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Autore: FairyCleo    24/01/2017    4 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 21

Finalmente fuori

 
Non avrebbero mai pensato di poter vivere una situazione come quella. Nonostante le mille difficoltà che avevano affrontato in passato, mai prima di allora erano stati in preda a una simile disperazione, generata dalla presa di coscienza dello scacco matto che avevano appena subito. Il re era stato distrutto, e non c’era stata nessuna regina lì, a proteggerlo.
Eppure quel re, quello stesso re che era stato sconfitto a livello psicologico, fisico e persino nell’anima, stava facendo di tutto per mantenersi in piedi e non crollare definitivamente. Perché, se quella era una partita a scacchi, per la prima volta era presente un pezzo nuovo, un pezzo estremamente pregiato e raro: il principe. E, a quel punto, né alfieri, né cavalli, né la regina e neppure il re potevano essere considerati più importanti di lui. Ma, al contrario di quello che si sarebbe potuto pensare, il principe non era il pezzo da proteggere, ma l’esatto contrario. Il principe era la pedina che avrebbero dovuto sacrificare per fare a loro volta scacco matto e mettere la parola fine a quella partita iniziata a loro insaputa da un nemico che non avevano neanche avuto modo di vedere.
Nessuno dei presenti aveva avuto il coraggio di fiatare. Il silenzio era diventato assordante, pesante come un macigno, esattamente come la consapevolezza che, per fermare il piano di un mostro, avrebbero dovuto immolare un innocente.
“Non lo permetterò” – aveva ripetuto Vegeta fino allo sfinimento, prima di cadere in una sorta di stato catatonico – “Non permetterò a nessuno di farti del male” – continuava a dire, mentendo a se stesso pur di non ammettere che questo nessuno era se stesso.
Mai avrebbe creduto che Vickas potesse tirargli un colpo così basso, che potesse essere così vile e meschino. Avrebbe preferito immolarsi lui pur di fermarlo, avrebbe preferito farsi sacrificare come un agnello piuttosto che mettere fine alla vita di suo figlio con le sue stesse mani. Quello era troppo. Era troppo persino per Vegeta l’assassino, per Vegeta soldato dell’esercito di Freezer, per Vegeta principe dei saiyan. Lui era re, adesso, incoronato dallo stesso essere che si era fatto gioco di loro e che, con ogni probabilità, rideva di gusto per la messa in opera del suo perfido, malefico piano.
No. Suo figlio non sarebbe morto mano sua. Suo figlio non sarebbe morto per mano di nessuno. Non aveva chiesto di essere incoronato, non aveva scelto di portare quel fardello e non avrebbe adempiuto a un compito così spregevole. Trunks era parte di ciò che amava, era il frutto più prezioso di un sentimento che aveva imparato ad accogliere nel suo cuore. E nessuno, nessuno avrebbe osato torcergli un capello.
“Vegeta…” – Gohan e Goku, rimasti in un primo momento in disparte per lasciare loro un briciolo di privacy, avevano entrambi fatto un passo avanti, nel tentativo di poter almeno infondere loro un po’ di conforto, se non era possibile dare loro un po’ di speranza. Il Son più giovane reggeva ancora tra le braccia il fratellino, cercando di proteggerlo dagli eventi che li avevano travolti senza alcuna pietà. Se Goten avesse sentito, se Goten avesse saputo, avrebbe subito un colpo durissimo. Trunks per lui era come un fratello e, dopo la fusione e la lotta contro Majin-Bu, era diventato parte della sua stessa essenza. Se avesse saputo che lui era stato maledetto, che lui era stato trasformato nella vittima sacrificale che avrebbe potuto porre la parola fine a quella tragedia immane, sarebbe impazzito di dolore.
Dopo la strana reazione che aveva avuto pochi minuti prima, Gohan non voleva fare in modo che qualcosa potesse provocare in lui ulteriori turbamenti. Vickas stava agendo in modo subdolo anche sul subconscio del suo adorato fratellino, non aveva più alcun dubbio, e questo faceva di lui un'altra persona da proteggere e custodire con estrema gelosia.
“Vegeta” – Goku aveva provato a chiamarlo di nuovo, stavolta con più forza e determinazione. Si sentiva tremendamente a disagio per la prima volta nella sua vita, oltre che fuori luogo e frastornato dalla velocità con cui gli eventi stavano volgendo in negativo. Eppure, voleva provare a mascherare quello che il suo cuore stava provando, nel tentativo – probabilmente vano, ne era consapevole – di aiutare colui che era a sua insaputa diventato il re de saiyan.
“Kaharot, dobbiamo portarlo via da qui. Dobbiamo portare via entrambi”.
Era chiaro che si riferisse anche a suo figlio Goten, e non poteva dargli torto: quella maledetta fortezza era un luogo pieno di pericoli e di insidie, una trappola per topi. Ed era inutile specificare quale fosse il ruolo che loro stavano interpretando magistralmente.
“Papà, io non voglio che tu e la mamma soffriate a causa mia. Io voglio portare la pace. Voglio…”.
“Non osare neanche pensarlo” – Vegeta era stato glaciale. Il suo sguardo avrebbe tramutato in pietra anche l’aria, in quell’occasione, e a Trunks non era rimasto altro da fare se non tacere e accettare passivamente la volontà e gli ordini di suo padre. Ma, in cuor suo, Vegeta sapeva quanto grande fosse lo spirito di sacrificio del suo unico figlio, e temeva da parte sua qualche azione sconsiderata. No, Trunks non poteva più essere lasciato solo. Trunks doveva essere protetto e sorvegliato a vista affinché non potesse compiere qualche sciocchezza. E, suo malgrado, forse, doveva stare lontano da lui. La leggenda parlava chiaro: sarebbe stato il re a dover sacrificare volontariamente il suo primogenito, il suo unico figlio per imprigionare l’uccisore degli dei. Lui non avrebbe mai accettato di mettere in pratica un simile abominio, ma non poteva sapere quali assurdi tiri avrebbe giocato loro il nemico invisibile che li stava man mano annientando. Perché sì, Vegeta si sentiva in quel modo: annientato. Completamente, totalmente annientato.
“Usciamo da questo posto schifoso immediatamente. Non voglio restare qui un minuto di più” – così dicendo, aveva preso suo figlio in braccio come si faceva con un infante, si era messo in piedi e aveva spontaneamente messo una mano sulla spalla di Goku, lasciandolo perplesso. Vegeta aveva sempre rigettato anche solo l’idea di sfiorarlo. Invece, in quell’occasione, aveva fatto l’esatto contrario. Goku non poteva e non voleva neanche lontanamente immaginare come potesse sentirsi. Essere padrone della vita e della morte era una responsabilità che nessun essere umano avrebbe dovuto avere, ma solo in quell’istante sembrava essersi reso realmente conto di quello che ciò comportava. Solo il cielo poteva sapere quanto, in quel momento, avrebbe avuto bisogno di parlare con Re Kaioh, di sfogarsi con lui, di chiedergli consiglio e aiuto. Ma non avrebbe potuto farlo. E non avrebbe potuto perché Vickas, così vile e codardo, aveva posto un freno a qualsiasi contatto con la Terra e il mondo degli dei.
“Avvicinati, Gohan” – era stato perentorio, forse anche un po’ duro. Ma era rabbia quella che stava provando. Rabbia mista a frustrazione per essere stato una vittima inerte delle circostanze.
Era assurdo pensare che una cosa così innocua come un regalo potesse condurre a morte e distruzione. Era assurdo pensare che un nemico così antico, una leggenda, potesse tornare e che per fermarlo sarebbe stato necessario sacrificare la vita di un bambino, di un piccolo eroe dagli occhi chiari che aveva sempre il sorriso sulle labbra e una buona parola per tutti. E Goku, in quel frangente, non aveva potuto non pensare all’altro Trunks, quello del futuro, quel ragazzo così in gamba ma così sfortunato che aveva perso tutti quelli che amava ma che non si era dato per vinto. Sembrava quasi che quel piccolo saiyan mezzosangue fosse nato sotto una cattiva stella e che il suo destino fosse stato segnato ancor prima della sua venuta al mondo. Ma poteva davvero essere così? Potevano davvero arrendersi e lasciare che Vickas vincesse la guerra?
“Troveremo un modo, Vegeta. Te lo giuro. Troveremo il modo di impedire che questa barbarie si compia. Lo giuro a te e al piccolo Trunks. Lo giuro sulla mia stessa vita” – e, con quella promessa ancora appesa alle sue labbra, Goku aveva posato due dita sulla fronte, sparendo nel nulla insieme alle persone che, anche se in silenzio, anche se inermi, avevano e avrebbero prestato giuramento insieme a lui.

 
*

Questa volta, era reale il silenzio che regnava in quella stanza. Adesso era tangibile, vero, apparentemente immutabile. Non c’erano respiri, non c’era alcun battito di cuore a disturbare quella calma improvvisa.
Eppure, qualcuno c’era, in quel luogo che era stato scenario del terrore. E questo qualcuno, era lo stesso che si era chinato per raccogliere la corona che poco prima aveva cinto il capo del neo-eletto re dei saiyan.
Il simbolo di regalità splendeva lucente tra le mani ossute di chi lo rimirava senza proferire parola. Le cose erano andate esattamente come aveva voluto. Vegeta era diventato il re e il ragazzino era a diventato di diritto il suo erede al trono, il principe dei saiyan. Così facendo, sua maestà il re sarebbe stato costretto a sacrificare il suo unico figlio per porre fine a quella che qualcuno avrebbe definito una spiacevole vicenda. Ed era certo che Vegeta non lo avrebbe fatto, era certo che non avrebbe sacrificato quella vita per nessuna ragione al mondo. Non c’erano possibilità di imbrogliare, quella volta. Aveva fatto in modo che le fatidiche sfere del drago non potessero essere in nessun modo rintracciate, aveva fatto in modo che nessun aiuto spirituale potesse giungere in loro soccorso. Li aveva bloccati, isolati, annientati, resi schiavi del destino, burattini privi di una reale scelta.
Qualcuno avrebbe potuto obiettare che la scelta c’era, e che essa consisteva nell’immolare un bambino per ottenere la vittoria o lasciarlo vivere e crescere in un mondo di miseria. Ma lui sapeva già quale scelta aveva fatto Vegeta. E lo sapeva perché aveva avuto modo di scrutare in quel suo cuore all’apparenza nero come la notte, ma che in verità brillava di una luce che neanche lui sapeva di possedere. Sì, ne aveva avuto la conferma. Il re dei saiyan non avrebbe mai immolato spontaneamente il suo unico figlio. E questo poteva solo volgere a suo favore.
Eppure… Eppure, qualcosa continuava a tormentarlo. Un dubbio si era insinuato in lui, perché, nonostante prevedesse ogni cosa, nonostante il suo piano fosse praticamente perfetto, non aveva tenuto in considerazione un aspetto che non aveva tanto a che fare con il nuovo re, ma direttamente con il suo giovane erede.
“Chi avrebbe mai detto che un saiyan potesse scegliere di sacrificarsi per il bene comune?”.
E Trunks lo aveva detto chiaramente più volte: era disposto a morire pur di salvare chi amava.
Aveva visto il cambiamento nel cuore di quegli strani saiyan, così diversi da quelli che lui aveva incontrato numerosi anni addietro, ma quella era stata un’eventualità di cui non aveva tenuto conto. Vegeta era stato la sua sorpresa più grande, ed era stato proprio il suo cambiamento a far girare le carte a suo favore. Quel bastardo discendeva dalla stirpe che lo aveva costretto alla resa, aveva in sé il sangue del figlio di quel re che lo aveva imprigionato, del suo secondo figlio, per essere precisi, quello che aveva avuto dopo aver compiuto il sacrificio, e per questo doveva essere punito. Privarlo della vita sarebbe stato troppo poco. Voleva che soffrisse, voleva che si disperasse, e aveva capito che l’unico modo per farlo era mettere a repentaglio la vita di suo figlio, e farlo in modo del tutto originale. Anche se…
“Il mio signore non è contento?”.
Una voce improvvisa lo aveva distolto dai suoi pensieri.
“Sei tu” – aveva detto, glaciale.
“Chi altri se non io, mio signore e padrone” – e si era avvicinato con cautela e sicurezza insieme, il capo chino e le mani in preghiera – “Sento che il dubbio si sta insinuando in te, padrone. Cosa ti turba?”.
“Dimmi, verme. Tu vuoi vivere?”.
Quella domanda lo aveva lasciato interdetto. Una goccia di sudore aveva attraversato l’intera lunghezza della sua schiena, partendo dalla nuca e morendo all’altezza delle natiche. Cosa voleva dire?
“Mio signore. Sai che la mia vita è legata a te. Io sono solo un tuo umile servitore. Il mio compito è riverirti e renderti omaggio”.
“Continui a tergiversare. Tu vuoi vivere, oppure no?”.
“Padrone, la mia vita è tua”.
Stava tremando. E, allo stesso tempo, stava disperatamente provando a far sì che ciò non si notasse. Perché era improvvisamente diventato così sospettoso nei suoi riguardi?
“Sei stato tu a consigliarmi. Tu sei stato in tutto questo tempo i miei occhi, le mie orecchie. Sei stato al mio fianco nonostante non avessi più niente da offrirti, aspettandomi per secoli, sino a consumarti. Sei stato un servitore fedele, l’unico che è stato realmente tale. Ma ora, il tuo consiglio insinua in me il dubbio. Perché hai voluto che fornissi loro l’unico modo che hanno per fermarmi?”.
Ancora una volta, il silenzio era stato protagonista di quella scena.
“Padrone… Mio unico, solo padrone” – aveva detto, gettandosi ai suoi piedi – “Tu volevi che lui soffrisse, non è così? Tu volevi che lui sopportasse le tue stesse pene, non è vero? Ebbene, il mio consiglio portava solo a questo, mio unico e solo padrone. Ho condotto qui il bambino affinché il padre si sentisse responsabile per lui, l’hai reso principe affinché il padre portasse sulle spalle il peso della rovina dell’universo intero. Vegeta non cederà. Lui non ucciderà mai la sua progenie. E questo lo porterà a vivere la sua miserabile esistenza con il rimorso di non aver potuto porre fine a quella che loro considerano una sciagura quando ancora era in tempo. Sì, lui soffrirà. Lo giuro sulla mia vita”.
“Quella vita che è nelle mie mani, giusto?”.
La domanda lo aveva completamente atterrito. Ma sì, la sua vita era in quelle mani così potenti e grandi. In quelle mani che potevano realizzare ogni cosa.
“Non lo ucciderà. Lo avete visto con i vostri occhi”.
“Ma non avevamo letto nel cuore del bambino. Non avevamo tenuto in considerazione la sua, di volontà. Se dovesse portare suo padre a convincerlo del contrario, cosa sarebbe di me, di te, di tutto questo?”.
Non aveva osato proferire parola.
“Non mi sarei dovuto fidare. Ecco come il tuo giuramento perde di significato! ECCO COME MI HAI TRADITO!” – e, ancor prima che finisse di parlare, l’aria era diventata ancora più rovente e un turbine di spaventosa energia si era levata da quell’essere oltremodo spaventoso.
“Pa-padrone…”.
“TU PORRAI FINE ALL’EQUIVOCO CHE HAI CREATO” – aveva tuonato – “TU RIMEDIERAI ALL’ERRORE. SOLO ALLORA, FORSE, AVRO’ PIETA’ DI TE”.

Continua…
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Eccomi qui, anche questa settimana in perfetto orario (più o meno).
Allora, direi che bisogna ricapitolare un attimo la situazione, no?
Dunque: Vegeta è re. Trunks è il principe. La leggenda parla chiaro su come fermare Vickas, no? Ma quest’ultimo, così desideroso di punire Vegeta per un crimine che non ha neanche commesso, ha fatto sì che lo privasse di una reale scelta, perché, secondo quanto ha visto nel suo cuore, era certo che non avrebbe mai fatto del male al suo unico figlio immolandolo pur di fermarlo. Quindi, a conti fatti, Vickas avrebbe potuto regnare indisturbato, no? Eppure, l’insistenza di Trunks lo sta facendo vacillare, e abbiamo scoperto che questo piano “geniale” non è del tutto frutto della sua mente malata ma di qualcuno che abbiamo già conosciuto.
Dubbi? Incertezze?
Aspetto di sapere che idea vi siate fatti!
Bacini
Cleo



 
   
 
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