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Autore: Akane92    22/01/2017    0 recensioni
[Milo Ventimiglia]
Pensai che il sorriso di Milo era sempre rimasto lo stesso, sempre il sorriso curvo e beffardo, che in ogni momento della mia vita aveva magicamente contagiato il mio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HIS SMILE
 
 
Era sempre difficile per me tornare a casa, ormai.
Vivere a New York mi aveva cambiata, ed ora passeggiare sulle spiagge californiane sembrava passeggiare nei ricordi.
Dopo essere passata a casa per salutare i miei genitori, ora unici padroni di quella dimora, avevo deciso di prendere un po’ di tempo per me.
Mi sedetti sul bagnasciuga, affondando le mani nella sabbia calda ed assaporando l’odore salmastro dell’oceano davanti a me.
Era iniziato tutto lì, in spiaggia, quando avevo solo sei anni.
 
« Hai rovinato il mio castello! » urlai, sbattendo i piedi a terra.
« Cosa? »
« Sei passato sopra al mio castello, e l’hai rovinato! »
Il bambino coi capelli neri guardò l’ammasso di sabbia ed acqua di fronte a lui, realizzando solo in quel momento cosa avesse combinato.
« Oh, scusami! » esclamò, sembrando davvero dispiaciuto.
Sentii gli occhi pizzicarmi.
« No, no, non piangere! Possiamo rifarlo! Guarda! »
Il bambino si chinò velocemente, cominciando ad armeggiare con paletta e secchiello. « Possiamo farlo ancora più bello! »
Tirai su col naso, facendomi convincere da quel sorrisetto spavaldo, tradito però dagli occhi scuri ed insicuri della mia reazione. Annuii, inginocchiandomi anche io.
« Come ti chiami? »
Non gli risposi.
« Io sono Milo! Quello lì è Jack, il mio migliore amico. E’ bravissimo coi castelli di sabbia, può darci una mano! »
Annuii ancora, abbozzando un piccolo sorriso. Un altro bambino, biondo ed abbronzato, si avvicinò a noi, già armato di paletta.
« Che hai combinato? » domandò all’altro.
« Non l’ho fatto di proposito, stavo correndo e ci sono finito sopra! La aiutiamo a renderlo più bello, vero? »
« Certo! »
Il sorriso del bambino che mi aveva detto chiamarsi Milo ora si fece più convinto e sincero. Ne fui contagiata.
 
A quel tempo non sapevamo ancora che quello sarebbe stato l’inizio della nostra amicizia: saremmo stati sempre insieme, io, Milo e Jack.
Ci saremmo ritrovati ad essere compagni di banco nella nostra prima scuola, e facemmo di tutto per poter essere insieme anche nei tre anni che sarebbero seguiti. Crescevamo insieme, ed ogni estate ci saremmo ritrovati in quella stessa spiaggia. In realtà, ogni volta che avevamo bisogno di stare insieme, quella spiaggia era il luogo ideale.
 
« Ci credete che l’anno prossimo saremo in un’altra scuola? » aveva domandato Milo.
« A me basta solo non rivedere più la professoressa Innings! Lei mi odia, lo so » esclamò Jack, facendoci sorridere.
« Cos’ha detto tuo padre sulla scuola di teatro?»
Milo sospirò alla mia domanda. « Ha detto che devo aspettare di essere al liceo per capire cosa voglio fare davvero »
« Sono sicura che ti lascerà andare. Non può decidere per te! »
Alzò le spalle. « Vedremo. Per ora, mi basta sapere che saremo insieme anche al liceo, noi tre »
 
Il liceo fu una vera e propria sfida.
Ognuno di noi tre aveva passioni ed ambizioni diverse; facemmo nuove esperienze, stringemmo nuove amicizie, nacquero i nostri primi amori, e com’è giusto che sia arrivarono anche le prime delusioni. E le prime litigate.
 
« Non posso credere che tu abbia dato un pugno a Jeremy! » urlai, irrompendo in camera di Milo.
Sussultò, seduto alla scrivania, sorpreso di vedermi « Tua madre mi ha fatta entrare » spiegai, senza aspettare la sua domanda.
Lui si alzò. « Mi ha spinto »
« E perché mai? »
Non rispose, aggrottando le sopracciglia. « Cosa ti ha raccontato il tuo fantastico ragazzo? »
Alzai gli occhi al cielo. Sapevo che a Milo non era mai piaciuto Jeremy, ma non pensavo fino a quel punto. « Sono andata a casa sua e l’ho trovato con un occhio nero. Mi ha detto che sei stato tu, e che stavate parlando di me »
« Ovviamente non ti ha detto di cosa, in particolare »
« Non gliel’ho chiesto »
« Vuoi saperlo?»
« Voglio sapere per quale diavolo di motivo hai improvvisamente dato un pugno al mio ragazzo! »
« Improvvisamente?! »
« Spiegati e basta! »
Milo sospirò, visibilmente irritato. « Ho sentito Jeremy e quei due deficienti dei suoi amici parlare del ballo, e di quanto sarà bello per lui portarti a letto subito dopo. Fidati, non stavano usando parole dolci » gesticolò.
Ero incredula. « Ah » riuscii a dire.
« Mi sono avvicinato, dicendo di piantarla di parlare di te in quel modo. Jeremy mi ha spinto via ed ha detto che avrebbe fatto ciò che gli andava con te, in tutti i sensi. Non ci ho visto più »
« Ed hai pensato di picchiarlo »
« Gli ho solo dato un pugno, e se lo meritava »
« Non è il modo di risolvere le cose! »
« Non mi interessa! » urlò.
Non aveva mai urlato contro di me prima di quel momento. Le nostre litigate si erano sempre limitate a piccolezze, cose che risolvevamo con uno sguardo complice ed un sorriso. Quella volta, me lo sentivo, sarebbe stato diverso. Da sciocca e permalosa, non volevo dargliela vinta.
« E non hai pensato a cosa interessa a me? E se anche io dopo il ballo avessi in programma di stare con lui? »
Sembrò sorpreso dalle mie parole. Sbatté gli occhi, incredulo. « Cosa? »
Annuii.
« Tu? Con quell’idiota? »
« E’ il mio ragazzo! »
« Resta un idiota! »
«Perché non puoi accettarlo? Cosa ti ha mai fatto? »
Non rispose, limitandosi a sospirare. « Non lo sopporto » sussurrò, abbassando lo sguardo.
« Beh, non devi starci tu insieme. Sei il mio migliore amico, Milo, ma non ho bisogno della tua protezione »
Si sedette al bordo del letto, incrociando le braccia. « Bene, allora buon divertimento »
« Che significa? Tu non ci vieni al ballo? »
« Mi è improvvisamente passata la voglia »
Sbuffai. « Sei impossibile! »
Alzò le spalle, facendo una smorfia con la bocca.

Non volli dire più nulla neanche io, non volevo rovinare ancora la situazione. Mi voltai ed uscii dalla sua stanza, lasciandolo lì. Sperai mi corresse dietro, sperai di poterlo guardare negli occhi e ridere insieme a lui, mentre entrambi ci dicevamo di essere degli stupidi a litigare per una cosa del genere. Ma non successe.
 
Le nostre litigate non erano mai durate molto, ma quella volta riuscimmo a non parlarci per ben due settimane. A scuola ci evitavamo, a lezione ci limitavamo a scambiarsi sguardi neutri, senza alcun significato. Nessun “mi dispiace” nei nostri occhi, nessun “mi manchi”, nessun “facciamo finta non sia successo nulla”.
Nessuno dei due si faceva vivo a casa dell’altro, niente più compiti e progetti insieme. Niente più Milo che viene a provare la sua parte a casa mia mentre io mi preparavo a qualche test, nessun allenamento di Jack visto insieme. Furono i primi weekend passati l’uno senza l’altra, con Jack che si spartiva fra i due, facendo il possibile per farci ragionare e far fare a qualcuno il primo passo. Alla fine, mi convinse.
 
Milo era seduto sulla sabbia, mentre con un bastoncino faceva dei disegni senza senso, annoiato.
« Ehi »
Si voltò, visibilmente sorpreso di vedermi.
« Che ci fai qui? »
« Jack mi ha detto che ti avrei trovato qui. Posso sedermi? »
Alzò le spalle, tornando a guardare l’oceano.
Mi sedetti accanto a lui, le nostre braccia si sfioravano appena. Sospirai, facendomi forza. « Mi dispiace »
« Ti dispiace? »
« Avevi ragione, su Jeremy. E’ un idiota. Dovevo darti retta, sapevo di doverlo fare. Ma, ecco, ero un po’ accecata »
Fece una risatina nervosa. « Dall’amore? »
« Non ero innamorata. Non lo sono »
« Quindi? »
« Ti ho detto che mi dispiace »
« Non ho sentito »  sorrise.
« Mi dispiace! » ripetei, alzando la voce e cercando di non ridere troppo.
« Cosa? »
Finalmente si voltò verso di me, sorridendo ancora.
Pensai che il sorriso di Milo era sempre rimasto lo stesso, sempre il sorriso curvo e beffardo, che in ogni momento della mia vita aveva magicamente contagiato il mio.
Mi avvicinai, toccandogli il naso col mio. Era un gesto che accadeva spesso, da quando eravamo bambini. Notai la sua sorpresa nello sguardo, ma rimase immobile. « Mi dispiace! » urlai, lasciandomi andare alle risate.
Rise anche lui, spostando gli occhi scuri dai miei alle labbra. « Ora ho sentito! ». Mi cinse le spalle con un braccio, avvicinandomi a lui.
« Mi perdoni? »
« Ti perdono »
« La prossima volta, dai a me un pugno per farmi riprendere »
Sentii la sua risata fra i miei capelli.
« Meriti di meglio »
« Sì? Allora ti incarico di trovarmi il ragazzo che merito, per favore »
Sospirò, non lasciandomi andare. « Lo farò »
Non sciolsi neanche io l’abbraccio. Mi era mancato tantissimo, nonostante fossero passate solo due settimane. Rimanemmo per qualche minuto ad osservare l’oceano e le stelle, in silenzio.
« Dovrei chiamare Jack e dirgli che abbiamo fatto la pace »
« Ti aveva detto lui che ero qui, non è vero? Che infame »
« Ehi, è anche il mio migliore amico! »
Rise. « Lo so. So anche che probabilmente salterà dalla gioia quando gli darai la notizia »
« Sicuramente! »
« Sai cosa altro lo manderebbe in estasi? »
Ci bastò uno sguardo per capirci e dire insieme, sorridendo « Pizza! »
 
Negli ultimi due anni, il liceo ci rese sempre più impegnati.
Riuscivamo, però, sempre a trovare del tempo per stare insieme. Nonostante gli allenamenti di Jack, il teatro di Milo, ed i miei corsi extra per avere crediti in più da usare per la domanda di ammissione al college.
Eravamo inseparabili, non importava quali impegni o piccole sfide dovessimo affrontare quotidianamente.
 
Quella sera la spiaggia era quasi del tutto deserta, quasi del tutto nostra.
Ero sdraiata fra Milo e Jack, in costume, ad osservare il cielo.
« Secondo voi, sarebbe brutto presentarmi in pigiama domani? » domandò Jack.
Milo rise. « Renderesti la cerimonia del diploma molto più interessante »
« Mia nonna vuole che indossi un tailleur » sbuffai.
« Ed il vestito verde? Ci hai fatto passare un intero pomeriggio a fare shopping con te per quel coso, ora pretendo che tu lo indossi! » scherzò Jack, o almeno così credevo.
« Lo sai com’è mia nonna, mi stresserà fino a quando non le dirò di sì »
« Non ti ci vedo con un tailleur, non domani » esclamò Milo.
« E quando? Quando sarò un giudice di successo? »
Sorrise. « Esatto! Anche quando dovrai venire alle prime dei miei spettacoli »
« Io sarò l’unico che potrà restare in tuta lavorando, capite la mia felicità? »
Jack aveva vinto una borsa di studio per un college in California, non lontano da lì, dove avrebbe studiato mentre si preparava ed allenava ancora a giocare a baseball. Il suo sogno era, ovviamente, diventare un professionista ed un giocatore famoso.
Non era la mia volta che fantasticavamo sul futuro, lo facevamo fin da piccoli. Quella sera, però, sembrava essere così vicino. Il giorno dopo saremmo stati ufficialmente diplomati; io sarei partita tre settimane dopo e Milo subito dopo la cerimonia aveva in programma un viaggio in Italia per andare a trovare la famiglia di suo padre.
Il cellulare di Jack squillò. « Ragazzi, vi dispiace se vado da Monica? Mi ha appena scritto che sta impazzendo perché non riesce a trovare il vestito per domani »
« Vai a darle una mano? » domandai, alzando un sopracciglio.
« Vado a vederla piangere fin quando non troveremo una soluzione, e poi magari farò del sano esercizio con la mia ragazza » sogghignò.
Mi diede un bacio veloce sulla guancia e scompigliò i capelli a Milo. « Passo a prendervi domattina! » ci salutò, correndo verso la sua macchina.
Ci fu un po’ di silenzio, fra me e Milo, prima che lui prendesse la parola. « Davvero, non mettere un tailleur domani »
Sorrisi. « Ci proverò »
« Quel vestito di dona, stai benissimo »
Arrossii appena, abbassando lo sguardo. « Grazie »
Lo sentii sorridere.
Mi misi seduta, osservando la spiaggia. « Ti va un ultimo bagno? »
« Sei seria? »
Alzai le spalle. « Perché no? Domani dobbiamo solo camminare quando ci chiamano e prendere quel pezzo di carta. Hai paura di prendere il raffreddore? »
Alzò un sopracciglio. « Facciamo a chi arriva prima? »
Non me lo feci ripetere due volte. Fummo in acqua quasi subito, gettandoci nell’oceano caldo e silenzioso. Mi lasciai cullare dalla corrente, pensando a quante volte quell’acqua era stata cornice dei nostri momenti più belli insieme.
« Ti dimenticherai di me? » domandai all’improvviso.
Milo corrugò le sopracciglia, sistemandosi con una mano i capelli bagnati. « Cosa? »
« Quando partirai, ti dimenticherai di me » questa volta non era una domanda.
Si avvicinò a me, prendendomi le mani. « Non lo farò »
« Lo farai. Lo farete, tu e Jack »
Mi strinse le mani. « Nessuno si dimenticherà di nessuno. Io no. Mai »
« Mai? »
Scosse la testa. « Mai »
« Lo prometti? »
Mi sorrise, senza lasciarmi andare. « Lo prometto » disse, guardandomi negli occhi. Gli sorrisi, cingendolo con le braccia. Lui mi baciò la fronte. « Non potrei mai dimenticarmi di te ».
 
Milo mantenne per molti anni quella promessa. Io, lui e Jack riuscivamo ad incontrarci una, due volte ogni sei mesi, inizialmente. Poi ogni anno, fino a quando le uscite diventarono solo chiamate tramite Skype, semplici chiamate, ed alla fine messaggi.
Jack diventò un giocatore di baseball professionista, di una squadra della Florida.
Io mi laurei in legge con i massimi voti e cominciai a lavorare a New York per uno studio legale ed anche online.
Milo era ormai un attore conosciuto in tutto il mondo.
Nessuno di noi tre aveva il tempo, o forse la possibilità, di ripensare alle promesse di non lasciarci andare mai.
 
La suoneria del cellulare mi fece tornare alla realtà. Mi alzai, leggendo il messaggio di mia sorella che mi chiedeva dove fossi.
“Sono in spiaggia, sei da mamma e papà?” risposi, ricacciando il cellulare nella borsa.
Salutai il mio amato oceano, voltandomi verso la spiaggia e verso, purtroppo, la mia macchina.
Fu in quel momento che lo vidi.
Era decisamente cresciuto. Indossava un costume giallo e sulla spalla aveva appoggiato una maglietta nera ed una sacca dello stesso colore. I muscoli erano ben visibili in tutto il suo corpo, persino le sue spalle sembravano essersi allargate. Non riconoscevo neanche le sue braccia. Si era fatto crescere i capelli e persino baffi e barba; non ricordavo di averlo mai visto così.
Era bellissimo.
Non era la prima volta che avevo pensato una cosa del genere, c’erano state altre occasioni in cui quel pensiero mi aveva colpita, ma l’avevo sempre scacciato via.
Anche lui mi aveva vista nello stesso istante in cui i miei occhi si erano posati su di lui. Mi stava sorridendo. Il suo sorriso, quello sì che era rimasto lo stesso. Curvo, sincero e meraviglioso.
Non mi ero resa conto, immersa nei pensieri, nella sorpresa di averlo davvero lì, a pochi passi da me, che stavamo camminando l’uno verso l’altra.
 
« Ehi » sussurrò, quando fu abbastanza vicino da poterlo sentire.
« Ehi » gli feci eco.
« Sei tu » esclamò, ed il sorriso si fece più ampio.
Non credevo di essere mai stata così felice.
 
 
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ANGOLO AUTRICE
Salve! :3
Ritorno su EFP dopo anni di assenza per scrivere per la prima volta qualcosa su Milo Ventimiglia, crush sempre presente nella mia vita da fangirl ma ora ampliata grazie a This is Us! Spero che questa piccolo OS nata da un sogno possa piacervi! :)
 
 
  
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