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Autore: lmpaoli94    23/01/2017    0 recensioni
Era lì seduta in quel letto d’ospedale. Era ferma immobile. Da troppo tempo non si muoveva. Era quasi un anno che era in coma per colpa di un brutto incidente stradale. I genitori e tutti i familiari non avevano mai perso la speranza. Nemmeno il suo ragazzo Roberto che stava sempre accanto a lei nella certezza che un giorno si fosse risvegliata… Ma un giorno l’arrivo di una ragazza sconosciuta in ospedale che ha avuto lo stesso incidente della sua amata, gli avrebbe cambiato l’esistenza.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La signorina Provisi, era la paziente che si trovava dinanzi alla stanza di Rebecca.
Roberto l’aveva incontrata poche ore fa’ che si stava dirigendo in sala operatoria per fermare le emorragie alle gambe.
«Come si sente?» domandò il dottor Danesi al suo collega
«Fisicamente bene. Ora che gli abbiamo amputato le gambe, non è più in pericolo di vita. Mentre psicologicamente…»
«E’ distrutta, vero?»
«E’ plausibile dopo aver perso le gambe… E poi come se non bastasse, nessun parente o amico è venuta a trovarla»
«Capisco. Proverò a parlarci io e a cercare di calmarla»
«Dottor Danesi, non sarà un’impresa semplice»
«L’importante è provare dottor Sallustio»
«Signorina Provisi, come sta oggi?» La povera ragazza aveva gli occhi restii ed era profondamente irritata. «Secondo lei, dottore? Vede in che condizioni sono?! Quando potrò uscire da questo letto?»
«Tra qualche giorno verrà dimessa e potrà tornare a casa. Intanto la terremo sotto osservazione»
«E a cosa serve tenermi sotto controllo? Ormai il peggio è passato»
«Potrebbero esserci alcune complicazioni…»
«Sarebbe una grande liberazione. Che cosa ci sto a fare in questo mondo ingiusto e crudele? Vorrei poter morire» mormorò con tono cruento la povera ragazza afflitta e disperata.
«Comprendo la situazione del momento…»
«No dottore! Lei non comprende un bel nulla! Vorrei vedere lei infermo come me! È il più grande castigo che mi hanno fatto in questa maledetta vita! Ora, se non le dispiace…»
Il dottor Danesi non provò nemmeno a replicare alla signorina Provisi, per evitare una possibile sua reazione brutale.
«Un’ultima domanda poi toglierò il disturbo: c’è qualche parente che possiamo contattare per informarla delle sue condizioni?»
La ragazza fissava il dottore con sguardo truce e minaccioso come se gli facesse pentire di avergli rivolto quella domanda.
«Nessuno sa del mio incidente e che sono su un letto d’ospedale senza le mie gambe… e lei non dovrà nemmeno avvertire nessuno della mia situazione, ha capito bene?»
«Ne è sicura? Forse in questa situazione sarebbe meglio avere accanto a lei i suoi cari…»
«Non insista, dottore! Non parlo con nessun componente della mia famiglia da quasi due anni e non voglio nemmeno farlo adesso! Se proverà a contattarli, dovrà risponderne malamente! Non credo che vorrà beccarsi una denuncia. Se non sbaglio questo ospedale ha ricevuto un sacco di richiami e denunce con conseguenti problemi e lei è il diretto responsabile di tutto, non è vero primario Danesi»
Ora era il povero dottor Danesi ad avere lo sguardo minaccioso verso la ragazza.
Anche se aveva superato un intervento rischioso con conseguenza amputazione delle gambe, non aveva il diritto di rispondergli così.
«Stia sicura che non farò nulla per disubbidire ad un suo ordine. A più tardi.»
«Spero di no» e fu l’ultima risposta della ragazza dal carattere amaro e freddo.
«Dottor danesi, com’è andata il colloquio con quella ragazza?» domandai dopo aver fermato il primario nel corridoio adiacente alla stanza della signorina Provisi.
«E perché vorresti saperlo, scusa?»
«Così… Forse potrei parlarci io…»
«E per quale oscuro motivo?»
«Per cercare di essere più morbida con le persone che gli stanno intorno»
«Risparmia pure le energie. Non mi sembra conveniente. E poi credo che quella ragazza non riceva amore da chissà quanto tempo. È tutto inutile. Prima se ne torna a casa e meglio sarà per noi dottori… Tu pensa solo a Rebecca e risparmia le umiliazioni»
E il primario se n’andò con sguardo affranto.
“Perbacco! Non l’avevo mai visto così triste e provato. Di solito è schietto e forte. Forse la presenza di quella ragazza l’ha profondamente turbato…”
Roberto decise lo stesso di andare a parlare con la sconosciuta.
«Mi scusi, è permesso?» domandò timidamente
«E lei chi è?»
«Sono solo una persona che è venuta a trovarla. Ho sempre visto che lei è sempre molto sola e quindi ho pensato di fargli comapgnia…»
«Ma quale compagnia! Se ne vada o chiamo subito i medici! Come vede non posso pensarci da sola a sbatterla fuori. Io non ho bisogno né di compagnia né di lei. Non ho bisogno di nessuno! Voglio deprimermi di solitudine»
A quel punto Roberto, cercò ogni espediente per tirare su di morale la povera ragazza che incredibilmente aveva gli stessi lineamenti del viso, degli occhi della sua fidanzata, oltre al loro colore e al colore dei capelli. «Una bella ragazza come lei non dovrebbe deprimersi, ma sorridere alla vita»
Ma la ragazza non sentiva ragioni e la sua furia divenne implacabile.
«Come faccio a sorridere alla vita in queste condizioni?! È cieco forse?! Ha notato che sarò invalida per tutto il resto della vita?!»
«Sì, ho notato. Ma se Dio l’ha fatta rimanere qui tra noi, un motivo ci sarà. Il suo compito non è ancora finito…»
«Mi dice cosa vuole da me? Non ho bisogno delle sue perle di saggezza per ricorrere a Dio. È stato lui a togliermi le gambe!»
«A quanto ho sentito, lei ha avuto un incidente stradale…»
«Da chi lo ha saputo?»
«L’ho sentito dire da alcuni medici»
«Perfetto! Ci mancava pure l’impiccione di turno»
«La sua disgrazia è capitata anche alla mia ragazza, ma con la differenza che lei ha tutte due le gambe ma è in coma»
«Preferirei essere al suo posto, invece di essere sveglia e rivedermi nello stato in cui sono»
«Come è avvenuto il suo incidente stradale, se posso permettermi»
«No, non si deve permettere. Non mi va per nulla raccontare di quel momento passato da quasi 24 ore. Ora se non le dispiace…»
«Se non vuole il mio aiuto, cerchi ogni espediente per continuare ad andare avanti. Molte persone hanno avuto o hanno tuttora lo stesso suo problema e sono sicuro che non si sono dati per vinto e non sono depressi come invece fa lei»
«Mi lasci in pace! A me non interessa della vita degli altri, mi interessa solo di me stessa. In questa vita ho già avuto un sacco di problemi e di sicuro non voglio anche quelli degli altri. È il mio ultimo avvertimento: se ne vada»
«Ok va bene, esco di qui… Se ha bisogno di qualcosa, sono dinanzi alla sua stanza»
Quando tornò nella stanza della sua fidanzata Rebecca, egli non si spiegava la spigliatezza e la normalità in cui si era rivolto alla ragazza appena conosciuta. “Eppure dovrei essere depresso e disperato come lei… Invece… Forse parlare con quella ragazza che è tanto uguale alla mia Rebecca ha risvegliato in me sentimenti assopiti da tempo… No, non posso essermi innamorato di lei… Però…”
«Roberto, dove sei stato tutto questo tempo?» era la voce del padre di Rebecca che usciva dal bagno della stanza d’ospedale.
«Ah ,lei! Non pensavo che fosse qui»
«Sono arrivato da poco, mentre Elizabeth è rimasta a casa. Tu come stai?»
«Sembra strano… Ma sono andato a parlare con una ragazza che gli hanno amputato le gambe e sembrava di rivedere la povera Rebecca…»
«Ed è per questo che ti senti così… Raggiante? Se si può dire così in questa situazione...»
«Raggiante no… forse sollevato. Era da prima dell’incidente che non mi sentivo così. Anche se ho avuto una discussione molto animata, mi sento meglio. Dovrei andare a parlarci più spesso con quella ragazza»
«Ma se lei non vuole vedere nessuno. Tanto meno tu che l’hai disturbata»
«Ha sentito la nostra conversazione?»
«Solo la parte finale… Scusami se sono stato curioso…»
«Oh, non si preoccupi» disse Roberto con sorriso rassicurante.
«Comunque posso dirti che non sei partito col piglio giusto. Riuscirai a rimediare?»
«Cercherò di farlo»
«Ora non voglio fare la parte del brontolone, ma vorrei che non lasciassi sola la mia piccola Rebecca, soprattutto quando né io nè Elizabeth siamo qui in ospedale»
«Non lo farei mai e poi mai qualunque cosa succeda» Ma nel rispondere all’avvertimento del vecchio, Roberto non era molto convinto della sua affermazione, sapendo che sotto sotto non aveva detto la piena verità su quell’ultima faccenda.
   
 
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