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Autore: telesette    24/01/2017    0 recensioni
Geralt riaprì gli occhi, lentamente, la testa che gli doleva ancora come se fosse piena di uno sciame d'api impazzite.
Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dov'era e la situazione non proprio allegra in cui si trovava: una ferita fresca a lato della testa col sangue che ancora gocciolava, le braccia saldamente incatenate ad una fredda parete di marmo, il petto nudo e le sue spade nascoste chissà dove...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Geralt di Rivia, Nuovo personaggio, Triss Merigold, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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La vista dei ferri messi ad arroventare sopra un braciere, pronti per essere utilizzati, bastò a convincere Geralt.
Per come erano messe le cose, lui e Triss non avevano alcuna possibilità di cavarsela.
Non entrambi, almeno.
Forse però vi era ancora il modo di risparmiare a Triss quella tortura disumana, ammesso che le parole fossero sufficienti, Geralt rimuginò in fretta la provocazione più adatta per concentrare su di sé tutta l'attenzione dello spietato nobile.

- Lo sai, Witcher, la tua troietta ha davvero un grazioso faccino - esclamò Reuven, mettendo mano al coltello, chiaramente con l'intento di sfregiarla davanti agli occhi di Geralt. - Ma tutto sommato, per scopare con un mutante come te, una ragnatela di cicatrici in faccia non sarà certo un problema!
- Io invece mi stavo chiedendo un'altra cosa - mormorò Geralt col tono di voce più calmo possibile, catturando tosto l'interesse di Reuven. - Sai com'è, noi Witcher abbiamo la pelle piuttosto dura, forse ti conviene riscaldare di più i tuoi ferri prima di cominciare!
- Io invece dico che sono caldi abbastanza - sorrise Reuven, lasciando perdere Merigold e avvicinandosi a Geralt. - Ma forse il Witcher desidera provarli per primo!

Ciò detto, Reuven accostò la punta incandescente del ferro al costato di Geralt. La carne sfrigolò, causandogli un dolore intenso e lancinante, tuttavia Geralt sapeva che la salvezza di Triss dipendeva solo dalla sua resistenza. Serrando i denti e reprimendo le urla in fondo alla gola, il Witcher si sforzò di rammentare le parole del vecchio Vesemir, maestro della Scuola del Lupo, su come distorcere il dolore fisico facendo appello ad una resistenza mentale di adeguata potenza.
Secondo Vesemir, il metabolismo dei Witcher poteva supportare dolori strazianti anche per diverse ore. A dispetto della teoria però, pur con tutto l'impegno possibile, i primi dieci minuti di tortura si stavano rivelando massacranti per Geralt.

- Ebbene, Witcher - domandò Reuven in tono sadico. - Come ti sembra questo anticipo dell'inferno?

Geralt non rispose, ma la puzza della sua stessa carne ustionata gli rendeva quasi impossibile respirare.
Triss non poteva far altro che osservare impotente, mentre l'uomo che amava era costretto a patire quella tortura disumana e, ogni volta che provava invano a distogliere lo sguardo, i lamenti soffocati di Geralt la costringevano a riaprire gli occhi su quella orribile scena.

- Passatemi l'attizzatoio - ordinò Reuven. - Voglio proprio divertirmi a vivisezionare questo mostro, pezzo per pezzo, un brandello di carne alla volta!

Era troppo.
Non contento di strusciargli contro più volte l'estremità incandescente di un singolo ferro, ora Reuven intendeva staccargli via le ustioni dal petto una ad una con le pinze del caminetto.
Stavolta Geralt non poté fare a meno di ringhiare, con il solo pensiero del dolore che lo faceva impazzire, tanto che persino gli uomini del conte si stupirono di vederlo ancora vivo dopo un simile trattamento.
A quel punto Triss, incapace di sopportare oltre in silenzio, pregò e supplicò per farsi torturare al posto di Geralt.
Reuven non la sentì nemmeno, era troppo soddisfatto nel vedere il Witcher contorcersi e dimenarsi come un anguilla mentre il calore gli straziava le carni. Geralt sudava e ansimava, chiedendosi quanto ancora avrebbe resistito, ma sapeva anche che la pace della morte non sarebbe giunta tanto presto per lui.
Quella di Reuven era una vendetta, una vendetta dettata dall'odio e dall'orgoglio, e costui aveva appena iniziato.
Senza alcuna compassione, Reuven prese nuovamente uno dei ferri acuminati dal braciere più vicino e lo sollevò in modo che Geralt potesse rimirarne perfettamente la punta a pochi centimetri dal volto.

- Quanto pagheresti per lasciarti morire, Witcher?
- Non... Non così tanto - rispose Geralt ansimante. - Tu... Tuttavia... Dubito che la duchessa ti abbia lasciato qualcosa, oltre ai vestiti...

Reuven aggrottò le sopracciglia, chiaramente infuriato, e di nuovo il ferro incandescente sfrigolò contro la carne viva delle ferite aperte sul corpo del malcapitato.
Il conte era fuori di sé: malgrado tutto, il Witcher continuava a farsi beffe di lui come se non gli importasse di nulla.

- Basta Reuven, smettila - gemette Triss invano. - Smettila, lascialo stare!
- Tr... Triss...

Ormai Geralt era a malapena cosciente.
Reuven avrebbe potuto andare avanti a torturarlo senza cavarne soddisfazione, dato che sembrava ormai più morto che vivo, cosicché decise di chiudere la questione a modo suo.

- Portatemi la spada del Witcher - ordinò. - Visto che il dolore non basta a piegarti, ti concederò di morire con la tua stessa spada!

Gli sgherri di Reuven portarono le armi di Geralt nella cella.
Il conte sguainò dal fodero quella d'argento, rimirandone la fattura finemente lavorata, e quasi si meravigliò che un simile gioiello fosse alla portata di un miserabile qualunque.

- Quanti mostri hai ucciso con questa?
- Pochi, purtroppo - proruppe Geralt con l'ultimo fiato che gli restava. - Avrei potuto ucciderne... Ancora uno...
- Consolati, adesso ne ucciderò uno io per te - disse Reuven cinicamente stringendo le mani sull'elsa. - Non trovi appropriato che io adoperi proprio la tua arma per porre fine alle tue sofferenze?

Silenzio.

- Addio, Witcher - tagliò corto il conte brandendo la spada sopra la testa. - All'inferno, tra i mostri, ti troverai bene!

Proprio in quel momento però, con incredibile quanto opportuna precisione, una balestra nanica scoccò e un dardo si conficcò profondamente nella spalla del conte costringendolo a lasciar cadere la spada.
Triss e Geralt alzarono lo sguardo verso la porta della cella e videro i volti sorridenti degli amici Zoltan e Dandelion... assieme ad almeno una ventina di guardie di Toussant armate fino ai denti. I soldati fecero irruzione, costringendo gli uomini del conte ad arrendersi, e subito i due fedeli compagni si precipitarono a liberare Triss e a soccorrere Geralt quando questi sembrava ormai in fin di vita.

- Appena in tempo - esclamò Dandelion. - Se Zoltan non si fosse insospettito non vedendovi tornare, e se questi bravi ragazzi non si trovassero appunto a passare di ronda da queste parti, non so proprio come avremmo fatto a... Oh, mio Dio!
- Geralt !!!

Purtroppo Geralt non poteva sentire né la voce di Triss né qualsiasi altra cosa, era completamente sfinito.
Fece appena in tempo a scorgere le facce preoccupate degli amici che gli si stringevano attorno nel tentativo di rianimarlo, prima che il dolore lo precipitasse di nuovo nelle tenebre dell'incoscienza.  

( continua )

   
 
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