava né avrebbe dedicato, viceversa si era gentilmente offerto di aiutarla, ancora, raggiungendo con lei la pâtisserie dai profiterole più deliziosi del paese, ritirati in un numero che li aveva costretti a farvi di ritorno per almeno due volte. Medesima sorte era toccata all'enoteca da cui si rifornivano abitualmente, un tantino fuori mano, che li aveva visti accedere per altrettante volte, svuotando i suoi scaffali di rossi, bianchi e rosé. Passò in rassegna l'inventario tenuto a mente: per champagne e spumanti erano al coperto, e solo a quel punto Lainey poté dichiarare l'emicrania sconfitta, gli affanni dileguati e gli acquisti ultimati. Certo si erano attardati, ma non fosse stato per il supporto del conoscente, avrebbe dovuto sperperare molto più tempo per approvvigionare il locale: fu lieta di non aver rimandato l'appuntamento, anche se quello condiviso non è che rispondesse esattamente ai canoni di definizione...

Entrambi sbirciarono le lancette digitali dei rispettivi smartphone, convenendo di aver trascorso ben oltre la singola ora prevista dal premio, ad ogni modo Lainey lo ritenne una buona compagnia, non febbricitante né scalpitante come quella di Gaige, ma non per questo spiacevole. E poi, la cioccolata calda sormontata da chilometri di panna che le offrì, le suggeriva che dopotutto gli era debitrice... no? Sì. Se ne convinse ufficialmente quando il naso le era già affondato nella soffice panna, senza il minimo interesse per le apparenze.

Adrien storse le labbra in quello che poteva definirsi un sorriso compiaciuto come una smorfia incredula, ma lei era nella terra della panna, fra dolci distese del chissenefregacosapensi, per indagare su quale delle due propendesse il ragazzo.

"Allora, Lainey Colder..."
Esordì lui, con espressione concentrata. No, non su di lei, ma sull'effetto che intendeva esercitare su di lei. "Non ti avevo mai vista in queste... vesti."

All'interno dello Chalet Marcel, Caffè che replicava le sembianze di una baita di montagna, Lainey dedicò ad una scettica ispezione al suo giaccone rosso, da cui faceva capolino un denim chiaro e gli stivaletti bassi, conclusa con un sopracciglio sollevato che lo fece lievemente ondeggiare sulla sedia, scuotere la testa in un sorriso disilluso, pronto ad argomentare.

"Intendo, sai, uno di quei cecchini talmente focalizzati, che nemmeno una pallottola riuscirebbe a scostarli dall'obiettivo."

Il soffio fischiettante di Lainey riprodusse esagerata sorpresa, mentre modellava pollice e indice nella sagoma di pistola.
"Bang?"

Il ragazzo si portò una mano sul petto, una smorfia di dolore inscenata sul suo ovale. "Touché." Pronunciò semi divertito, tornando semi serio.

Lainey avrebbe mentito se avesse sostenuto il contrario; Adrien era un bel vedere: fitti ricci neri componevano disordinati un taglio corto, a cornice di un volto dai tratti quasi adolescenziali, gli occhi grandi dello stesso colore spiccavano sulla sua presenza asciutta, designata da ore di sport. Supporre che l'indole mite associata a quell'aspetto sexy creasse un mix di contrasti apprezzato da più di qualcuna, non le parve una cattiva trovata; inevitabile pensare anche che le cose sarebbero state più semplici, se Lainey fosse stata una di loro.
Forse.
Forse no. Non ne aveva sicurezze, se non quella di non sentire nulla di così intenso per quel ragazzo.

Nulla che provasse già per...

"Hai ragione."
Si sentì riferire, sovrastando una sensazione amara come un siero che le aveva fatto visita la sera prima e quella prima ancora. "Ero talmente preoccupata, che devo essermi mostrata parecchio distaccata."

Non gli avrebbe spiegato che l'atteggiamento fermo e misurato che gli aveva indirizzato, si trattava di un espediente per isolare le emozioni, metterle da parte e non lasciarsi andare in pensieri, dispiaceri e... al panico.
Il pacco.
Il pacco!
Mica una si sbronza con del marsala all'uovo, per due sere di seguito, per spirito di patata.

"Mais non, eri a lavoro, mi avevi anche chiesto di spostare... mea culpa."

Adrien riguadagnò la sua attenzione, distogliendola dalle recenti insulse bravate, tranquillizzandola con aria sbarazzina, la giacca in pelle nera da ribelle e le intenzioni cortesi.

Con quell'amalgama accattivante, magari, un'altra bravata avrebbe potuto concedersela...

Comandò la sua mente, che versò nei meandri delle emozioni, per eseguire: avrebbe potuto farselo piacere. Adrien aveva tutte le carte in regola e i requisiti del caso per un flirt blando e divertente. Ne era molto attratta fisicamente, quindi perché no? Perché uno come lui non avrebbe dovuto piacerle?

Una dozzina di minuti dopo erano fermi davanti ad una vetrina, lungo la strada di ritorno verso il Miracle, quando ne capì il motivo.

L'ossigeno smise di transitare.

Gaige non si era accorto di lei; avanzava con andatura incalzante, e se Adrien non l'avesse convinta a dirottare il percorso di ritorno per mostrarle una cioccolateria in grado di riprodurre tablet, scarpe e cosmetici dalle perfette manifatture in finissimo cioccolato, certamente anche lei non si sarebbe accorta di lui, considerato il locale in cui Gaige aveva tutta l'aria di stare per accedere - il Table Bleu, ristorante prossimo più alla stazione che al centro della cittadina in cui erano condensati mercatini natalizi, orde di turisti e, in una piccola traversa, il Miracle d'Hiver.

Udibile, il tonfo con cui le lancette del tempo si fermarono, nell'istante in cui Gaige, pronto a svoltare per l'ingresso, allacciò i suoi occhi freddi a quelli di lei, raggelandosi come una statua di ghiacciato. Proprio come lei.

Nessun movimento, non un briciolo di senso di colpa per i risvolti del loro rapporto in quelle iridi fredde e seducenti, solo il tenue volteggiare della neve, a sigillare quell'istantanea in un'immaginaria ampolla di vetro.

Lainey fece presto a realizzare anche la ragione per cui Gaige Cosgrove aveva selezionato un ristorante tanto distante dal cuore di Jouette in cui erano diramate le loro sedi lavorative, le loro amicizie e il loro rapporto: la donna dagli occhi verdi e la cascata di fluenti capelli neri.
La stessa che stava avvolgendo la propria mano attorno al polso di Gaige.
Lei, il motivo di tanta attenzione alla privacy. Chissà perché, era sicura che quel motivo prendeva il nome della sua ex fidanzata...

"A sapere che ti avrebbe fatto quest'effetto, non ti ci avrei portata!"
La scherzosa esclamazione del ragazzo la sprigionò dallo stato di ipnosi in cui era sprofondata, per poi disperdersi nell'aria come un eco lontano, solo un rumore di fondo per Lainey, che non riusciva ad abbandonare la scena paratasi di fronte con la prepotenza di un vento forza otto.

Esclusivamente per spirito di emulazione, prese ad affiancare Adrien, avanzando con lui, ignorando che l'avesse presa sotto braccio, intimandosi che non importava quanto le fitte ghiacciate e irte come stalattiti le trafiggessero il petto, chiudendole la gola, disciogliendole l'umore in una pozza grigia e frastagliata: Gaige non si era più fatto vivo da due giorni. Sparito. Finito, non li legava più nemmeno l'amicizia dei primi tempi, e si evinceva dal fatto che il suo migliore amico, l'uomo di cui si era tremendamente infatuata, non le stava rivolgendo cenno di sorriso né accennato a raggiungerla per uno stentato saluto.

Insensibile maleduc...
Stronzo.

Dallo stato ghiacciato e solido, il suo corpo stava passando allo stato liquido: più gli si avvicinava, più le gambe la sorreggevano come due giunchi di acqua e gelatina, meno era convinta di volerglisi avvicinare. Soprattutto perché, via via che incedeva il raggio visivo veniva invaso dal corpo sporto della donna, che pareva stare interrogando sul perché si fosse bloccato fuori al gelo invece che addentrarsi al caldo del locale: seguita la traiettoria dello sguardo azzurro di Gaige, trovando lei e Adrien a braccetto, dovette intuirlo da sola.

"Tuoi conoscenti?"

Apprese Lainey, dal mix di labiale e udito ormai quasi completamente a sua portata. Quando Gaige annuì in risposta, lei e Adrien erano fermo dinnanzi alla coppia. E, tutto d'un tratto, parve che le temperature di Jouette fossero ulteriormente calate, le lingue raggelate.

"Guarda chi si vede! Jouette non ti ringrazierà mai abbastanza per quel che hai fatto per la nostra biblioteca, Cosgrove."

A tutti tranne che ad Adrien, lui sembrava immerso in un clima hawaaiano, sbrigliato e assolato; per ben due volte in quella giornata, Lainey gli era immensamente grata.

Adrien le scoccò un'occhiata casuale con una leggerezza pesante, l'effetto che la stesse passando ai raggi x. Cercò di captare se in quello sguardo c'era accusa, sfida, ma vi trovò solo oggettiva constatazione: il ragazzo aveva intuito che le piaceva Gaige? Qualcosa le suggeriva di sì.

Un timbro severo annientò quello che, dall'esterno, poteva avere l'aria di essere uno sguardo intimo tra due amanti.

"Dovere."

Gaige, il primo - dopo Adrien, a mostrare segni di scongelamento da ibernazione.

Di nuovo, il gruppo stava per precipitare in gelido silenzio, quindi...

"Ehi."

Lainey picchiettò contro il ghiaccio che non sembrava avere l'intenzione rompersi, anche se tirò fuori ogni lettera - ed un fievole sorriso, come se pesassero amianto.

"Lainey."

Il tono basso con cui venne ricambiata, di mesto aveva poco.

"Piacere, Tyra."
Cantò improvvisamente la donna al fianco di Gaige.
Cantò, perché aveva la voce talmente soave da sembrare quella di un angelo! E allora perché quel suono melodioso la sprofondava nelle viscere laviche della Terra, avvolgendola dalle fiamme della gelosia e distruzione? Se si fosse ritrovata un cumulo di freccette per le mani, le avrebbe scagliate in un tiro a segno contro Gaige.

"Enchanté."
La replica francesissima di Adrien, a cui aveva poi aggiunto il suo nome, seguito a ruota da Lainey, la cui voce era roca e sottile come se ardesse troppo per forzarla su per la gola, oltre le labbra.

"Complimenti. Questa città è meravigliosa, non conosco posto più caratteristico per trascorrere il Natale."
Dall'alto dei suoi cento settantasette centimetri, Tyra espose un sorriso celestiale, non tanto per gli assegni che aveva dovuto sborsare per renderlo bianco come il Paradiso, quanto per il bagliore gioviale che emanava.

Lainey si era presa la briga di immaginarla, qualche volta: ognuna di quelle, un tizzone prendeva ad arderle al centro del petto, istigandola a raffigurarla come una modella tanto bella quanto snob, e invece la fidanzata di Gaige Cosgrove si mostrava gentile, con una voce divina, il sorriso sublime e gli atteggiamenti impeccabili.

Sicuro, che qualsiasi uomo avrebbe sofferto come Gaige nella sera in cui si erano lasciati, ma la comprensione non andava di pari passo con la gestione degli effetti provocati dal vederlo lì, a pochi particelle di ossigeno da lei, più distante e bello che mai, con la sua paradisiaca Tyra.
Di nuovo insieme.
Il loro aspetto, poi, equivaleva a dover sventolare bandiera bianca: combaciavano come fossero due tessere di un puzzle, talmente giusti l'uno vicino all'altra, che lei sembrava una cameriera presa da un take-away, che tutta impregnata dal tanfo di frittura, bussa e tende una sperlunga di patatine untuose ai due sposini, che aprono la porta della loro suite mille stelle nella loro prima notte di nozze. Cioè... stonava!

Ebbe voglia di dismettere il tiro a segno per darsi alla roulette russa.

"Si fa tardi, dovremmo proprio andare." Evaporare, più adeguato. "È stato un piacere."
Un piacere tipo mangiare elegantissime escargot offerte dai due sposini, unite in un sol boccone con le patatine fritte di prima...

Azzardata una sbirciata in direzione di Gaige, lo scoprì a fissare l'unione fra il suo corpo e quello di Adrien, che le teneva ancora il braccio intrecciato al suo. Lainey sentì montare nel petto la mancanza della carezza dei suoi occhi su di lei: le sembrava avessero gridato che ogni millesimo di tempo trascorso insieme, era stato agognato da lui ogni secondo che aveva preceduto il loro incontro.
Beh, così aveva sempre fantasticato.
In quel momento, però, non riuscì nemmeno più a solo fantasticare che la guardasse in quel modo. Come poteva, se sembrava talmente maldisposto nei suoi confronti, ermetico come allergico sua presenza?

Il quadro le fu chiaro come mai prima di quell'occasione, come un'equazione dall'aspetto talmente impossibile e tortuosa che, una volta spiegata, si rivela semplice come una somma algebrica: Gaige aveva trovato in lei un conforto amichevole sicché distante da Tyra, dacché lo aveva lasciato.

In pratica, Lainey uguale palliativo.

"Ci vediamo."
La miseria di cui la degnò.

Lainey ebbe tempo di rispecchiare il "Buon Natale" di Tyra, che la coppia aveva già dato loro le spalle, versando oltre le porte del ristorante.
Nella sua mente, le luci che illuminavano le fronde degli alberi posizionati lungo i bordi delle strade, parvero affievolirsi fino a spegnersi, così il repertorio di canzoni natalizie che canticchiava distratta si dissolse lontano, soverchiato dal ritmo di una canzone qualsiasi di Adele.
Tanto, finivano tutte male.
Come la sua relazione con Gaige.

~

I negozi avevano chiuso i battenti, ormai, da ore; Jouette aveva svuotato le sue vie, e ora se ne stava inerme sotto il lento circolare della neve.

Aveva gustato il cenone con i commensali, servito di tanto i clienti - sebbene il buffet l'avesse esonerata da ogni onere, e partecipato ai giochi, ai quali aveva perso e finto disappunto per la perdita, approfittando per raggiungere la saletta vuota e buia del suo Caffè - connessa a quella del bistrot.

Accostatasi silenziosamente alla finestra del suo bistrot nella notte più magica di Jouette, Lainey era fermamente convinta che tutto era partito con tenore assolutamente propositivo, di raccoglimento personale. Due sere, ad essere precisi, di raccoglimento personale...

Poi, come per magia, gli intenti rigeneranti e curativi per il suo essere, ad un certo punto si erano trasformati in blando e gustosissimo... marsala all'uovo.
Buono! Però tanto: da innocui shottini, a bevute a canna; se n'era scolata un'intera bottiglia e l'aveva fatto a rate chiamate "raccoglimento personale": metà bottiglia la sera in cui aveva chiuso prima il bistrot, e l'altra metà...
La sera prima della Vigilia di Natale, si era ridicolmente sbronzata con mezza bottiglia di marsala all'uovo; visto e considerato il conseguente risveglio sperimentato quel mattino, non si sarebbe sentita di consigliare simili pratiche nemmeno al più acerrimo dei nemici, ma lei aveva avuto tutte le ragioni di farlo.
Tutte racchiuse in un pacco.
Il pacco.
Il pacco!
Non biasimava nessuno; le colpe spettavano a se stessa, che aveva abbandonato in un punto indefinito del locale una busta incustodita, contenente un pacco regalo e gli estremi del destinatario, per la spedizione. Sfortunatamente, 'dono natalizio' era un eufemismo di grana lunga riduttivo per definire quella che, a tutti gli effetti, si trattava di...

Il giorno in cui si era svolta la lotteria, chiudere prima il bistrot le era sembrata una buona idea, il marsala un'ottima trovata, e scrivere mezza sbronza una lettera, descrivendo l'attimo esatto in cui aveva capito di provare per Gaige Cosgrove qualcosa di più profondo dell'amicizia, la genialata del secolo.
Pertanto, munita di foglio, penna e alcol, aveva dato vita alla dichiarazione amorosa, riportando la massima sulla persona giusta che il padre le ripeteva di tanto in tanto, con la piccola ridicolissima aggiunta della parte conclusiva della massima.

Talmente ridicola che il padre aveva smesso di pronunciargliela da almeno tredici anni.

"Se una coppia costruisse due pupazzi di neve, vestendone con berretto e sciarpa donati dal proprio compagno uno, e con quelli regalati dalla propria compagna l'altro, questa non si separerà mai."

Una leggenda sull'amore eterno?
Forse.
Una minaccia?
Probabile.
La morale? Come i due pupazzi di neve avrebbero condiviso la vita sempre assieme, fino a che il sole non li avrebbe restituiti alla terra, chi aveva il merito di averli costruiti sarebbe rimasto legato per l'eternità alla persona amata.

...Una sbronzata a stomaco vuoto tale da far sragionare la ragazza più pragmatica della Francia?

Maledettamente esatto.

Mulain l'aveva scambiato per uno dei doni natalizi che lei aveva acquistato per genitori e amiche, e che lui si era gentilmente offerto di spedire al posto suo, in quei giorni troppo indaffarati a lavoro; Lainey l'aveva scoperto la sera prima della vigilia di Natale, mentre chiudeva il bistrot, che Mulain l'aveva inviato al destinatario.

Cosa c'era di peggio che inviare una melensa dichiarazione all'uovo, all'uomo dei propri sogni, se non darsi una mazzata finale, depositando simbolicamente, alcolicamente, berretto e sciarpa preferiti sul fondo della scatola?

"Vorresti costruire con me quei pupazzi di neve?" Recitava il biglietto che accompagnava quel dono - "Vorresti essere tu, quella persona?"

Lainey strinse il cellulare tra le mani, osservando i ghirigori che componeva la neve nell'aria.
Aveva già aperto il regalo?
Era indecisa sul mandargli un messaggio di auguri. Lui non l'aveva fatto; se non era troppo impegnato ad augurarlo alla sua Tyra, doveva essere rimasto scioccato dalla scoperta dei suoi sentimenti sempre taciuti.
Malgrado desiderasse fortemente volteggiare nella neve, per scomparire da Jouette e sfuggire all'imbarazzo che avrebbe provato non appena avesse rincontrato Gaige, o meglio Gaige con Tyra, non era pentita. Magari le conseguenze non si sarebbero rivelate grandiose, ma avrebbe affrontato una brutta conseguenza, piuttosto che vivere in una piacevole bugia.
E se dopo quella rivelazione, per tutelare il rapporto con Tyra, Gaige avesse deciso di partire senza salutarla?

Troppo tardi per lambiccarsi il cervello, e comunque non ne aveva voglia alcuna.

Allontanandosi dalla vetrata, trasse un profondo respiro e si voltò per raggiungere la sala accanto.
Era la notte di Natale, quella, quindi si sarebbe spalmata un sorriso sincero e si sarebbe divertita con i commensali.
Fece per incamminarsi.

"Buon Natale, Lainey."

Non compì nessun passo però.

Una voce tiepida come il tepore emanato da un camino e robusta come il caffè più intenso che avesse mai preparato le ghermì le spalle, scivolando come seta ai lati del suo collo, lungo il suo petto, addentrandosi nelle profondità più remote delle sue emozioni.
Lainey non aveva avuto il tempo di realizzare a chi appartenesse perché ogni cellula del suo corpo lo sapeva già, e l'aveva fatta voltare in uno scatto colmo di batticuori mozza respiro, di timore che fosse un elaborato sogno ad occhi aperti, un prodotto della sua fantasia.

Una fantasia che non poteva permettersi, perché apparteneva ad un'altra donna. E perché con lei si era comportato da stronzo.

Quando l'immagine che le si prospettò dinnanzi venne elaborata dal suo cuore, a dispetto di tutto, Lainey pensò che lo era.


Olé. Nuovo capitolo di una storia natalizia, arrivato quando il periodo di Natale si è concluso da almeno una quindicina di giorni.

Ha il suo che di ribelle come cosa.

Scusatemi per l'attesa, voi non lo sapete, ma ho avuto modo di modificare lo stile del primo capitolo e del secondo - se volete, andate pure a rileggere - di conseguenza, pur avendo questo terzo capitolo già pronto da tempo, ho dovuto rielabolare anche questo, e medesima sorte toccherà al quarto.

Mettete, poi, che nell'ultima settimana la mia casa si è trasformata in ricettacolo per influenza - io sono l'unica rimasta indenne, almeno per ora... e converrete che il tempo per la scrittura si è drammaticamente ridotto.

Dunque!

Se qualcosa del capitolo non vi fosse chiara, fatevi pure avanti: comprendo che questi salti temporali possano confondere.

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo!

Miracle d'Hiver è nata - agli inizi di Dicembre, come one-shot: una di quelle storie che hanno inizio, sviluppo e fine in un unico capitolo. Poi le vicende sono moltiplicate e ampliate, l'ho frammentata... il resto è storia.

That's all, Folks.

Baci

Donna Bart

   
 
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