Un grande “Ehilà!” a
tutti! A volte per noi fanficciari capita che le storie escano da noi come un
fiume in piena, con le dita che volano sui tasti e tutto che fluisce di getto;
altre volte invece la produzione è lenta, difficile, a singhiozzo, un po’ come
nel caso di questa fic. Ho iniziato a scriverla parecchio tempo fa, per poi
sospenderla, come può accadere quando si resta senza tempo, senza ispirazione o
si preferiscono altri progetti; poi però, a poco a poco, lasciandola in sospeso
e riprendendola, sono riuscito a completarla, e posso con orgoglio presentarla
a voi!
Sarà una storia
sentimentale, ma mi auguro anche tanto divertente! Il pairing lo avrete letto
dalla descrizione, e mi auguro di scoprire che piaccia a molti di voi lettori
^__°
Buona lettura!
NDA: Per chi non fosse familiare con le tradizioni giapponesi
su San Valentino:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giri_choco
https://it.wikipedia.org/wiki/Honmei_choco
https://it.wikipedia.org/wiki/White_Day
Il professor Aizawa
aveva messo in chiaro le cose appena arrivato quel mattino: era un convinto
antagonista di quella data, e del consumismo e della sdolcinatezza che essa
portava con sé, per cui non avrebbe tollerato manifestazioni di affetto, pena
l’espulsione, se non dopo essere uscito dall’aula alla fine della prima ora,
concedendo ai ragazzi un break di una ventina di minuti per poterla celebrare
degnamente a modo loro.
Tenuta così repressa da
tale inquietante minaccia, l’eccitazione di tutti esplose con maggiore forza ed
entusiasmo non appena la porta si chiuse dietro le spalle avvolte nel sacco al
pelo del loro severissimo insegnante.
Il primo a levarsi, fu
il grido di Uraraka: “CIOCCOLATO DI CORTESIA PER TUTTI!”
In men che non si dica
l’aula venne invasa da scatoline bianche fluttuanti chiuse da graziosi
fiocchetti rosa, che come foglie mosse dal vento ondeggiavano lente verso
ciascuno dei presenti di sesso maschile.
“Uraraka, hai davvero
preparato della cioccolata per tutti quanti?!” –chiese sbigottito Sero,
afferrando la scatolina che gli svolazzava davanti gli occhi.
L’esagitata castana gli
sparò una posa con una mano ad asciugare la fronte per lo sforzo immane e
l’altra col pollice in su, come a dire una bazzecola!
“Eh eh eh! Una pensata
fantastica, dite la verità! In questo modo, grazie a me, possiamo essere sicuri
che tutti voi ragazzi abbiate ricevuto almeno un po’ di cioccolato da una
ragazza, così nessuno potrà rimanerci male o essere preso in giro dagli altri!
Ah ah ah!”
“Non siamo mica ancora alle elementari…” –commentò Tokoyami, cui Shadow aveva
gentilmente (e golosamente) recuperato la cioccolata dal lampadario del
soffitto.
“Ah ah ah!” –rise
sonoramente Mineta, all’in piedi sulla sua sedia- “Scommetto qualche
malpensante credeva che non avrei ricevuto cioccolata da nessuna ragazza, e
invece sono pronto a scommettere questa sarà solo la prima!”
Nessuno in classe
dubitava che, non fosse stato per Uraraka, il piccolo pervertito sarebbe stato
uno di quelli rimasti all’asciutto…
“Umpf, non c’è bisogno
che mi ringraziate!” –si rivestì di luccichini d’orgoglio la generosa Ochako-
“L’ho fatto solo per essere sicura non ci fossero musi lunghi in classe il
giorno di San Valentino, inoltre in questo modo nessuno potrà capire quale sia
il ragazzo che mi piace!”
“Oh, quindi c’è qualcuno
che ti piace, eh?” – le sogghignò alle spalle Jirou.
“AAAARGH!” –arrossì d’un
botto e si coprì la bocca, pur essendo troppo tardi!- “Questo non era
previsto!”
Imprevisti a parte,
l’idea di Uraraka, in linea con la sua esuberanza e col suo buon cuore, riuscì
nell’intento rallegrare tutti: il San Valentino aveva preso il via, e adesso un
vivo chiacchiericcio, unito al suono di papille gustative in festa, faceva da
sottofondo agli altri scambi di auguri.
“Tieni, Kaminari.” –fece
Jirou piazzando sul banco del biondo un muffin al cacao fatto in casa,
sedendosi sul banco accanto- “Sto pensando di imparare a fare dolci e mi serve
una cavia.”
“Eh eh eh, accetto con
piacere!” –si strofinò le mani, addentandolo in un istante- “Wow, Jirou! Niente
male!”
“Non ci provare: ci sono
riuscita al quinto tentativo, per cui non accetterò nulla meno di un << ottimo >>, intesi?”
Kaminari rise: “Ok ok, è
ottimo, è ottimo! È così ottimo che potrebbe mandarmi in corto!”
Jirou scostò lo sguardo:
“Non esagerare… Ovviamente è cioccolato di cortesia.”
“Certo.” –annuì lui
continuando a sgranocchiare- “Ti sei proprio impegnata, eh? Certo che anche tu
sai essere molto femminile quando vuoi!”
“Come sarebbe a dire << quando vuoi
>>, cretino!”
Gli rifilò pronta un
pugno sulla spalla, che ebbe solo l’effetto di farlo ridere ancora di più, e
Jirou, col suono di quella risata a trasmettersi come un brivido lungo le sue orecchie-jack,
si girò a sedere rivolta dalla parte opposta a lui, in modo da non dargli a
vedere la contentezza sul suo viso.
A chi la dava a bere, si
disse mentre proseguiva a fingersi offesa, fortuna che era così ingenuo, o
sarebbe morta d’imbarazzo. Ma prima o poi avrebbe fatto capire a quel testone
elettrificato come stavano realmente le cose…
“Guarda, Ojiro!”
Il ragazzo rivolse occhi
e coda verso una uniforme parlante che si muoveva come fosse indossata dall’aria…
o da una ragazza invisibile.
“Come vedi Uraraka non è
l’unica della classa a saper far fluttuare della cioccolata!”
“Direi di si.” –sorrise
lui, per poi sorprendersi vedendo il sacchetto di bon-bon, portato dalla mano
invisibile di Hagakure, atterrare sul suo banco.
“È per me?”
“Ma certo che lo è!”
–fece la sua voce squillante.
Per via del suo quirk,
lui e gli altri compagni non potevano che immaginare quale fosse l’aspetto
fisico di Hagakure, ammesso che una persona invisibile dalla nascita potesse
averlo un “aspetto”. Ma conoscendola e avendoci a che fare, Ojiro aveva
imparato a compensare quello che gli occhi non vedevano ascoltando con
attenzione la sua voce, e grazie ad essa riusciva a leggerne le emozioni e
immaginare, chiare come se le vedesse, le sue espressioni. Come anche adesso,
che fissava il vuoto sopra il colletto della camicia, lì dove era il suo
misterioso viso, vedendoci un largo, allegro sorriso che celava un nascosto,
dolce imbarazzo.
“Non è che i
cioccolatini sono invisibili come te, vero?”
“Ah ah ah, che scemo!”
“Eh eh!”
Qualche banco più in là,
Sero menò una gomitata a Kirishima che gli stava di fianco: “Din don! Campane a
nozze per quei due, me lo sento!”
Mentre qualcuna si
gettava, con coraggio o nonchalance sull’obiettivo del proprio cuore, c’era
anche chi era ancora impegnata nel “riscaldamento”, e prendeva respiri profondi
in attesa del tuffo.
Come Momo, il cui
trampolino dava su una “piscina” colma di ghiaccio e fiamme!
“Ok…” –inspirò…- “Ok…”
–espirò...
“Ehi!” –le arrivò di
spalle Jirou mandandola in apnea!
“EH?! UH?! AH?!”
“Cavoli, sei troppo
tesa! Non gli stai mica chiedendo di sposarlo!”
“COME?! N-n-n-no, ci
mancherebbe!” –tremò la vice-capoclasse dalla punta delle scarpe a quella della
lunga coda di capelli corvini.
“E allora dacci dentro!”
–sorrise l’amica, lanciandola verso il banco di Todoroki con una spintarella.
“Siamo tutte con te!”
–le bisbigliò Uraraka, unendosi alla tifoseria.
“Ok…” –inspirò fino a
sentirsi girare la testa e compì l’ultimo grande passo verso la sua prima e più
grande cotta!
“Serve qualcosa, Momo?
Ho notato mi fissavi.”
“URGH!”
Uraraka strinse i pugni
stizzita: “Accidenti, l’ha anticipata!”
“Tsk!” –sbottò Jirou-
“Si è fatta beccare.”
“E-ecco…” –scosse il
capo cercando di ritrovare sé stessa, dispersa tra i capelli bianchi e rossi e
sul viso distinto e pacato del migliore studente della classe- “Io avrei…
preparato della cioccolata, sai, come si usa fare a San Valentino noi ragazze,
no? Perché noi vi regaliamo la cioccolata oggi e…”
Jirou si torse uno dei
jack: “Non ti perdere! Vieni al dunque!” –la solita Momo: così sicura di sé in
apparenza, così imbranata dentro!
“Che suspense!” –fece
Uraraka con gli occhi pieni di luccichini: adorava quel tipo di scene!
“I-insomma! Vorrei che
accettassi questa cioccolata di cortesia! E beh… E-eccolo!”
Le mandibole di Todoroki
e delle due spettatrici cascarono! Momo aveva appena poggiato dinanzi al
ragazzo un meraviglioso cigno di cioccolato fondente con le ali spiegate delle
dimensioni di un pallone da calcio, con tanto di dedica scritta con la glassa!
Senza dubbio un capolavoro di arte pasticciera... che ben poco aveva a che fare
con dei ragazzi delle superiori che si scambiavano regalini per San Valentino!
Todoroki era un’icona di perplessità, ma cercò di non darlo troppo a vedere: il
viso di Momo era carico di orgoglio e non voleva darle dispiaceri!
“Ho studiato sui miei
libri la chimica del cioccolato per poter raggiungere la miscela di ingredienti
perfetta! E ho lavorato con strumenti di precisione per poter raggiungere
questa qualità di dettaglio! Q-questo per esprimerti la mia… ammirazione per le
tue abilità di hero, ecco! Mi auguro sia di tuo gradimento!”
Uraraka e Jirou si
protesero sulle punte per ascoltare la risposta…
Todoroki provò a
riordinare i pensieri: “Ehm, è… davvero bello, sei stata straordinaria, Momo.”
Il viso della ragazza si
illuminò!
Todoroki pensò poi di
sciogliere l’imbarazzo in una battuta: “Direi quasi che è troppo bello per
mangiarlo.”
“……”
Il tempo di provare a
carezzare con un dito la testa del cigno e gli giunse alle orecchie il rumore
del corpo di Momo che si schiantava a terra incosciente!
“Eh?!”
“Ragazzi, Momo è
svenuta!”
“Todoroki, che cosa le hai fatto?!”
“I-io... Niente! Cioè,
il cigno…”
Uraraka sospirò: “Ha
frainteso e non ha retto…”
Jirou sospirò: “Sei
comunque grande, Momo…”
Ma c’era anche chi,
giocherellona per natura, viceversa era lei a tenere i ragazzi sulle spine.
“Ih ih ih, avanti! Si
accettano scommesse! Chi di voi avrà la mia cioccolata?” –chiese ridacchiando
Mina Ashido, rigirando invitante tra le dita la sua scatolina di cioccolatini
assortiti dagli incarti multicolore (come altro potevano essere data la tipa
dalla pelle color rosa malva?).
Naturalmente focalizzò
di colpo l’attenzione della platea maschile…
“Non possono che essere
miei!” –saltò sul banco Mineta, fermamente convinto che ci dovesse essere
senz’altro un qualche disguido se ancora nessuna, all’infuori di Uraraka, gli
aveva regalato neanche un granello di polvere di cacao!
Lo splendente Aoyama le
lanciò un occhiolino e allungò la mano: “Dammi pure Mina, non alimentiamo false
speranze in questi poveretti!”
“Uh uh uh, e tu Bakugou?
Non li vuoi i miei cioccolatini?”
L’esplosivo dai capelli
biondi, stravaccato con entrambi i piedi sul banco, fece una smorfia: “Bah! No!
E chi se ne frega a chi vuoi darli!”
La sua solita ritrosia
fece scendere a tutti un gocciolone: forte, popolare, magari anche bello, ma
con un carattere del genere nessuna si sarebbe mai sognata di dargli del
cioccolato!
“Uraraka, riprendigli la
cioccolata che gli hai dato.” –ribatté Mina con tranquillità.
“EHI!” –sbraitò lui,
tenendosi stretto al petto i suoi dolcetti!
Subito scese un secondo
gocciolone: faceva il duro ma la cioccolata non gli dispiaceva mica allora!
“Bakugou!” –irruppe in
scena la voce del severissimo, inquadratissimo, tesissimo rappresentante di
classe Tenya Iida- “Che modi sono? E cos’è questa postura tanto scomposta? E
questi piedi sul banco? Quante volte te lo devo ripetere che…”
Era così preso nella sua
ramanzina che neanche si accorgeva che Bakugou, guardando dalla parte opposta,
gli faceva il verso muovendo le labbra sotto la sua voce!
“Kacchan…” –sospirò
Deku, provando piena compassione per il povero inascoltato Iida!
“Quindi in ultima
analisi devo chiederti di…”
Mina gli smosse sotto il
naso la sua cioccolata: “Sono per te, basta che ti calmi un pochino.”
“UAAAAAH?!?!?” –gridò di
sorpresa l’occhialuto!
“NOOOOOO!” –gridarono
delusi gli altri ragazzi vistisi sfuggire della cioccolata extra!
“Ehm, qualcuno vuole un
po’ di questo cigno? Non ho il coraggio di romperlo, sembra vero…” –provò a
consolarli Todoroki.
Intanto, col suo solito
fare formale, alternato a sprazzi di passione, Iida un po’ si inchinava davanti
Mina in segno di ringraziamento, un po’ stringeva il pugno vicino al petto,
commosso oltremisura.
“Questo gesto di
apprezzamento nei confronti dell’impegno che rivesto nella mia carica di
capoclasse… Non posso dirti quanto mi sia gradito!”
“Figurati…” – Mina si
grattò i capelli ricci naturali- “In realtà non volevo darli a te, ma quando
parti in quarta qualcuno deve pur fermarti…”
“Lascia che renda onore
al tuo impegno e alla tua gentilezza assaggiandone uno subito!”
Scartò un bon-bon dal
suo incarto verde sgargiante, masticò un po’… e poi gli si incrinarono gli
occhiali.
“Sono… ripieni… Questo
è…”
Mina esibì un sorrisone: “Ci ho messo un goccetto di liquore, ho pensato di
renderli più sfiziosi così!”
“AAAAAARGH! SONO UN MINORENNE CHE HA APPENA ASSUNTO DELL’ALCOL! MI SONO
DISONORATO! E HO DISONORATO L’ALTO INCARICO DI CAPOCLASSE!”
“………………………………………”
- Mai
la 1-A esibì espressioni più desolanti…
“Sigh! Sigh! Sigh!”
–singhiozzò Iida, per terra a quattro zampe a sbattere il pugno: “Consegnatemi
alla polizia, vi prego!”
Con una scrollata di
spalle, ripresero tutti a chiacchierare. Mina recuperò da terra il sacchetto
coi suoi “malefici” bon-bon, pensando, a quel punto, di offrire i restanti alle
altre ragazze. A contarli ce n’era anche uno in più… E c’era quel tonto di
Aoyama ancora in posa plastica con la mano protesa…
“… Eh?”
Guardò la pallina
incartata di azzurro nel suo palmo, come se neppure lui ci avesse creduto
davvero!
Da quando era entrato
alla UA la sua vita era stata colma di emozioni e di novità una dopo l’altra.
Il primo giorno di scuola aveva “parlato” per la prima volta con una ragazza, e
ora…
<< Una ragazza per la prima volta mi ha
regalato la cioccolata a San Valentino!!! >>
Un autentico passo da
gigante!
Deku aveva gli occhi
strabuzzati tanto era al settimo cielo! Il giovane aspirante eroe non si
rendeva conto di quanto egli fosse facile ad entusiasmarsi a volte…
Sapeva bene trattarsi
solo di cioccolato di cortesia come lo avevano avuto tutti gli altri, ma era lo
stesso parecchio contento: piaceri comuni da comuni studenti (coi superpoteri),
ogni tanto ci volevano proprio tra imprese eccezionali ed eroismi vari. Lui
poi, nato com’era senza quirk, senza nulla di straordinario, chi meglio poteva
apprezzare la bellezza di un momento di semplicità?
Per lui, e almeno per la
maggior parte dei presenti, non c’era alcuna storia romantica all’orizzonte, ma
non c’era bisogno di essere innamorati per sentirsi partecipi di quel break al
gusto cioccolato. Vero che anche Deku si chiedeva se e quando sarebbe giunto il
momento in cui una ragazza cotta di lui gli avrebbe fatto una dolce sorpresa a
San Valentino, ma per il momento poteva dirsi contento anche semplicemente
guardandosi intorno, lasciandosi contagiare dalla bella atmosfera della sua
classe quel giorno: le ragazze, un po’ in disparte, si complimentavano con Momo
per la bella prova, Hagakure e Ojiro continuavano a chiacchierare e ridere,
Mineta in piedi sul suo banco provava a farsi bello raccontando delle
“innumerevoli” ragazze pazze di lui quando era alle medie, Aoyama sembrava per
chissà quale motivo stranamente pensoso, Kirishima stuzzicava Bakugou su quanto
fosse così figo e insieme così poco popolare col gentil sesso mentre Kaminari
rideva della grossa… e Tsuyu Asui se ne restava seduta al banco di fianco al
suo, col capo chino sul suo quaderno d’appunti…
Notarla fu per Deku come
un ridestarsi: era davvero fuori tono con tutto il resto. Non solo se ne
restava in disparte senza chiacchierare con nessuno, non si era nemmeno alzata
dal suo posto mentre tutti gli altri saltellavano avanti e indietro per l’aula,
approfittando del momento di libertà concesso dal professore. Era strano anche
per una tipa strana tra tutti gli strani che popolavano la UA, così il ragazzo
si lanciò a capofitto in una delle sue più conosciute specialità: rimuginare!
<< Mmm, eppure Asui non è una tipa solitaria,
anzi, il fatto che rimarchi di continuo di voler essere chiamata per nome,
anche da persone conosciute da pochissimo, denota la sua volontà di accorciare
subito le distanze. Che non si senta bene? O che ci sia qualcosa che la turbi?
O forse è allergica al cioccolato? Però così ad occhio non sembra ammalata o abbattuta,
anche se ammetto è un po’ difficile leggere le sue emozioni… Più che altro
sembra indifferente, che anche lei come il professor Aizawa contesti questa
ricorrenza? Oppure… >>
Naturalmente sarebbe
potuto restar lì a scervellarsi per ore intere nei suoi pensieri, se una vocina
nel suo cervello non gli avesse ricordato che il professore aveva concesso loro
al massimo una ventina di minuti! Se davvero era interessato a scoprire il
perché di quella “anomalia” in mezzo a tanto buonumore, doveva giocoforza farsi
avanti.
Si schiarì la voce:
“Asui…”
“Tsuyu.” –corresse lei senza smettere di ripetere la lezione precedente.
“Scusa…” –si passò una
mano dietro il collo.
Dopo aver atteso per
qualche secondo che si degnasse di rivolgergli almeno lo sguardo, Deku capì che
stava aspettando che ci riprovasse, e stavolta nella maniera corretta!
“T-Tsuyu?”
“Si?” –ripose lei subito.
Il suo viso era quello
solito: carino ma enigmatico, dai grandi occhi scuri e dalle ampie labbra che
difficilmente si increspavano a lasciar trasparire il suo stato d’animo. Ogni
volta che la guardava restava colpito da quel suo aspetto così caratteristico.
“Ecco, mi chiedevo se va
tutto bene.”
“Si, va tutto bene. Come mai me lo chiedi?”
Deku si sentì pervadere
dall’imbarazzo e arrossì: si era preoccupato per lei ma quella risposta diretta
e spiazzante adesso lo metteva a disagio, come l’avesse disturbata, distolta
dal suo studio senza un valido motivo, l’avesse saputo Iida gli avrebbe tirato
uno scappellotto.
“Beh, ecco… Così…” –si
guardò attorno in cerca di un appiglio- “Certo che… oggi sono tutti su di giri,
eh?” –finse una risata.
“Già.” –gracidò lei,
osservando a sua volta la classe.
Deku, che si sentiva un
po’ investigatore in quel frangente, ma un investigatore che aveva appena
battuto contro un bel muro di mattoni mentre era naso a terra a seguire la sua
pista, si fece coraggio per far proseguire la conversazione.
“Dì, e tu… non hai
preparato del cioccolato oggi?”
La ragazza-rana reclinò
il capo su una spalla, con aria interrogativa, e l’imbarazzo di Deku schizzò a
livelli d’allerta!
“C-cioè, non sto dicendo
che avresti dovuto farlo per forza! Insomma, non vorrei pensassi che voglia da
te altra cioccolata, c’è quella che ci ha dato Uraraka e quindi sono già
contento così… S-stavo solo notando che sei l’unica delle ragazze a non averne
preparata, ecco tutto! Voglio dire, se comunque non ti piace nessuno in
particolare… Ehm…”
“Va tutto bene, Izuku, rilassati.”
Finalmente quel lungo,
scombussolato discorso in piena apnea ebbe termine… Che fatica fare
l’investigatore!
“No, non ho preparato
della cioccolata, a dirla tutta, non sento molto San Valentino, anche se non ho
nulla contro di esso o chi lo festeggia.” –spiegò lei con calma.
Si notava molto, pensò:
“E come mai?”
Tsuyu alzò un attimo lo
sguardo a rifletterci su: “Una volta, l’ultimo anno delle elementari, ricordo
che provai a preparare un po’ di cioccolato per un ragazzino, era il tipo più
popolare della nostra classe, quindi glielo preparammo un po’ tutte.”
Deku prima annuì e poi
sbiancò: << Davvero Tsuyu è la tipa
da questo genere di cose?! Non riesco
davvero a immaginarmela ora che ci penso! >>
Quante sorprese sapeva
nascondere Tsuyu dietro quell’aria sicura e quell’espressione impenetrabile… O
forse era lui a doversi semplicemente mettere in testa che dopotutto era una
ragazza come qualunque altra…
“Mi impegnai molto, non
sono mai stata troppo brava in cucina, ma riuscii a fare dei buoni cioccolatini
e glieli regalai. Li accettò, ma anche se lì per lì non ci feci caso mi guardò
in un modo strano, e credo anche le persone intorno.”
“Beh, se li ha accettati
allora…”
“Li regalò a dei suoi
amici: per caso riconobbi il sacchetto in cui glieli avevo regalati e mi misi
ad ascoltarli di nascosto mentre se li mangiavano. Dopotutto lui di cioccolata
ne aveva ricevuta già un sacco, per cui li aveva fatti contenti cedendo loro la
mia: a quanto pareva il mio aspetto gli faceva senso, e poi visto che erano i
cioccolatini della “ranocchia stramba” forse sapevano di fango, o magari erano
velenosi… A giudicare da come se li sono spazzolati in fretta direi nessuna
delle due. Ah, giusto…” -soggiunse ricordando altri particolari- “Al White Day
non mi ha neanche ricambiata.”
Il White Day cade il 14
di Marzo, è il giorno in cui i ragazzi ricambiano le ragazze da cui hanno
ricevuto del cioccolato a San Valentino preparando a loro volta del cioccolato
per loro.
Finito di ascoltare,
Deku non sapeva bene che fare o che dire: << Povera Tsuyu, forse soffre ancora molto per quella delusione e per
questo non vuole prendere parte a San Valentino >>
“Izuku, stai per caso
pensando che è per questo che me ne resto in disparte il giorno di San
Valentino?”
“Uh?! Eh?!” –trasecolò
lui, come se gli avesse appena rivelato un secondo quirk di lettura del
pensiero!
“Sei fuori strada, puoi
stare tranquillo.” –proseguì sei, per niente scomposta dopo aver rievocato quel
brutto ricordo- “Non sono così fragile da impuntarmi su qualcosa successa così
tanto tempo fa, e non sono neanche un’ingenua: so bene che il mio aspetto insolito
può incutere una certa soggezione, figuriamoci a dei bambini delle elementari.”
Deku a quelle parole
provò una strana sensazione, come una specie di fastidio misto a colpa: era
arrabbiato per come era stata trattata la sua amica, ma dopotutto nemmeno lui
era scampato alla “soggezione” dei suoi tratti da anfibio e del suo viso
apparentemente privo di emozioni.
“E poi non è che fossi
così tanto innamorata di quel tizio da starci tanto male, era solo una piccola
cotta infantile dopotutto.” –scrollò le spalle- “La ragazza più impopolare che
vuole anche lei mettersi in gioco come tutte le altre col tipo più carino, è un
caso tipico, ma a quell’età non sei in grado di capire cosa voglia dire essere
innamorati davvero.”
Deku si riparò gli occhi
dalla luce che emanava: << Tsuyu
fai discorsi così da adulta… Ti ammiro un sacco! >>
“Mi spiace tu ti sia
preoccupato per me, ma come vedi non ce n’è alcuna ragione.”
“Capisco…”
Se capiva… perché era
così insoddisfatto? Non si sentiva sollevato per lei, né soddisfatto della
risposta ottenuta, qualcosa ancora gli pungeva dentro.
“Tsuyu…” –gli uscì di
getto il suo nome- “Se è così allora perché te ne resti qui mentre tutti si
divertono? Ok, mi sono fatto delle storie da solo quando non era nulla, ma a
guardarti come facevo a non pensarlo?”
“Perché è come ti ho
detto: non sento affatto questa festa.” –non cedette lei di un millimetro- “Non
sono innamorata di nessuno, né mi interessa ricevere del cioccolato al White
Day in cambio di cioccolato di cortesia. E in ogni caso…”
“In ogni caso?” –la incalzò lei, notando quel momento di pausa come uno
spiraglio per contrattaccare.
“I miei compagni di oggi
sono diversi da quelli di allora, e non lo darebbero via, ma nessuno sarebbe
entusiasta di ricevere del cioccolato da una rana senza espressioni.”
“Ma… Ma questo non è…”
“Non fraintendermi, non
ho alcun complesso riguardante il mio aspetto fisico: ho superato certe
sciocchezze da un bel po’ di tempo.”
<< Sei straordinaria… >> - pensò
Izuku, mettendosi degli immaginari occhiali da sole.
“Se sapessi ci fosse
qualcuno che per certo considererebbe la mia cioccolata come la più importante
di tutte, gliela preparerei anche ogni giorno: semplicemente, se devo fare un
pensiero gentile, non voglio che sia solo uno tra i tanti. Una persona così al
momento non c’è, perciò non è ancora il momento per me di festeggiare San
Valentino. Tutto qui.”
“……”
Deku si passò una mano
tra i folti capelli ricciuti e le chiese scusa per il disturbo. Con la coda
dell’occhio la vide riaprire il quaderno e tornare a ripassare come nulla fosse
successo.
Credendola giù di corda,
aveva voluto penetrare quel suo apparente muro, accorciare le distanze ancora
di più (era persino riuscito a chiamarla Tsuyu come piaceva a lei), provare a
comprenderla meglio. Invece al termine di quel discorso ciò che aveva imparato
su di lei, a conti fatti, era che quella ragazza era ancora più complessa e
oscura di quanto già pensasse. Le sue idee sull’amore, il suo pacato e
razionale modo di pensare, quella sua maturità, sembravano aver incrementato il
loro distacco, con suo grande dispiacere.
Si, gli dispiaceva.
Tsuyu aveva un aspetto strano ed era difficile da comprendere a volte, ma era
in gamba, amichevole, intelligente, coraggiosa, era una persona che ammirava,
con cui voleva legare. Una persona così non meritava di essere stata trattata
in quel modo, fosse solo per l’immaturità di qualche ragazzino; non poteva
accettare che preferisse continuare a studiare da sola invece di prender parte
alla festa con tutti loro, neanche se il suo ragionamento filava alla
perfezione.
San Valentino è il
giorno in cui si dice e ci si sente dire “Mi piaci”: come persona, come
collega, come amico, come molto di più…
E nessuno dovrebbe
permettersi il lusso di sentirsene escluso, men che tutti una come Tsuyu.
“Uh?”
Seguendo con gli occhi
il rigo, Tsuyu si ritrovò la strada sbarrata: tra le lettere era apparso ora un
pacchettino bianco col fiocchetto rosa, il cioccolato di cortesia regalato da
Uraraka, che la mano di Deku aveva fatto scivolare silenzioso sul suo banco.
L’indecifrabile viso
delle ragazza si tinse di sorpresa nell’osservare il ragazzo al banco di fianco
al suo passarsi l’indice sulla guancia arrossata.
“Cioccolata di
cortesia.” –chiarì lui scostando lo sguardo.
“… Izuku, non c’è nessun
bisogno mi regali la tua cioccolata… E poi non è mica il White Day, non sei tu
a dover regalare della cioccolata a una ragazza.”
“Ah, chi se ne importa
del giorno!” –sbottò lui, sbigottendola ancora di più- “Mi va di regalarti
della cioccolata, ecco tutto.”
In effetti, si disse
lei, non c’era mica una regola che lo vietava. Ma non poteva fare a meno di
chiedersi…
“E perché?”
La guardò, curiosa,
attenta, sbalordita, non gli trasmetteva più apatia e distanza, ma una
normalissima, stupenda tenerezza: “Perché… se tu mi regalassi della cioccolata
a San Valentino, al White Day te la ricambierei sicuramente.”
“……”
Non mostrò alcuna
reazione evidente, ma stavolta era lei ad essere andata in apnea!
Raccolse la scatolina
che gli aveva appena regalato tra le dita, ruotandola delicatamente tra i
polpastrelli, la testa un po’ abbassata; Deku sorrise.
“La storia del ragazzino
che si sbarazza della cioccolata che gli hanno regalato non ti ha insegnato
nulla, vero?”
“Uh? AH?! ARGH!” –sussultò- “N-no! N-non è così! C-cioè, le intenzioni sono
diverse! E-e-e poi se lo spiego ad Uraraka non ci resterà troppo male,
g-giusto? Giusto?” –tutto nervoso, aveva preso a tormentarsi i capelli con
entrambe le mani!
Tsuyu gracidò, come il
sussulto di un singhiozzo, di un colpo di tosse, o di una risata.
“Sto scherzando, Izuku,
parlerò io ad Uraraka semmai.”
Poggiò la sua mano sul
suo braccio, che si rilassò fino a poggiarsi piano sul banco. Gli occhi di Deku
caddero su quella mano, che lo stringeva appena appena, e la seguirono fino al
suo sorriso.
“Grazie, Izuku.”
Per quanto in maniera
maldestra, il caso sembrava essere stato risolto alla grande! Adesso si che la
sua amica faceva parte del loro San Valentino… E del suo più di tutti, come
provava a suggerirgli il suo batticuore.
“Eh eh eh, figurati!”
Lui era ancora troppo
ingenuo per darvi ascolto. Ma Tsuyu sapeva ascoltare il suo, e insieme con
quella scatolina che ancora stringeva tra le dita, gli diceva che, dopotutto,
San Valentino poteva anche fare per lei dopotutto…
La porta scorrevole
dell’aula si spalancò: “Molto bene, se avete finito di farvi venire il diabete,
possiamo ricominciare con le lezioni.” –disse la voce strascicata del professor
Aizawa.
Uraraka scattò all’in
piedi e alzò la mano: “Certo, professore, solo un attimo però, c’è una cosa che
vorrei ricordare a tutti!”
“Uh? E sarebbe?” –chiese
Kirishima.
“Un certo detto
riguardante il White Day che fa << Tre
volte al ritorno >>!”
“Non lo conosco…” –fece
perplesso Tokoyami.
“Io si!” –gli spiegò
Sato- “Significa che al White Day i ragazzi… Oh…”
“A-aspetta…” –strabuzzò gli occhi Shoji, a bocche aperte (la sua e tutte quelle
sui suoi tentacoli).
“Uh uh uh uh uh…”
La fonte di quella
risata malvagia era stata ovviamente Uraraka, che esibiva un ampio e furbesco
sorrisone.
“Al White Day i maschi
restituiscono tre volte il dono…” –finì di spiegare Momo- “E lei ha appena
regalato cioccolata a tutti i maschi della classe.”
“MUAHAHAHAHAHAHAHAHAH!”
“BRUTTA PICCOLA…”
–sbraitò Bakugou!
“ALTRO CHE GENTILEZZA!”
–gridò Kirishima!
“ERA A QUESTO CHE
PUNTAVI, CONFESSA!” –urlò Iida con gli occhiali crepati!
“Dobbiamo fare lezione!”
–si spazientì Aizawa, fregandosene altamente!
Due goccioloni
perfettamente sincronizzati scesero dalle nuche di Deku e Tsuyu.
“Uraraka…”
“A modo tuo sei grande…”
Adoro Uraraka, confesso
XD E adoro ovviamente Deku e Tsuyu *__* In realtà i miei gusti come coppie in
questo manga sono molto variegati, io stesso inquadro uno stesso personaggio in
più pairing, alcuni di quelli che mi piacciono comunque avete potuto notarli
leggendo questa piccola storia ;)
Che dire, spero vi abbia
strappato un sorriso e anche qualche risata nelle scenette iniziali (specie
quella riguardante Momo e il povero Todoroki col cigno… XD)! Buon proseguimento
a tutti, commentate!