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Autore: rocchi68    23/01/2017    2 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Due anni dopo.
In quel breve lasso di tempo Scott era ancora più malvagio.
Sembrava fosse il diavolo sceso in terra e tutti si scostavano, quando lo vedevano avvicinarsi.
Degli altri, il rosso sapeva ben poco.
Lightning aveva dato un esame dietro l’altro e si era fatto un sacco di amici, alcuni anche nell’alta società.
Tyler era diventato il fidanzato di Lindsay che, se possibile, era ancora più svampita degli anni precedenti.
Geoff non aveva smesso neppure per un attimo di essere attaccato alla sua Bridgette e Scott quando li notava, preferiva cambiare strada.
Voleva evitare a tutti i costi di ammalarsi a causa di quei due che si sbaciucchiavano allo sfinimento.
“Idioti.” Pensava, incrociando qualche tenera coppietta a scambiarsi baci e carezze.
Lui poteva dimostrare la sua forza e l’aveva già fatto innumerevoli volte, ma contro amore e cazzate simili, non poteva farcela.
Erano come funghi.
Quelle coppiette comparivano all’improvviso, per poi sciogliersi in tempi ragionevoli e per poi ricomparire con maggior vigore.
“Legare la propria vita con quella di un’altra, non può che causare problemi.”
Era su questo mantra che rifletteva in continuazione.
Perché questa è la verità.
Lui per rafforzare la sua tesi prendeva come esempio un qualche suo amico.
Se la ragazza di cui erano innamorati, fosse andata con un altro e li avesse mollati, cosa sarebbe successo?
Sofferenza a non finire e immensa delusione.
Per scacciare questi pensieri camminava per i corridoi, senza seguire una meta precisa, tornando al passato.
Era una ferita ancora fresca e sapeva che non avrebbe mai trovato il coraggio di chiedere scusa.
Duncan, invece, era a un punto morto.
Gwen non si era ancora accorta del suo interesse e anzi finiva sempre con l’ignorarlo.
“Ciao ritardato.” Disse il rosso, passando davanti al punk, mentre questi si guardava intorno.
“Scott.”
“Hai risolto qualcosa?” Non voleva farsi gli affari dell’amico, ma voleva solo rigirare il coltello nella piaga.
“Un cazzo.”
“Come al tuo solito.”
“Non so più che fare.”
“Hai fatto come ti ho consigliato?” Chiese il rosso, appoggiandosi al muro, mentre Duncan consumava velocemente il suo panino.
“Le ho scritto una lettera, ma non mi ha neanche risposto.”
“Sei un idiota. Quando parlavo di fare qualcosa di carino, non intendevo una lettera. Sei proprio un ritardato.”
“Fottiti Scott.”
“Lo sapevo che devo sempre risolvere io i vostri problemi. Prendi per esempio Tyler…lui sì che ha trovato l’oro.” Borbottò, rifacendosi alla bella fidanzata che si era trovato.
“Ma quella è una svampita.”
“Tutte le donne lo sono almeno un po’.”
“Quindi mi stai dicendo che devo trattarla da stupida?” Mormorò il punk, evitando accuratamente di farsi sentire da una ragazza che era appena passata a pochi centimetri da loro.
“Ma sei fuori? Se lo fai ti ritrovi all’ospedale. Devi conquistarla con qualcosa di speciale.”
“E sarebbe?”
“Regalale qualcosa, offrile la merenda…insomma comportati da gentleman e non da psicopatico che vuole farsi tutte le donne di questo mondo.”
“Quindi devo mostrarle il mio lato tenero.”
“Sì, ma vedi di non piangere. Le donne amano i ragazzi che manifestano i loro sentimenti, ma detestano quelli che piangono in continuazione.”
“E tu questo come lo sai?” Il punk non poteva credere che l’amico fosse ancora single, ma questo probabilmente era dovuto alla sua pessima fama.
“Non lo so.”
“Sei sicuro che non ti piaccia nessuna della scuola?” Chiese di nuovo Duncan, rivolgendogli un ghigno.
“Non sono così disperato da cercare l’anima gemella.”
“Io sono preso molto meglio di te.”
“Quelle che ti sei portato a letto non sono anime gemelle, ma al massimo puoi considerarle come passatempi innocenti.”
“Comunque Gwen sa della mia esistenza.”
“Ma non a sufficienza.”
“Purtroppo.”
“Ehi…ho un’idea vecchio, ma tu devi reggermi il gioco.”
“E sarebbe?” La curiosità del punk era lampante, ma il piano che il rosso aveva preparato, avrebbe spinto la ragazza dall’amico.
“Fidati.” Il rosso si allontanò, lasciando Duncan perso nei suoi pensieri.
Il piano a cui aveva pensato era magnifico e quando notò la ragazza in lontananza, decise di dare inizio alla recita.
“Fottuto Duncan.” Borbottò, cogliendo di sorpresa anche Gwen che per qualche ragione, voleva sapere cosa centrasse il compagno di banco con quel tipo.
“Se entro domani non mi restituisce il prestito, lo massacro e lo mando all’ospedale.”
Bastò questo alla ragazza per tornare in classe e per chiedere spiegazioni all’amico con cui condivideva il banco.
“Ehi Duncan.”
“Che c’è Gwen, qualche problema?” Chiese seguendo, per una volta, i consigli preziosi che l’amico gli aveva dato.
“Ho sentito che hai problemi con Scott e che gli devi molto denaro, è vero?”
“Questo deve far parte del suo piano.” Pensò lui all’istante, mentre annuiva alla domanda della ragazza.
“Ho sentito che domani vuole picchiarti se non saldi il prestito.”
“Vorrà dire che dovrò difendermi.” Riprese il ragazzo, sorridendo alla ragazza.
“Ma quel teppista è pericoloso e ti consiglio di evitarlo.”
“Non preoccuparti, l’ho già affrontato diverse volte e sono sempre riuscito a tenergli testa.”
“Davvero?”
“Lo conosco dalle superiori e ci siamo mandati all’ospedale a vicenda.”
“Quanto è passato dall’ultima rissa?” Chiese, facendolo riflettere per qualche attimo.
“Alcuni anni.”
“E pensi di farcela?”
“Non lo so. Lui si è sempre tenuto in allenamento, mentre io mi sono parecchio arrugginito.”
“Allora perché non rinunci e non gli restituisci i soldi che ti ha prestato?” Domandò Gwen, abbassando appena la voce per non farsi sentire dagli impiccioni dei suoi compagni di classe.
“Gli ho spesi e non posso restituirli con facilità.”
“Mi dispiace.”
“Non preoccuparti, almeno la degenza in ospedale non sarà male se mi vieni a trovare.” Le disse, per poi avviarsi in giardino.
Quel pomeriggio Scott aveva dato appuntamento al punk nel suo monolocale e i due si ritrovarono a discutere su come uscire da quella situazione.
“Non posso vincere, altrimenti non vivrei più in pace.” Sbottò Duncan dopo che il rosso aveva discusso di una soluzione poco credibile.
“E se vinco io, non posso non farti male.” Riprese Scott, cancellando da un foglio quell’opzione assurda.
“Non potresti atterrarmi e basta?”
“Tutti sanno che quando vinco non faccio prigionieri.”
“E la soluzione sarebbe?”
“L’unica potrebbe essere la restituzione del denaro che poi ti darò indietro.”
“Ma così passerei da stupido e da chiacchierone.” Borbottò Duncan che non sembrava per niente soddisfatto dalle idee dell’amico.
“Preferisci farti picchiare a sangue?”
“Se questo significasse stare con Gwen, allora sì.”
“Sappi che sei tu a chiedermelo, ma vedi d’impegnarti.”
“Certo.”
“Avremmo bisogno però di qualcuno che sparga la voce e dovremmo iniziare solo finite le lezioni.”
“Pensi anche tu a quello che penso io?” Chiese Duncan.
“Che il marrone non è il mio colore?” Riprese, guardandosi la giacca che si era comprato qualche settimana prima.
“Lindsay e Bridgette potrebbero spargere la voce.”
“Perfetto. A domani e ricorda niente colpi bassi.”
Il punk uscì quindi dall’appartamento dell’amico, lasciando quest’ultimo intento a studiare per il prossimo esame.
Nonostante fosse impegnato a Scott lottare con Duncan non dispiaceva poi tanto.
Era l’unico rivale degno di questo nome che aveva affrontato.
Ed era l’unico che lo aveva spinto quasi al limite.
Sapeva che si era parecchio arrugginito e per rendere la sfida più interessante doveva dargli un piccolo vantaggio.
Se l’avesse affrontato al massimo delle sue capacità, lo avrebbe spazzato via dopo pochi secondi dall’inizio.
 
L’indomani in tutta la scuola era un gran parlare.
Non si parlava delle elezioni per i rappresentanti, ma della rissa che avrebbe messo di fronte i due teppisti più pericolosi della scuola.
Nessuno seguiva le lezioni, tutti erano concentrati con i loro pronostici.
C’era chi dava vincente Scott con una prestazione schiacciante e chi invece credeva ciecamente nella vittoria sofferta del punk.
“Dovete farlo per forza?” Chiese Geoff, mentre passava la ricreazione con Scott, piuttosto che con la sua ragazza.
“Ovvio.”
“E pensi che questa sia la soluzione migliore?”
“O così o Duncan diventa lo zimbello della scuola.” Riprese il rosso, alzando gli occhi al cielo.
“Vacci piano con lui.”
“Non temere…non gli farò troppo male.”
“E se Gwen intervenisse?”
“Non preoccuparti.”
“Hai pensato a tutto?” Chiese di nuovo il biondo, mentre il rosso faceva mente locale sugli ultimi dettagli.
“Certo.”
“Contenti voi.”
“Tanto lo so che non vedi l’ora di assistere allo spettacolo.” Detto questo il rosso si avviò verso la sua aula e quelle poche ore che mancavano passarono in fretta.
La campanella della fine delle lezioni era appena suonata e Scott con passo lento, ma deciso si avviava verso il cancello.
Prima di arrivarci, però, Brick e Lightning lo avevano pregato di ripensarci, ma non badò alle loro parole.
Non lo faceva per loro, lo faceva solo per Duncan.
“Hai portato i soldi?” Chiese, rivolgendosi al punk che lo aspettava con impazienza.
“Non li ho.”
“Sai cosa significa tutto ciò, vero?”
“Sì. Devo pagare questo ritardo.” Rispose con fermezza, mantenendo lo sguardo fisso sull’amico.
Il rosso si avvicinò al punk e lo fissò negli occhi prima di tirargli un debole pugno.
Duncan non si aspettava un inizio del genere e infatti alzò prontamente la guardia.
Non curandosi affatto della propria difesa, Scott continuava a colpire, scontrandosi con le mura ferree dell’avversario.
“È da tanto che noi due non lottiamo, vero?” Chiese con un ghigno Duncan, mentre il rosso continuava a studiare i movimenti prevedibili del ragazzo.
In tutti quegli anni non aveva mai cambiato strategia, mentre Scott era sempre rimasto attivo.
Cambiava tecnica in base all’avversario.
Se era un avversario agile e basso preferiva farlo sfogare per attendere il momento opportuno.
Se era uno stangone colpiva agli arti inferiori, indebolendolo poco alla volta.
Se era un armadio preferiva farlo boxare per poi colpire con rapidità.
“Sei diventato debole come una checca.”
“E tu sei cinico come l’ultima volta.”
“Passategli una mazza.” Il rosso si allontanò per pochi secondi e si rivolse a Brick che fece come gli era stato chiesto.
“E questa per cosa sarebbe?” Chiese, afferrando l’arma con forza non capendo a cosa gli servisse.
“Mi sei inferiore e non voglio una sfida noiosa.”
“Quindi mi consideri noioso?” Chiese il punk profondamente offeso.
“Le tue capacità sono noiose.”
“E quindi mi consideri un’incapace?”
“Non sei mai stato un grande combattente.”
Perfino l’abilità con l’arma che gli avevano passato era rimasta la stessa.
Sembrava che il tempo si fosse bloccato, peccato che il rosso sapesse bene come rispondere.
Conosceva alla perfezione le aperture che Duncan gli dava e per i primi colpi aveva preferito schivare ed evitare ogni affondo.
Alternava due colpi portati al busto, uno sopra alle spalle vicino alla testa e uno ravvicinato agli arti inferiori, se possibile alle caviglie.
Tutte le volte gli lasciava un spiraglio allettante e sperava che se ne accorgesse.
Peccato che non gli desse mai retta.
“Dovresti coprirti di più. Mi lasci troppo spazio sul fianco destro.” Mormorò Scott, dando tempo al punk di riprendere fiato.
“Taci!” Gli ordinò senza spaventarlo.
Un altro assalto e un ulteriore perdita d’energia.
Sembrava si divertisse a spomparsi a quel modo.
Scott voleva anche insegnargli qualcosa, ma l’orgoglio del punk era uno scoglio insuperabile.
Un ulteriore tentativo vicino alla spalla e uno sbilanciamento eccessivo che non poteva non sfruttare.
Se non l’avesse fatto potevano considerare la rissa come una farsa.
E questa era l’ultima cosa che i due volevano.
Con un veloce sgambetto l’aveva atterrato e aveva preso l’arma contundente.
“E questo mi sembra che chiuda la faccenda.” Riprese il rosso, mentre l’altro si rialzava.
“Perché non mi colpisci?”
“Perché sei debole.”
“Fallo.” Riprese, abbassando ogni difesa.
“Ti accontento.” Alzò quindi il bastone, ma quando era sul punto di colpirlo alla testa si era paralizzato per qualche secondo.
Un attimo che per Duncan sembrò un’eternità e che gli permise di disarmarlo e di recuperare l’arma contundente.
Nemmeno Scott poteva crederci.
Aveva esitato e questo era un errore che non doveva commettere in alcun caso.
“Allora non sei uno sprovveduto come pensavo.” Era l’unica cosa che poteva dire per non perdere la faccia.
Se avesse ammesso candidamente l’errore, sarebbe passato come un incapace.
Lo aveva sottovalutato, ma non era uno sbaglio grave.
“Questo incontro non è ancora finito.”
“E invece finisce ora.” I due ragazzi si voltarono verso il luogo da cui proveniva la voce e videro avanzare una ragazza.
“E tu chi sei?” Chiese il rosso, scrutandola con attenzione.
“Gwen.” Disse Duncan, sbiancando alla sua vista.
“Lascialo in pace.” Ordinò imperiosa, frapponendosi tra i due.
“Perché dovrei?”
“Combattete solo per soldi? Dimmi quanto ti deve e ti salderò di persona.”
“100 dollari.” Rispose.
“Per così poco? Tieni.” Allungò una piccola busta che afferrò con forza, riponendola nella tasca dei jeans.
“Duncan…sei proprio una pippa.” Riprese il rosso, mentre gli altri si allontanavano annoiati.
“Taci.”
“Se ti piace così tanto difenderlo perché non vi mettete insieme? Siete più uguali di quanto non sembri.”
“Perché?” Chiese il punk, fissandolo negli occhi.
“Credi che non osservi che giri fanno i miei soldi? Dovresti spiegarmi cosa ci facevi una settimana fa nel negozio di profumi.”
“Non posso.”
“Devo pensare che hai speso i miei soldi per la tua ragazza?” Chiese, facendo arrossire Gwen per qualche secondo.
“Non sono la sua ragazza.”
“Invece credo che sia così. Ora me ne vado, ma ricordate una cosa. La prossima volta non sarete così fortunati e se non finite ciò che iniziate, potreste finire male.”
Il rosso si avviò quindi verso casa, lasciando i due giovani ai loro impegni.
L’indomani venne a sapere da voci sicure che il punk e la dark erano usciti insieme e avevano passato tutto il pomeriggio a chiacchierare.
Secondo voci altrettanto certe, Duncan e Gwen erano una coppia quasi fissa e i due erano usciti a braccetto anche al termine di quelle lezioni.




Angolo autore:

Sono leggermente in ritardo, ma pazienza.


Ryuk: Tartaruga.


Non ho tempo da perdere con uno shinigami idiota e quindi a giovedì.
A presto.
 
   
 
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