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Autore: little_budina    23/01/2017    1 recensioni
Solo una frase, impressa a fuoco nella mente, proprio davanti agli occhi, e lei sapeva che urgeva una risposta: cosa era successo ieri sera?
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Asia si svegliò molte ore dopo, scossa e puzzolente. Di alcol, di fumo, di vomito… 

Yumi le sorrise :”Perché non vai a fare una doccia? Ti farebbe bene un po' d’acqua, magari riesce a svegliarti” un cenno col capo, che le indicava un accappatoio già pronto sulla porta del bagno.

“Si, ok, vado” fece Asia, mentre cercava di sistemarsi un gonfiore pieno di nodi che erano i suoi capelli.

Sotto la doccia l’acqua scorreva lentamente e lavava via gli odori che aveva addosso, gli odori che, se ne ricordava bene, erano gli stessi di ieri sera, a casa di Jane. Ieri sera…ieri sera… 

Asia ebbe un sussulto, solo ora se ne era ricordata: cosa cazzo era successo ieri sera?  

Ricordava la macchia, le pareti bianche…no, anzi, il pavimento bianco… e ricordava Antoine. 

Ma certo! Quella sera c’era anche Antoine. Lo conosceva, erano usciti spesso insieme, frequentavano le stesse persone. Forse lui poteva aiutarla a ricordare.

Si fiondò fuori dalla doccia, legandosi un’asciugamano in vita, e urlò a Yumi:

“Chiama Antoine, lui ci aiuterà!” 

“Hai ricordato adesso?” fece lei, il tono sommesso.

“Si, ma ho bisogno di lui per il resto dei tasselli”.

 

 

 

“Ciao” Antoine la salutò, torturando la copertina malleabile del libro che aveva sulle ginocchia. Asia si accomodò sul muretto di pietra grigio. Una volta era bianco e perfetto, senza smussature né crepe. Poi la pittura aveva iniziato a scrostarsi, il muschio a crescere indisturbato e gli spigoli perfetti a frantumarsi. Prima ci andavano i bimbi per giocare. Ora c’erano loro lì, e solo da questo si poteva intuire la caduta di stile di quel muretto. O miglioramento, dipendeva dai punti di vista. 

Antoine si passò una mano tra i capelli. Erano leggermente più scuri di quelli di Asia, ma molto più corti. Quelli della ragazza erano un manto castano e soffice, lunghi fino a metà schiena, e d’inverno costantemente elettrizzati. 

Ora invece era estate, giugno, e i capelli ricadevano sulla schiena,  qualche ciocca ribelle le sfuggiva sul viso. Qualcun’altra si attaccava fastidiosamente sulle labbra, coperte di rossetto. Era un colore indefinito: poteva essere un bordeaux sbiadito, oppure il colore delle sue labbra, solo molto più scuro. Comunque Paul, il suo migliore amico, preferiva chiamarlo “la tua tinta”, perché anche se avesse tanti altri rossetti lei usava solo e sempre quello. 

Asia gli sorrise, mentre Yumi si parava davanti ai due, le braccia conserte, la solita espressione neutrale. I capelli d’ebano le arrivano sulla base del collo, un paio di brillantini scintillavano alle orecchie. 

Asia si rivolse ad Antoine: “Tu lo sai vero?” 

Il ragazzo sgranò gli occhi, ma tirò la bocca a mo’ di sorriso. Si vedeva che era teso come una corda di violino :“So cosa?”

“Ti prego Antoine, ho bisogno che tu mi dica di ieri sera. Non ricordo nulla”

“Beh, la prossima volta fatti di meno” una risatina, che sfociava quasi sull’isterico. 

Yumi fece una smorfia di sufficienza, mentre Asia guardava stupita il ragazzo al suo lato. 

“Senti stronzo, non me ne fotte se sei disturbato o cosa, sappiamo che tu c’eri ieri sera. Perciò parla. Né io né lei ricordiamo nulla. Quindi, cosa è successo ieri sera?” Yumi sapeva essere gentile quanto stronza. 

Antoine sussultò leggermente. Soffriva di un disturbo ossessivo-compulsivo, che grazie ad anni di terapie andava scemando, ma comunque odiava che la gente gli ricordasse continuamente della sua malattia. 

Asia, vedendolo così turbato, gli accarezzò il braccio, e gli sorrise con dolcezza. 

“Ti giuro, io non ho fatto nulla, te lo giuro!”le disse e scoppiò a piangere sulla spallina ci cotone bianca di Asia, il corpo scosso da profondi singhiozzi. 

Lei gli prese il viso e gli sussurrò :”Lo so,Antoine, lo so”. I suoi occhi incontrarono quelli del moro, quegli occhi che l’avevano sempre turbata. Erano blu scuro, come le profondità del mare e sembrava potessero scorgere anche i lati più intimi e oscuri della sua anima, la trama complicata e fitta dei suoi pensieri. Altre volte invece sembravano semplicemente gli occhi di uno squilibrato. Ma Asia continuò a sostenere quello sguardo, finché Antoine non si calmò. 

A quel punto Asia scese dal muretto, si aggiustò i jeans troppo larghi e sospirò :“Okay, va bene, facciamo che quella notte non sia mai esistita, ok?” 

Antoine annuì vigorosamente, ciuffi bruni che svolazzavano sul viso, mentre Yumi fece appena un cenno col capo, portandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. Era tornata tranquilla come sempre, i suoi occhi una marea calma e rassicurante. Gli occhi di Asia invece erano un turbinio nerissimo, così scuri da far confondere l’iride e la pupilla. Ma non erano occhi spenti, anzi: riflettevano la luce perfettamente, sembrando quasi liquidi, un diamante sfaccettato che splendeva di luce propria.

 Schiuse le labbra in un sorriso, dopodiché salutò Antoine con un bacio leggero sulla guancia, e trascinò via Yumi. 

 

Forse era davvero la cosa migliore scordare tutto ciò che era successo la scorsa notte.

 

   
 
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