Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ___Darkrose___    22/01/2017    5 recensioni
Ci troviamo negli Stati Uniti, negli anni delle continue conquiste del territorio da parte degli americani a discapito dei nativi. Kagome è cresciuta in mezzo alla tribù Apache, mentre Inuyasha è un cowboy che condivide le idee espansionistiche dei suoi compatrioti. Nonostante le loro differenze i loro destini sono legati indissolubilmente.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La banda dei sette era tornata al loro quartier generale. Ci era voluto qualche giorno di cavalcata, ma alla fine erano arrivati.
Si trovavano vicino a Richmond, in una baracca in mezzo ai boschi. Erano persone molto poco socievoli e soprattutto per niente ben volute. Per questo motivo avevano deciso di isolarsi di loro spontanea volontà. Avrebbero avuto abbastanza soldi per vivere nel lusso, ma quella vita piaceva a tutti loro e non avevano intenzione di cambiare.
Il capo della banda entrò nella vecchia casa di legno aprendo la porta con un calcio. La casa era fornita solo dei generi di prima necessità e a prima vista sarebbe potuta sembrare la casa di dei poveracci. I letti erano contati e tutti in un’unica stanza da letto, mentre l’ingresso era composto da una scrivania malconcia zeppa di foglia e munizioni. L’unica cosa che adornava quel luogo erano dei fucili quasi del tutto arrugginiti appesi alle pareti; le prime armi che avevano imparato ad usare.
- Maledizione, niente oro – borbottò Jakotsu, mollando le sue cose a terra.
Renkotsu si levò la bandana dalla fronte, mostrando il cranio glabro e liscio. – Amen, ci saranno altre tribù da sterminare -.
I sei banditi sembravano non essere toccati dalla recente morte di Kyokotsu, ucciso da uno dei domatori di lupi. Lo consideravano il meno forte e anche il più stupido. Non erano veramente fratelli, anche se portavano tutti lo stesso cognome. Erano tutti mercenari inglesi, che alla fine avevano deciso di rimanere a fare scorribande nel nuovo mondo e di diventare un’unica grande e malvagia famiglia.
Mukotsu, il più basso e brutto si avvicinò al suo capo, che si era sdraiato sul suo letto. – Siamo sicuri che Naraku ci pagherà lo stesso? Il piano non è andato esattamente come speravamo -.
Bankotsu scrollò le spalle. – Ci deve pagare, e poi il giovane Taisho è comunque perso. I domatori di lupi faranno il lavoro per noi nel caso sia sopravvissuto -.
Jakotsu appoggiò le sue armi sul tavolo di legno della casa. – Però è uno spreco, quel Taisho era davvero un bel bocconcino -.
- Smettila con queste sciocchezze, mi fai venire la nausea – si lamentò Suikotsu, mentre affilava i suoi fedeli coltelli.
Bankotsu si passò le mani sul viso, pensando che era comunque meglio avvertire il loro mandante.
– Vado alla stazione più vicina e manderò un telegramma al Signor Naraku. In ogni caso tenetevi pronti a partire, forse dovremmo comunque completare il lavoro -.
 
Inuyasha e Kagome erano quasi al limitare dei boschi e si erano fermati vicino a un fiume per abbeverarsi.
La ragazza sembrava nervosa e Inuyasha le si avvicinò.
- Va tutto bene? – le domandò.
Si ridestò dai suoi pensieri e alzò il viso nella direzione del cowboy. – Io…io vorrei fare un bagno – mormorò imbarazzata.
Inuyasha diventò paonazzo e si passò una mano tra i capelli arruffati. Recepì velocemente il messaggio della giovane e si allontanò, lasciandola sola.
Il suo spirito da gentiluomo gli ripeteva di andare via e non voltarsi, ma gli ormoni gli stavano dicendo tutt’altra cosa. Era già dalla notte precedente che la osservava. Per quanto fosse minuta le sue forme era ben visibili dal suo vestito di pelle di daino. Di solito le donne di Forest County giravano molto coperte e solo quelle del Saloon lasciavano mostrare qualcosa. Per lui il corpo di una donna non era certo qualcosa di sconosciuto, ma la voglia di vederla lo stava logorando.
Si mise seduto a terra dietro i cespugli, dando la schiena al fiume. Non si sarebbe mai abbassato al livello di Miroku. Era lui quello che aveva avuto un periodo particolarmente libertino.
Sbirciò con la coda dell’occhio il fiume dietro di lui e vide la schiena della giovane. Si era levata il vestito e i capelli corvini le ricadevano dolcemente sulla pelle.
Si voltò dall’altra parte, mentre il suo viso si era fatto purpureo.
Kagome era intimidita, aveva paura che l’uomo bianco la spiasse. Cercò di non pensarci e si levò lentamente il vestito che portava. Avrebbe dovuto lavare anche quello, ma la notte l’aria era fredda e avrebbe rischiato di ammalarsi. Si limitò quindi ad immergere il suo corpo nudo nell’acqua fredda del fiume.
Immerse la testa sott’acqua e si godette il silenzio e il rumore dei sassi che venivano spostati dai suoi piedi. Stare immersa le dava una sensazione di pace; si sentiva perfettamente in armonia con quell’elemento. Aveva imparato a nuotare molto preso e si era resa conto di quanto amasse la sensazione dell’acqua sulla sua pelle.
Uscì fuori e si godette una breve nuotata, per poi uscire dall’acqua e rivestirsi. Si diresse verso il ragazzo e lo trovò voltato ancora di schiena. A quanto pare era stato di parola e non aveva sbirciato.
Il giovane si alzò in piedi, pronto per riprendere il cammino e rimase per qualche istante fermo a guardarla. Le gocce d’acqua risplendevano sulla pelle scurita dal sole e sulle punte dei capelli si erano creati dei boccoli naturali. Inoltre il vestito umido aveva aderito ancora di più a quel corpo così perfetto. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per farla sua, anche in quel bosco.
Kagome si strizzò i capelli ancora gocciolanti e abbassò lo sguardo. Inuyasha la stava osservando con un’aria strana e subito si sentì intimidita da quegli occhi.
- Riprendiamo il cammino – esordì Inuyasha frettolosamente.
Prima che il ragazza rispondesse un lampo di paura balenò negli occhi del cowboy, che la prese e le tappò la bocca. Kagome sentì il cuore cominciare a batterle furiosamente nel petto per la paura, ma quando lui le indicò il problema non gridò.
Un giovane stallone era inseguito da un puma e il giovane temeva che se l’animale feroce li avesse visti avrebbe rivolto la sua attenzione a loro.
Kagome, invece, non era spaventata. Quel cavallo era la loro fonte di salvezza e si liberò dalla presa del cowboy, mettendosi a correre nella direzione degli animali.
Inuyasha la seguì. – Torna subito indietro! – gridò.
Lei era agile e veloce e si muoveva facilmente in mezzo alla boscaglia, invece per lui era molto difficile raggiungerla. I rami gli finivano in faccia e gli si incastravano tra i capelli, mentre il terreno dissestato lo rallentava.
La corsa di Kagome si arrestò pochi metri dopo e prima che Inuyasha parlasse lei gli intimò di fare silenzio.
- Proteggimi solo se è necessario – sussurrò, volando con lo sguardo verso la pistola.
Inuyasha recepì il messaggio, anche se non capiva cosa quella stupida avesse intenzione di fare.
Lo stallone e il puma erano in una radura e il cavallo era stato messo con le spalle al muro, dato che dietro di lui si trovava solo una parete di roccia che gli rendeva impossibile la fuga.
Kagome si accucciò a terra e uscì dalla boscaglia. Avrebbe voluto fermarla, ma decise di fidarsi delle sue parole.
Contro ogni logica la vide camminare in modo felino verso l’animale feroce e pararsi tra lui e la sua preda.
Maledizione, ma cosa diavolo le è saltato in mente?!
Inuyasha tirò fuori la pistola dalla fondina e puntò l’arma verso la belva.
Kagome invece avanzava sicura verso il puma, alzandosi in piedi mano a mano che si avvicinava. Fin da piccola le avevano insegnato che i puma erano animali feroci, ma non stupidi. L’uomo aveva segnato la sua supremazia e loro lo sapevano. Cercò di sembrare il più possente possibile, mentre cercava di imitare al meglio il ruggito dell’animale.
Inuyasha era incantato da quella di danza di lotta e forza. Nonostante quella ragazza fosse così minuta, in quel momento sembrava una belva feroce e pronta ad attaccare.
Kagome non interruppe mai il contatto visivo, ma non provò a ferirlo. Si limitava ad avvicinarsi e più lei gli andava vicino, più il puma indietreggiava.
Senza distaccare lo sguardo prese qualche sasso da terra e lo lanciò verso l’animale, senza però cercare di colpirlo al muso. Questo emise un lugubre rantolo e alla fine si ritirò.
Il cuore di Inuyasha stava per esplodere a causa dell’ansia e non poteva credere a quello che era appena successo.
Kagome si avvicinò allo stallone che ancora scalciava spaventato.
La ragazza cominciò a sussurrargli delle parole che Inuyasha non capiva, cercando accarezzargli il muso per calmarlo. Con la mano gli fece cenno di avvicinarsi lentamente.
Il cowboy era restio ad uscire allo scoperto, aveva paura che il puma potesse tornare da un momento all’altro per attaccarli nuovamente.
Seguì comunque l’indicazione dell’indiana, dato che sembrava parecchio esperta.
Lo stallone sembrò intimorito dal suo incedere e quinti rallentò ancora.
Quando gli fu vicino Kagome gli prese la mano e la condusse con delicatezza sul crine dell’animale. Questo si lasciò accarezzare e si fece più docile e tranquillo.
Kagome era felice di aver stupito in quel modo il ragazzo e gli fece un sorriso.
- Come ci sei riuscita? – le chiese, senza interrompere il contatto che li stava unendo.
La giovane apache tornò a guardare il cavallo e cominciò a parlare.
- Tutto il mondo è una grande armonia. Se riesci ad entrare a far parte del ciclo della natura, anche tu potrai comprendere il mondo che ti circonda. Il puma è fiero e forte, ma conosce il suo posto. Sa distinguere tra preda e predatore, tra nemici e amici. Io per lui ero solo un’animale più forte da rispettare e per questo se n’è andato. Se tu rispetti a tua volta le creature del mondo, loro non potranno mai farti alcun male – rispose serena.
Inuyasha era parecchio colpito. Quella ragazza era sempre una nuova scoperta. Non aveva avuto paura e aveva difeso il cavallo che ora sembrava provare una sorta di riconoscenza nei suoi confronti e per questo si era lasciato avvicinare. Segretamente invidiava quella sua armonia con il mondo, non sembrava mai sentirsi sola e impaurita. Era come se tutto quello che la circondava diventasse più bello.
- Se vuoi andare verso le steppe, lui ci condurrà – intervenne lei, interrompendo il contatto tra le loro dita.
Inuyasha provò l’irrefrenabile impulso di prendere di nuovo la mano della giovane, ma si trattenne. Non voleva sembrare debole di fronte a lei. Eppure la morbidezza e il calore di quel contatto gli mancava come l’aria.
Lo stallone aveva il manto nero come i capelli della ragazza e si posizionò vicino a loro, come ad invitarli a salire sulla sua groppa.
Il cowboy vi salì e invitò anche Kagome a farlo. Quando le braccia della giovane si strinsero intorno alla sua vita sentì una scarica elettrica percorrergli tutto il corpo e una meravigliosa sensazione di calore gli invase il cuore.
La ragazza invece si sentiva intimorita da quel contatto. Non sapeva se fosse il caso di stare così vicini. In quei tre giorni di cammino si erano sempre tenuti a distanza e quell’improvviso contatto fisico la lasciava spiazzata. Era felice e allo stesso tempo spaventata. Era da quando stavano insieme che provava quel misto di sensazioni che la stavano rendendo sempre più confusa.
Lo stallone partì al galoppo indirizzato da Inuyasha. Era la prima volta che cavalcava senza redini e sella e il dolore nelle parti intime era insopportabile. Proprio per questo dopo qualche ora decise di fermare il cavallo.
Erano arrivati nella steppa e il tramonto ormai stava tingendo di rosso il cielo.
Inuyasha osservò il firmamento riflettersi negli occhi della ragazza che lo stava accompagnando. Sembrava sempre così tranquilla e sorridente e soprattutto doveva ammettere che gli piaceva quella scintilla di gioia che le dipingeva il viso ogni volta che la brezza leggera le scompigliava i capelli.
Chissà cosa le stava passando per la testa in quel momento. Provò l’impulso di stringerla a sé e di scaldarla con il suo corpo, ma si trattenne nuovamente. Lei era una pellerossa e lui un giovane americano, per loro non c’era futuro nel suo mondo. Quei desideri erano destinati a rimanere insaziati per sempre e forse lei sarebbe stata la fugace scappatella di una notte.
Kagome fissava l’orizzonte, mentre il cielo si faceva sempre più scuro e le stelle cominciavano a illuminare la sera. Era uno spettacolo che l’aveva sempre emozionata. Quel variare di colori la rasserenavano e il profumo di legna sul fuoco le ricordavano le notti passate al villaggio a raccontarsi storie sugli antenati con la sua amata nonna e le giovani del villaggio.
Koga tornò alla sua mente come un fulmine a ciel sereno. Presto l’avrebbe trovata e Inuyasha sarebbe stato sicuramente ucciso. Era assurdo, ma lei non voleva che morisse. Dopotutto non le aveva fatto alcun male, anzi l’aveva difesa dall’attacco del barbaro dalla treccia scura.
Prese un profondo respiro e si stese a terra per fissare meglio i colori della notte. Lo stallone era poco lontano che pascolava tranquillo e non si era allontanato dai suoi salvatori.
- Come mai sei così tranquilla? Mi irriti – sbottò improvvisamente Inuyasha.
Non capiva neanche lui quella sua reazione, ma la tranquillità della giovane in certi momenti lo mandava in bestia. Lui era lì a scervellarsi per trovare un modo per tornare a casa, mentre lei era sempre calma e posata.
Kagome volse il suo sguardo verso di lui, particolarmente irritata dalla sua irruenza.
- Queste terre sono casa mia, e presto o tardi i miei compagni mi troveranno – rispose seccata.
- Tzk, dici quell’animale del tuo futuro sposo? – ribatte.
La ragazza si tirò a sedere e lo fulminò con lo sguardo. – Tu come fai a saperlo? -.
Lui scrollò le spalle. – Seguire le tracce di voi indiani è il mio mestiere e sapevo che la vostra era una tribù pacifica e l’arrivo dei domatori di lupi poteva significare solo un’unione. La sera dell’attacco ho notato il tuo copricapo e lo sguardo del capo clan. Quindi mi sembra una conclusione ovvia -.
- Mestiere? – domandò Kagome tra l’innervosito e il curioso.
Inuyasha mosse le braci del fuoco che aveva accesso e sospirò. Lei lo avrebbe odiato se avesse saputo quello che faceva. Aveva ucciso così tanti indiani per ordini di grandi magnati. Costruire le ferrovie era costato molto sangue, ma lui aveva bisogno di soldi soprattutto per aiutare l’attività del suo migliore amico. Forest County era una cittadina dove i turisti non venivano volentieri e l’albergo era quasi sempre vuoto, quindi per mantenerlo era necessario che anche lui si sporcasse le mani.
Passare così tanto tempo con lei lo stava facendo riflettere in un modo che non gli era gradito. Cominciava a pensare che forse il suo lavoro non era giusto come pensava, però tutti avevano bisogno di sopravvivere in quei luoghi così ostili e lui sentiva di aver fatto solo il suo dovere di patriota.
- Sono una specie di cacciatore; proteggo la mia città dagli indiani e seguire le vostre tracce è la cosa che so fare meglio – rispose lapidario. – Voi sciocchi forse non lo sapete, ma per vivere serve del denaro -.
- Denaro? – domandò lei di nuovo.
Era una parola a lei sconosciuta e non sapeva a cosa si stesse riferendo.
Inuyasha tirò fuori dalla cintola che portava una moneta e gliela mostrò.
- Questo è quello che fa girare il mondo -.
Kagome osservò il pezzo di metallo incuriosita e se lo rigirò tra le dita. Non aveva mai visto nulla del genere nella sua vita e si ripeté nella testa più volte il nome di quello strano oggetto.
- Senza denaro non si  può vivere e per questo io faccio quello che serve – sentenziò, riprendendosi la moneta.
La ragazza era confusa e si morse il labbro. Si sentiva stupida perché lei non riusciva a capire.
- Ma allora…perché io vivo? – gli domandò.
Inuyasha rimase spiazzato da quella domanda.  – Beh…perché voi siete arretrati! -.
Kagome si sentì offesa da quell’affermazione. – Noi non siamo arretrati, siete voi che siete corrotti dentro. La nostra gente non ha bisogno di uccidere per avere denaro. Voi cercate sempre questo oro e a noi non è mai servito! Voi avete bisogno di spargere sangue per vivere, tu sei un mostro come la tua gente! -.
Il ragazzo la prese per un braccio, stringendolo con forza e lei per la prima volta sentì di dover temere quell’uomo bianco. I suoi occhi ambrati sembravano fuochi ardenti e pieni di ira.
- Anche voi avete ucciso – sibilò. – E tu non hai passato quello che ho passato io, quindi stai zitta e non ti permettere mai più di chiamarmi mostro -.
Mentre parlava si era alzato, sollevando la ragazza per il braccio. Lo strinse con più forza prima di scaraventarla a terra e andarsene.
No, lei non sapeva il motivo delle sue scelte, lei non poteva capire come mai era dovuto diventare quello che era e mai lo avrebbe capito. Era così pieno di rabbia che sentiva il cuore pulsargli dentro la testa.
Kagome lo guardò allontanarsi, mentre si stringeva il polso indolenzito. Lo stallone le si avvicinò, come se avesse sentito il suo dolore. Lei lo accarezzò, mentre lacrime di paura le rigavano il volto.
Doveva andarsene, non poteva rimanere con quel demone bianco. Lui era il lupo di cui raccontava sua nonna, non poteva essere altrimenti.
Decise che quando si fosse addormentato, lei avrebbe finalmente avuto la sua occasione per scappare.
 
Dopo tre lunghi giorni di marcia i tre domatori di lupi erano arrivati al lago dove sfociava il fiume che si era portato via la giovane sposa del capoclan. Ayame era tornata dal Patriarca e abbandonato i suoi compagni. Non riusciva a fare quel viaggio e Koga non poteva biasimarla, il dolore per lei doveva essere davvero grande.
Il giovane capo era in pena per la sua amata. Il terrore di trovare il suo corpo privo di vita e trascinato a riva dalla corrente lo stava facendo impazzire.
Ginta e Hakkaku stava perlustrando la zona circostante, mentre lui solcava a grandi falcate la riva del fiume insieme ad alcuni dei suoi lupi.
Del corpo della giovane non vi era traccia e questo gli stava dando speranza. Se fosse morta il suo cadavere sarebbe stato trascinato a riva. Pregava che l’uomo bianco non le avesse fatto del male e che se mai avesse trovato un corpo, fosse il suo.
- Koga, i lupi fiutano qualcosa! – gridò Ginta.
In meno di due secondi era accanto al suo compagno. Su una delle sponde c’era una delle piume che Kagome era solita portare tra i capelli. Una fiamma di speranza si riaccese nel suo cuore, ma quando vide le tracce questa si spense nuovamente.
Le poche impronte che erano rimaste impresse sul terreno non erano solo quelle della giovane, ma anche di un’altra persona e lui sapeva bene chi. L’uomo bianco era vivo e doveva averla trascinata con lui come ostaggio.
- Koga devo dirtelo, se è con lui c’è il rischio che lui le abbia fatto del male, o peggio… - mormorò Hakkaku.
Il capo tribù strinse i pugni e digrignò i denti. – Se l’ha toccata anche solo con un dito, giuro sulla tomba degli antenati di Kagome, che pagherà con la vita -.
 
Ciao a tutti quanti!
Spero che stiate bene e mi dispiace di averci messo così tanto ad aggiornare!

Vi lascio con poche parole di ringraziamento per le vostre bellissime recensioni, mi fanno sempre davvero un gran piacere e ringrazio tutti quelli che leggono o seguono la mia storia!
Un bacione enorme a tutti quanti!
Silvia
   
 
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