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Autore: lmpaoli94    25/01/2017    0 recensioni
Era lì seduta in quel letto d’ospedale. Era ferma immobile. Da troppo tempo non si muoveva. Era quasi un anno che era in coma per colpa di un brutto incidente stradale. I genitori e tutti i familiari non avevano mai perso la speranza. Nemmeno il suo ragazzo Roberto che stava sempre accanto a lei nella certezza che un giorno si fosse risvegliata… Ma un giorno l’arrivo di una ragazza sconosciuta in ospedale che ha avuto lo stesso incidente della sua amata, gli avrebbe cambiato l’esistenza.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Roberto, sembrava che il tempo fosse tornato a scorrere. Per lui era quasi finito il tempo della tristezza. Mancava solo il risveglio della sua Rebecca per far tornare tutto com’era prima.
«Oggi non vai al lavoro, Roberto?» domandò Elizabeth.
«No, oggi è sabato e io il sabato non lavoro»
«Ah giusto, non me l’ero ricordato… Dimmi, cosa mi racconti della ragazza che sta dinanzi a questa stanza?» «Perché vorrebbe saperlo?»
«Semplice curiosità… L’ho vista sempre così sola… Non ha dei parenti  che la vengono a trovare?»
Quando la signora Palieri iniziava a parlare dei fatti altrui, non smetteva mai di fare domande. Era la tipica vecchietta che vuole sapere tutto di tutti e magari se ci incastra, spettegolava con la prima persona che capita.
Naturalmente Roberto, conosceva poco o nulla di quella ragazza. Non era a conoscenza nemmeno del suo nome.
«Non ne ho la più pallida idea» mormorò l’uomo giovane cercando di troncare subito la conversazione. «Oggi è proprio una bellissima giornata e credo proprio che me ne andrò fuori a fare una passeggiata. Resta lei qui con Rebecca?»
«Sì certo, vai pure»
Tra Roberto e la signora Palieri vigeva un profondo rispetto e un’amicizia rafforzata dal suo avvicinamento alla figlia. Ma la cosa che l’uomo non sopportava della donna anziana era quando si faceva troppo curiosa per il semplice fatto che spettegolava. Al contrario di lui che sì, era un gran chiacchierone, di certo non andava a raccontare i fatti altrui al primo che incontrava.
Ad un certo punto del suo cammino, Roberto si imbattè in un negozio di fiori e da lì gli balenò un’idea brillante: “E se io regalassi dei fiori a quella ragazza rude e fredda? Anche a Rebecca, naturalmente… sì questi possono andar bene.”
Entrò nel negozio tutto sorridente.
«Buongiorno, cosa posso fare per lei?» gli domandò la commessa.
«Buongiorno. Vorrei comprare 20 di quei fiori che sono qui fuori. E per favore, me li può dividere in due mazzi da 10?»
«Ottima scelta! Hanno raggiunto oggi la loro sbocciatura. Sono proprio belli, vero?«
«Ha proprio ragione. Quanto gli devo?»
Dopo il suo acquisto tornò subito in ospedale per consegnare i due mazzi di fiori alle rispettive ragazze. Però prima doveva far si che non lo vedesse nessuno, soprattutto la madre di Rebecca, per il semplice motivo che doveva consegnare i fiori anche alla ragazza del letto dinanzi.
Posò i fiori di Rebecca dentro un vaso che trovò su un tavolino dentro la sua stanza, lo riempì d’acqua e glielo mise accanto al suo letto in modo che al suo possibile, imminente e speranzoso risveglio, lei li potesse vedere.
Appena uscì dalla stanza della ragazza per andare in quella dinanzi, si imbattè nel signor Palieri.
«Salve Roberto. Dove vai così di fretta?»
«Io? Beh… Stavo solo cercando il bagno»
«E occorre cercarlo in un'altra stanza che non sia questa?»
L’uomo non sapeva quale altra scusa credibile poteva inventare e quindi dovette distrarlo.
«Guardi nella stanza di suo figlia» - gli indicò - «Gli ho portato un mazzo di girasoli»
«Ragazzo mio, sono davvero bellissimi. Dove li hai presi?»
«Qui vicino all’ospedale mentre stavo facendo una passeggiata»
«Capisco… Ma cos’hai dietro la schiena?»
«Niente, perché?...Oh, lo sente questo suono?»
Il signor Palieri non comprendeva il modo strano di Roberto.
«Quale suono? Io non sento niente»
«Mi stanno chiamando. Se mi vuole scusare…» e uscì di corsa dalla stanza di Rebecca alimentando non pochi sospetti e rifugiandosi della stanza della signorina Provini.
«Ancora lei? Cosa ci fa qui?» domandò la giovane con tono irritato.
«La prego, regga il mio gioco. Dica a quel signor che sta entrando che io non mi trovo qui»
«Quale signore?»
«Mi scusi signorina, ha per caso visto un uomo giovane di statura media nei dintorni?»
«Vermante no, non ho visto nessuno…»
Gli occhi del vecchio, squadrò l’intera ragazza e il suo sguardo si posò dalla vita in giù.
«Oh, vedo che ha avuto un brutto incidente…»
«Sì, purtroppo»
«Beh… Scusi se l’ho disturbata…» e cercò di sgattaiolare fuori dalla stanza della sconosciuta, finchè la ragazza non lo fermò.
«Cosa le prende? Gli fa effetto vedermi senza gambe?» domandò la signorina Provini nervosa.
«Non avevo mai visto nella realtà una persona senza gambe. Perdoni la mia scortesia»
«Mi ci dovrò abituare, no? Comunque lei non mi conosce, ma sono sempre la stessa persona. Anche senza gambe»
«Non ne dubito affatto. Arrivederci» e alla fine l’uomo anziano se n’andò alquanto imbarazzato.
«Cosa intendeva dire che lei è sempre la stessa? Mi vuole dire che è scortese con tutti?» domandò Roberto con tono sorridente dopo essere uscito dal un nascondiglio.
«Non sono tenuta a rivelarti nulla del mio carattere. Mi dici cosa sei venuto a fare?»
«Ti ho portato un mazzo di girasoli. Forse riusciranno a sollevarti l’umore»
«Grazie, ma non ti dovevi disturbare»
«L’ho fatto con piacere. Ho sentito dire che appena li guardi ti mettono allegria»
«Cos’è lei? Un fiorista?» e mentre gli parlava, la ragazza fissava il mazzo di girasoli appena ricevuto.
«E’ sempre stata una mia grande passione, che però non ho mai avuto il modo di realizzare»
«Li ho guardati per qualche momento, ma non vedo niente di allegro… Però devo dire che sono molto belli» Fu il primo complimento che ella rivolse al ragazzo che per la seconda volta tirava fuori tutta la sua testardaggine.
«Sono molto contento. Ora per cortesia, mi vorrebbe dire il suo nome? Il mio è Roberto Livisi»
La ragazza continuava a fissare Roberto guardandolo con occhi che presentavano uno spiraglio di felicità. «Non ti arrendi mai eh?... Comunque mi chiamo Olympia, Olympia Provini»
«Piacere di conoscerla, Olympia. Possiamo darci del tu?»
«Ora vuole troppo, caro ragazzo… Ma se proprio vuoi»
«Perfetto!»
«Almeno non mi sentirò più tanto sola. Dopo tutti questi anni la solitudine può diventare maligna, anche se non ci faccio molto caso. Meglio soli che male accompagnati»
«Cercherò di farti capire che in fondo sono una buona compagnia, anche se la tristezza non mi ha ancora del tutto abbandonato…»
«Se non ricordo male sei qui in ospedale per la tua ragazza, giusto?»
Dopo vari discussioni che avevano portato a poco di buono, i due ragazzi giovani avevano cominciato a parlare cordialmente senza la minima collera.
«Sì… Purtoppo ha avuto un incidente più di un anno fa’ ed è tuttora in coma… Prego ogni giorno che si possa risvegliare e tornare ad essere quella di prima»
«Un anno in coma? Accidenti, è un sacco di tempo! Non hai mai pensato alla possibilità che non tornerà ad essere quella di prima? Insomma, quali conseguenze si può avere dopo un lungo sonno?»
«Non ne ho la più pallida idea Olympia, e non voglio nemmeno pensarci… Perché non mi parli un po’ di te? Di sicuro ti starò annoiando con i miei racconti»
«Oh tranquillo, non è affatto vero. Era da un sacco di tempo che non mi confidavo così con qualcuno. Specie se questa persona l’ho conosciuta solo ieri… Comunque, per non rovinare il giorno in cui ci siamo ufficialmente presentati, desidererei non parlarti della mia vita. Almeno non per ora…»
«Non hai avuto una vita felice, vero?»
«Per nulla! Te la racconterò tra un po’ di tempo e magari anche tu potrai parlarmi di te. Non anteporre continuamente la vita della tua… Come si chiama la tua ragazza?»
«Rebecca. Rebecca Palieri»
«Non anteporre continuamente la vita della tua Rebecca alla tua. Cerca di pensare ad una cosa felice…»
«E quale? Dopo il suo incidente non ho mai avuto momenti veramente felici…»
«Pensa a quando mi hai portato questi bellissimi girasoli e vedrai che ti sentirai meglio»
A quel punto Roberto potè finalmente vedere Olympia in un’altra prospettiva: in un solo giorno l’aveva cambiata profondamente, rendendola una persona migliore.
«Sì, hai ragione. Ci proverò… Torno da Rebecca così tu puoi riposarti un po’. Ti vedo molto stanca»
«Non hai tutti i torti. Ci vediamo più tardi, Roberto»
«A più tardi Olympia… Se ti sveglierai e non ci sarà nessuno a farti compagnia, guarda il vaso di girasoli… è come se tu ti trovassi dinanzi ad un raggio di sole»
«E me l’hai regalato proprio tu questo raggio di sole. Oltre al sorriso che ho ritrovato dopo tanto tempo»
   
 
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