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Autore: TonyCocchi    24/01/2017    2 recensioni
Il giorno di San Valentino è arrivato anche per la UA, e come da tradizione, le ragazze della 1-A si apprestano a regalare ai loro compagni il cioccolato da loro più o meno premurosamente preparato. Tutte tranne una, che anziché prender parte alla frenesia generale, se ne resta indifferente a lasciare la festa scorrerle attorno.
Chi se non il pensierosissimo Deku può far caso a lei e provare a chiederle cosa le passi per la testa?
[Izuku x Tsuyu]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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bnha deku x tsuyu

Un grande “Ehilà!” a tutti! A volte per noi fanficciari capita che le storie escano da noi come un fiume in piena, con le dita che volano sui tasti e tutto che fluisce di getto; altre volte invece la produzione è lenta, difficile, a singhiozzo, un po’ come nel caso di questa fic. Ho iniziato a scriverla parecchio tempo fa, per poi sospenderla, come può accadere quando si resta senza tempo, senza ispirazione o si preferiscono altri progetti; poi però, a poco a poco, lasciandola in sospeso e riprendendola, sono riuscito a completarla, e posso con orgoglio presentarla a voi!

Sarà una storia sentimentale, ma mi auguro anche tanto divertente! Il pairing lo avrete letto dalla descrizione, e mi auguro di scoprire che piaccia a molti di voi lettori ^__°

Buona lettura!

 

NDA: Per chi non fosse familiare con le tradizioni giapponesi su San Valentino:

https://it.wikipedia.org/wiki/Giri_choco

https://it.wikipedia.org/wiki/Honmei_choco

https://it.wikipedia.org/wiki/White_Day

 

 

 

Il professor Aizawa aveva messo in chiaro le cose appena arrivato quel mattino: era un convinto antagonista di quella data, e del consumismo e della sdolcinatezza che essa portava con sé, per cui non avrebbe tollerato manifestazioni di affetto, pena l’espulsione, se non dopo essere uscito dall’aula alla fine della prima ora, concedendo ai ragazzi un break di una ventina di minuti per poterla celebrare degnamente a modo loro.

Tenuta così repressa da tale inquietante minaccia, l’eccitazione di tutti esplose con maggiore forza ed entusiasmo non appena la porta si chiuse dietro le spalle avvolte nel sacco al pelo del loro severissimo insegnante.

Il primo a levarsi, fu il grido di Uraraka: “CIOCCOLATO DI CORTESIA PER TUTTI!”

In men che non si dica l’aula venne invasa da scatoline bianche fluttuanti chiuse da graziosi fiocchetti rosa, che come foglie mosse dal vento ondeggiavano lente verso ciascuno dei presenti di sesso maschile.

“Uraraka, hai davvero preparato della cioccolata per tutti quanti?!” –chiese sbigottito Sero, afferrando la scatolina che gli svolazzava davanti gli occhi.

L’esagitata castana gli sparò una posa con una mano ad asciugare la fronte per lo sforzo immane e l’altra col pollice in su, come a dire una bazzecola!

“Eh eh eh! Una pensata fantastica, dite la verità! In questo modo, grazie a me, possiamo essere sicuri che tutti voi ragazzi abbiate ricevuto almeno un po’ di cioccolato da una ragazza, così nessuno potrà rimanerci male o essere preso in giro dagli altri! Ah ah ah!”
“Non siamo mica ancora alle elementari…” –commentò Tokoyami, cui Shadow aveva gentilmente (e golosamente) recuperato la cioccolata dal lampadario del soffitto.

“Ah ah ah!” –rise sonoramente Mineta, all’in piedi sulla sua sedia- “Scommetto qualche malpensante credeva che non avrei ricevuto cioccolata da nessuna ragazza, e invece sono pronto a scommettere questa sarà solo la prima!”

Nessuno in classe dubitava che, non fosse stato per Uraraka, il piccolo pervertito sarebbe stato uno di quelli rimasti all’asciutto…

“Umpf, non c’è bisogno che mi ringraziate!” –si rivestì di luccichini d’orgoglio la generosa Ochako- “L’ho fatto solo per essere sicura non ci fossero musi lunghi in classe il giorno di San Valentino, inoltre in questo modo nessuno potrà capire quale sia il ragazzo che mi piace!”

“Oh, quindi c’è qualcuno che ti piace, eh?” – le sogghignò alle spalle Jirou.

“AAAARGH!” –arrossì d’un botto e si coprì la bocca, pur essendo troppo tardi!- “Questo non era previsto!”

Imprevisti a parte, l’idea di Uraraka, in linea con la sua esuberanza e col suo buon cuore, riuscì nell’intento rallegrare tutti: il San Valentino aveva preso il via, e adesso un vivo chiacchiericcio, unito al suono di papille gustative in festa, faceva da sottofondo agli altri scambi di auguri.

 

“Tieni, Kaminari.” –fece Jirou piazzando sul banco del biondo un muffin al cacao fatto in casa, sedendosi sul banco accanto- “Sto pensando di imparare a fare dolci e mi serve una cavia.”

“Eh eh eh, accetto con piacere!” –si strofinò le mani, addentandolo in un istante- “Wow, Jirou! Niente male!”

“Non ci provare: ci sono riuscita al quinto tentativo, per cui non accetterò nulla meno di un << ottimo >>, intesi?”

Kaminari rise: “Ok ok, è ottimo, è ottimo! È così ottimo che potrebbe mandarmi in corto!”

Jirou scostò lo sguardo: “Non esagerare… Ovviamente è cioccolato di cortesia.”

“Certo.” –annuì lui continuando a sgranocchiare- “Ti sei proprio impegnata, eh? Certo che anche tu sai essere molto femminile quando vuoi!”
“Come sarebbe a dire << quando vuoi >>, cretino!”

Gli rifilò pronta un pugno sulla spalla, che ebbe solo l’effetto di farlo ridere ancora di più, e Jirou, col suono di quella risata a trasmettersi come un brivido lungo le sue orecchie-jack, si girò a sedere rivolta dalla parte opposta a lui, in modo da non dargli a vedere la contentezza sul suo viso.

A chi la dava a bere, si disse mentre proseguiva a fingersi offesa, fortuna che era così ingenuo, o sarebbe morta d’imbarazzo. Ma prima o poi avrebbe fatto capire a quel testone elettrificato come stavano realmente le cose…

 

“Guarda, Ojiro!”

Il ragazzo rivolse occhi e coda verso una uniforme parlante che si muoveva come fosse indossata dall’aria… o da una ragazza invisibile.

“Come vedi Uraraka non è l’unica della classa a saper far fluttuare della cioccolata!”

“Direi di si.” –sorrise lui, per poi sorprendersi vedendo il sacchetto di bon-bon, portato dalla mano invisibile di Hagakure, atterrare sul suo banco.

“È per me?”

“Ma certo che lo è!” –fece la sua voce squillante.

Per via del suo quirk, lui e gli altri compagni non potevano che immaginare quale fosse l’aspetto fisico di Hagakure, ammesso che una persona invisibile dalla nascita potesse averlo un “aspetto”. Ma conoscendola e avendoci a che fare, Ojiro aveva imparato a compensare quello che gli occhi non vedevano ascoltando con attenzione la sua voce, e grazie ad essa riusciva a leggerne le emozioni e immaginare, chiare come se le vedesse, le sue espressioni. Come anche adesso, che fissava il vuoto sopra il colletto della camicia, lì dove era il suo misterioso viso, vedendoci un largo, allegro sorriso che celava un nascosto, dolce imbarazzo.

“Non è che i cioccolatini sono invisibili come te, vero?”

“Ah ah ah, che scemo!”
“Eh eh!”

Qualche banco più in là, Sero menò una gomitata a Kirishima che gli stava di fianco: “Din don! Campane a nozze per quei due, me lo sento!”

 

Mentre qualcuna si gettava, con coraggio o nonchalance sull’obiettivo del proprio cuore, c’era anche chi era ancora impegnata nel “riscaldamento”, e prendeva respiri profondi in attesa del tuffo.

Come Momo, il cui trampolino dava su una “piscina” colma di ghiaccio e fiamme!

“Ok…” –inspirò…- “Ok…” –espirò...

“Ehi!” –le arrivò di spalle Jirou mandandola in apnea!

“EH?! UH?! AH?!”

“Cavoli, sei troppo tesa! Non gli stai mica chiedendo di sposarlo!”

“COME?! N-n-n-no, ci mancherebbe!” –tremò la vice-capoclasse dalla punta delle scarpe a quella della lunga coda di capelli corvini.

“E allora dacci dentro!” –sorrise l’amica, lanciandola verso il banco di Todoroki con una spintarella.

“Siamo tutte con te!” –le bisbigliò Uraraka, unendosi alla tifoseria.

“Ok…” –inspirò fino a sentirsi girare la testa e compì l’ultimo grande passo verso la sua prima e più grande cotta!

“Serve qualcosa, Momo? Ho notato mi fissavi.”

“URGH!”

Uraraka strinse i pugni stizzita: “Accidenti, l’ha anticipata!”

“Tsk!” –sbottò Jirou- “Si è fatta beccare.”

“E-ecco…” –scosse il capo cercando di ritrovare sé stessa, dispersa tra i capelli bianchi e rossi e sul viso distinto e pacato del migliore studente della classe- “Io avrei… preparato della cioccolata, sai, come si usa fare a San Valentino noi ragazze, no? Perché noi vi regaliamo la cioccolata oggi e…”

Jirou si torse uno dei jack: “Non ti perdere! Vieni al dunque!” –la solita Momo: così sicura di sé in apparenza, così imbranata dentro!

“Che suspense!” –fece Uraraka con gli occhi pieni di luccichini: adorava quel tipo di scene!

“I-insomma! Vorrei che accettassi questa cioccolata di cortesia! E beh… E-eccolo!”

Le mandibole di Todoroki e delle due spettatrici cascarono! Momo aveva appena poggiato dinanzi al ragazzo un meraviglioso cigno di cioccolato fondente con le ali spiegate delle dimensioni di un pallone da calcio, con tanto di dedica scritta con la glassa! Senza dubbio un capolavoro di arte pasticciera... che ben poco aveva a che fare con dei ragazzi delle superiori che si scambiavano regalini per San Valentino! Todoroki era un’icona di perplessità, ma cercò di non darlo troppo a vedere: il viso di Momo era carico di orgoglio e non voleva darle dispiaceri!

“Ho studiato sui miei libri la chimica del cioccolato per poter raggiungere la miscela di ingredienti perfetta! E ho lavorato con strumenti di precisione per poter raggiungere questa qualità di dettaglio! Q-questo per esprimerti la mia… ammirazione per le tue abilità di hero, ecco! Mi auguro sia di tuo gradimento!”

Uraraka e Jirou si protesero sulle punte per ascoltare la risposta…

Todoroki provò a riordinare i pensieri: “Ehm, è… davvero bello, sei stata straordinaria, Momo.”

Il viso della ragazza si illuminò!

Todoroki pensò poi di sciogliere l’imbarazzo in una battuta: “Direi quasi che è troppo bello per mangiarlo.”

“……”

Il tempo di provare a carezzare con un dito la testa del cigno e gli giunse alle orecchie il rumore del corpo di Momo che si schiantava a terra incosciente!

“Eh?!”

“Ragazzi, Momo è svenuta!”
“Todoroki, che cosa le hai fatto?!”

“I-io... Niente! Cioè, il cigno…”

Uraraka sospirò: “Ha frainteso e non ha retto…”

Jirou sospirò: “Sei comunque grande, Momo…”

 

Ma c’era anche chi, giocherellona per natura, viceversa era lei a tenere i ragazzi sulle spine.

“Ih ih ih, avanti! Si accettano scommesse! Chi di voi avrà la mia cioccolata?” –chiese ridacchiando Mina Ashido, rigirando invitante tra le dita la sua scatolina di cioccolatini assortiti dagli incarti multicolore (come altro potevano essere data la tipa dalla pelle color rosa malva?).

Naturalmente focalizzò di colpo l’attenzione della platea maschile…

“Non possono che essere miei!” –saltò sul banco Mineta, fermamente convinto che ci dovesse essere senz’altro un qualche disguido se ancora nessuna, all’infuori di Uraraka, gli aveva regalato neanche un granello di polvere di cacao!

Lo splendente Aoyama le lanciò un occhiolino e allungò la mano: “Dammi pure Mina, non alimentiamo false speranze in questi poveretti!”

“Uh uh uh, e tu Bakugou? Non li vuoi i miei cioccolatini?”

L’esplosivo dai capelli biondi, stravaccato con entrambi i piedi sul banco, fece una smorfia: “Bah! No! E chi se ne frega a chi vuoi darli!”

La sua solita ritrosia fece scendere a tutti un gocciolone: forte, popolare, magari anche bello, ma con un carattere del genere nessuna si sarebbe mai sognata di dargli del cioccolato!

“Uraraka, riprendigli la cioccolata che gli hai dato.” –ribatté Mina con tranquillità.

“EHI!” –sbraitò lui, tenendosi stretto al petto i suoi dolcetti!

Subito scese un secondo gocciolone: faceva il duro ma la cioccolata non gli dispiaceva mica allora!

“Bakugou!” –irruppe in scena la voce del severissimo, inquadratissimo, tesissimo rappresentante di classe Tenya Iida- “Che modi sono? E cos’è questa postura tanto scomposta? E questi piedi sul banco? Quante volte te lo devo ripetere che…”

Era così preso nella sua ramanzina che neanche si accorgeva che Bakugou, guardando dalla parte opposta, gli faceva il verso muovendo le labbra sotto la sua voce!

“Kacchan…” –sospirò Deku, provando piena compassione per il povero inascoltato Iida!

“Quindi in ultima analisi devo chiederti di…”

Mina gli smosse sotto il naso la sua cioccolata: “Sono per te, basta che ti calmi un pochino.”

“UAAAAAH?!?!?” –gridò di sorpresa l’occhialuto!

“NOOOOOO!” –gridarono delusi gli altri ragazzi vistisi sfuggire della cioccolata extra!

“Ehm, qualcuno vuole un po’ di questo cigno? Non ho il coraggio di romperlo, sembra vero…” –provò a consolarli Todoroki.

Intanto, col suo solito fare formale, alternato a sprazzi di passione, Iida un po’ si inchinava davanti Mina in segno di ringraziamento, un po’ stringeva il pugno vicino al petto, commosso oltremisura.

“Questo gesto di apprezzamento nei confronti dell’impegno che rivesto nella mia carica di capoclasse… Non posso dirti quanto mi sia gradito!”

“Figurati…” – Mina si grattò i capelli ricci naturali- “In realtà non volevo darli a te, ma quando parti in quarta qualcuno deve pur fermarti…”

“Lascia che renda onore al tuo impegno e alla tua gentilezza assaggiandone uno subito!”

Scartò un bon-bon dal suo incarto verde sgargiante, masticò un po’… e poi gli si incrinarono gli occhiali.

“Sono… ripieni… Questo è…”
Mina esibì un sorrisone: “Ci ho messo un goccetto di liquore, ho pensato di renderli più sfiziosi così!”
“AAAAAARGH! SONO UN MINORENNE CHE HA APPENA ASSUNTO DELL’ALCOL! MI SONO DISONORATO! E HO DISONORATO L’ALTO INCARICO DI CAPOCLASSE!”

“………………………………………” - Mai la 1-A esibì espressioni più desolanti…

“Sigh! Sigh! Sigh!” –singhiozzò Iida, per terra a quattro zampe a sbattere il pugno: “Consegnatemi alla polizia, vi prego!”

Con una scrollata di spalle, ripresero tutti a chiacchierare. Mina recuperò da terra il sacchetto coi suoi “malefici” bon-bon, pensando, a quel punto, di offrire i restanti alle altre ragazze. A contarli ce n’era anche uno in più… E c’era quel tonto di Aoyama ancora in posa plastica con la mano protesa…

“… Eh?”

Guardò la pallina incartata di azzurro nel suo palmo, come se neppure lui ci avesse creduto davvero!

 

Da quando era entrato alla UA la sua vita era stata colma di emozioni e di novità una dopo l’altra. Il primo giorno di scuola aveva “parlato” per la prima volta con una ragazza, e ora…

<< Una ragazza per la prima volta mi ha regalato la cioccolata a San Valentino!!! >>

Un autentico passo da gigante!

Deku aveva gli occhi strabuzzati tanto era al settimo cielo! Il giovane aspirante eroe non si rendeva conto di quanto egli fosse facile ad entusiasmarsi a volte…

Sapeva bene trattarsi solo di cioccolato di cortesia come lo avevano avuto tutti gli altri, ma era lo stesso parecchio contento: piaceri comuni da comuni studenti (coi superpoteri), ogni tanto ci volevano proprio tra imprese eccezionali ed eroismi vari. Lui poi, nato com’era senza quirk, senza nulla di straordinario, chi meglio poteva apprezzare la bellezza di un momento di semplicità?

Per lui, e almeno per la maggior parte dei presenti, non c’era alcuna storia romantica all’orizzonte, ma non c’era bisogno di essere innamorati per sentirsi partecipi di quel break al gusto cioccolato. Vero che anche Deku si chiedeva se e quando sarebbe giunto il momento in cui una ragazza cotta di lui gli avrebbe fatto una dolce sorpresa a San Valentino, ma per il momento poteva dirsi contento anche semplicemente guardandosi intorno, lasciandosi contagiare dalla bella atmosfera della sua classe quel giorno: le ragazze, un po’ in disparte, si complimentavano con Momo per la bella prova, Hagakure e Ojiro continuavano a chiacchierare e ridere, Mineta in piedi sul suo banco provava a farsi bello raccontando delle “innumerevoli” ragazze pazze di lui quando era alle medie, Aoyama sembrava per chissà quale motivo stranamente pensoso, Kirishima stuzzicava Bakugou su quanto fosse così figo e insieme così poco popolare col gentil sesso mentre Kaminari rideva della grossa… e Tsuyu Asui se ne restava seduta al banco di fianco al suo, col capo chino sul suo quaderno d’appunti…

Notarla fu per Deku come un ridestarsi: era davvero fuori tono con tutto il resto. Non solo se ne restava in disparte senza chiacchierare con nessuno, non si era nemmeno alzata dal suo posto mentre tutti gli altri saltellavano avanti e indietro per l’aula, approfittando del momento di libertà concesso dal professore. Era strano anche per una tipa strana tra tutti gli strani che popolavano la UA, così il ragazzo si lanciò a capofitto in una delle sue più conosciute specialità: rimuginare!

<< Mmm, eppure Asui non è una tipa solitaria, anzi, il fatto che rimarchi di continuo di voler essere chiamata per nome, anche da persone conosciute da pochissimo, denota la sua volontà di accorciare subito le distanze. Che non si senta bene? O che ci sia qualcosa che la turbi? O forse è allergica al cioccolato? Però così ad occhio non sembra ammalata o abbattuta, anche se ammetto è un po’ difficile leggere le sue emozioni… Più che altro sembra indifferente, che anche lei come il professor Aizawa contesti questa ricorrenza? Oppure… >>

Naturalmente sarebbe potuto restar lì a scervellarsi per ore intere nei suoi pensieri, se una vocina nel suo cervello non gli avesse ricordato che il professore aveva concesso loro al massimo una ventina di minuti! Se davvero era interessato a scoprire il perché di quella “anomalia” in mezzo a tanto buonumore, doveva giocoforza farsi avanti.

Si schiarì la voce: “Asui…”
“Tsuyu.” –corresse lei senza smettere di ripetere la lezione precedente.

“Scusa…” –si passò una mano dietro il collo.

Dopo aver atteso per qualche secondo che si degnasse di rivolgergli almeno lo sguardo, Deku capì che stava aspettando che ci riprovasse, e stavolta nella maniera corretta!

“T-Tsuyu?”
“Si?” –ripose lei subito.

Il suo viso era quello solito: carino ma enigmatico, dai grandi occhi scuri e dalle ampie labbra che difficilmente si increspavano a lasciar trasparire il suo stato d’animo. Ogni volta che la guardava restava colpito da quel suo aspetto così caratteristico.

“Ecco, mi chiedevo se va tutto bene.”
“Si, va tutto bene. Come mai me lo chiedi?”

Deku si sentì pervadere dall’imbarazzo e arrossì: si era preoccupato per lei ma quella risposta diretta e spiazzante adesso lo metteva a disagio, come l’avesse disturbata, distolta dal suo studio senza un valido motivo, l’avesse saputo Iida gli avrebbe tirato uno scappellotto.

“Beh, ecco… Così…” –si guardò attorno in cerca di un appiglio- “Certo che… oggi sono tutti su di giri, eh?” –finse una risata.

“Già.” –gracidò lei, osservando a sua volta la classe.

Deku, che si sentiva un po’ investigatore in quel frangente, ma un investigatore che aveva appena battuto contro un bel muro di mattoni mentre era naso a terra a seguire la sua pista, si fece coraggio per far proseguire la conversazione.

“Dì, e tu… non hai preparato del cioccolato oggi?”

La ragazza-rana reclinò il capo su una spalla, con aria interrogativa, e l’imbarazzo di Deku schizzò a livelli d’allerta!

“C-cioè, non sto dicendo che avresti dovuto farlo per forza! Insomma, non vorrei pensassi che voglia da te altra cioccolata, c’è quella che ci ha dato Uraraka e quindi sono già contento così… S-stavo solo notando che sei l’unica delle ragazze a non averne preparata, ecco tutto! Voglio dire, se comunque non ti piace nessuno in particolare… Ehm…”
“Va tutto bene, Izuku, rilassati.”

Finalmente quel lungo, scombussolato discorso in piena apnea ebbe termine… Che fatica fare l’investigatore!

“No, non ho preparato della cioccolata, a dirla tutta, non sento molto San Valentino, anche se non ho nulla contro di esso o chi lo festeggia.” –spiegò lei con calma.

Si notava molto, pensò: “E come mai?”

Tsuyu alzò un attimo lo sguardo a rifletterci su: “Una volta, l’ultimo anno delle elementari, ricordo che provai a preparare un po’ di cioccolato per un ragazzino, era il tipo più popolare della nostra classe, quindi glielo preparammo un po’ tutte.”

Deku prima annuì e poi sbiancò: << Davvero Tsuyu è la tipa da questo genere di cose?! Non riesco davvero a immaginarmela ora che ci penso! >>

Quante sorprese sapeva nascondere Tsuyu dietro quell’aria sicura e quell’espressione impenetrabile… O forse era lui a doversi semplicemente mettere in testa che dopotutto era una ragazza come qualunque altra…

“Mi impegnai molto, non sono mai stata troppo brava in cucina, ma riuscii a fare dei buoni cioccolatini e glieli regalai. Li accettò, ma anche se lì per lì non ci feci caso mi guardò in un modo strano, e credo anche le persone intorno.”

“Beh, se li ha accettati allora…”

“Li regalò a dei suoi amici: per caso riconobbi il sacchetto in cui glieli avevo regalati e mi misi ad ascoltarli di nascosto mentre se li mangiavano. Dopotutto lui di cioccolata ne aveva ricevuta già un sacco, per cui li aveva fatti contenti cedendo loro la mia: a quanto pareva il mio aspetto gli faceva senso, e poi visto che erano i cioccolatini della “ranocchia stramba” forse sapevano di fango, o magari erano velenosi… A giudicare da come se li sono spazzolati in fretta direi nessuna delle due. Ah, giusto…” -soggiunse ricordando altri particolari- “Al White Day non mi ha neanche ricambiata.”

Il White Day cade il 14 di Marzo, è il giorno in cui i ragazzi ricambiano le ragazze da cui hanno ricevuto del cioccolato a San Valentino preparando a loro volta del cioccolato per loro.

Finito di ascoltare, Deku non sapeva bene che fare o che dire: << Povera Tsuyu, forse soffre ancora molto per quella delusione e per questo non vuole prendere parte a San Valentino >>

“Izuku, stai per caso pensando che è per questo che me ne resto in disparte il giorno di San Valentino?”

“Uh?! Eh?!” –trasecolò lui, come se gli avesse appena rivelato un secondo quirk di lettura del pensiero!

“Sei fuori strada, puoi stare tranquillo.” –proseguì sei, per niente scomposta dopo aver rievocato quel brutto ricordo- “Non sono così fragile da impuntarmi su qualcosa successa così tanto tempo fa, e non sono neanche un’ingenua: so bene che il mio aspetto insolito può incutere una certa soggezione, figuriamoci a dei bambini delle elementari.”

Deku a quelle parole provò una strana sensazione, come una specie di fastidio misto a colpa: era arrabbiato per come era stata trattata la sua amica, ma dopotutto nemmeno lui era scampato alla “soggezione” dei suoi tratti da anfibio e del suo viso apparentemente privo di emozioni.

“E poi non è che fossi così tanto innamorata di quel tizio da starci tanto male, era solo una piccola cotta infantile dopotutto.” –scrollò le spalle- “La ragazza più impopolare che vuole anche lei mettersi in gioco come tutte le altre col tipo più carino, è un caso tipico, ma a quell’età non sei in grado di capire cosa voglia dire essere innamorati davvero.”

Deku si riparò gli occhi dalla luce che emanava: << Tsuyu fai discorsi così da adulta… Ti ammiro un sacco! >>

“Mi spiace tu ti sia preoccupato per me, ma come vedi non ce n’è alcuna ragione.”

“Capisco…”

Se capiva… perché era così insoddisfatto? Non si sentiva sollevato per lei, né soddisfatto della risposta ottenuta, qualcosa ancora gli pungeva dentro.

“Tsuyu…” –gli uscì di getto il suo nome- “Se è così allora perché te ne resti qui mentre tutti si divertono? Ok, mi sono fatto delle storie da solo quando non era nulla, ma a guardarti come facevo a non pensarlo?”

“Perché è come ti ho detto: non sento affatto questa festa.” –non cedette lei di un millimetro- “Non sono innamorata di nessuno, né mi interessa ricevere del cioccolato al White Day in cambio di cioccolato di cortesia. E in ogni caso…”
“In ogni caso?” –la incalzò lei, notando quel momento di pausa come uno spiraglio per contrattaccare.

“I miei compagni di oggi sono diversi da quelli di allora, e non lo darebbero via, ma nessuno sarebbe entusiasta di ricevere del cioccolato da una rana senza espressioni.”

“Ma… Ma questo non è…”

“Non fraintendermi, non ho alcun complesso riguardante il mio aspetto fisico: ho superato certe sciocchezze da un bel po’ di tempo.”

<< Sei straordinaria… >> - pensò Izuku, mettendosi degli immaginari occhiali da sole.

“Se sapessi ci fosse qualcuno che per certo considererebbe la mia cioccolata come la più importante di tutte, gliela preparerei anche ogni giorno: semplicemente, se devo fare un pensiero gentile, non voglio che sia solo uno tra i tanti. Una persona così al momento non c’è, perciò non è ancora il momento per me di festeggiare San Valentino. Tutto qui.”

“……”

Deku si passò una mano tra i folti capelli ricciuti e le chiese scusa per il disturbo. Con la coda dell’occhio la vide riaprire il quaderno e tornare a ripassare come nulla fosse successo.

Credendola giù di corda, aveva voluto penetrare quel suo apparente muro, accorciare le distanze ancora di più (era persino riuscito a chiamarla Tsuyu come piaceva a lei), provare a comprenderla meglio. Invece al termine di quel discorso ciò che aveva imparato su di lei, a conti fatti, era che quella ragazza era ancora più complessa e oscura di quanto già pensasse. Le sue idee sull’amore, il suo pacato e razionale modo di pensare, quella sua maturità, sembravano aver incrementato il loro distacco, con suo grande dispiacere.

Si, gli dispiaceva. Tsuyu aveva un aspetto strano ed era difficile da comprendere a volte, ma era in gamba, amichevole, intelligente, coraggiosa, era una persona che ammirava, con cui voleva legare. Una persona così non meritava di essere stata trattata in quel modo, fosse solo per l’immaturità di qualche ragazzino; non poteva accettare che preferisse continuare a studiare da sola invece di prender parte alla festa con tutti loro, neanche se il suo ragionamento filava alla perfezione.

San Valentino è il giorno in cui si dice e ci si sente dire “Mi piaci”: come persona, come collega, come amico, come molto di più…

E nessuno dovrebbe permettersi il lusso di sentirsene escluso, men che tutti una come Tsuyu.

“Uh?”

Seguendo con gli occhi il rigo, Tsuyu si ritrovò la strada sbarrata: tra le lettere era apparso ora un pacchettino bianco col fiocchetto rosa, il cioccolato di cortesia regalato da Uraraka, che la mano di Deku aveva fatto scivolare silenzioso sul suo banco.

L’indecifrabile viso delle ragazza si tinse di sorpresa nell’osservare il ragazzo al banco di fianco al suo passarsi l’indice sulla guancia arrossata.

“Cioccolata di cortesia.” –chiarì lui scostando lo sguardo.

“… Izuku, non c’è nessun bisogno mi regali la tua cioccolata… E poi non è mica il White Day, non sei tu a dover regalare della cioccolata a una ragazza.”

“Ah, chi se ne importa del giorno!” –sbottò lui, sbigottendola ancora di più- “Mi va di regalarti della cioccolata, ecco tutto.”

In effetti, si disse lei, non c’era mica una regola che lo vietava. Ma non poteva fare a meno di chiedersi…

“E perché?”

La guardò, curiosa, attenta, sbalordita, non gli trasmetteva più apatia e distanza, ma una normalissima, stupenda tenerezza: “Perché… se tu mi regalassi della cioccolata a San Valentino, al White Day te la ricambierei sicuramente.”

“……”

Non mostrò alcuna reazione evidente, ma stavolta era lei ad essere andata in apnea!

Raccolse la scatolina che gli aveva appena regalato tra le dita, ruotandola delicatamente tra i polpastrelli, la testa un po’ abbassata; Deku sorrise.

“La storia del ragazzino che si sbarazza della cioccolata che gli hanno regalato non ti ha insegnato nulla, vero?”
“Uh? AH?! ARGH!” –sussultò- “N-no! N-non è così! C-cioè, le intenzioni sono diverse! E-e-e poi se lo spiego ad Uraraka non ci resterà troppo male, g-giusto? Giusto?” –tutto nervoso, aveva preso a tormentarsi i capelli con entrambe le mani!

Tsuyu gracidò, come il sussulto di un singhiozzo, di un colpo di tosse, o di una risata.

“Sto scherzando, Izuku, parlerò io ad Uraraka semmai.”

Poggiò la sua mano sul suo braccio, che si rilassò fino a poggiarsi piano sul banco. Gli occhi di Deku caddero su quella mano, che lo stringeva appena appena, e la seguirono fino al suo sorriso.
“Grazie, Izuku.”

Per quanto in maniera maldestra, il caso sembrava essere stato risolto alla grande! Adesso si che la sua amica faceva parte del loro San Valentino… E del suo più di tutti, come provava a suggerirgli il suo batticuore.

“Eh eh eh, figurati!”

Lui era ancora troppo ingenuo per darvi ascolto. Ma Tsuyu sapeva ascoltare il suo, e insieme con quella scatolina che ancora stringeva tra le dita, gli diceva che, dopotutto, San Valentino poteva anche fare per lei dopotutto…

 

La porta scorrevole dell’aula si spalancò: “Molto bene, se avete finito di farvi venire il diabete, possiamo ricominciare con le lezioni.” –disse la voce strascicata del professor Aizawa.

Uraraka scattò all’in piedi e alzò la mano: “Certo, professore, solo un attimo però, c’è una cosa che vorrei ricordare a tutti!”

“Uh? E sarebbe?” –chiese Kirishima.

“Un certo detto riguardante il White Day che fa << Tre volte al ritorno >>!”

“Non lo conosco…” –fece perplesso Tokoyami.

“Io si!” –gli spiegò Sato- “Significa che al White Day i ragazzi… Oh…”
“A-aspetta…” –strabuzzò gli occhi Shoji, a bocche aperte (la sua e tutte quelle sui suoi tentacoli).

“Uh uh uh uh uh…”

La fonte di quella risata malvagia era stata ovviamente Uraraka, che esibiva un ampio e furbesco sorrisone.

“Al White Day i maschi restituiscono tre volte il dono…” –finì di spiegare Momo- “E lei ha appena regalato cioccolata a tutti i maschi della classe.”

“MUAHAHAHAHAHAHAHAHAH!”

“BRUTTA PICCOLA…” –sbraitò Bakugou!

“ALTRO CHE GENTILEZZA!” –gridò Kirishima!

“ERA A QUESTO CHE PUNTAVI, CONFESSA!” –urlò Iida con gli occhiali crepati!

“Dobbiamo fare lezione!” –si spazientì Aizawa, fregandosene altamente!

Due goccioloni perfettamente sincronizzati scesero dalle nuche di Deku e Tsuyu.

“Uraraka…”
“A modo tuo sei grande…”

 

 

 

Adoro Uraraka, confesso XD E adoro ovviamente Deku e Tsuyu *__* In realtà i miei gusti come coppie in questo manga sono molto variegati, io stesso inquadro uno stesso personaggio in più pairing, alcuni di quelli che mi piacciono comunque avete potuto notarli leggendo questa piccola storia ;)

Che dire, spero vi abbia strappato un sorriso e anche qualche risata nelle scenette iniziali (specie quella riguardante Momo e il povero Todoroki col cigno… XD)! Buon proseguimento a tutti, commentate!

  
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