Il
lunedì mattina iniziò in modo del tutto normale,
esattamente come dovrebbe essere l'inizio di una nuova settimana
scolastica; le verifiche e le interrogazioni erano sempre dietro
l'angolo, fortunatamente i professori si erano dimostrati benevoli nei
miei confronti grazie anche all'intervento di Eris che aveva
interceduto per me.
Oltre a lei non avevo ancora creato legami con nessuno all'interno
della mia nuova classe: certo molte ragazze si erano dimostrate
incuriosite nei miei confronti, all'inizio, facendomi domande anche a
livello personale, ma la cosa era nata e morta lì.
Ovviamente erano tutte molto cordiali verso di me, tuttavia non si
poteva dire che avessero poi fatto chissà quali passi nella
mia direzione.
D'altro canto non potevo nemmeno biasimarle, poiché io
stessa avevo spesso evitato la loro compagnia.
Di tutto questo vorrei anche aggiungere che entrare a fare parte di un
gruppo, quando questi si è già consolidato,
è estremamente difficile: le mie difficoltà ne
erano la prova.
Appoggiai il palmo della mano al mento, per poi voltarmi pensierosa
alla mia sinistra, troppo distratta alla lezione.
Il banco di Brendon era vuoto, nonostante la sera prima c'eravamo
salutati con la consapevolezza che ci saremmo rivisti il giorno
seguente.
Fu naturale chiedermi se la sua assenza era dovuta all'imminente arrivo
dei suoi genitori. Sicuramente era stato così: aveva
preferito restare in loro compagnia piuttosto che venire a sorbirsi
quella noiosa ora di scienze naturali. Chissà se i suoi
genitori erano a conoscenza delle numerose assenze che collezionava a
scuola? Brendon era stato vago sull'argomento, definendoli solo come
molto severi.
Provai ad immaginarmeli: sicuramente erano due bei signori di quasi
mezza età, dotati di classe e di eleganza che si esibivano
in tour in giro per il mondo. Magari il papà da giovane
aveva avuto gli stessi capelli color cenere del figlio, mentre la madre
era dotata di grandi occhi grigi.
Sbuffai; la sera precedente, una volta tornata a casa, ero
così stanca che ero finita per andare a letto quasi senza
cenare; nemmeno mi aveva sfiorato l'idea di poter fare una ricerca su
internet a riguardo.
Decisi che dare un volto ai genitori di Brendon sarebbe stato il primo
dente da togliermi appena tornata a casa, come faceva di cognome pure?
Sospirai, nemmeno li ricordavo tutti i cognomi dei miei nuovi compagni
di classe.
Presi in mano la matita e iniziai a scribacchiare colta dalla noia,
chiedendomi come sarebbe stata quell'ora se al mio fianco ci fosse
stato Brendon. Sicuramente più divertente: lo immaginai
sbadigliare annoiato, dondolandosi appena sulla sedia, almeno fino a
che il professore, girando fra i banchi, non gli avrebbe intimato di
prestare attenzione alla lezione.
Allargai le labbra in un sorriso nascosto. Se lo si conosceva meglio
Brendon risultava essere persino divertente, oltre che sfacciato.
Ripensai poi alle parole che aveva rivolto a Fabian; qualcosa del tipo
che la sua gentilezza era fasulla. Come poteva essere?
Nemmeno mi resi conto della fine della lezione fino a quando non vidi
la mano di Eris appoggiarsi sul mio banco; alzando gli occhi la notai
fissarmi fino a quando non le chiesi di cosa aveva bisogno.
"Sai, ho pensato che non ti sei ancora iscritta a nessun club
scolastico."
Inclinai appena il viso: anche in questo liceo erano fissati con le
attività extra-scolastiche?
"Dovresti farlo." Mi consigliò con un sorriso. "Ti
aiuterebbe a integrarti."
La guardai in malo modo, sperando che capisse che non c'era bisogno di
girare il coltello nella piaga, soprattutto quando non era affatto
necessario. Tuttavia Eris non era famosa per capire le cose subito e al
volo.
"Abbiamo tanti club fra cui scegliere: da quelli sportivi a quelli
ricreativi. Nella tua vecchia scuola quale frequentavi? Possiamo
iniziare da quello." Scossi il capo.
"Non ne frequentavo neanche uno." Risposi schietta: era la
verità, avevo altre gatte da pelare per dedicarmi a delle
attività supplementari.
Eris corrucciò le labbra, delusa dalla mia risposta.
"Allora hai qualche preferenza in particolare?"
"Nessuna." Le risposi disinteressata, poggiando una guancia contro il
palmo della mano destra.
"Io faccio parte del club di pittura e disegno! Vuoi provare a vederlo?
Non siamo in tanti e siamo sempre alla ricerca di nuovi membri." Si
puntellò il petto con un pollice e io capii che, o le davo
corda, o lei non si sarebbe arresa tanto facilmente.
In più il suo tentativo di reclutare nuovi membri, se di
questo si trattava, era stato davvero scadente.
"Va bene, Eris. Entrerò a far parte di un club, ma solo a
patto che tu me li mostri uno a uno. Dopotutto sei la mia
rappresentante." Le risposi con un ghigno divertito sul volto; nel
tentativo di formulare una risposta coerente la vidi persino sbiancare.
"V-va bene. A-allora che ne dici se ci troviamo in mensa dopo la pausa
pranzo? Oggi non ci sono lezioni di pomeriggio e sicuramente troveremo
la maggior parte dei club aperti."
Le annuii decisa mentre lei continuava a tormentarsi le sue ciocche
rossiccie di capelli, inspiegabilmente le sue guance erano diventate
persino più rosse. Provai quasi imbarazzo per averla messa a
disagio.
"Allora siamo d'accordo! Dopo pranzo in mensa, ok?" E
sfrecciò via lasciandomi finalmente sola con i miei pensieri.
A cosa stavo pensando prima che arrivasse lei? Ah, sì.
Brendon e Fabian.
Che strano ritrovarsi a pensare a due ragazzi contemporaneamente.
Eris
era stata puntuale e di parola, facendosi trovare esattamente in mensa
una volta terminata l'ora di pranzo; mi guidava per i corridoi
parlottando del più e del meno.
"Per primo vorrei mostrarti il mio club; siamo in pochissime, per lo
più ragazze, per questo spero che ti vorrai unire a noi." Si
fermò davanti ad una porta e la spalancò,
rivelando un aula piena di banchi vuoti, moltissimi fogli colorati
attaccati alle pareti e alcune tele da disegno imbrattate di pittura.
Solo un banco era occupato a sedere da una ragazza curva su un foglio
da disegno, intenta a tracciare linee tenendo una matita in mano.
Eris la salutò per poi chiederle dove fosse la loro
presidentessa e quella ragazza non staccò gli occhi dal suo
disegno nemmeno per un attimo, rispondendo solo che non era ancora
arrivata.
"La vado a cercare." Rispose Eris con un sorriso. "Tu perché
non dai un'occhiata ai nostri disegni e alle nostre tele?" E detto
questo la rappresentante corse via sparendo dietro l'angolo in
direzione delle scale, probabilmente sapendo già dove andare.
Avanzai all'interno dell'aula, diretta verso la ragazza intenta a
disegnare: non aveva staccato l'attenzione al suo disegno nemmeno per
un secondo. La osservai in silenzio: era minuta e magra, con una
cascata di capelli neri e lisci che le ricadevano sul viso e la
frangetta che le nascondeva gli occhi impegnati a tratteggiare
chissà cosa.
"Ciao!" La salutai quasi a disagio. "Io sono Selena, forse
sarò un nuovo membro del club." Molto forse, avrei voluto
dire.
Finalmente mi diede qualche attenzione, sollevando il viso e rivelando
due occhi piccoli color pece e due labbra minute e rosse sulla pelle
bianca.
"Lo so chi sei. Siamo in classe assieme." Mi rispose e io gelai
all'istante. Che cosa aveva appena detto? Stentavo a crederci, che
figura di merda avevo appena fatto?
"Non devi preoccuparti se non ti ricordi di me." Continuò
lei, leggendomi nel pensiero. "In classe io sono invisibile, nessuno mi
presta attenzione." Abbandonò la matita al lato del foglio
per poi alzarsi in piedi. "Mi chiamo Letty, piacere."
"Piacere, cosa stai disegnando?" Le domandai ancora spaesata dalla sua
risposta e al tempo stesso incuriosita, allungando l'occhio verso il
foglio su cui stava lavorando.
Letty sollevò il foglio fino a porgermelo in mano.
"Nulla di che, è un bozzetto."
Osservai il disegno: se quello si chiamava bozzetto chissà
allora che nome dovevano avere i miei scarabocchi; Letty aveva
disegnato una fata inginocchiata, con ampie ali a farfalla e una veste
adornata di pieghe e ghirigori, le proporzioni erano
pressoché perfette e le linee del disegno andavano dalle
più morbide alle più dure, segno della immensa
cura che ci aveva messo.
"Sei davvero brava: è bellissimo."
Letty incurvò le spalle, forse a disagio dalle mie parole.
"Mai quanto la presidentessa." Asserì. "Guarda tutti i
disegni attaccati alle pareti: sono opera sua."
Avevo già notato come i muri fossero tappezzati da quadri e
disegni, ma non riuscì a guardarli attentamente a causa di
Eris che era ritornata indietro.
"Niente, dobbiamo proseguire il nostro giro."
Annuii e la affiancai, dopo aver salutato Letty che, silenziosamente,
era ritornata a dedicarsi al suo disegno.
Poiché i club sportivi non mi interessavano e io non ero poi
una gran sportiva mi rifiutai categoricamente di vederli, Eris mi
condusse allora ai laboratori di cucito, descrivendoli come uno dei
laboratori più interessanti. E quando le chiesi il
perché mi rispose solo che avrei visto con i miei occhi.
Quando Eris spalancò la porta dell'aula adibita al club di
cucito mi trovai davanti a un surreale camerino in subbuglio, con
manichini in polisterolo mezzi vestiti e abiti sparpagliati a terra.
Avrei voluto chiedere ad Eris se la cosa fosse normale, ma il suo
sorriso raggiante mi fece capire che sarebbe stata una domanda fuori
luogo.
"Lya! Alex! Vi ho portato un nuovo membro!"
Con chi stava parlando proprio non me ne rendevo conto.
"Seriamente Alex..." Tuonò una voce femminile da un punto
indefinito della stanza. "Che senso della moda hai? Quando mai hai
visto una ragazza vestirsi con un vestito color arcobaleno?"
"Sei tu che non riesci a comprendere la perfetta combinazione dei sette
colori. Perché doversi scervellare nel trovare la perfetta
armonia dei colori quando li puoi indossare tutti quanti?"
"Perché non tutti indosserebbero sciarpe e cappelli color
arcobaleno come te, men che meno delle ragazze."
"Siete troppo complicate, guardate solo il fattore estetico
dimenticandovi che i colori sono pura poesia... Oh, Eris! Qual buon
vento ti porta qua?"
Eris avanzò a passo sicuro conducendomi dietro a uno
scaffale dove si trovavano i proprietari di quelle due voci: un ragazzo
e una ragazza dallo strano dubbio estetico. Lei era alta e slanciata,
dalla bellezza invidiabile come una modella. I biondi capelli le
arrivano fino al fondoschiena dove la minigonna a pieghe dava sfoggio a
un paio di gambe toniche e altamente invidiabili. Dalle ginocchia in
giù indossava dei stivali neri che terminavano con un tacco
parecchio alto. Mi chiesi se era possibile vestirsi così in
un edificio pubblico, ma quella ragazza aveva tutte le carte in regola
per dare sfoggio al suo fisico mozzafiato. Sul torace indossava una
camicia bianca dall'aspetto decisamente vintage e piena di fronzoli,
una spilla color smeraldo adornava il petto.
"Eris, fallo ragionare. Sono minuti che provo a convincerlo che a
nessuno dei membri del nostro club verrebbe voglia di lavorare su delle
stoffe color... arcobaleno."
Il ragazzo, Alex, agguantò Eris per le spalle.
"Eris pensa con il tuo cervello e non con il tuo gusto estetico da
ragazza."
"Mmm, beh..." Tentennò lei e Alex capì che era
meglio lasciar perdere.
"Aaaah, va bene, va bene! Torniamo a lavorare su quelle orrende stoffe
color oro e rosso, manco fossimo a natale."
Alex era decisamente più stravagante: i capelli neri,
decisamente troppo lucenti, erano tenuti raccolti da un codino dove
solo due ciuffi laterali scappavano ricadendogli ai lati sulle tempie;
indossava un cappellino pieno di spille rotonde fissate sulla stoffa e
un foulard al collo dallo strano colore lilla tendente al grigio.
Pantaloni color verde militare erano agghindati da un giubbino di pelle
legato in vita; la polo azzurra che indossava aveva la stampa di un
gatto color arcobaleno con la montatura di occhiali da sole indosso
-ero sicura di averlo già visto su internet-; mentre ai
piedi anfibi color nero pece sovrastavano i pantaloni.
Nonostante l'abbigliamento aveva un viso davvero bello con un accenno
di barba e la pelle leggermente abbronzata.
"Oh, ma sei un viso nuovo!" Esclamò quando si accorse di me.
"Beh, sì." Tentennai per poi essere preceduta da Eris.
"Selena si è trasferita qui da una settimana; ho pensato che
farla aderire a uno dei nostri club scolastici l'avrebbe aiutata ad
integrarsi."
"E tu l'hai portata qui solo adesso?" Alex fece un balzo in avanti
nella mia direzione. "Deve essere dura ambientarsi in una
città nuova."
"No, neanche tanto. Io..."
"Non va affatto bene! Anche io mi sono trasferito qui un paio di anni
fa, so come ci si sente."
"Dicevo che..."
"All'inizio ti calcolano tutti, per poi non calcolarti più
nessuno."
"Ma no, Eris è stata..."
"E poi c'è questa città nuova che è
tutta da scoprire! Ci sono i centri commerciali, i negozi del centro,
le boutique delle vie storiche e una quantità infinita di
cose che da sola non scopriresti mai.
"Beh, in effetti..."
"Ho deciso, allora! Devo portarti in giro! Bisogna sapere quali sono i
migliori negozi dove comprare i propri vestiti e i migliori locali dove
passare i propri sabati sera."
"Ah.."
Come ci eravamo finiti in questa assurda situazione? Dietro di lui, Lya
sembrava che stesse per perdere la pazienza.
"Falla finita, Alex! Così dai solo l'impressione di essere
invadente." Lo ammonì tirandogli una pacca sulla schiena.
"Ah, sei sempre così rude, ma petite!"
Lya ed Eris tirarono un sospiro di sollievo, ma non sembrò
che Alex volesse demordere così in fretta.
"Comunque non scherzavo, Lya venerdì pomeriggio non dobbiamo
passare al negozio del tuo ragazzo? Lei potrebbe venire con noi e
intanto le mostriamo un po' la città."
Lya intrecciò le braccia al petto pensierosa.
"Dobbiamo andare a scegliere delle stoffe, potrebbe annoiarsi..."
"No, vengo!" Mi intromisi seria.
Effettivamente potevo anche annoiarmi, ma non potevo rifiutare un
invito che mi avrebbe permesso di conoscere meglio i dintorni di questa
nuova città. Avevo già preso a fare delle
esplorazioni per conto mio, ma da sola non era per niente divertente;
forse in compagnia di qualcuno mi sarei divertita di più e
poi era un ottimo modo per fare nuove conoscenze.
Alex sembrò brillare di gioia per la mia risposta
affermativa.
"Perfetto! Allora venerdì ci incontriamo qui dopo le lezioni
che ne dite? Vieni anche tu, Eris?"
Eris sventolò le mani in aria davanti al viso, ridendo
appena.
"Oh, no, no, passo!"
Alex mi prese le mani tutto contento.
"Allora venerdì pomeriggio, ok?" E io annuii trasportata
dalla sua esuberanza.
Alla fine, quando lasciammo il club, non si parlò nemmeno di
un mio eventuale inserimento; Eris si cacciò a ridere
rivelandomi che Alex si era persino contenuto e che, se avessi stretto
amicizia con lui, mi sarei solo divertita alla grande. Mi
rivelò inoltre che il laboratorio di cucito si occupava dei
costumi per i saggi di fine anno del liceo, per la maggior parte degli
eventi realizzato dallo stesso e che, sia Lya, che Alex erano figli di
due impiegati che lavoravano in una delle maggiori agenzie di moda
della città. E questo spiegava già molte cose.
"Ti piacerebbe far parte del loro club, allora?"
Ridacchiai pensando a come poteva essere passare un pomeriggio in loro
compagnia.
"Non lo so, Eris. Non ho ancora deciso se e in quale voglio farne
parte, ma grazie per avermi dedicato la giornata."
Eris mi sorrise tutta contenta.
"Non c'è di che..." La sua risposta venne interrotta da
Letty che ci stava venendo incontro; non me ne ero accorta, ma eravamo
ritornate verso l'aula del club di disegno e pittura.
"Eccoti! C'è Syria che ti sta aspettando." E
indicò il loro club.
Eris smorzò appena il viso, affrettandosi a raggiungere la
loro aula a passo svelto, salutandomi in fretta e chiudendo la porta
del club alle sue spalle, isolandolo dal corridoio.
Era strano per Eris, abituata sempre a prendersela con calma,
affaccendarsi in quel modo.
Di fianco a me, Letty sistemava le sue cose nel suo zaino pronta per
andare verso casa.
"Ma come..?" Mi venne spontaneo chiederle. "Tu non vai dentro con loro?"
Dopotutto anche Letty ne faceva parte.
Lei non rispose subito, finì di sistemare con calma le sue
cose e poi indossò il suo zaino sulla schiena.
"Syria ed Eris stanno lavorando per una mostra..." la vidi corrucciare
le labbra e stringere gli occhi in direzione della porta chiusa. "E
quello che stanno facendo è un segreto." Si
incamminò verso la fine del corridoio, dove in lontananza si
potevano vedere le grandi porte a specchio che davano sul cortile
esterno. Io la seguii, indugiai soltanto un attimo davanti alla porta
chiusa del club di disegno e di pittura.
Chissà a che cosa stavano lavorando quelle due.