Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: metaldolphin    22/01/2017    4 recensioni
Eccomi di nuovo qui, questa volta con una vicenda di ambientazione un po' diversa per i nostri pirati preferiti.
Tra mari sconosciuti e lo spazio profondo, si troveranno ad affrontare una minaccia inattesa, portatrice di dolore per un intero popolo.
Non è il seguito di una serie anime o del recente film in CG: l'equipaggio dell'Arcadia è quello tradizionale e il Capitano forse è più vicino a quello scostante e duro di Endless Odyssey, ma non è ambientata in quel contesto... è più una vicenda indipendente, se mi fate passare il concetto.
Per chi mi segue dai tempi di One Piece: no, non mi sono sbagliata di fandom, anche se il primo capitolo potrebbe dare una diversa impressione...
Ci tengo a precisare che non è un crossover con Dr. Who, anche se ho preso a prestito il termine "balena astrale" e anche se le creature a cui si fa riferimento hanno punti in comune, differiscono da quelle presentate nella famosa serie di sci-fi.
Per chi mi voglia seguire, e li ringrazio sin da adesso, non resta allora che "tuffarci" in questa nuova storia! ^_^
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor Zero, Harlock, Miime, Nuovo personaggio, Yuki
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La penombra, creata dai pochi punti di luce dei comandi che regolavano i parametri vitali della cabina, confondeva i contorni degli abiti scuri e dei volti seri. Il respiro sommesso di Kei si confuse con quello più controllato di Harlock, mentre lui si abbassava per baciarle la pelle chiara del viso, lentamente e sensualmente. Una mano fu liberata dal guanto logoro e si posò sui capelli sottili di lei, leggera.
Il profumo di entrambi si confuse e mischiò, invadendo le narici ed eccitandoli ancora di più.
Le parole sarebbero certamente venute dopo... ancora emozionata per il festeggiamento improvviso e per quello che stava per accadere, Kei lo guardò lasciarsi scivolare il mantello dalle spalle, diventare una macchia nera sul pavimento scuro, prima barriera infranta per giungere finalmente all'uomo che si celava dietro il Capitano.
Divennero ricordi confusi i movimenti che seguirono, dapprima lenti e misurati, poi sempre più sicuri man mano che le incertezze cadevano insieme agli abiti e l'intimità diventava più familiare nel piacere dell'accostarsi dei corpi caldi e desiderosi di un contatto più profondo.
Trovarono il letto di lei senza guardarlo, continuando a mangiarsi di baci, sempre più coinvolti, quasi incespicandoci sopra. Fu come un round di lotta, in cui il ruolo dominante si alternava tra due anime che in fondo erano fatte ed abituate allo scontro: si alternarono l'uno sull'altra con famelica voglia di esplorare la pelle del compagno, fino a quando lui decise di giungere fino al momento di massima condivisione. Allora si fermò, il petto già ansimante contro quello di lei, per cercarne lo sguardo lucido appena visibile nell'oscurità appena smorzata, prima di continuare.
Kei soffocò un gemito, assecondando il suo movimento deciso ma attento, ricambiando quello sguardo muto e fermo, il calore intenso di lui addosso, le mani contratte sui dorsali definiti e le gambe attorno ai fianchi stretti e nervosi. Espirarono entrambi rumorosamente, poi iniziarono a muoversi insieme, con un'inaspettata intesa, come se lo avessero fatto decine di altre volte, quasi che i ricordi di una passata vita insieme fossero affiorati improvvisi in entrambi per portarli dove le leggi del tempo, dello spazio e dell'uomo si perdevano fino ad annullarsi.
Gli fece capire che avrebbe voluto cambiare le regole del gioco; senza che ci fosse bisogno di dire nulla, la accontentò con un deciso ed insieme fluido colpo di reni e le posizioni furono invertite.
Guardandone la sagoma indistinta nella penombra, come immerso in una fantasia quasi irreale, ai suoi occhi apparve come una bionda valkiria di un'epoca lontana, che sporgeva i bianchi seni su di lui, verso le sue mani impazienti e la bocca ancora desiderosa di baciarne le cicatrici testimoni di comuni battaglie.
Lei si mosse con decisione, riuscendo a strappargli un gemito, in un movimento che sembrava annullare il confine con una sensuale danza. Su di lui, inarcando la schiena, Kei si lasciò andare con tutta se stessa, mentre Harlock attendeva che arrivasse al traguardo per raggiungerla subito dopo con un basso verso che espirò con voce roca.
Lei si chinò a baciargli l'occhio cieco, ormai libero dalla benda che lo nascondeva, e la cicatrice che gli deturpava il volto, dandogli una nuova prova che quel segno non aveva il potere di renderlo meno desiderabile ai suoi occhi.
Poi giacquero immobili, pelle contro pelle, a calmare il respiro e i battiti irruenti del cuore, Harlock con la mano tra i capelli di una Kei abbandonata sul suo petto, in entrambi la consapevolezza che stava diventando davvero qualcosa di nuovo e di grande ciò che era iniziato molto tempo prima e che avevano rivelato soltanto in quel momento di pericolo, al timone dell'Arcadia.
Forse fu soltanto un sogno, il delirio onirico di due anime soddisfatte, ma le loro menti furono invase da un canto dolce e alieno, che sapeva di profondità sconosciute, di blu profondo, di capelli d'argento che danzavano nell'acqua e di una felicità ritrovata nel sollievo di essere finalmente in un luogo familiare e sicuro.
Si assopirono così, l'una tra le braccia dell'altro, incuranti di tutto il resto, per una volta abbandonati a nient'altro che loro, cullati da quel canto antico. Il resto sarebbe venuto poi, le difficoltà non sarebbero mancate e le avrebbero affrontate ancora una volta insieme.
 
 
Ombra di Morte entrò in orbita geostazionaria attorno al pianeta dei sirenidi la mattina seguente.
Nonostante fossero state curate dal dottor Zero, e non avessero più paura di quei particolari umani, le sirene restituite erano ancora diffidenti ai cambiamenti e avevano paura ad uscire dal mare artificiale che le aveva accolte nell'idilliaco piccolo mondo creato da Tochiro. Fu Leelaine a proporre al Comandante di salire fin lassù, spinta anche da una buona dose di curiosità, per dimostrare alle altre che non vi era alcun pericolo nel salire a bordo dell'Arcadia.
Stavolta fu Lou ad occuparsi di lei: la portò dall'oceano all'Arcadia e dall'astronave alla spiaggia di Ombra di Morte. Le sue simili si affollarono dove l'acqua era più bassa, in un commovente ricongiungimento tra amiche che avevano passato lo stesso traumatico inferno.
Kei, che l'aveva seguita, era impressionata: quei trafficanti avevano scelto le più carine, di età giovanissima, da bimbe come Seephee a ragazze dell'età di Leelaine, che certamente avrebbero assicurato uno smercio immediato per assecondare le fantasie perverse di facoltosi acquirenti. La ragazza seguì ancora una volta il silenzioso scambio mentale tra quelle splendide creature senza esserne partecipe, ma comunque addolorata per ciò che la sua razza sapeva distruggere con tanta superficialità.
Quando si accorsero di lei, le sirene esplosero in un boato ti timorosa riverenza nella mente della povera ragazza: "La Madre!" "La Figlia della Grande Madre!" "Signora!" "Allora siamo salve grazie a te!" tanto che la stessa Leelaine faticò a trattenerle per spiegare loro come stessero davvero le cose.  Kei ebbe la sensazione che se non fosse stata sulla battigia, le sarebbero saltate addosso.
Anche se si calmarono, qualcuna rimase della sua idea e, gambe o non gambe, continuò a definire la biondina "Figlia".
L'Arcadia dovette fare la spola tra l'asteroide artificiale e la superficie dell'oceano più volte, nonostante ad ogni viaggio caricasse a bordo una ventina di sirene, nella piscina creata per Leelaine. In tutto ciò Meeme restò alla larga da plancia ed hangar, per non essere vista: se era stato difficile calmarne una, per un numero maggiore si sarebbe scatenato il caos sull'astronave, a causa di un branco di sirene terrorizzate dal demone della morte...
Impiegarono tutto il giorno per portare a termine il trasbordo che richiese l'impegno di tutti. Zero seguì diligentemente tutte le pazienti, dal mare artificiale di Ombra di morte fin sul mare naturale, e a fine giornata era comprensibilmente esausto.
Altrettanto stanca era Leelaine, che era tornata alle acque natali per ultima; aveva voluto abbracciare i pirati dell'Arcadia uno per uno, ringraziando particolarmente Zero e Maji, che si erano occupati di lei curandola il primo, costruendo quello spazio solo per lei a bordo dell'astronave, il secondo.
La popolazione dell'oceano accolse le rapite con visibile commozione: si ricongiunsero famiglie ormai spezzate, si ritrovarono congiunti creduti persi. Erano stati uccisi molti maschi e adesso la popolazione contava uno sbilanciamento a favore dei membri di sesso femminile: avrebbero dovuto faticare molto per ripristinare una popolazione ridotta a meno di trecento individui in totale.
Harlock, Kei e Yattaran sbarcarono da un'Arcadia nuovamente adagiata sulle onde, quella sera, quando l'ultimo trasbordo era stato compiuto. Avevano indossato i soliti scafandri e si apprestavano a salutare il popolo delle balene astrali, prima che il Capitano conducesse la propria nave a terminare le riparazioni su Ombra di Morte, cosa che ormai divenuta necessaria.
Leelaine non si era staccata da loro, fedele ambasciatrice presso il suo popolo di questi umani così diversi da quelli che li avevano decimati. La donna più anziana rimasta in vita aveva preso il ruolo di Capo tribù e si staccò dal gruppo per andare incontro agli umani che stavano per partire. Altri sarebbero rimasti: i ricercatori sarebbero stati raggiunti presto dalla loro piccola nave appoggio e le loro cose erano state accatastate su una scialuppa d'emergenza in dotazione all'Arcadia che stava già dirigendosi verso l'accampamento allestito nell'isolotto più vicino.
L'anziana sirena, che si chiamava Mareen, prese una mano di Harlock tra le sue e stabilì un profondo contatto mentale. Aveva i capelli intrecciati da una fila di perle lucenti nella elaborata acconciatura che adornava il capo delle sirene e i saggi occhi ancora vivaci sul volto rugoso coperto dalle consuete minuscole squame.
"Capo Harlock, tu che sei il compagno della Figlia della Madre, ti prego, custodiscila, come hai fatto con noi. Ti ringrazio a nome del mio popolo, perché con te abbiamo compreso che non tutti gli umani sono malvagi. Hai riportato le nostre figlie alle loro acque e per questo noi canteremo nel Tempio della Vita per te ogni giorno, finché avremo voce."
Dall'interno del casco, il Capitano le rispose con la consueta serietà: -Non hai bisogno di ringraziarmi, Capo Mareen. Io e la mia gente abbiamo portato a termine ciò che andava fatto per riparare il torto fatto da altri della mia razza. Sono le nostre scuse che non bastano a chiedere il perdono per il danno arrecato al vostro popolo.
La sirena lo fissò e sorrise, poi si rivolse a Kei.
Chinò il capo in un profondo segno di deferenza, prima di parlarle direttamente alla mente: "Dici di chiamarti Kei Yuki, ma la Grande Madre opera in te e attraverso te come se tu fossi sua Figlia. Anche per te si leveranno i nostri canti nel Tempio della Vita. Grazie."
La ragazza impacciata cercò di rimarcare il suo pensiero, relativamente al fatto che lei non era che una semplice ragazza, ma si bloccò quando Mareen con un gesto deciso liberò gli argentei capelli dalla lunga fila di grosse perle, lasciandoli galleggiare liberi attorno al capo, e le mise quel prezioso ornamento tra le mani guantate dello scafandro.
"Accetta questo umile dono, Figlia Kei. Per non dimenticare chi porterà sempre nel cuore il tuo ricordo."
-Anche io vi porterò nel cuore...- le assicurò commossa, stringendo quel tesoro al petto. Tornarono quindi verso lo scafo dell'Arcadia, tallonati da Leelaine, dalla quale si congedarono prima di tornare a bordo.
La sirena abbracciò Kei, che ricambiò il gesto di affetto con commossa partecipazione per poi risalire verso il portellone. Fermò Harlock che stava per seguire il suo ufficiale e gli disse: "Hai mantenuto la tua promessa, Capo Harlock. Grazie. Sapevo che avresti preso Kei come tua compagna, lo avevo letto nel tuo cuore. Proteggila sempre."
Nonostante non avessero palesato con i sirenidi quella relazione appena nata, Harlock la rassicurò in merito: -Lo farò, non temere.
Poi anche lui tornò all'Arcadia, mentre il Primo ufficiale si congedava a sua volta per poi passare velocemente a dare un'ultima controllata alla parte sommersa dello scafo, una precauzione in più, prima di decollare ed uscire fuori dall'atmosfera del pianeta.
Kei stava terminando di togliere lo scafandro, quando il Capitano le giunse vicino. Lo aiutò a sganciare il casco e vide che un sorrisino rassegnato gli marcava il viso in maniera per lei inaspettata.
-Cosa succede?- gli chiese perplessa.
Lui la fissò, poi disse: -Hai detto tu a quelle sirene di noi due?
Sorridendo per quella novità che la stupiva ancora, Kei negò con un deciso movimento del capo.
Il Capitano riprese: -Allora temo che le capacità del buon dottor Zero si siano un po' appannate... Altro che percezione superficiale dei pensieri! Riescono a spulciarlo per bene il nostro cervello...
Attesero il ritorno di Yattaran, quindi ognuno andò ad occupare il posto che gli spettava sul ponte di comando. Harlock diede l'ordine di decollo e ancora un volta la grande astronave si sollevò dal mare per tornare nello spazio. Guardarono il pianeta finché non se lo lasciarono a poppa, ormai fuori dal loro campo visivo, quindi si diressero su Ombra di Morte che li aspettava paziente dove lo avevano lasciato.
   
 
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