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Autore: Vulpes Fennec    22/01/2017    1 recensioni
Ispirata dalle parole della vecchia canzone di Claudio Villa " La capinera" e la serie animata "Miraculous Ladybug & ChatNoir".
Tratto dal testo:
"... I monelli giocavano per strada, e tra di loro una bambina dalla chioma corvina cercava di riprendere un nastro cremisi, che faceva coppia con uno che le teneva metà dei capelli raccolti in un codino.
La bambina mi osservò sorridendomi, ..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Cap•6

Marinette non vedeva l'ora che arrivasse il thé con Chloé, ma io sapevo bene che era meglio non star tranquilli: ero sicuro che quella vipera ci avrebbe giocato qualche brutto tiro.
Vederla così felice mi faceva quasi male, non avevo il coraggio di dirle che qualcosa sarebbe potuto andare storto.

«Adrien, che ne pensi?»
Aveva un sorriso così dolce, raggiante; come avrei fatto poi a vedere il suo bel viso rigato dalle lacrime se Chloè avesse mostrato il peggior lato di se stessa?
«Marinette, vieni qui. » lei si avvicinò, mi abbassai leggermente così da guardarla dritta negli occhi.
Lei ricabiò il mio sguardo e mi sentii sprofondare in quell’oceano che aveva al posto degli occhi.
«Sei una ragazza buona e intelligente... Ecco, Cloé non lo é. »
«Adrien non è carino dire queste cose » scostò leggermente lo sguardo, per poi tornare subito su di me.
L’avrei protetta.
«Hai ragione, ma quello che voglio dire è… lascia stare, ma se non ti senti a tuo agio possiamo tornare subito a casa. Va bene? » annuì, ma comunque non mi sentivo tranquillo.

«Ehi! Ma guarda un po’ che splendore che sei Marinette! »
«Ninò! Grazie, alcune modifiche le ho fatte io » fece ondeggiare leggermente la gonna, sembrava un fiore delicato smosso dal vento.
«Hai talento piccina » rispose Nino facendole l’occhiolino
«non si bussa più? » dissi io ridendo
«Mi ha aperto la domestica…a proposito ,è davvero molto graziosa » l’ultima parte la disse a bassa voce avvicinandosi al mio orecchio così da non farsi sentire da Marinette.
«Già, Alyà è molto carina » disse ella invece (evidentemente Nino non aveva usato un tono di voce abbastanza basso)
Detta quella frase uscì dalla stanza ridacchiando leggermente, lasciando il povero Nino paonazzo. Iniziai a ridere anche io, ma venni fermato da una piccola gomitata scherzosa del mio amico

Arrivammo a casa dei Burgeois in orario. Guardai Marinette e notai che uno dei quattro nastrini con cui si era legata i capelli si stava sciogliendo.
Le presi la mano e me la avvicinai, poi passai a sfiorarle i capelli per stringerle il nastrino allentato. Le rivolsi un sorrido dolce, rassicurante.
«Tranquilli » disse Nino suonando il campanello.

In pochi secondi ci ritrovammo nel salotto da thè e subito, senza degnare di uno sguardo gli altri ospiti, Chloè si catapultò verso di me abbracciandomi e strillando il mio nome…facendomi quasi perdere l'udito
«Non vedevo l’ora che arrivassi Adrienuccio! » la scostai leggermente, e mi ricomposi con atteggiamento freddo e formale.
«Si si, è sempre un piacere vederti Chloè> la liquidai in fretta.
«Bene, tu e Nino vi conoscete già e lei invece è Marinette, la mia ospite » mi girai di lato e vidi che non era più al mio fianco, ma si era nascosta dietro di me; le misi una mano dietro la schiena così da spostarla in avanti, di nuovo accanto a me.
Lo sguardo di Chloè era indescrivibile, verde d'invidia per la raggiante bellezza vagamente asiatica dell’altra, e ribollente di rabbia perché viveva sotto il mio stesso tetto e sotto la mia protezione.
Ricomponendosi squadrò Marinette dall’alto verso il basso, come per studiare la sua avversaria e subito dopo si rivolse a me e Nino
«Voi ragazzi accomodatevi nel salottino privato di mio padre, che vorrebbe tanto parlarvi di...politica, o delle altre cose noiose di cui parlate voi maschi... io mi occuperò di presentare Marinette anche alle altre ospiti » e così dicendo ci indicò il salottino e accompagnò la mia piccola amica nel salotto di fronte al nostro.
La sala dove stavano le fanciulle era senza porte, aperta, e illuminata da grandi vetrate.
Mi sedetti in un posto strategico che mi permetteva di non perdere di vista Marinette. Era contentissima a dir poco di fare nuove conoscenze.
Alcune di loro le conoscevo, mi erano state presentate in altre circostanze, spesso obbligate dai genitori durante lunghi e tediosi banchetti in cui si parlava unicamente di politica o affari.
Una di loro ero certo fosse Juleka Couffaine, una ragazza dall'aspetto cupo ma con cui é possibile fare interessanti conversazioni.
Costei era spesso accompagnata da Rose Lavillant, che non conoscevo bene, ma di cui era facile notare la bizzarra passione per il colore rosa.
Ovviamente al fianco di Chloè c'era il suo zerbino dai capelli rossi, Sbriana Raincomprix che però a quanto pare stava per essere spodestata dalla nuova venuta.
«Ehi! Tranquillo Adrien. Non le accadrà niente, Chloè non è così stupida da farle qualcosa a così poca distanza da te... » Non credevo molto alle parole di Nino, non mi sarei sorpreso se Chloè si fosse dimostrata ancora più stupida e infantile di quanto già non srmbrava.

Non riuscivo a staccare lo sguardo dal vetro che separava i due salottini (che sembrava allungare l'effettiva distanza che c'era tra noi e la stanza accanto), quando una figura imponente mi divise da quel mondo                        
Il signor Andrè Burgeois entrò nella stanza distraendomi dal mio vigilare. Il padre di Chloè era un uomo corpulento la cui massima ambizione era di arrampicare la vertiginosa piramide sociale francese, per quanto fosse già nobile di nascita. Coccolava troppo la figlia fin da piccola, finendo per crescere una ragazza viziata.

Lo seguii con lo sguardo per la stanza, accorgendomi solo dopo della presenza di un meraviglioso piano. Lo sfiorai con le dita. Sentivo il desiderio di suonarlo e poter così rompere la barriera fisica che divideva e me le ragazze.
«Signori, che piacere vedervi. » il signor Burgeois si avvicinò al banco degli alcolici, ne tirò fuori tre calici e bottiglie piene di bevande
« Brendy e soda per ingannare l’attesa delle signorine? »
«Preferirei vino bianco e selz»
«Certamente, e tu Nino?» chiese tirando sù una bottiglia da un cassetto in basso.
«Cosa? Oh no. Grazie lo stesso»
«Ti vedo distratto» dissi io rivolgendomi al mio amico
«No no, affatto»
«Parlando di cose più importanti: sì è venuta a conoscenza della mancata autorizzazione dello stato per l’insegnamento da parte delle scuole cattoliche…> era così tedioso il padre di Chloè; sempre a parlare di politica con una monotonia tale che solo altri dieci bicchieri del delizioso vino che mi stava versando avrebbero potuto trasformare quella tortura in un’esplosione di risate e diletto.

Sentii una porcellana frantumarsi a terra dall'altra stanza. La parlantina dell'uomo si fermò grazie al cielo, ma appena accorsi nella camera il vestito di Marinette era madido del contenuto della tazza.
La scena rasentava il sovrannaturale: Chloè Burgeois si stava scusando vivamente per l'accaduto e sembrava che Marinette non fosse offesa.
Che stessero diventando amiche?! Ero pietrificato da quella scenetta amichevole, tale da assomigliare a un rapporto che potevano avere una principessa e una duchessa come dama da compagnia.
«Ti prego Marinette vieni con me, ti presto uno dei miei vestiti» Chloè stava per prenderla e portarla al piano di sopra, ma inaspettativamente venne fermata da Nino.
«Chloè, non ti scomodare ti prego, andrò io a prendere un vestito a casa per Marinette» era perso nei suoi pensieri, eppure, convinto, prese la giacca e uscì senza nemmeno aspettare che qualcuno ribadisse.
«Adrien ci delizieresti con un po' della tua dolce e magica musica ?» Chiese Chloè prendendomi a braccetto e trascinandomi nella salotto con il pianoforte.
Quando le mie dita sfiorarono i tasti non mi riuscii più a fermare. Chloé continuava però a disturbare le mie note con la sua voce irritante e i suoi complimenti.
Mi fermai innervosito, ma incontrai lo sguardo di Marinette che si era appena ripresa da un bellissimo sogno che aveva fatto seguendo le mie note.
Perché era così bella? Eppure ero sicuro che fosse solo all'inizio della sua fioritura.
Tra gli applausi feci cenno a Marinette di mettersi al mio fianco.
«Canteresti per me?» gli sussurrai all'orecchio.
Iniziò a balbettare guardandosi intorno imbarazzata.
Io non le prestai attenzione e iniziai a suonare un arrangiamento di una delle canzoni che cantava più spesso.
Le parole strazianti si facevano largo nel cuore di tutti.
La storia parlava di una bambina e che come tutti i bambini desiderava i giocattoli, ma la madre concentrata solo ai suoi desideri rigettava il volere della figlia. Al capezzale della piccola morente la madre fece un esame di coscienza e svuota tutta la vetrina del negozio di giocattoli, ma la madre arrivò troppo tardi per accontentare la piccola. Una lacrima solcava le guance di tutti i presenti commossi.

Con la mente mi fermai. Mi sembrò di essere rimasto da solo con Marinette per un istante. Prima di essere ricatapultato nella realtà. Le ragazze erano tornate al loro thè e io dovevo sorbirmi il signor Burgeois e il suo tedioso discorso.

Un dejavù: accorsi nel salotto affianco dopo aver sentito un certo vociare. La più irritante delle due voci sentenziava con false accuse la povera Marinette. Non mi importava ciò che aveva da dire Chloè e schermai Marinette.
«Visto!?» Urlò la ragazza viziata
«E’ ovvio che tra di loro ci sia qualcosa! E sicuramente un'illegittima come lei sta approfittandosi di un buon di cuore come quello del mio Adrienuccio» concluse la bionda. Mi sentii afferrare la camicia da dietro; era Marinette in lacrime che con voce sommessa mi disse
«Adrien…ti prego andiamocene…»

In pochi minuti io e Marinette eravamo fuori da quella casa e io mi ritrovavo alle prese con una lotta interiore: la ragione da un lato e la voglia di tornare indietro a lasciare un manrovescio sulla faccia di quell’arrogante di Chloè dall'altro lato. Marinette mi parlava ma la sua voce mi giungeva ovattata. Si parò davanti a me e mi prese il volto tra le mani. Mi sentii annegare nel blu dei suoi occhi e ciò mi tranquillizzò.                        

Tornammo a casa con una carrozza di passaggio siccome Ninò non era tornato dalla sua missione.
«Mi dispiace. Ti ho fatto fare  brutta figura» disse la piccola abbassando lo sguardo
«No, non tu. Chloé ha fatto una pessima impressione, come pensavo si è comportata in maniera infantile e maleducata, con me, te e con le altre ospiti» dissi carezzandole il volto e asciugandole un lacrima.
La tenni stretta al mio petto.
Mi distruggeva il fatto di aver abbassato la guardia e di aver lasciato che qualcuno la trattasse in quel modo.

Arrivammo a casa e a quanto pare Nino era ancora lì, in fatti l'automobile era parcheggiata nel vialetto di fronte a casa.
Era strano, avrebbe dovuto solo prendere il vestito e tornare, era si e no un  compito da meno di un'ora, e dalla partenza di Nino ci eravamo trattenuti dai Burgeois più di quanto pensassimo.
Aprii la porta di casa e la giacca del mio amico era appesa lì, all'attaccapanni che c'era all'ingresso.
«Nino sei in casa?» chiesi ad alta voce.
«Oh merda!»
Non era la risposta che mi sarei aspettato
Mi avviai in salotto, seguito da Marinette e non appena vidi cosa stava succedendo le coprii gli occhi con una mano.
Nino e Alyà erano sul divano ad amoreggiare, o meglio si stavano sistemando dopo aver sentito il nostro arrivo.
«Davvero!?» chiesi stupito
«Eddai amico! Ci siamo solo baciati tranquillo ahahah...ma come mai di ritorno così presto?>
«A te potrà anche sembrare che sia passato poco tempo dato che eri...occupato, ma per noi è stata un'eternità. E poi," come c'era da aspettarsi, Chloé ha dato il peggio di sé. Ma non parliamone per favore»
«Adrien!! Non ci vedo basta!» Disse Marinette ,cercando di liberarsi dalla mia mano.
«Ma ti sembra? Non ho mica sette anni» mi sgridò.
«non mi sembrano cose che tu debba vedere piccolina» dissi ridendo
«"Piccolina"!? » disse arrabbiata.
«Sì, lo sei.»
Mi incenerì con lo sguardo e prendendo Alyà per mano se ne uscì dalla stanza, pochi minuti dopo si sentirono le loro risate.
Io e Nino ci guardammo e scoppiammo a ridere.


Angolo autrice:
Piccola curiosità hippopotomostrisquipidaliofobia è la fobia delle parole lunghe, ironico non  trovate.
E' una parola che mi viene semplice da dire e da fare lo spelling, eppure non riesco a consegnare mai un capitolo il giorno giusto.
Colpa mia? A volte, lo ammetto.
Mi sento mai in colpa? Ovviamente.
Come mai non  consegno il giorno giusto? Semplice, sono umana e mi perdo nello scandire del tempo.

Piccola domanda da porre a voi stessi e se la trovate davvero interessante rispondetemi pure.

Non trovate uno spreco di tempo pensare al tempo in quanto è solo un'inutile convenzione creata da noi stessi? Che secondo dopo secondo ci fa pensare alla nostra utilità al modo?

Un utilità evanescente, il tempo ce lo ricorda. poco rimane di noi e solo di pochi.


Come sempre spero che il capitolo vi sia gradito, lasciate un commento e al prossimo capitolo…e direi di finirla di dire il giorno in cui posterò perché tanto è inutile ahahah
 
   
 
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