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Autore: Infected Heart    25/01/2017    1 recensioni
They took the midnight train, goin' anywhere...
Ho immaginato il primo incontro tra Cory e Lea, e sognato tutto ciò che ne è seguito.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: Ciao a tutti! Vedo con piacere che siete in molti a leggere, e mi scuso per la maleducazione: fino ad ora non vi ho nemmeno scritto due parole personali, ma ero troppo presa dalla storia, e mi è davvero passato di mente, perdonatemi. Dovete sapere che questa fanfiction è nata come un tributo alla canzone da cui prende il titolo, perché continua ad essere il filo conduttore di  tante coincidenze che sono capitate e capitano nella mia vita. Durante una notte insonne, ho trovato conforto nei sorrisi di Lea e Cory (mio imperituro amore telefilmico… salvo che dicevo a tutti che non mi piaceva, perché mi vergognavo della mia cotta adolescenziale –N.B: ho 25 anni-, nemmeno fosse stata una persona che conoscevo XD), ed ora eccoci qui.
Che altro dire? Spero che mi lascerete qualche feedback, positivo o negativo che sia. Una recensione fa sempre piacere, con eventuali critiche annesse e connesse.
Grazie a tutti, davvero. E, DON’T STOP BELIEVIN’. SEMPRE.
p.s: IMPORTANTE. Con un po’ di ritardo, ma per la scena delle audizioni, consiglio di guardare questo video: https://www.youtube.com/watch?v=riKf61F7Wsg . Probabilmente alcuni di voi lo conosceranno già.
Credo che invece tutti abbiate presente la scena dell’audizione di Rachel e di You’re The One That I Want, appunto presenti nel pilot.  Ma per chi non ricordasse, eccovi: https://www.youtube.com/watch?v=DL62bZmz4VY
 
LEA POV
 
Ottobre 2008. Los Angeles. Paramount Pictures Studios.
 
Sono le sei del mattino, e la signorina qui presente è già sveglia da due ore, appena passata nelle mani di truccatrice, parrucchiera e stylist.
Oggi iniziamo a girare il pilot di Glee, quella commedia musicale per cui ho fatto il provino tre mesi fa. Saranno stati lo yoga e gli anni di esperienza in teatro, ma non sono mai stata così soddisfatta di un’audizione in vita mia. O forse qualcuno lassù mi ha riservato una dose extra di aiuto, visto che prima della suddetta me ne sono successe di tutti i colori. Difficilmente dimenticherò le 24 ore più assurde di tutta la mia vita, in cui ho fatto tutto il contrario di ciò che mi ero prefissata. Ancora adesso non mi spiego il perché del mio comportamento, ma quel che è stato, è stato.
Probabilmente ho qualche accenno di disturbo OCD[1], ma chiunque mi conosce, sa che nelle 24 ore precedenti un colloquio o spettacolo importante, devo osservare una rigidissima tabella di preparazione. Sono una persona estremamente emotiva, e se non mi metto nella condizione giusta… meglio non sapere cosa potrebbe capitare. Il bello è che tutti pensano che io sia sicura di me, ma quell’impressione è il risultato di anni e anni di lavoro su me stessa… e merito della magia creata dal mondo dello spettacolo, in cui puoi essere chi vuoi. Persino te stesso!
Ebbene: nonostante l’aereo fosse più veloce, e nonostante il provino sarebbe stato il mattino seguente, io avevo preso il treno per Los Angeles di notte, ad un orario assurdo e avevo affittato una macchina per girare più comodamente in quella metropoli a me sconosciuta, oltre che al limite della concezione di caotico.
Molto sensato, vero?
No, lo so anche io, ma lo ammetto: sono un po’ viziata, e mi piace andare e venire all’orario che più mi fa comodo, senza dover dipendere da bus o altri mezzi pubblici. Senza contare che ho il terrore di far tardi agli appuntamenti di lavoro, e che quindi, per abitudine, mi presento in loco almeno un’ora prima di quella stabilita.
Su quel treno, poi, era avvenuto un incontro inaspettato, e mi ero ritrovata a letto con uno strano e affascinante sconosciuto.
Avevamo cantato tutta la notte, tra fumo, alcol e attività fisica fuori programma…
Il mattino io mi ero alzata tardissimo, rispetto al mio solito e nella fretta non avevo mangiato nulla.
Così era andato a farsi benedire anche il resto del mio rituale mattutino: niente infuso di semi di finocchio per umidificare le corde vocali, niente vocal fry[2] per non affaticare la voce parlata, niente zenzero. Niente yoga e niente olio tonificante al viso.
Ribadisco: sono fissata e un po’ narcisista, me ne rendo conto. Ma il corpo è il mezzo espressivo dell’attore e bisogna averne cura, sempre.
Ad ogni modo, l’unica cosa che ero riuscita a fare prima dell’audizione, era stata scaldarmi la voce in macchina, prima che questa venisse sfasciata in pieno da un’altra vettura, proprio nel parcheggio degli studi televisivi.
Per fortuna io non ero rimasta ferita.
Con nonchalance mi ero tolta i pezzi di vetro dai capelli, avevo indossato un sorriso, e teatralmente mi ero presentata nella stanza del provino, degna del personaggio che interpreterò da qui a quando ne avrò la possibilità.
Ho voluto quel ruolo più di qualunque cosa, e oggi ho l’adrenalina a mille. Finalmente si entra nel vivo dell’azione e potrò fare tutto ciò che amo di più al mondo: cantare, recitare e ballare, nel ruolo di un’ambiziosa studentessa con cui ho molto in comune.
Un mese fa io e i miei colleghi abbiamo avuto la prima table reading del copione. Avevamo presenziato tutti, tranne uno, che manca anche adesso.
 
-Monteith quando arriva?- chiede Brad, uno dei tre coautori.
 
-Ian è andato a prenderlo due ore fa. Se non l’hanno rispedito in patria come un profugo, finalmente tra un’ora dovrebbe essere dei nostri.- gli risponde Ryan, alzando gli occhi al cielo.
 
Sì, perché il mese precedente noi attori eravamo stati convocati, avevamo iniziato a lavorare sui personaggi insieme agli autori, ma il mio coprotagonista principale era rimasto bloccato in Canada a causa di alcuni problemi con la green card[3].  
So solo che il suo nome è Cory Monteith, e spero davvero che sia bravo come dicono.
Chissà perché me lo immagino un tipo alla Kurt Cobain.
 
“Ti prego, fa che non puzzi.” Mi ritrovo a pensare. Può sembrare scontato, ma garantisco che performare certe scene con uno che sa di cavolfiore bollito non è proprio il massimo.
 
Comunque, siamo tutti ansiosi di conoscerlo e di provare al completo la prima coreografia collettiva di questa nuova avventura.
La giornata di oggi è dedicata ai numeri musicali, e domani gireremo le scene puramente parlate.
Jenna sale sul palco nei panni di Tina, una studentessa orientale che finge di balbettare per evitare di essere infastidita.
La serie tv è ambientata in un liceo dell’Ohio, e Mattew interpreterà il professor Shuester, il nostro insegnante. In questo momento è seduto alla scrivania, troneggiante al centro della sala concerti. Fingerà di farci le audizioni per il club di canto corale della scuola.
Successivamente arriva il turno di Amber, forte voce afroamericana; il microfono poi passa a Kevin, che ha la sfida di ballare… su una sedia a rotelle, e infine ascoltiamo Chris, dal timbro acuto particolarissimo.
L’ultima a salire i gradini che portano sul palco, sono io.
 
-Salve, mi chiamo Rachel Berry, e vorrei cantare On My Own, dall’intramontabile musical di Broadway Les Miserables.-
 
La musica parte, i riflettori fanno l’effetto di una sauna, e io mi sento come i malcapitati che nei film vengono inglobati dalla luce di un disco volante alieno. O dall’illuminazione divina. Abbasso lo sguardo, e l’epifania canterina svanisce, insieme alle ultime note fatte vibrare dalla mia voce.
Arriva l’ok di Ryan, e io mi schermo gli occhi con una mano per riuscire a vederlo.
Un momento: a meno che non abbia mangiato troppa tortainsù[4], Ryan non può esser cresciuto in soli dieci minuti.
La sagoma che si delinea di fronte a me è quella di un uomo decisamente più alto del regista.
 
No. Non può essere.
 
E invece i miei dubbi vengono fugati dal fatto che non sono l’unica ad avere la mascella che in questo momento rasenta il suolo.
 
-Ehm, pensi di stare tutto il giorno lì impalata? Dobbiamo continuare a girare.-
Ryan riporta la mia attenzione alla realtà.
 
-Ma voi due vi conoscete?- continua, mentre io, a passo lento e incerto, cerco di scendere dal palco conservando un minimo di autocontrollo.
 
Il respiro, Lea. Controlla il respiro. Inspiro: Uno, due, tre. Espiro: Uno, due, tre, quattro, cinque, sei.
 
-No, è solo che... wow. Complimenti.- per fortuna interviene lo spilungone, perché io non ho ancora riacquistato la capacità fonatoria.
 
-Lea, piacere.- lo guardo negli occhi e gli stringo la mano, vigorosamente.
 
La mia solita, involontaria, reazione all’imbarazzo: esasperare un gesto naturale, nell’ansia di sembrare normale. Sono ancora troppo shockata anche solo per lamentarmi del fatto che abbia negato di conoscermi, quindi mi limito ad assecondarlo.
Il ragazzo sembra in soggezione mentre ricambia la stretta e mi dice il suo nome. Ecco, se non altro adesso ci stiamo presentando civilmente, e non come due clochard alla stazione che finiscono per scaldarsi a vicenda.
Faccio per dargli un cordiale bacio sulla guancia, e accorgendomi che non ci riesco, mi metto sulla punta dei piedi.
Testarda, allungo di più i muscoli dei polpacci.
Niente da fare, proprio non ci arrivo.
Ecco, come non detto. Figura di merda, mode: ON.
A Cory sfugge una risatina sommessa.
Ryan ci guarda e ride di gusto. Il ragazzo abbassa il capo e lascia due baci delicati al bordo delle mie labbra.
 
-Sarà divertente vedervi in scena.- dice, per poi presentare il nostro quarterback al resto della squadra.
 
Io ho le guance in fiamme, e deglutisco pesantemente mentre mi dirigo verso il camerino. Faccio il cambio vestiti per la scena successiva e qualche minuto dopo sono di nuovo sul proscenio insieme agli altri attori: è il momento di provare il primo numero d’insieme. Fisso lo spartito, per evitare lo sguardo di chi ha visto il delirio della mia parte irrazionale, quella che non lascio uscire mai. O quasi.
Il pianista suona le prime note di You’re The One That I Want da Grease, e Cory inizia a cantare.
Siamo tutti allineati e io, dall’altra estremità della fila, non posso fare a meno di dargli un’occhiata furtiva, più che stupita.
Uno slancio appassionato, un graffiato dolce e naturale. C’è davvero una scintilla nella sua voce.
Quando vedo che Kevin si sta girando verso di me, mi affretto a distogliere lo sguardo, e di nuovo trovo conforto nei fogli bianchi e neri.
 
“It’s electrifying”, conclude la frase.
 
Ok, ora si fa sul serio. Mi dò un tono e getto gli spartiti dietro di me. Guardo decisa il mio partner e a passo di danza mi dirigo verso di lui, che ha occhi e bocca spalancati in un’espressione quasi terrorizzata.
 
“You better shape up, ‘cause I need a man and my heart is set on you.” Con la voce e il viso enfatizzo la frase della canzone. Mentre canto, sorrido, incoraggiante, forse più per me stessa che per lui.
 
Nonostante sia da copione, realizzo che Cory è davvero intimorito.
Indietreggia, e io lo porto verso di me. Afferrandogli la mano, percepisco i muscoli rigidissimi del suo avambraccio.
Manco fossi la strega cattiva o un mostro venuto direttamente dall’inferno.
Sul terzo movimento della battuta, lui bilancia la mia presa e io perdo l’equilibrio, rimbalzando come una molla contro il suo petto.
In men che non si dica, ci ritroviamo a terra, l’una sopra l’altro.
 
-Ok, ok, taglia!- urla Ryan alla macchina da presa.
 
Poi il silenzio, e quel sorriso che mi ricordavo fin troppo bene. Il sorriso più solare e bello del mondo.
 
[1] Obsessive-Compulsive Disorder, in italiano Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Tale disturbo consiste in un disordine psichiatrico che si manifesta in una gran varietà di forme, ma è principalmente caratterizzato dall'anancasmo, una sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire) che tentano di neutralizzare l'ossessione. (cit. wikipedia)
 
[2] Tecnica vocale che consiste nel far vibrare le corde vocali a vuoto, in in modo da scaldare la voce parlata e pulire da eventuali residui di muco nel tratto.  
[3] La Permanent Resident Card (conosciuta comunemente come 'green card') è un'autorizzazione rilasciata dalle autorità degli Stati Uniti d'America che consente ad uno straniero di risiedere sul suolo degli U.S.A. per un periodo di tempo illimitato. È oggi rilasciata dall'USCIS (U.S. Citizenship and Immigration Services). (cit. wikipedia)
Piccola curiosità: Cory Monteith ha davvero avuto problemi con la green card, infatti ha iniziato le riprese di Glee qualche settimana dopo gli altri ragazzi.
[4] Tortainsù: nell’universo creato da Lewis Carroll, è un dolce che fa crescere in statura chi lo mangia. 
  
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