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Autore: Susanna_Scrive    26/01/2017    0 recensioni
Sarà un pochino melodrammatica ma se mi conoscete già come autrice di Fan Fiction capirete che sono fatta così e quindi.. Shialla zi! Spero vi piaccia anche perchè non sto pubblicando nulla da un bel pò, non odiatemi per questo. Vi lascio a questa mia nuova One-Shot . Buona lettura a tutti!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Anima, Nuovo personaggio, St3pNy, SurrealPower
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Da sola! Ecco come rimarrò per il resto dei miei giorni! Continuo a ripetermi ormai allo stremo delle forze. Gli unici su cui posso contare sono i Mates, loro non mi abbandonerebbero mai. Su di loro potrai sempre contare, quando sei triste, quando sei in ansia, quando hai bisogno di sorridere loro ci sono sempre. Anche ora che dovrei pensare a me stessa in questo momento difficile non posso non immaginare un loro abbraccio, un abbraccio mancato, un abbraccio che non ho ricevuto e che forse non riceverò mai. La parte veramente brutta in tutto questo e che continuo ad immaginarmi la scena anche se sò che non accadrà mai, mi sto facendo male da sola! Ma se sono loro la causa del mio dolore sono ben disposta ad accettarlo. Anche ora in questo letto d'ospedale contorcendomi dal dolore fisico non riesco a non pensare a loro, me li immagino accanto a me a rassicurarmi e a dirmi che tutto andrà bene ma ciò non accadrà mai! Sono fottutamente da sola in un fottuttissimo letto d'ospedale con le contrazioni porca miseria! Si avete capito bene! Si parlo proprio a voi che state leggendo! Sono incinta a 19 anni. Ebbe! Altro che "ebbe" mi sento una merda, mi sono fatta fregare dal primo ragazzo che mi ha detto "Ti amo", mi sono fidata e ora mi ritrovo quì da sola come un cane. Avrei preferito che tutto questo non fosse mai accaduto, avrei voluto finire il liceo per poi andare all'università e iniziare una nuova vita ma mi rendo conto che questo non sarà più possibile. Continuo a soffrire per questi dolori allucinanti da quasi 8 ore e il primario mi ha anche detto che ho poche possibilità di farcela perchè ho un fisico troppo debole, potrebbe andare peggio di così? Non lo so e non lo voglio sapere. So solo una cosa, la mia vita è una merda! Non so in che posizione stare, continuo a girarmi e rigirarmi nel letto non riuscendo a trovare una posizione comoda, mi alzo e mi risdraio ogni 5 minuti e in più c'è un forno in questa stanza e le infermiere mi impediscono di aprire la finestra. Bello no? Ma cosa dico, è proprio una schifezza! In teoria ci dovrebbe essere qualcuno che mi stringa la mano ma io mi sto accontentando di stringere le lenzuola con i pugni e con i denti per evitare di urlare. Poi c'è quel maledetto macchinario che controlla le contrazioni che con il suo "bip" continuo mi fa salire i nervi. Non volevo che la mia vita prendesse questa piega, non volevo un figlio adesso ma nonostante questo io lo amo da morire e non voglio che muoia. Nel momento in cui il medico mi ha riferito i risultati delle analisi ho iniziato a piangere come non mai. Non voglio morire così presto! Non voglio lasciare mio figlio da solo in questo mondo crudele! Vorrei tanto dargli la vita che merita, vorrei renderlo felice, vederlo compiere i suoi primi passi e sentirmi chiamare "mamma", vederlo giocare al paco con gli amichetti, vederlo spegnere le candeline ad ogni suo compleanno e riempirlo di coccole e affetto ma mi devo rassegnare al fatto che ciò non sarà possibile. Ora devo solo pensare a farlo uscire ma a quanto pare non ne vuole sapere, tanto il dolore lo subisco io no? Le tende mi impediscono di vedere che tempo c'è fuori, guardo l'orologio e vedo che sono le 11:30 del mattino. Il bussare alla porta mi distoglie dai miei pensieri.

- A-Avanti - balbetto cercando di prendere fiato.

Poco dopo sbuca una delle infermiere che mi accudisce da quando sono arrivata alle 3 del mattino. Lei mi sorride e si avvicina a me.

- Ei mammina come va? - mi domanda ingenuamente.

Ma mi prende per il culo?

- Una meraviglia proprio! - rispondo in modo sarcastico.

Lei ride di gusto per il tono che ho usato, ma che razza di domanda è "Come va"? Guarda sto benissimo proprio, non mi vedi quanto sono allegra? Ma va va! La donna si avvicina a controllare il macchinario per poi sbuffare sonoramente.

- Nei avrai ancora per un bel pò credo - nota osservando ancora quello schermo.

- No guarda non lo sapevo! - continuo a fare la sarcastica sbuffando innervosita.

Lei si siede sul letto e mi guarda con uno sguardo rassicurante.

- Tranquilla andrà tutto bene - mi dice cercando di essere convincente.

Ma mi prendi in giro?

- Lo sai benissimo che non andrà bene non darmi false speranze anche tu! - urlo in preda alla rabbia e allo sconforto.

- Ascolta, non è detto che il dottore abbia ragione! Magari succede qualcosa di inaspettato e tutto si sistemerà -

In effetti non avevo considerato questa alternativa ma non mi voglio dare false speranze. Lo sguardo della signora si posa su una foto posata sul mio comodino e la prende tra le mani. Quella è una foto dei Mates che ho scaricato dal loro profilo instagram e che ho incorniciato.

- Chi sono questi bei ragazzi? - domanda incuriosita.

Io le prendo la foto da mano e me la tengo stretta al cuore, la porto sempre con me nella borsa e mi infonde anche un pò di coraggio in questo momento.

- Sono i Mates - rispondo guardando per la milionesima volta la foto.

- Mates? - chiede curiosa.

- Si i Mates, sono degli youtuber - spiego stringendo nuovamente la foto a me.

La donna pare un attimino pensierosa. Come sarebbe che non conosce Youtube? Tutti sanno cos'è! Poi il suo volto si illumina.

- Potresti darmi un secondo la foto? - mi chiede già con la mano pronta per afferrarla.

Io titubante gliela cedo e la vedo osservarla con attenzione mentre continuo a scrutarla cercando di decifrare il suo sguardo.

- Ma io questo ragazzo con la scritta blu sulla maglia l'ho già visto! - esclama ad un tratto.

Io inclino la testa da un lato perplessa, ma se poco fa a detto di non conoscerli!

- Si l'ho visto insieme agli altri tre al reparto di pediatria poco fa! - continua entusiasta.

I miei occhi in questo momento sono sgranati, i Mates sono qui? In questo ospedale? Come? Quando? Perchè? Non hanno detto nulla! Poi alla velocità della luce prendo il telefono che avevo appoggiato sul cuscino e apro instagram entrando nel loro profilo di gruppo e rimango scioccata. Nella descrizione dell'ultima foto che hanno postato c'era scritto che sarebbero venuti in questo ospedale per regalare un sorriso ai bambini nel reparto pediatria. Loro sono qui! In questo stesso piano! I miei occhi si fecero subito lucidi, non ci posso credere. In preda alla contentezza tolgo il lenzuolo dal corpo e in un istante sono già seduta, devo assolutamente incontrarli! Sto per alzarmi ma un dolore assurdo mi fa bloccare all'istante facendomi urlare molto forte e in contemporanea il macchinario delle contrazioni fa un rumore prolungato. Che cazzo sta succedendo? L'infermiera si alza al volo facendomi ristraiare per poi compiere dei movimenti sulla mia pancia.

- Forza piccolo non mollare, non mollare! - continuava a ripetere mentre controllava il macchinario.

Io continuo a contorcermi dal dolore non smettendo un secondo di urlare e le lacrime non smettono di scendere ma questa volta dalla paura.

- Respira profondamente, cerca di non spingere - mi istruisce l'infermiera.

Io faccio ciò che mi ha detto e ad un certo punto il macchinario riprende a fare il solito rumore fastidioso di poco fa. La contrazione si era affievolita lasciandomi un attimo di respiro ma non smettevo comunque di piangere silenziosamente. L'infermiera sembra quasi scioccata da ciò che è appena successo ma nonostante questo è riuscita ad aiutarmi. Lei mi guarda preoccupata mentre continuo a respirare affannosamente per colpa dell'eccessivo sforzo.

- Non fare più movimenti così bruschi, può essere pericoloso per il bambino -

Io annuisco semplicemente senza sapere dove posare lo sguardo. Perchè succede tutto a me? Divento immediatamente cupa e probabilmente l'infermiera se ne accorge perchè mi accarezza una guancia ma io mi giro prontamente dall'altra parte dandole le spalle. Mi devo rassegnare, non li incontrerò mai, io morirò e probabilmente il mio bambino rimarrà orfano. Questa sarà la mia triste fine. Sento che la donna è ancora dietro di me ma io non ho nessuna intenzione di girarmi. Sento dei passi frettolosi che si fanno sempre più distanti e poi il rumore della porta sbattere, ecco ora sono rimasta veramente sola. Inizio a versare lacrime su lacrime stringendo a me uno dei cuscini, spero solo che questa agonia finisca subito.

 

 

*** NARRATORE ***

La donna dal camice bianco chiude la porta dietro di se sentendo un enorme senso di angoscia e tristezza. Quella ragazza è davvero disperata e ha perso le speranze, deve fare qualcosa per lei, ma cosa? Si mette a camminare nel corridoio continuando a riflettere, contattare un parente è impossibile perchè la ragazza è stata portata in ospedale da sola e inoltre lei non ha fatto nessuna richiesta per chiamare un familiare senza ricevere, tantomeno, nessuna chiamata che la riguardasse minimamente, allora che bisognava fare? Quando la donna stacca lo sguardo dal pavimento si accorge di essere nel reparto di pediatria comincia così a girare tra quei corridoi posando lo sguardo su ogni porta aperta. La sua attenzione si canalizza su una scena, in una stanza si vede un ragazzo che abbraccia un bambino probabilmente con il cancro visto che non ha capelli. La scena è parecchio toccante e la donna non può fare a meno di guardarla facendosi scappare anche una lacrima che asciuga immediatamente. Il ragazzo moro accarezza la testa del bambino per poi allontanarsi e lasciare spazio ad un altro ragazzo. Non si sa per quale ragione lo sguardo del moro si posa sulla donna fuori dalla porta, in quel momento l'infermiera ha un colpo di genio! Quello è uno dei ragazzi della foto! Lei si affaccia alla porta e nota che ci sono anche gli altri tre ragazzi, non si aspettava di incontrarli così senza alcun preavviso. La donna bussa alla porta, nonostante fosse aperta, e in contemporanea i quattro si girarono verso di lei quasi di scatto.

- Buonasera, scusate il disturbo - si intromise la donna.

I quattro si guardarono un po' perplessi dalla presenza dell'infermiera perchè non l'avevano vista nel reparto prima d'ora eppure questa non era la prima volta che andavano in quell'ospedale per far visita ai bambini.

- Volevo chiedervi se con le visite di questo reparto avete finto - chiede la donna lasciandoli palesemente sorpresi.

E' strano che qualcuno li cacci via dal reparto o cose simili, loro in effetti avevano finito di far visita a tutti i bambini ma volevano rimanere comunque un altro po'. Si fa avanti quello che risulta il più grande dei quattro cioè Giuseppe.

- Si abbiamo finito, desidera qualcosa? - domanda il Mates blu all'infermiera.

Gli altri tre guardarono subito la donna in cerca di una risposta nel suo sguardo che risulta però abbastanza enigmatico.

- Potrei parlarvi in privato? -

Tutti si guardarono perplessi per poi annuire, regalarono un ultimo sorriso a quel bambino e abbandonarono la stanza che fu subito chiusa dall'infermiera. I quattro la guardarono curiosi in attesa che lei iniziasse a parlare ma il tutto viene interrotto da un urlo abbastanza potente provenire dall'altro reparto.

- FANCULOOO! -

A Sascha scappò un risata e anche a Stefano mentre Giuseppe e Salvatore sono sobbalzati per la potenza di quell'urlo. Tutti furono distratti dalla reazione delle donna di fronte a loro che sembrava abbastanza allarmata.

- Io non vi conosco ma ho bisogno di voi - esordisce la donna.

Sascha smette di ridacchiare e solleva un sopracciglio stranito, reazioni simili la ebbero anche gli altri tre che guardarono la signora abbastanza perplessi. In che cosa potrebbero mai essere utili?

- Quella che avete appena sentito urlare è una vostra fan, lei sta morendo e l'ultimo desiderio che ha è quello di incontrarvi - spiega l'infermiera.

Tutti rimasero allibiti e Giuseppe, quasi spontaneamente, si volta verso il corridoio da dove proveniva l'urlo.

- In che senso sta morendo non capisco - chiede Giuseppe perplesso.

- Purtroppo queste sono informazioni riservate alle quali nemmeno io posso accedere, mi dispiace - risponde abbattuta la donna.

Tutti e quattro si voltarono a guardare quel corridoio probabilmente cercando di pensare a cosa fare. Era giusto andare? Ma soprattutto, avrebbero retto una situazione del genere?

- Lei si sta lasciando andare, vi prego voi siete gli unici che la possano aiutare vi supplico - li prega la donna congiungendo le mani quasi in preghiera.

I quattro rimasero abbastanza sorpresi, si stavano per immischiare in una situazione non molto semplice.

- Io non so voi ragazzi ma io non ce la faccio - parla per primo Salvatore.

- Non fare il bambino! - lo sgrida immeditamente Stefano.

- We are all Mates, giusto ragazzi?! - attira l'attenzione dei presenti Giuseppe.

- Si! - esclamarono in coro gli altri tre lasciando leggermente perplessa l'infermiera che in quel momento non stava capendo proprio niente.

- Allora dobbiamo andare da lei, la dobbiamo aiutare! - continua Giuseppe cercando di dare un po' di coraggio ai suoi amici.

Tutti annuirono convinti e si fecero guidare dall'infermiera verso l'altro reparto. I ragazzi si guardano intorno spaesati perchè in effetti non erano abituati a questo ambiente. Passano anche davanti al nido e Sascha si ferma davanti iniziando a scrutare con attenzione i bambini nelle culle. Pensa alla sua relazione con Sabrina, si chiede se la sua relazione con lei durerà tanto da arrivare ad avere anche dei figli. Viene distratto da un altro urlo straziante di quella ragazza e allora scuote la testa iniziando a pensare che per i figli ci sarà ancora tempo. Raggiunge gli altri e ricominciano a "camminare" verso la stanza della ragazza. Tutti si fanno un sacco di domande alle quali non sanno dare delle vere e proprie risposte, infondo nemmeno la conoscevano come avrebbero potuto aiutarla? Ironicamente Sascha si dice mentalmente "mica sono un ginecologo", lasciandosi sfuggire una breve risata che viene smorzata dagli sguardi omicidi del ex Trio. Si ricongiunge con gli altri e in poco tempo si ritrovarono tutti davanti alla porta della ragazza così l'infermiera bussa cautamente alla porta aspettandosi probabilmente una risposta che non tarda ad arrivare.

- LASCIATEMI IN PACE! - si sente urlare dall'altra parte della porta con una ferocia inaudita.

I Mates quasi rabbrividiscono visto il tono che ha usato la ragazza mentre l'infermiera non si lascia terrorizzare aprendo finalmente la porta.

 

 

***PROTAGONISTA***

Non volevo ne sentire ne vedere nessuno, se proprio devo morire lasciatemelo almeno fare in pace! Penso tra me e me dopo che ho sentito qualcuno bussare alla porta. Sono di spalle alla porta quindi non vedo nemmeno chi entra, sarà sicuramente un altro dottore che vuole verificare che non sia ancora morta. Le lacrime iniziano a scendere lungo il mio viso e non posso fare a meno di chiuderli visto che mi si stava offuscando la vista. La porta si chiudere e a giudicare dai passi mi sembra che sia entrata più di una persona nella mia stanza. Saranno sicuramente venuti per dirmi che non ce l'avrei fatta a superare il parto.

- Ditemi quello che mi dovete dire senza girarci troppo attorno - dico con tono piatto continuando a rimanere in questa posizione senza aprire gli occhi.

Stavo aspettando il responso in silenzio ma stranamente sento il letto inclinarsi da più lati, ma chi gli ha dato il permesso mi chiedo io. Sento una mano accarezzarmi i capelli e in quel momento mi imbestialisco sollevandomi di scatto pronta a mollare uno schiaffo al maniaco ma mi blocco all'instante.

- Hey - dice la persona di fronte a me con un leggero sorriso.

No non è possibile, non possono essere qui.

- Fantastico! Ora mi vengono anche le allucinazioni! - sbraito altamente incazzata con me stessa.

Sbuca da dietro il ragazzo che mi ha appena parlato un altro tizio che si piega dalle risate e quando si rialza lo riconosco subito e mi si gela il sangue.

- No non è vero.. voi non siete davvero qui.. - dico più a me stessa che a loro guardandoli.

- Non siamo un'allucinazione - continua il ragazzo davanti a me mostrando le sue fossette.

Io rimango paralizzata sul posto continuando a fissarlo cercando di collegare le cose ma senza riuscirci. Continuo a guardarlo negli occhi cercando di convincermi che lui non fosse un'allucinazione dettata dai dolori delle contrazioni.

- Dai vieni qui - allarga le braccia il ragazzo e senza accorgermene mi ritrovo tra le sue braccia.

Rimango scioccata, non è un sogno! Inevitabilmente inizio a emettere i primi singhiozzi. Lui continua a stringermi delicatamente a se ma io non riesco a fare altro se non piangere e coprirmi la bocca con una mano cercando di calmare i singhiozzi per quanto mi sia possibile. Appoggio la fronte sulla sua spalla cercando di godermi quel momento il più a lungo possibile cercando di realizzare che effettivamente Giuseppe mi stesse abbracciando per davvero. Lui mi bacia la spalla e mi sfrega le mani sulla schiena ma così non capisce che peggiora soltanto le cose infatti mi metto a singhiozzare più forte.

- Giuseppe.. - sussurro con un filo di voce.

- Shh.. è tutto ok, va tutto bene - ripete continuando a sfregarmi la schiena dolcemente.

Mi allontano lentamente scrutando ogni singolo particolare del suo viso e incantandomi. Avevo sognato tanto questo momento ma non me lo sarei mai immaginato in queste circostanze, in questo posto. Vegas mi sorride raggiante e io non riesco proprio a frenare le lacrime nonostante ci mettessi tutta me stessa.

- Non può essere vero.. Non è possibile - continuo a ripetere.

- E invece è tutto vero! - urla qualcuno alla mia destra.

Mi volto verso la direzione della voce e mi si presenta un Sascha molto euforico. Io ridacchio nonostante le lacrime continuassero a scendere copiose lungo il mio viso. Anche lui si avvicina di più a me per poi allargare le braccia ma era comunque un po' distante da me, se non fossi in queste condizioni probabilmente gli sarei saltata addosso.

- Cretino non si può alzare! - lo rimprovera Giuseppe.

- A si giusto! - si ricorda Anima dandosi una manata sulla fronte.

Io rido leggermente più forte suscitando un piccolo sorriso da parte di Sascha che si siede sul letto abbracciandomi senza aspettare un mio segnale. Lui mi stringe forte a se e non posso fare a meno di ricambiare quell'abbraccio che da tempo desideravo. Il suo profumo mi inebria le narici e devo dire che è veramente buonissimo, probabilmente non lo dimenticherò mai.

- Spostati pirla che la voglio abbracciare anche io! - si sente dietro le spalle di Sascha per poi sentire un rumore sordo, probabilmente un colpo alla spalla.

- Brutto sacco di merda! - urla in risposta il poveretto toccandosi la spalla facendo finta che gli facesse male davvero.

Una volta che la figura del moro si scosta da me dopo un ultimo sorriso mi si presenta davanti il ragazzo toscano più bello del mondo. Stefano si mette accanto a me e senza dire niente mi abbraccia, io mi riprendo dal mio stato di apparente "shock" e ricambio con altrettanta foga l'abbraccio.

- Ciao - dico talmente tanto piano che probabilmente nemmeno lui mi ha sentito.

In risposta mi sento stringere più forte e io cerco di ricambiare, per quanto mi sia possibile visto il pancione che mi ritrovo.

- Ciao - ricambia lasciando un bacio sulla mia spalla coperta dalla maglietta dei Mates.

Si allontana anche lui e nota la maglia.

- Figa! - esclama guardandola.

In effetti è diversa dalla loro e da quelle in commercio, infatti, è molto lunga e mi arriva praticamente un po' sopra il ginocchio. È a fiori, precisamente delle rose e proprio al centro c'è la scritta "Mates" di colore grigio scuro e rossa leggermente sfocata con un quadrato nero sottile che incornicia la scritta.

- Non l'avevo notata è una figata! - nota Sascha scrutando la maglietta/vestito.

- Mi fa piacere che vi piaccia, l'idea è stata mia - spiego io leggermente imbarazzata.

- Potrebbe partire un nuovo progetto - riflette ad alta voce Giuseppe.

- Scusate la smettete di parlare di magliette e ve ne uscite da mezzo i coglioni che vorrei salutarla anche io! - si scoccia l'unico componente del gruppo che manca all'appello.

Si fa largo tra Stefano e Sascha e finalmente scorgo la figura slanciata e mingherlina di Salvatore. Il Mates rosso e verde si spostano dando la possibilità a Surry di sedersi nel letto accanto a me, non accenna a fare nessun movimento così io un po' titubante decido di farmi avanti.

- P-Posso abbracciarti? - domando balbettando leggermente per l'imbarazzo.

- O dio si dolcezza! - si risveglia dal suo stato di trans per poi stringermi a se.

- Scusami ero soprappensiero - continua mentre appoggia la testa sulla mia spalla mentre tiene appoggiate delicatamente le sue mani sui miei fianchi.

È adorabile il fatto che lui non mi stringa per paura di farmi male. Ci stacchiamo e quando i nostri sguardi si incrociano non posso non notare quanto sia bello. Si alza dal letto e rimango un po' sbigottita per questa improvvisa lontananza ma tutto viene cancellato quando notò che stanno prendendo delle sedie per mettersi accanto a me. Sfortunatamente ce ne sono solo tre in quella stanza e sfortunatamente il povero Surry rimane senza sedia.

- Ah Ah! - lo deridono gli altri tre puntandogli il dito contro.

Mi metto a ridacchiare a quella scena, sembrano così infantili ma infondo mi piacciono esattamente così come sono.

- Sal controlla in bagno, ci dovrebbe essere un'altra sedia, non mi chiedere il perché sia lì - dico io indicandogli la porta incorporata nella stanza.

- Grazie - sorride con gratitudine per poi dirigersi verso il bagno.

Nel frattempo Sascha ha avvicinato di più la sedia al mio letto posizionandomi a destra con accanto Stefano mentre a sinistra c'è Giuseppe. Devo ancora realizzare che i miei idoli, le persone più importanti della mia vita, siano veramente qui accanto a me e non dietro a uno schermo. Ormai non tento nemmeno più di fermare le lacrime perché tanto quelle continuano a scendere incessantemente senza tregua. Finalmente anche Salvatore arriva e si siede accanto a Giuseppe perché in effetti dalla parte destra del letto non c'era più posto.

(Notate qualcosa? Saschefano.. Salveppe.. Eh? Ok la smetto)

- Dai basta piangere - sbuffa fintamente scocciato Sascha recuperando un fazzoletto sul comodino del letto dietro di lui che non è occupato da nessuno.

Io ridacchio leggermente per poi afferrare il fazzoletto che mi è stato gentilmente dato dal moro. Mi asciugo leggermente gli occhi ma non riuscivo proprio a smettere, sembro quasi un rubinetto che perde. Iniziò a ridacchiare senza un vero e proprio motivo suscitando in loro delle facce un po' confuse.

- Ho sempre immaginato come sarebbe stato il nostro incontro ma non me lo sarei mai aspettata in una simile circostanza - spiego senza smettere di ridacchiare.

- Beh in effetti non hai tutti i torti - si gratta leggermente la testa Giuseppe ridacchiando anche lui.

Subito si crea uno strano silenzio che però non mi dispiace affatto e né approfitto per osservarli, infondo starei anche delle ore a guardarli senza dire una parola, sono felice così. Inizia ad esserci caldo in questa stanza così mi sollevo leggermente dallo schienale del letto, con uno sforzo non indifferente, per poter togliermi di dosso quel lenzuolo che stava iniziando a darmi fastidio. Probabilmente Sascha, avendo capito le mie intenzioni e vedendo lo sforzo che stavo facendo, mi aiuta a spostarlo e a sistemarlo infondo al letto.

- Grazie - gli dico.

Lui si limita ad annuire con un leggero sorriso sulle labbra, rimango inevitabilmente incantata dal suo viso, è così bello. Inizio a sentire una strana sensazione che mi fa appoggiare repentinamente allo schienale e in contemporanea il macchinario inizia a fare un rumore sempre più persistente. Proprio ora mi deve arrivare una contrazione porca miseria! Noto Salvatore che guarda terrorizzato il macchinario mentre gli altri tre si avvicinano di più a me spaventati. Non voglio farmi vedere da loro in questo stato così con la mano destra mi copro il volto iniziando ad ansimare mentre con l'altra stringo il lenzuolo. Le mie ansimazioni diventano sempre più rumorose e sto cercando in tutti i modi di non urlare, anche se il dolore è parecchio insopportabile. Sento una mano appoggiarsi sulla mia per poi stringerla leggermente, scosto leggermente la mano destra e noto che è Sascha.

- Tranquilla andrà tutto bene - mi dice cercando di essere rassicurante.

Capisco che è inutile nascondere il mio viso così appoggio la mano destra sulla pancia cercando di respirare e di resistere al dolore. Lentamente anche questa mano viene afferrata, però da Giuseppe che non la allontana dalla sua posizione. Mi accarezza leggermente i capelli spostando qualche ciocca dal mio viso mentre mi stringeva la mano, sono adorabili anche se un po' impacciati. Salvatore continua ad alternare lo sguardo tra il macchinario e il mio viso e lo trovo tenerissimo. Nonostante il dolore non stringo molto la mano dei ragazzi e sfogo il tutto sul mio povero labbro che inizia a sanguinare leggermente. La contrazione si affievolisce e mi lascio sfuggire un sospiro quasi liberatorio, rilasso finalmente i muscoli e mi lascio andare sui cuscini dietro di me respirando affannosamente. Stefano nel frattempo si è alzato in piedi mentre parla con la Marina, visto le parole dolci che sta usando. Giuseppe mi accarezza la mano che prima era stretta alla mia e io, notando il gesto, volto lo sguardo verso di lui cercando di sorridere ma mi sarà sicuramente uscita una smorfia piuttosto che un sorriso.

- Ma sei da sola? - domanda improvvisamente.

- Si - rispondo facendo sparire in un secondo quasi tutta la vitalità.

- Ma i tuoi genitori? Il padre del bambino? I tuoi amici?- chiede a ripetizione Sascha.

A quelle domande mi volto verso di lui per poter guardarlo negli occhi.

- I miei genitori, quando hanno scoperto della gravidanza, mi hanno sbattuto fuori di casa - inizio a parlare ma poi mi fermo per riprendere fiato.

- Ti richiamo dopo - sento dire da Stefano mentre chiude la conversazione con Marina, probabilmente voleva ascoltare anche lui.

- Il mio ragazzo mi ha lasciato dicendomi che è stata tutta colpa mia..- mi rattristo.

- Ma tu guarda sto stronzo - sibila a denti stretti Anima.

- E i miei amici.. Beh anche loro mi hanno abbandonata perché non volevano avere a che fare con una "sfigata" come me - abbasso la testa a guardare la mia pancia.

- Ma dove sei stata fino ad ora? - chiede Salvatore, probabilmente si riferiva a dove ho alloggiato per tutti questi mesi.

- Beh..qui -

I ragazzi rimangono sbalorditi dalla mia rivelazione, in effetti non avevo un vero e proprio posto dove andare ma ai miei genitori non gliene fregava proprio niente.

- Come sarebbe a dire qui? Hai vissuto in questo ospedale per NOVE MESI?! - scandisce le ultime parole Stefano guardandomi sconvolto.

Io annuisco semplicemente senza proferire una parola ma comunque bisognava dare una spiegazione.

- Mi hanno trovato quasi in fin di vita, mi hanno portato all'ospedale, mi avevano detto che ho un problema cardiaco abbastanza serio e che purtroppo non potevo sottopormi all'intervento per risolverlo perché poteva essere rischioso per il bambino. Ora mi dicono che partorendo rischio la morte e anche quella di mio figlio - dico scuotendo leggermente il capo con un leggero sorriso sulle labbra, un sorriso amaro.

- Mi hanno detto che non ho speranze - continuo.

L'aria in questa stanza si fa improvvisamente gelida e tremendamente triste. Tutta l'allegria e la spensieratezza di poco fa si è volatilizzata in un secondo da quando abbiamo iniziato questo discorso.

- Voi mi avete aiutato molto in questo periodo - cerco di riattirare la loro attenzione ed è quello che ottengo.

- Nonostante tutto e tutti fossero contro di me voi mi avete dato un motivo per sorridere e vi devo ringraziare di questo - continuo lasciandomi sfuggire una lacrima.

Stefano sposta Sascha facendolo indietreggiare con la sedia e così me lo ritrovo accanto a me seduto sul materasso, senza alcuna esitazione avvicina una mano al mio viso e raccoglie la lacrima che si è appena fermata sullo zigomo. Io non sapendo che fare appoggio una mano sulla sua accarezzandola, probabilmente è una cosa che mai mi sarei permessa di fare al mio idolo così la allontano subito e abbasso la testa. Lui sposta la mano dalla mia guancia e si asciuga le dita sul materasso senza smettere di guardarmi. Il mio viso viene sollevato da lui e fa in modo che i nostri sguardi si incrocino, la sua bellezza mi toglie il fiato.

- Non ti devi vergognare di quello che senti, noi siamo onorati di avere una fan come te - sorride per poi allontanare definitivamente la mano dal mio viso.

Io non posso che ricambiare quel bellissimo sorriso con il mio, il tutto viene interrotto dallo squillo di un telefono, quello di Sascha.

- Pronto? - risponde lui non spostandosi dalla sedia.

- No non aspettarmi per pranzo.. - continua guardandomi.

- "È la Sabri?" - gli mimo e lui annuisce.

- Dille che le voglio bene - dico in un sussurro mentre mi perdo a guardare il vuoto.

- Sono con una fan, mi ha detto di dirti che ti vuole bene - riferisce lui.

Inevitabilmente iniziò a piangere ancora di più ma questa volta per la tristezza lasciandomi sfuggire dei singhiozzi, chiunque noterebbe che sono disperata. Improvvisamente dal telefono di Sascha si sente una voce chiara e limpida, è lei, la mia idola.

- "Dille che anche io le voglio bene e che un giorno ci abbracceremo" - si sente la sua inconfondibile voce anche se un po' modificata dall'apparecchio elettronico.

Il mio pianto diventa sempre più disperato e forte, non ce la posso fare ad affrontare tutto questo. Stefano notata la situazione mi abbraccia e mi stringe a se per quanto gli sia possibile, io non mi rendo conto più di niente so solo che mi sta abbracciando e che non riesco a ricambiare.

- "Saschi che succede?"- si sente ancora Sabrina che sembra abbastanza preoccupata.

- Ti chiamo dopo - dice risolutivo chiudendo la telefonata.

Il pianto continua ad essere disperato, vorrei urlare dalla disperazione ma non riesco a fare nemmeno quello. I miei singhiozzi sono fortissimi e non riesco a controllarli, sono fuori controllo!

- Sto morendo.. - continuo a ripetere come una cantilena mentre ho la testa appoggiata sulla spalla di Stefanino.

- Non è vero non morirai - si intromette Salvatore.

- Non ti devi azzardare a farlo, hai capito? - continua con un tono quasi arrabbiato.

Io ridacchio leggermente, magari riuscissi a non morire caro Surry. Mi allontano da Stefano visto che ho smesso di sfogarmi e rivolgo a Sal un sorriso amaro e rassegnato. Il mio sguardo si posa sbadatamente sull grande orologio appeso al muro e noto che sono già le nove e mezza di sera e questo vuol dire che loro se ne dovranno andare.

- Ragazzi è meglio se tornate a casa e andate a mangiare - interrompo quel silenzio guardandoli.

- Ci stai cacciando? - domanda Sascha con una faccia e un tono di voce a dir poco adorabile.

Io ridacchio scuotendo la testa divertita dalla sua espressione, in quel momento avrei voluto abbracciarlo e non mollarlo più.

- No e che è tardi e penso che voi dobbiate rientrare, no? - dico io gesticolando leggermente.

Iniziano a guardarsi tra di loro, in effetti a giudicare dalle loro espressioni non sembrano molto convinti.

- Io non me ne vado - sento dire alla mia sinistra.

Sal non è più seduto sulla sedia e sembra molto determinato, non l'ho mai visto così e devo ammettere che questo suo lato mi piace molto. Distoglie il suo sguardo dal mio per poter guardare gli altri tre, anche loro in piedi, che annuiscono.

- Noi non ce ne andiamo, rimarremo qui tutto il tempo che serve - dichiara Giuseppe.

- Ma voi non potete perdere del tempo a stare con me, voi avete una vita la fuori e quindi è meglio se.. - inizio a parlare ma vengo bruscamente interrotta.

- Tu non sei una perdita di tempo! - esclama scandalizzato Stefano.

Sobbalzo leggermente visto che sembra abbastanza arrabbiato.

- Ste ha ragione poi noi non ti vogliamo lasciare da sola, facci rimanere qui con te - supplica quasi Sascha.

Io sospiro guardandoli, come si fa a dirgli di no.

- Va bene - dico in un sussuro.

Loro si battono il cinque e poi si rimettono seduti sulle sedie facendo un gran baccano, non cambieranno mai, sono sempre i soliti casinisti. In quel momento inizio a sentire un dolore fortissimo che mi constringe a trattenere il fiato, i ragazzi probabilmente se ne sono accorti perchè mi guardano allarmati.

- E' una contrazione? - domanda Sascha con un tono dolce.

Io annuisco velocemente con la testa e lui si avvicina ancora di più con la sedia per poi allungarmi una mano.

- Dammi la mano -

Io la afferro immediatamente e non posso fare a meno di stringerla sta volta, questi dolori non li sopporto davvero più. Non riesco a stare ferma sul lettino e continuando con questi movimenti mi ritrovo incollata con la schiena alla testiera del letto. In quel momento Sascha fa una cosa dolcissima, mi bacia la mano e poi la accarezza dolcemente cercando di infondermi coraggio, Sabrina è davvero fortunata ad avere una persona così accanto. Mi piego in avanti con la testa non riuscendo a sopportare il dolore, non so se riuscirò a non spingere. Giuseppe si alza dalla sedia, cerca di farsi un pò di spazio nel letto e una volta che ci riesce mi abbraccia facendomi appoggiare la testa sul suo petto.

- Respira, fai come me - istruisce lui per poi iniziare a fare dei respiri profondi.

Ci provo ma non ci riesco, dalla mia bocca escono dei gemiti di dolore che purtroppo non riesco più a trattenere, nel frattempo continuo a stringere la mano del povero moro alla mia destra che sta leggermente tremando, per me? Ha paura per me? No è impossibile, probabilmente sta facendo così perchè è un'esperienza nuova per lui. Non riuscivo proprio a seguire le istruzioni di Giuseppe e i miei lamenti cominciano ad essere più forti e il dolore sempre più insopportabile e prolungato. L'altra mia mano viene afferrata improvvisamente da Salvatore che la stringe quasi quanto gliela sto stringendo io, poverino sembra terrorizzato. Cerco di sorridergli per tranquilizzarlo ma in quel momento il dolore si fa tre volte più forte e chiudo gli occhi incollandomi al petto di Giuseppe. Davanti a me invece c'è un esemplare di Stefano che tenta di farmi respirare facendo anche i gesti con le braccia, inizio a ridacchiare leggermente perchè sembra quasi un passo di danza classica. Provo a concentrami e a seguire i movimenti del petto di Giuseppe e riesco a respirare profondamente come ha detto lui, quando se ne rende conto sfrega le sue mani contro la mia schiena e le mie spalle.

- Brava - continua a ripetermi papà Vegas mentre abbassa lo sguardo su di me sorridendomi.

Io ricambio, per quanto mi sia possibile, e poi guardo anche gli altri tre che sembra si siano rilassati ma infondo non hanno tutti i torti visto che la situazione è abbastanza critica. Riesco a rilassarmi del tutto e, dopo aver allontanato entrambe le mani da Sascha e Salvatore, abbraccio Giuseppe ringraziandolo mentalmente per l'aiuto. Lui, forse capendo il gesto, mi stringe leggermente più forte e questo mi fa sorridere leggermente. Una volta che mi sono staccata dall'abbraccio guardo anche gli altri ragazzi sempre con il sorriso e loro ricambiano alla stessa maniera.

- Ci siamo dimenticati di una cosa! - esordisce Sascha improvvisamente.

Noi lo guardiamo curiosi cercando di intuire cosa intendesse, ci guardiamo tutti pensierosi per pochi secondi ma niente.

- Non abbiamo fatto nemmeno una foto! - continua il moro.

Gli altri tre si sbattono la mano sulla fronte ma a me non mi sembrava una cosa così tragica.

- Ragazzi ma per me non è un problema - affermo tranquillamente.

Suscito scalpore con questa mia rivelazione, si poteva notare benissimo dalle facce sorprese di tutti e quattro i Mates.

- C'è vorresti dirmi che non vuoi una foto con noi? - chiede ancora sorpreso Sal.

- No - rispondo semplicemente mantenendo un leggero sorriso sulle labbra.

Rimangono ancora più stupiti dopo questa mia risposta e Salvatore si lascia sfuggire una piccola risata che mi lascia perplessa.

- Tu sei la prima fan che dice di non volere una foto -

A quella rivelazione ridacchio un po' più forte.

- Per me è già tanto che siate quì con me ed è un ricordo che mi porterò nel cuore per sempre - dico mentre sbatto leggermente un pugno sul mio petto.

Spiazzati, questa è la parola che descrive perfettamente le loro facce in questo momento. Dopo poco sorridono e Giuseppe, che come sappiamo non è un tipo molto social, prende il suo telefono e si mette quasi alla fine del letto subito tutti si mettono in posa e io capisco cosa vuole fare così io sorrido leggermente. Una volta scattata dopo pochi secondi mi arriva una notifica e recupero subito il telefono e appena vedo lo schermo mi paralizzo, una notifica da parte di "@vegayt". La apro e subito mi ritrovo ad osservare la foto che ci siamo fatti pochi secondi fa, mi metto una mano davanti alla bocca dalla commozione quando leggo la frase sotto la foto.

"Continuate a lottare, anche se il mondo è contro di voi perchè se tu vuoi tu puoi. "

Ovviamente taggando gli altri ragazzi e mettendo i soliti hashtag, guardo sorpresa Giuseppe che mi rivolge un sorriso con tanto di fossette. Io piango per la gioia e ogni tanto mi faccio scappare una leggera risata.

- Non so cosa dire davvero, state facendo veramente troppo per me -

- Ma va è il minimo - commenta Sal.

Sorrido ancora guardandolo ma qualcosa di inaspettato mi blocca all'istante, guardo verso il basso ma per colpa del pancione non riesco a vedere niente così mi sollevo leggermente con le braccia. Quando riesco nel mi intento mi paralizzo sul posto, le lenzuola erano bagnate di sangue. I ragazzi all'inizio non capirono ma quando puntarono lo sguardo dove lo stavo puntando io saltarono sul posto, addirittura Sal si lascia cadere sulla sedia diventando bianco come un lenzulo, stava per svenire. Erano tutti imbambolati, me compresa, ma subito un po' tutti capiamo la gravità della cosa e Stefano si precipita a suonare l'allarme sulla testiera del letto a ripetizione mentre Sascha apre la porta della stanza.

- Aiuto! Qualcuno ci aiuti! La ragazza sta male, vi prego abbiamo bisogno di aiuto! - urla in preda al panico.

La cosa più allarmante e che non sentivo alcun dolore e inoltre..

- Non sento più il bambino - urlo disperata iniziando a piangere.

A quella mia affermazione tutti si voltano verso di me ancora più preoccupati di prima, Stefano suona più insistentemente l'allarme, Giuseppe mi abbraccia facendo in modo che la mia testa sia a contatto con il suo petto, Salvatore era come in un'altra dimensione infatti rimaneva fermo sulla sedia con lo sguardo perso nel vuoto mentre Sascha urla con più insistenza in corridoio. Tre medici entrano subito in stanza e appena giungono ai piedi del letto sgranano gli occhi.

- Questa è un' emorragia, contattate subito il reparto di chirurgia per un cesareo di emergenza -

Mi paralizzo immediatamente e in quel momento mi vengono in mente le parole della dottoressa che mi visitò la settimana scorsa.

"Se non ci sono complicazioni si potrebbe tranquillamente tentare un cesareo, in caso contrario non credo che tu riesca a superare l'intervento, mi dispiace."

Sapevo che era giunta la mia ora e quando arrivò la barella per portarmi via rivolsi un leggero sorriso ai quattro ragazzi accanto a me.

- Ragazzi per me è stato davvero un onore conoscervi, avrei voluto dirvi tante di quelle cose ma non credo che ce ne sarà più l'occasione -

- Ma cosa stai dicendo? Quando uscirai dalla sala operatoria saremo qui - dice Stefano convinto facendo annuire gli altri tre.

Ridacchio leggermente scuotendo il capo, loro non potevano immaginare purtroppo.

- Addio, vi amo ragazzi - sussurrai prima di essere portata via sopra la barella.

 

 

***NARRATORE***

I ragazzi la seguirono fino a giungere di fronte alla sala operatoria ed aspettarono, eccome se aspettarono. Passarono circa quattro ore da quando la ragazza era entrata da quella porta pregando che ne uscisse indenne con il suo bambino tra le braccia ma purtroppo loro non sapevano e non lo avrebbero saputo mai. Giuseppe guarda l'orologio e nota con stupore che sono le 2 di notte, tutti balzarono in piedi appena uno dei medici uscì dalla sala operatoria.

- Allora? - chiede in preda all'agitazione Sal.

- La bambina sta bene - annuncia il dottore.

Tutti fecero dei salti di gioia ma Sascha si blocco all'istante.

- E la ragazza? -

Subito gli altri smettono di gioire e porgono la loro attenzione al medico di fronte a loro.

- Purtroppo lei  non c'è l'ha fatta -

Cala un silenzio tombale e solo quando Stefanino inizia a piangere anche gli altri si unirono a loro, tranne Giuseppe che cercava di essere forte consolando gli altri tre che sono a dir poco sconvolti.

- Che ne sarà della bambina? - domanda Giuseppe.

- Verrà data in adozione, una coppia voleva un bambino appena nato visto che loro non ne possono avere -

Vegas annuisce solamente, ringrazia il dottore che subito si dilegua rientrando nella sala operatoria. I ragazzi sono sconvolti e con enorme vuoto nell'anima, è come se avessero perso una parente, amica, sorella. Ma di certo non si sarebbero scordati mai di lei, è una promessa.


 

Hola a todos

Questa One-Shot è stata un parto (nel vero senso del termine ahah).
Devo dire che mi è uscita più melodrammatica di quanto mi aspettassi  ma sono comunque soddisfatta di questo mia lavoro chilometrico (io sono una che scrive troppo per questo aggiorno molto lentamente tutte le mie storie, sorry). Ora che ho finito di scriverla mi sento molto più rilassata, diciamo che era una specie di sfogo che il mio cervello doveva per forza scaricare con la scrittura.
Spero che vi sia piaciuta, alla prossima ciauuuuuuu! 

   
 
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