Prima Metropolis, poi Central City e,
infine, era tornato lì
da dove era partito, o meglio, era scappato: Gotham City, la
tentacolare
metropoli che non dorme mai, dove il pericolo si annida non
già tra vicoli
stagnanti, ma in giganteschi grattacieli, rigurgitanti ogni
malvagità che mente
umana possa immaginare e anche oltre ciò.
Tornava a casa e camminava lentamente
rallentato dal vento
contrario, dalla vecchiaia e dalla stanchezza, la stanchezza di lottare
contro
un nemico invincibile, inarrestabile.
Poi ristette, fiutò
l’aria, ma prima di poter estrarre la
pistola, se lo vide spuntare dal buio di un vicolo.
L’uomo sembrava un povero
disperato, con tutte le intenzioni
di volerlo rapinare.
Tutto il suo apparire: il viso magro,
scarnificato, la barba
sfatta, il cappello cencioso, gli abiti dismessi, il puzzo di piscio e
vomito,
il parlare sconnesso, forse in preda ai fumi dell’alcool e di
qualche sostanza
stupefacente, denotava un povero disperato vero e proprio, ma ad un
occhio attento
c’era un particolare fuori posto-le scarpe, quelle erano
scarpe da ginnastica
di pregevole fattura.
Il povero disperato (finto) si
accorse dell’errore e
sorrise:” Mi sono tradito- disse, con un tono di cortesia-
Ormai non serve più
fingere.”
Il diretto interessato sorrise, si
pulì gli occhiali e
arricciò il naso baffuto, ma quando si gettò
contro l’avversario per
disarmarlo, fu violentemente colpito alla testa dal calcio della
pistola.
“Vecchio pazzo rudere, ora
muori! “
L’uomo si alzò,
sarebbe morto in piedi, piuttosto che vivere
in ginocchio.
Ma mentre il finto barbone gli
puntava la sua pistola
(matrice abrasa), udì come un frullio di ali e qualcosa di
nero gli passo di
fianco; poi vide il suo aggressore accasciarsi, con qualcosa conficcato
nella
testa.
Si riprese dalla sorpresa e si
avvicinò al cadavere e vide
qual era il misterioso oggetto, che sfrecciandogli di fianco, si era,
infine,
infisso nel cranio del suo aggressore.
L’oggetto era un pezzo di
ferro di un nero traslucido, la
sua forma era quella di un pipistrello stilizzato.
“Batarang, lo chiamo
Batarang.” Disse una voce cavernosa
dietro di lui.
Si voltò in direzione
della voce e si sforzò di non perdere
la calma.
L’uomo che aveva parlato
era imponente, non inquietante, ma
comunque minaccioso; il volto era coperto da una maschera con le
orecchie a
punta, solo la bocca e la mascella squadrata e ben sbarbata erano
visibili;
indossava una tuta d’acrobata di un blu antracite, dei guanti
neri con degli
spuntoni sui polsi e nero era anche il mantello e il logo a forma di
pipistrello
sul petto, concludeva il tutto una cintura multitasche.
“Seguimi” Disse
il misterioso soccorritore.
L’uomo dai folti baffi
grigi era spaventato, ma in qualche
modo si fece coraggio e lo seguì fino ad una piccola
abitazione, in un vicolo
dall’altra parte della strada, ove poco prima stava
rischiando di morire.
Se non fosse stato per la luna,
sarebbe stato buio, buio
pesto.
L’interno
dell’abitazione era fatiscente, povero,
abbandonato, con un tanfo di umido e chiazze di marcio un po’
ovunque.
La stanza in cui entrarono aveva
l’aria di essere stata un
salone, di cui ora restavano le finestre rotte, un termosifone ossidato
e un
tavolo, a cui si sedettero.
Alla luce della candela, che il
misterioso soccorritore
aveva accesso, l’uomo si accorse del guizzare dei muscoli
sotto quella tuta;
doveva essersi allenato tanto.
I minuti passarono e passarono e
passarono, poi l’uomo con i
baffi ruppe il silenzio, chiedendo all’uomo mascherato chi
fosse.
“Anni fa un innocente fu
ucciso. Io sono il risultato di
quelle azioni.” Rispose laconico
L’altro rimase perplesso e
stava per chiedergli spiegazioni,
ma l’uomo mascherato lo prevenne.
“Io sono il Bat-Man e tu
sei James Gordon, commissario della
polizia di questa città.”
James si sbalordì, che
altro sapeva quel Bat-Man.
“Ho bisogno di te,
commissario.”
“Di me?” Chiese
sbalordito Gordon:” Sta scherzando, tu sei
un coltellino svizzero ambulante, potresti sconfiggere un intero
esercito di
criminale da solo.”
“Entrambi abbiamo bisogno
dell’altro. Da quanto è che gratti
la superficie, che cerchi di rompere il muro di omertà e
paura che assedia
questa città? “
Gordon fece per rispondere,
ma…
“Da un anno e
più. Sono esattamente un anno e tre mesi che
ti osservo, che osservo il tuo lavoro, il tuo disperato lavoro. Hai
coraggio
commissario, ma non ti basterà; ti serve qualcuno che quel
muro, quel
permafrost lo abbatta.”
“Se tu sei in grado di
farlo, se tu puoi rompere il muro di
omertà e paura di questa città, a che ti servo
io?” Chiese Gordon
“Io ci provo. io lo rompo
quel muro (e anche qualche ossa),
ma ogni volta mi trovo solo. Ho bisogno, Jim, di qualcuno che puntelli
il mio
lavoro, che mantenga il mio lavoro in piedi, che impedisca al buco che
ho
creato di chiuderlo. Sono giovane è vero, ma
verrà il tempo in cui non lo sarò più.
Questa maschera non cela solo un’ideale, ma anche un uomo di
carne e ossa e
sappiamo, purtroppo, che carne e ossa si posso distruggere. Non posso
continuare a forare un muro nel tentativo che frani, se poi i buchi che
creo,
si rimarginano. Non durerò in eterno.”
“Quindi?” Chiese
Gordon, per nulla infastidito da quel
diminutivo.
“Nel tuo distretto,
commissario, non ci sono solo uomini
corrotti, ma anche uomini impauriti, togli loro la paura e da loro la
speranza,
speranza che Gotham possa cambiare. Accendi una luce nella notte, fa
capire
loro che questa notte è così buia,
perché sta arrivando l’alba.”
“Capisco-disse
Gordon-quindi vuoi usare la paura per vincere
la paura. Terrorizzare i malvagi e ridare la speranza e io ti servo
come
portavoce di questa speranza, come il teoforo che accende il
sole.”
“Dovrai soffrire molto, te
la senti?”
“Con le mie azioni e le mie
parole ti aiuterò…sento che
posso fidarmi di te.”
“Grazie.” E, il
Bat-Man concluse:” Ti lascio due nomi, lì
sul tavolo.” Soffiò sulla candela e disparve.
Gordon si avvicinò prese
il foglietto e uscì.
Strada facendo lesse i due nomi
(Oswald Cobblepot e Jack
Napier) e sorrise: ora iniziava il vero lavoro.
La mia
domanda era perché
Batman sembra avere bisogno del commissario Gordon ( almeno nei fumetti
che ho
letto).