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Autore: artemisia reight    23/01/2017    0 recensioni
una relazione complicata e una differenza di età esorbitante. tutto sembra a loro sfavore ma l'amore si dimostra spesso più forte di tutto il resto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il traffico al ritorno dal lavoro rende John sollevato, al contrario di quello che trova la mattina.
Lo considera sempre un messaggio dal cielo che gli permette di prendersi il tempo necessario e calmarsi, così da arrivare a casa il più rilassato possibile ed evitare eventuali litigi con sua moglie.
Si sente male al pensiero che il ritorno a casa è ormai diventato un momento da temere piuttosto che da aspettare con ansia.
Purtroppo, però, non può fare a meno di odiare l’atmosfera tesa che si respira nel suo appartamento dopo una dura giornata di lavoro.
Spera sempre che troverà Julia tranquilla. Spera che lei abbia avuto una giornata diversa dalla sua, piena di momenti divertenti e felici, in modo che possa essere allegra quando lo accoglie la sera a casa invece che ostile e battagliera.
Nonostante ci ragioni costantemente, non riesce a capire come siano arrivati a quel punto, come la loro convivenza si sia fatta così insopportabile dopo anni di amore profondo.
Alza il volume dello stereo, perdendosi nelle note di uno dei suoi gruppi preferiti e sforzandosi di concentrarsi sulla musica piuttosto che sul modo in cui la sua vita era peggiorata anno dopo anno fino a diventare quasi insostenibile.
Il traffico scorre più veloce di quanto lui desideri, e in una ventina di minuti si ritrova nel vialetto di casa sua, indeciso se fare un altro giro dell’isolato ed ascoltare un altro brano prima di parcheggiare.
Non sarebbe la prima volta che tenta di rifugiarsi nella sua macchina per evitare di affrontare sua moglie.
Ricorda che una volta aveva addirittura raggiunto un fast food lì vicino e si era fermato a cenare per evitare di sorbirsi le sue grida.
Aveva dovuto cenare di nuovo una volta tornato a casa, per non dover spiegare come mai avesse già mangiato.
Purtroppo, aveva però rifiutato una seconda porzione di patate al rosmarino perché si sentiva troppo pieno. Julia aveva quindi gridato, prima di scoppiare in un pianto singhiozzante in cui mormorava ‘non posso andare avanti così’ tra un gemito e l’altro.
John l’aveva reputata una reazione terribilmente esagerata per aver detto no a delle patate, ma ormai la vita con Julia era diventato un eterno lamento e lui non poteva far altro che aspettare che uno sfogo finisse e riposarsi in attesa dell’altro.
Mentre faceva questi pensieri, quasi senza rendersene conto, aveva fatto il giro del loro quartiere. Era ormai diventata un’abitudine e, anche quando non aveva un motivo preciso per fuggire da sua moglie, non riusciva ad arrivare e parcheggiare la macchina senza prima gironzolare un po’ e guadagnare più tempo possibile lontano da lei.
Si sente crudele perché sa che lei non ha idea di quanto lui si debba sforzare per sopportare i sui scatti di rabbia, e pensa che forse è anche colpa sua se si trovano in una situazione del genere.
Riesce finalmente a parcheggiare la macchina e scendere, incamminandosi verso il vialetto.
Tira fuori le chiavi dalla tasca, facendo più rumore possibile in modo che lei sappia che lui è lì.
Apre la porta di casa e si asciuga i piedi sullo zerbino, un gesto abituale da quando Julia si era arrabbiata per il fango sulle sue scarpe.
“Sono a casa” mormora con un tono di voce così basso che sembra fatto apposta per non farsi realmente sentire.
Non ricevendo infatti risposta, si leva il cappotto e si dirige verso la cucina.
Vede Daisy mangiare i suoi croccantini e sua moglie intenta a preparare la cena.
“Dov’è Eddie?” le domanda, lasciandole un leggero bacio sulla guancia.
“E’ a cena con dei suoi amici” risponde lei.
John recepisce le sue parole, capendo che saranno solo loro due quella sera.
Si siede sul divano, accendendo la tv.
Teme molto le cene da solo con lei, perché sa che finiranno per litigare o passeranno tutto il tempo in silenzio.
Si rende conto che è ridicolo aver paura di rimanere a cena da solo con la propria moglie, e si convince che deve trovare il modo di parlarle senza provocare battibecchi.
Si ripete più volte che è lui a scatenare quei litigi e che lei non urlerebbe così spesso se lui non gliene desse motivo. Deve solo essere il marito più amorevole possibile, evitare discorsi che possano farla innervosire e trattarla in modo dolce. Se il loro matrimonio sta fallendo  è colpa di entrambi, ed il motivo principale per cui sta avvenendo tutto ciò è che nessuno dei due si sta impegnando a sistemare la situazione.
Lui sarà il primo a cominciare, e lei seguirà sicuramente il suo esempio. In quel modo riusciranno sicuramente a risolvere tutto insieme.
Continua a ripeterselo mentre Julia lo avvisa che la cena è in tavola.
Si siedono entrambi, uno di fronte all’altro, evitando di guardarsi.
John assaggia una forchettata di pasticcio fumante, masticando lentamente. Julia giocherella con il cibo, senza mangiarlo.
“E’ davvero buonissimo” le dice, sorridendo.
“Ti piace?” domanda lei di rimando.
“Molto” lui annuisce.
Continuano a mangiare in silenzio. Di tanto in tanto Julia mangia un boccone, senza il minimo entusiasmo.
“Come è andata la giornata?” le chiede John.
“Al solito” Julia si stringe nelle spalle “sono andata a fare una passeggiata con Disy la mattina tardi. Abbiamo incontrato Brb. Hai presente Barb? La cagnolina bianca di tre mesi che hanno preso i vicini”.
“Sì, ho capito chi intendi” mente John.
“Insomma” riprende Julia “era così carina! A volte penso che anche Daisy avrebbe bisogno di un po’ di compagnia. Un cucciolo che saltelli da ogni parte e scondizoli sempre”.
“Mhmh” mormora lui per non contraddirla. Anche se in realtà non crede che sia Daisy ad aver bisogno di un cucciolo.
“Quando sono tornata dalla passeggiata mi ha chiamato Elizabeth” prosegue lei, alludendo alla moglie di Matthew “ha detto che non ci vediamo da una vita, ed ha ragione! Mi ha chiesto se ci va di venire a cena da loro un giorno di questi. Le ho detto che ci farebbe molto piacere. Ma in realtà sai quanto odi il modo in cui cucina. Da quando si è fissata con le spezie arabe le sue ricette sono diventate immangiabili!”.
John ride, ascoltando con gusto la parlantina che lo ha attratto sin dal primo giorno.
“Non c’è niente da ridere!” lo riprende lei “le vedo le facce che fai quando mangiamo da loro. Fingi che ti piaccia quello che prepara per non offendere Matthew, ma sappiamo entrambi che quello che le servirebbe è che qualcuno le dicesse chiara e tonda la verità, ossia che quelle spezie rendono anche il piatto migliore una cosa impossibile da mangiare! Comunque, le ho promesso che ci organizzeremo presto. Se Matthew ti dice qualcosa al riguardo tu fingi di non sapere di cosa stia parlando”.
“Va bene” dice John, divertito.
“Ho pranzato con il tacchino avanzato da ieri sera, anche se Daisy è riuscita a rubarmi quasi tutto dal piatto. Oggi pomeriggio avevo intenzione di andare al supermercato a fare un po’ di spesa, ma facevano uno dei miei film preferiti in tv e non ho potuto fare a meno di vederlo. Mi sono preparata i popcorn per microonde che avevo comprato la settimana scorsa. Ci ho messo un po’ di cioccolato fuso sopra, erano fantastici! Devo ricordarmi di farli assaggiare ad Eddie, li amerà di sicuro. A te come è andata al lavoro?”.
“Anch’io come al solito” risponde John “dovevo chiudere un affare con una grossa compagnia che doveva affidarsi a noi, ma quell’idiota di Jason Lorenz ha rovinato tutto e parte della colpa è ricaduta indirettamente anche su di me. Sembrano sempre cascare dalle nuvole quando gli fai notare i loro errori, ma nel profondo sono del tutto coscienti quando li fanno”.
John nota che Julia sembra totalmente distratta. Non è giusto, pensa, che lui abbia ascoltato il resoconto dettagliato della sua giornata con interesse e lei non riesca neanche a fingere di ascoltare mentre lui le racconta la sua.
Decide di continuare, convincendosi che sia solo stanca e ricordandosi che in fondo è stata lei a chiederglielo.
“Ma la buona notizia è che mi hanno messo a capo di un altro progetto importante” prosegue “devo impegnarmi molto e sarà dura..”
“Stai sempre a lamentarti!” lo interrompe Julia, quasi stesse aspettando un pretesto per farlo.
“No, non è vero” replica lui.
“Sì, invece” lo contraddice lei “il mio lavoro è stancante, il mio lavoro è pesante, il mio lavoro è difficile..” lo imita “perché non cresci un po’ e non affronti le difficoltà!”.
“Non sono io a non affrontare le difficoltà!” grida John.
“Cosa vorresti dire?” urla lei di rimando.
“Niente” John si sforza di calmarsi.
“No, dimmi” continua invece lei “dimmi come io sono la cattiva e tu sei la vittima! Dimmi come sei il povero marito della moglie che lo critica! Tu non hai colpe John. Sono io la cattiva”.
“Tu non mi ascolti mai!” sbotta lui “non ti interessa cosa faccio, non ti interessa nulla della mia vita! Non mi chiedi mai niente, e se lo fai poi non senti neanche la risposta!”.
“Io ti chiedo eccome!” sbraita Julia “ma ogni singola volta tu non fai altro che lamentarti di quanto sia dura la tua vita! Sei pesante! Sei insopportabile!”.
“Ti dico la verità!” risponde lui “dico solo la verità! Non è tutto rose e fiori nella mia vita, ma tu sei mia moglie. Nella vita di coppia di dovrebbe condividere tutto, non solo le cose belle. Non puoi sentire solo quello che ti fa comodo e poi spegnere il cervello quando si tratta di condividere le cose che non ti piacciono! Una coppia deve condividere!”.
“Condividere?” domanda Julia “stai dicendo che noi non condividiamo? Noi condividiamo tutto! Qualsiasi cosa! Non ho più niente che sia solo mio, è tutto nostro! E tu ora mi parli di non condividere!”.
“Non sto parlando di cose materiali” John stringe i pugni “il matrimonio non è fatto solo di cose materiali!”.
“Non ti azzardare a dire che mi interessano solo le cose materiali” grida Julia “non te lo permetto, John. Non te lo permetto!”.
“Non ho detto questo!” l’uomo si prende la testa fra le mani “lo vedi? Rigiri sempre tutto in modo da sembrare la vittima! Perché devi sempre fare la vittima, Julia?”.
“Non ce la faccio più!” la donna si alza dal tavolo con un rumore secco.
Corre velocemente di sopra e John sente la porta del bagno chiudersi di scatto.
Rimane seduto per un po’, con gli occhi chiusi.
Si odia per non essere riuscito a controllarsi. Si era ripromesso di stare tranquillo e non litigare, e invece si erano verificate le solite urla sfrenate e prive di senso.
Si alza anche lui da tavola, chiedendosi perché non abbia seguito immediatamente sua moglie.
Sale le scale e bussa alla porta dietro la quale si trova Julia.
Nessuna risposta.
“Julia” mormora lui, mortificato “mi dispiace. Non volevo urlare così. Non intendevo le cose che ho detto. Sono solo molto stressato e spesso me la prendo con te. Dai, per favore, perdonami. Vieni fuori così possiamo parlarne”.
Si appoggia con l’orecchio alla porta.
“Julia, ci sei?” alza il tono di voce.
“Vattene” sbuffa lei dall’altra parte.
“No, Julia” John poggia una mano sullo stipite “dobbiamo chiarire. Non posso lasciarti qui. Vieni fuori e facciamo pace. O continuiamo a parlare, dirci quello che pensiamo e sfogarci. Ok?”.
Di nuovo nessuna risposta.
John si lascia scivolare per terra, sedendosi a gambe incrociate.
Guarda l’orologio e appoggia la nuca alla porta.
Aspetta in quella posizione per venti minuti, sperando che sua moglie si decida ad uscire, ma nulla di tutto ciò accade.
Alla fine, decide di alzarsi. Quando la sentirà uscire dal bagno la raggiungerà e parleranno, pensa.
Scende le scale, sospirando.
Mette via i piatti ed i bicchieri, unici testimoni rimasti della loro sfuriata seriale.
Una volta in cucina decide di dare qualche avanzo a Daisy, sapendo quanto per lei sia dura sopportarli ogni volta.
“Sei proprio una brava cagnolina” le sussurra, accarezzandola mentre lei lo ringrazia per quel pasto extra.
Si siede poi sul divano, accendendo controvoglia la tv.
Daisy, che ha già spazzolato tutto dalla sua ciotola, gli si posiziona accanto, appoggiando il muso sulla sua gamba.
I programmi televisivi sembrano tutti uguali, mentre John cambia un canale dopo l’altro in cerca di qualcosa che possa distrarlo.
Lezioni di cucina gratuite con qualche attore famoso che ha sempre fatto di tutto nella vita tranne che cucinare, documentari noiosi sulla fauna africana, reality shows con persone che urlano a squarciagola.
Trova un programma sulle auto, finalmente qualcosa di interessante.
Si perde nel programma, riuscendo per un po’ a dimenticarsi dei suoi problemi.
Improvvisamente, sente la porta di casa aprirsi e suo figlio entrare.
“Sono tornato” annuncia, sorridente e un po’ frastornato “mamma dov’è?”.
“E’ di sopra” risponde John “credo sia in bagno”.
Edward annuisce, consapevole dei loro problemi come John non avrebbe mai voluto che suo figlio fosse.
“Comunque io vado subito a letto, sono stanco” lo avvisa Eddie “buonanotte papà”.
“Buonanotte Eddie” suo figlio gli si avvicina e lui gli da un bacio sulla guancia, senza alzarsi dal divano.
Rimane fisso sulla tv, ritenendo che sua moglie sia ancora in bagno poiché non sente nessun rumore venire dal piano di sopra se non quello di Edward che si mette silenziosamente al letto.
Percepisce all’improvviso i morsi della fame per non essere riuscito a finire la sua cena, e decide quindi di aprire un pacchetto di patatine.
Torna in cucina, in cerca di qualcosa da sgranocchiare. Trova ciò che cercava: un pacchetto di patatine formato gigante, ancora chiuso.
Si siede nuovamente sul divano, concentrandosi sulle macchine e sul cibo. Daisy piagnucola ai suoi piedi, non ancora sazia.
Finisce mezzo pacchetto in meno di mezz’ora. Il programma sulle auto è ormai terminato, ma John non vuole arrendersi e cerca qualcos’altro da guardare.
Trova una replica di una serie tv uscita da poco, che Edward lo aveva convinto a vedere e che lui aveva apprezzato.
Riguarda l’intera puntata, tentando di ricordare più dialoghi possibile e fingendo di riassumere a Daisy la storia.
Le patatine sono quasi terminate del tutto quando si decide a spegnere la tv. Realizza che è passata quasi un’ora dall’ultima volta in cui ha parlato con Julia. A quel punto dovrebbe essere già uscita dal bagno.
Sale le scale tentando di fare meno rumore possibile, per evitare che si rintani di nuovo in bagno per non affrontarlo.
È deciso per l’ennesima volta a risolvere quella situazione, a porre fine ai loro interminabili litigi e tornare la coppia che erano prima.
La porta del bagno è aperta e lui si dirige speranzoso nella loro camera da letto, aspettandosi di trovarla in attesa delle sue ennesime scuse.
La trova invece già sotto le coperte.
“Julia” la chiama, prima a bassa voce, poi sempre più forte quando si accorge di non ricevere risposta.
“Julia, non puoi esserti già addormentata” ripete, senza arrendersi.
La donna rimane immobile nella sua posizione, respirando a malapena.
John si stringe nelle spalle. Non può combattere una battaglia già persa. Vorrebbe prenderla di forza e girarla, costringerla ad affrontare i loro problemi invece che scapparne, ma si blocca in tempo.
Forzarla a parlarci non avrebbe risolto niente, doveva essere lei stessa a volerlo fare.
Si infila svogliatamente il pigiama. È l’una di notte, ma sa già che non riuscirà a dormire. Quando succedono queste cose si rigira sempre nel letto fino a notte fonda, soffocato dai suoi pensieri.
Si lava i denti nel loro bagno, controllando che Julia non abbia rotto niente nella sua furia. Spesso prendeva il bicchiere dove si trovavano i loro spazzolini e lo spaccava per terra con tutta la forza che aveva.
Una volta, per fare così, una scheggia le era entrata nel palmo della mano. Era uscita improvvisamente dal bagno, così presto da meravigliare John per la sua rapidità a sbollire la rabbia.
‘Mi sono tagliata, mi sono tagliata, è colpa tua!’ aveva sbraitato, inveendo contro di lui.
Lui si era preso cura di lei amorevolmente, ignorando le sue grida e sperando che in quel modo lei si rendesse conto di doversi calmare.
Effettivamente, dopo una decina di minuti in cui Julia continuava a tenere una mano sulla sua per farsela medicare e con l’altra lo spintonava, si era tranquillizzata e la serata era finita particolarmente bene per i loro standard.
Da quel giorno John si era ritrovato quasi a sperare che qualcosa del genere accadesse di nuovo, in modo da potersi prendere cura di lei e calmarla quanto bastava da convincerla a fare pace.
Si sentiva un mostro a desiderare una cosa del genere, ma sapeva che l’unica cosa che realmente voleva era poter parlare con sua moglie senza dover litigare.
Sputa il dentifricio e rimane per un attimo fisso a guardarsi nello specchio.
Ha delle grandi occhiaie violacee sotto gli occhi, segno di tutte quelle notti insonni passate a ricordare. La barba, anche se si rade ogni due o tre giorni, gli sembra sempre un po’ incolta. Ricorda un film che aveva visto tempo prima con Edward su un naufrago in un’isola deserta. E’ diventato ormai identico a quel naufrago: disperato, senza via d’uscita, esausto.
Emette l’ennesimo sospiro e si decide ad uscire dal bagno.
Julia ha cambiato posizione, ma continua a dargli le spalle e a non dar segno di vita. Non deve sforzarsi così tanto ormai, pensa John, ha già vinto. Lui non la infastidirà più per quella sera. Può dormire, o fingere di dormire, in pace.
Si infila nella sua parte di letto, attento a non muoversi troppo. Spera per sua moglie che almeno lei sia riuscita ad addormentarsi sul serio e, se è così, non vuole svegliarla.
Una volta sotto le coperte, come sempre la stanchezza scompare e diviene più sveglio che mai.
Fissa il soffitto, con gli occhi spalancati, tentando di convincersi a dormire nonostante sappia perfettamente che è inutile provare.
Cominciano, puntuali, ad affiorare valanghe di ricordi.
Non riesce a smettere di pensare a sua moglie da giovane, a quanto era attraente e spensierata. Sa di non aver smesso di amarla neanche per un secondo in tutti quegli anni, ma a volte gli sembra di aggrapparsi a quell’immagine di lei ormai scomparsa come la sua ultima ancora di salvezza prima che tutto si frantumi.
Vorrebbe amare la Julia di adesso. Le aveva promesso al loro matrimonio che l’avrebbe amata per il resto dei loro giorni ed era sempre stato intenzionato a farlo, ma il modo in cui era cambiata..
Provava, provava con tutto se stesso, ma spesso non riusciva proprio ad amare quella figura nervosa e depressa che scaricava ogni sua frustrazione su di lui.
Ricorda all’improvviso il loro primo incontro. Julia aveva solo vent’anni, lui venticinque. Era una ragazza splendida, con i capelli ramati e gli occhi di un verde brillante.
Lavorava in una gelateria durante l’estate e lui, insieme ai suoi amici, era entrato un giorno per un cono.
Gli era bastata un’occhiata per capire di essersi innamorato follemente.
Era passato nuovamente alla gelateria, quella sera, per parlarle una volta che avesse finito di lavorare.
All’inizio, lei sembrava quasi non ricordarlo neppure. Ma John non si era arreso e le aveva chiesto di uscire.
Aveva scoperto, durante quell’appuntamento, che Julia non era solo bella. Era una ragazza brillante, con uno spirito avventuriero ed idee rivoluzionarie. Parlare con lei era qualcosa di magico e John avrebbe voluto non smettere mai.
Erano usciti altre quattro volte la settimana dopo. John voleva passare ogni momento possibile con quella ragazza così speciale.
Si erano fidanzati e, dopo solo quattro anni, avevano celebrato il loro matrimonio.
Julia era piena di ideali. Voleva fare tantissime cose ed aveva molte passioni. La più grande di tutte era sfondare nel mondo del cinema.
In quei quattro anni aveva partecipato ad ogni provino possibile.
John, che la accompagnava in tutto, la riteneva fenomenale. Purtroppo però, gli sceneggiatori ed i registi non la pensavano allo stesso modo. La rifiutarono tutti, tranne qualche compagnia di teatro da quattro soldi che non la rendeva affatto soddisfatta.
I primi anni, lo spirito battagliero di Julia le permetteva di non demordere. Continuava a partecipare a casting su casting, senza mai farsi scoraggiare dai commenti negativi che riceveva.
Un giorno però, John ricorda con tristezza, era venuta a conoscenza dell’esistenza di un casting per il suo musical preferito: Rocky Horror Picture Show.
Aveva partecipato a quel provino con uno spirito diverso. Si era esercitata ininterrottamente giorno e notte, impedendo a John, fresco di matrimonio, di dormire.
Lui era felice di sentirla provare e di aiutarla, ma era anche preoccupato dal modo in cui metteva tutta sé stessa in quel musical.
Aveva sempre partecipato a quelle selezioni in modo spensierato, senza preoccupazioni.
Per la prima volta, invece, la vedeva agitata. Speranzosa, sì, ma anche molto ansiosa. Quando non provava, fissava il vuoto con sguardo perso.
Il giorno del provino aveva vomitato per tutta la mattina.
John non sapeva come esserle d’aiuto. Anche lui sperava in una risposta positiva, ma temeva di doverla preparare alla possibilità di una negativa.
Il provino andò malissimo. Julia non recitava con la sua solita leggerezza. Era tesa e rigida, non trasmetteva nulla.
John era pronto a consolarla, convinto che se ne sarebbe dimenticata come le volte passate.
Julia, però, aveva smesso di parlare per quasi una settimana. Una volta ripreso a parlare, si esprimeva quasi solo a monosillabi e aveva perso la sua vitalità.
Per un paio di mesi, John aveva temuto di aver perso sua moglie per sempre. Gli sembrava di parlare con un’altra persona, una persona spenta e perennemente triste.
Un giorno si era invece svegliata sorridente, con una voce allegra che John credeva non avrebbe più risentito.
Gli aveva preparato la colazione al letto e avevano fatto l’amore come non lo facevano da mesi.
Julia gli aveva chiesto scusa per il suo atteggiamento. Gli aveva detto che non lo meritava e che era stata crudele a prendersela anche con lui per un suo fallimento. Al che lui l’aveva rassicurata che non era stato un fallimento. Erano loro a non capire niente di cosa significhi recitare. Lei aveva riso, come non faceva da tempo, e gli aveva promesso che sarebbe tornata la Julia di sempre. E così era stato.
Tutto era di nuovo splendido. Loro si amavano profondamente e la loro vita non poteva essere più felice.
Si era però presentato il problema dei soldi. John lavorava in un fast food e non voleva chiedere a Julia di lavorare, visto che per lei quell’argomento sembrava ancora molto delicato.
Aveva quindi deciso di cambiare lavoro e gettarsi nel mondo della finanza.
Aveva iniziato dal livello più basso possibile, venendo promosso rapidamente fino ad arrivare al suo lavoro attuale.
Julia era inizialmente molto soddisfatta di lui. Lo supportava come lui aveva fatto con lei in passato. Con il migliorare della sua carriera si spegneva però anche l’entusiasmo di sua moglie.
Ogni volta che lui doveva rimanere in ufficio fino a tardi, lei si faceva trovare a casa triste, spesso addirittura in lacrime.
Necessitava improvvisamente di moltissime attenzioni.
La mattina lo pregava di non uscire e la sera lo faceva sentire in colpa per la sua solitudine.
John tentava di farla ragionare. Tentava di farle capire che lui doveva lavorare per entrambi, che quel lavoro gli permetteva di vivere nel modo in cui vivevano.
La amava, e non voleva che tornasse la Julia depressa di anni prima. Per questo non le chiese mai di lavorare, in modo da poter distribuire meglio le sue ore di lavoro.
In seguito, era nato Edward.
Lei aveva goduto delle bellezze di essere madre. Lo aveva accudito nel modo più amorevole possibile, senza fargli mancare niente.
Edward era poi cresciuto. Julia aveva perso anche quello svago ed era diventata la donna di adesso: nevrotica e litigiosa.
John si sentiva responsabile per il modo in cui sua moglie era cambiata. Sapeva che lei lo incolpava per il suo lavoro, ma non aveva avuto scelta.
Quando era giovane aveva ambizioni totalmente diverse.
Avrebbe voluto diventare uno scrittore o un professore universitario. Aveva invece supportato la carriera di Julia trascurando la sua e, quando c’era stato il bisogno di trovare un lavoro che desse un buono stipendio, aveva optato per una carriera diversa da quelle che realmente desiderava.
Sapeva che Julia aveva rinunciato ai suoi sogni, ma lei non era l’unica ad averne. Anche lui aveva rinunciato ai suoi.
Da giovane sognava una carriera interessante, dove poter esprimere al meglio le sue capacità.
Era molto simile alla ragazza di Eddie.
Quando la vede parlare così appassionatamente di ciò che vuole fare una volta adulta, gli sembra sempre di vedere sé stesso.
La passione nei suoi occhi rispecchia la sua e capisce con quanta dedizione quella ragazza di dedica a ciò che ama.
Potrebbe fare molto, potrebbe rendere la sua vita degna di essere vissuta, ma riuscirci non è facile come lei pensa.
A quell’età ci si sente capaci di qualsiasi cosa. Si vede il futuro davanti a noi come un orizzonte pieno zeppo di possibilità.
Ma la realtà è diversa. Nella realtà c’è solo una possibilità su cento di realizzare i propri sogni.
Anche se la conosce da poco, sa che è una ragazza intelligente e seria.
Si sente terribilmente in colpa per il modo in cui deve essersi presentato a lei. L’aveva trattata con accondiscendenza ed era stato scostante. Non era giusto prendersela con lei per frustrazioni personali.
Vorrebbe parlarle. Chiederle scusa e dirle di fare attenzione, che la vita è breve e che in un battito di ciglia ci si ritrova a guardare i propri anni migliori passare e sgretolarsi senza poter far niente per impedirlo.
Lei non merita una vita noiosa, merita una vita piena di soddisfazioni e, se ne avrà la possibilità, lui la aiuterà ad ottenerla con i suoi consigli.
Julia si rigira improvvisamente nel letto, distogliendolo dai suoi pensieri.
Sente uno strano senso di colpa nello stomaco, ma non riesce a capire il perché.
Decide di voler bere un bicchier d’acqua. Qualsiasi pensiero stesse facendo, se lo è già dimenticato.
 
 
 
 
 
  
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