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Autore: Susanna_Scrive    26/01/2017    0 recensioni
- Ah, mi sembrava strano che l'avessi fatto di tua spontanea volontà, ti devono aggiungere dei soldi alla paghetta per questo tuo lavoretto? - perso ad alta voce.
- No nessuna ricompensa, magari me l'avessero data, almeno l'avrei fatto più volentieri - ribatte sbuffando.
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- Vuoi che ti dica grazie? Che vuoi ancora! - gli chiedo leggermente irritata dalla sua presenza, poi così vicino a me.
- Scusa se la mia macchina è dal meccanico e che senza quella non posso andare da nessuna parte - risponde lui con tono ovvio.
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- Guardami! Devi cercare di rilassarti! Resisti un altro po'! - dice cercando di attirare la mia attenzione provando a tranquillizzarmi.
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Godetevi questa mia One-Shot chilometrica, spero vi piaccia e buona lettura a tutti.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anima, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passano lenti come non mai per me, ogni mattina mi sentivo sempre più stanca. Dovrei essere felice per tutto quello che mi sta accadendo ma non lo sono. Sono rimasta incinta nonostante la mia giovane età, chiunque potrebbe pensare "preservativo bucato" detto proprio senza giri di parole, ma non la gente può immaginare. Ho solo 19 anni e per dirla tutta io non me ne vergogno affatto, e poi di cosa? Di avere un nuovo essere dentro di me che cresce ogni minuto che passa? E' solo la nostra maledetta società che ogni volta che vede un qualcosa di diverso incomincia a criticare rischiando solo di emarginare le persone. La mia vita è solo cambiata in meglio grazie al bambino, mi sta aiutato ad affrontare tutto lo schifo in cui vivo. Dopo la morte del mio ragazzo, e quindi di suo padre, non sapevo come lasciare questa terra e per raggiungere lo scopo avevo provato di tutto tra i quali mangiare un'intera confezione di pastiglie che mia nonna usava per riuscire a dormire. Mi volevo uccidere e mio figlio lo avevo considerato solo un errore che non andava fatto, una ragazzata. Ora rido al solo pensiero, prima non ero matura e solo quando mi sono trovata ad un passo dalla morte capii che oltre a sprecare la mia vita stavo per uccidere un piccolo essere innocente e indifeso. Come potevo essere così crudele e insensibile? Questi pensieri mi ritornano alla mente ogni mattina ma non con rancore o angoscia, anzi, con l'orgoglio di aver fatto la scelta giusta. In mattinata, ora che mi ricordo, devo andare all'ospedale per fare il solito controllo di routine per verificare se il mio piccolo sta bene. Mi alzo con fatica dal letto visto che oggi è sabato, penso mentre sposto con un gesto della mano alcuni capelli dal viso. Inizio ad avviarmi verso il bagno molto lentamente, mentre cammino noto che anche il piccoletto si è svegliato perché ha iniziato a scalciare. Arrivo allo specchio e come guardo il mio riflesso rimango di sasso, avevo tutto il mascara del giorno prima sbavato sotto gli occhi e questo faceva notare ancora di più le mie occhiaie violacee. Bisogna considerare, inoltre, che la mia voglia di fare qualsiasi cosa in quel periodo era diventata pari allo zero assoluto. Le forze con il passare dei giorni si facevano sempre più scarse probabilmente perché mancava poco meno di una settimana alla nascita del bambino. Recupero dal mobile lo struccante con un dischetto di cotone per poter levare quella roba nera da sotto gli occhi. Come mi riguardo allo specchio mi vengono i brividi e sul mio viso si forma una smorfia di disgusto, sono pallidissima a parte il contorno degli occhi che sono visibilmente arrossati. Mi levo la camicia da notte bianca a fiori azzurri per poi riporla ordinatamente su uno sgabello che si trovava dentro la stanza. Una volta spogliata entro sotto la doccia lasciando che l'acqua scivolasse lungo il mio corpo, senza rendermi conto che il tempo continuava a scorrere incessante. Dopo quei minuti di quiete decido finalmente di lavarmi passando molto lentamente le mani sul mio ventre come se lo stessi accarezzando. Come finisco di sciacquarmi esco lentamente dal box doccia, mi asciugo velocemente ed esco dal bagno dirigendomi nella mia stanza in accappatoio. Ora che ci penso non sapevo proprio che mettermi così inizio a rovesciare l'armadio alla ricerca di qualcosa di carino ma comodo da indossare. Dopo una disperata ricerca appoggio tutto l'occorrente sul letto, una salopette di jeans con sotto una canottiera bianca e delle blazer bianche nuove di zecca che non sono mai state tolte dalla scatola. Indosso tutto con calma e ritorno nuovamente nel bagno iniziando a truccarmi. Solitamente opto per un trucco molto semplice ma visto che oggi sono particolarmente ispirata prendo gli ombretti e con il pennello metto dell'ombretto marrone scuro su tutte e due le palpebre per poi sfumarlo con dell'ombretto nero . Il risultato era spettacolare ma incompleto quindi metto anche l' eyeliner nero molto fine e, come tocco finale, metto un po' di mascara per rendere l'occhio più grande e profondo. Mi sento soddisfatta quindi mi pettino i capelli per poi mettere del lucidalabbra trasparente sulle labbra perché tendo ad averle screpolate. Esco soddisfatta dal bagno e scendo lentamente le scale che portano al piano inferiore per poter andare in cucina, luogo dove passo la maggior parte del tempo. Arrivata a destinazione trovo l'ultima persona che avrei voluto vedere in questo mondo, il mio fratellastro rompi coglioni, attaccabrighe, stronzo ma figo della madonna. E' seduto su una sedia in cucina mentre sgranocchiava una fetta biscottata, miracolosamente aveva messo un fazzoletto sul tavolo, cosa non da lui visto che solitamente mangia come un porco lasciando tutte le briciole sparse ovunque. Poi, secondo voi, chi le deve raccogliere? Ovviamente io. Un po' stranita oltrepasso la porta della cucina e lui come al solito continua ad ignorarmi, sono contenta di ciò almeno non dovrò sentire le sue battute squallide o le sue scenate da isterico. Alle volte è peggio di una donna mestruata ma la cosa peggiore è che si incazza per qualsiasi cosa e diventa molto irritabile. Ovviamente vi starete chiedendo il perché di tutti questi insulti: prima cosa visto che si crede un figo pazzesco si può permettere, secondo lui, di fare lo sbruffone e secondo non ci possiamo sopportare. Ogni finiamo col litigare, anche per cose stupide, come ad esempio quella volta che mi accusò di non avevo comprato la carta igienica due settimane fa. Allora io mi chiedo se è rincoglionito o no, io in quella settimana ho iniziato a fare dei controlli più frequenti per la gravidanza e secondo voi vado a pensare che manca la carta igienica? Nel suo bagno per giunta? Alla fine l'ha presa dal mio bagno ovviamente, perché lui è troppo sexy per andare a comprarla al super mercato se no fa una brutta figura. Al solo ricordo mi girano le scatole, come tutte le dannate mattine, poi oggi ancora di più perché ho avuto i dolori tutta la notte ma il medico mi ha rassicurato dicendo che ciò è normale visto che mancava poco. Apro il frigo alla ricerca del mio succo all'ananas ma non lo trovo, comincio a cercarlo con lo sguardo e vedo che è sul tavolo acconto a Sascha così, senza pensarci troppo, lo tolgo dalla sua vista e in risposta ricevo uno sbuffo. Ovviamente lo ignoro, cerco un bicchiere sul lavabo ma niente quindi mi tocca prenderlo dalla mensola al di sopra del piano cottura. Una volta trovato mi sforzavo per acchiapparlo ma è inutile, improvvisamente vedo una mano prenderlo prima di me e quando volto lo sguardo vedo che è stato proprio Sascha a prenderlo. Ci guardiamo qualche istante e alla fine mi porge il bicchiere, rimango spiazzata dal gesto visto che fino ad ora non mi aveva mai aiutata in niente.

- Cos'è oggi ti è venuta voglia di essere gentile? – gli chiedo in tono ironico facendogli intuire un po' di stupore.

- Ti ho visto in difficoltà e ti ho voluta aiutare – rispose medesimo tono aggiungendo delle sfumature di strafottenza come al solito.

Rimango più sorpresa, lui mi ha sempre ignorato, se dovevamo parlare era solo per discutere è adesso si rende conto che sono incinta e non posso fare sforzi? Grazie a dio ci è arrivato! Un applauso per quest'uomo!.

- Veramente non lo faccio per te, me l'hanno detto mia madre e tuo padre di tenerti d'occhio – continua con la voce seria.

- Ah, mi sembrava strano che l'avessi fatto di tua spontanea volontà, ti devono aggiungere dei soldi alla paghetta per questo tuo lavoretto? – perso ad alta voce.

- No nessuna ricompensa, magari me l'avessero data, almeno l'avrei fatto più volentieri – ribatte sbuffando.

Detto ciò gira i tacchi e va a sedersi sul divano accendendo la TV, mettendo le cuffie e avviando la PS4. Ignoro quello che è successo poco fa versandomi un po' di succo nel bicchiere per poi berlo. Mi sento osservata e quando mi volto vedo proprio il mio fratellastro fissarmi ma, notandomi, si rivolta di scatto verso la televisione come se niente fosse. Guardo l'orologio e mi accorgo che tra soli tre minuti parte il pullman di linea così corro velocemente verso la porta d'ingresso senza degnare di uno sguardo quel rincitrullulito.(Riferimenti puramente casuali a "Bambi", amo quel cartone).

Inizio a correre, per quanto me lo può permettere la mia pancia enorme, verso la fermata che si trova a pochi metri da casa ma una volta arrivata, per mia sfortuna, non trovo il mio pullman da nessuna parte. Continuo a girarmi e rigirarmi per controllare la strada ma di quel mezzo nemmeno l'ombra, guardo l'orologio e manca almeno un minuto al suo arrivo così decido di aspettarlo. Passano due, tre, dieci minuti ma niente, rimango lì impalata ad aspettare uno stupido pullman che oggi ha deciso di partire in anticipo. Ho l'appuntamento tra soli venti minuti ma se aspetto che arrivi il prossimo pullman non ce la farò mai ad arrivare in tempo. Improvvisamente sento qualcosa avvicinarsi ma invece di trovare il pullman mi trovo davanti quel deficiente del mio fratellastro, ma che vuole ancora? Penso mentre lo vedo avvicinarsi con passo deciso e una volta che si troviamo uno di fronte all'altro mi porge la mia borsetta.

- L'hai dimenticata in cucina – dice quasi in imbarazzo mentre allunga il braccio verso di me.

Io gliela strappo quasi da mano per poi mettere le braccia incrociate iniziando a sbuffare annoiata. Noto che lui è lì fermo accanto a me mentre continua a guardarmi, questo inizia a darmi parecchio fastidio.

- Vuoi che ti dica grazie? Che vuoi ancora! – gli chiedo leggermente irritata dalla sua presenza, poi così vicino a me.

- Scusa se la mia macchina è dal meccanico e che senza quella non posso andare da nessuna parte – risponde lui con tono ovvio.

E con queste poche parole finisce la conversazione, aspettiamo che il pullman arrivi e prego con tutta me stessa di riuscire ad arrivare in tempo. Noto che bambino è più attivo del solito oggi, sta scalciando in continuazione facendomi anche male a volte ma non lo faccio notare perché sono ci sono abituata. A un tratto sento un qualcosa di diverso di un semplice calcio, è un dolore più prolungato e con il passare dei secondi si fa sempre più forte. Mi appoggio al palo della luce accanto a me perché quel dolore toglie completamente le forze, anche i dolori che avevo stanotte erano simili ma non così forti quindi non mi preoccupo più di tanto. Il mio sguardo si posa su Sascha e noto che sta guardando sa tutt'altra parte, in quel preciso istante mi venne un altro di quei dolori ed inizio a respirare affannosamente aggrappandomi saldamente al palo . Lui qualcosa perché mi guarda con la coda dell'occhio ma mantenendo sempre la stessa espressione mentre la mia cambia, penso, in una smorfia di dolore. Che mi stava succedendo? Il bambino non poteva arrivare proprio adesso, doveva nascere tra una settimana. Pochi minuti dopo mi venne un altro maledetto dolore che era decisamente più forte e la mia paura cresce in una maniera spropositata. Mi piego su me stessa cercando di trattenere i gemiti di dolore e in quel momento qualcuno mi circonda le spalle con le braccia aiutandomi rimettermi dritta. Cerco di concentrarmi e continuare a respirare ma il dolore è sempre parecchio forte e non riesco quasi più a stare in piedi. Come mi volto vedo un Sascha parecchio preoccupato anche se cerca di non darlo a vedere, questo mi sorprende perché non lo avevo mai visto sotto queste vesti.

- Che ti prende? – mi domanda cercando di mascherare la preoccupazione.

- Mi.. fa male.. la pancia.. – riesco a dire anche se con parecchia fatica e con un tono più basso del solito.

Si paralizza quando mi piego nuovamente su me stessa per colpa di un'altra fitta ma questa volta non riuscii a trattenermi.

- Ahh – esce quel piccolo gridolino inaspettato che mi terrorizzò ancora di più.

- Che cos'hai!! – urla improvvisamente terrorizzato quanto me cercando di sorreggermi.

- Fa male! – gli rispondo ancora sotto sforzo.

Ma questo bambino non poteva aspettare un'altra settimana? Che gli costava! Poteva aspettare almeno che ci fosse mio padre o che fossi in ospedale. Invece sono in quella fottuta fermata dell'autobus cercando di farmi forza con accanto il mio fratellastro che è senza macchina! Come mai capitano tutte a me oggi? Mi chiedo cercando di respirare in maniera normale. Sascha è ancora accanto a me cercando di tenermi in piedi mentre continuo a tenere le mani sulla pancia. Inizio a respirare sempre più velocemente e questo non è normale, non so che fare e noto il panico sul volto del mio fratellastro che rivolge continui sguardi al mio volto e al mio ventre gonfio. Io lo guardo spaventata cercando del conforto, cosa che non mi capitava di fare molto spesso, stranamente lui ricambia quello sguardo.

- Ahi ahi.. o dio che male! – affermo aggrappandomi alle sue braccia, cercando di infondermi coraggio.

Lui continua a guardarmi e molla la presa sulle mie spalle prendendo il mio braccio destro appoggiandolo attorno al suo collo. Mi chiedo che abbia intenzione di fare e quando quell'altra dolorosa fitta si allevia un po' mollo il suo braccio e lui mi circonda la vita. Inizia a condurmi, probabilmente, verso casa mentre io continuo a respirare nonostante la tensione mi faccia mancare il respiro. Sascha continua a tenere la sua mano destra sulla mia che è aggrappata alla sua spalla mentre camminiamo lentamente. Riesco a vedere casa nostra ma in quel preciso istante mi viene un dolore fortissimo.

- Ahhh – urlo senza controllo stringendo saldamente la sua mano destra.

Mi sento tutta bagnata e il mio sospetto viene confermato quando guardo il marciapiede. In quel preciso istante le mie paure e le mie ansie che sono maturate in questi nove mesi sono ritornate alla mente tutte insieme. Continuo a tenere lo sguardo verso il basso e anche il ragazzo accanto a me guarda nella mia stessa direzione, gli scappa da ridere.

- Ahahah cos'è te la sei fatta addosso? – interviene ingenuamente non capendo la gravità della situazione.

- Si.. si sono rotte le acque..- gli rispondo terrorizzata.

- E questo che cosa vuol dire? – mi chiede in tono interrogativo e confuso.

- Che sto per avere il bambino.. adesso – affermo esasperata e nel panico più totale.

Lui diventa più bianco di un lenzuolo in quel momento, penso che potrebbe svenire da un momento all'altro e questo mi fa ridacchiare. Sascha mi guarda stranito notando la mia divertita ma appena sento che mi sta per arrivare un'altra fitta la mia espressione si tramuta improvvisamente in una di dolore.

- Oddio no no no! Ahhh – mi piego nuovamente quando sento il dolore farsi sempre più forte.

Il mio fratellastro che era intento a guardarmi e a metabolizzare la notizia mi prende in braccio senza pensarci due volte. Avrei protestato se non fosse che sto cercando di tranquillizzarmi nell'attesa che questo deficiente chiami una maledettissima ambulanza. Lui inizia a camminare a passo svelto e una volta arrivati di fronte alla porta e come gli da una leggera spinta con il piede essa si apre. Probabilmente non l'aveva chiusa bene come a suo solito, poteva entrare chiunque dentro casa nostra e rubare tutto quello che c'è ma in questo caso è stata la cosa migliore che potesse fare. Entra dentro e mi posa sul divano con delicatezza per poi iniziare a camminare avanti e indietro come un matto. Si sistema in continuazione il ciuffo iniziando a sbuffare mentre la sua cara sorellastra sta cercando di prendere dei respiri profondi approfittando del fatto che non avevo contrazioni. Io questo momento sono abbastanza tranquilla ma non si può di certo dire lo stesso di Sascha.

- Ok, stiamo tutti calmi! – dice improvvisamente provando più che altro a tranquillizzare se stesso.

- Io sono calma, non sono io quello che sta passeggiando avanti e indietro da cinque minuti – affermo con un' accenno di irritazione.

- Allora dimmi che cazzo devo fare!! – risponde con un notevole nervosismo.

- Ma perché ti incazzi scusa, sono io quella che deve far uscire il bambino non tu! Vai a fare quello che dovevi fare e lasciami in pace, ignorami come hai sempre fatto! – gli urlo contro al limite della sopportazione.

Dopo la morte di mia madre e il nuovo fidanzamento di mio padre avevo bisogno di qualcuno che mi sostenesse come mio babbo ad esempio ma era troppo occupato a farsi i fatti suoi piuttosto che pensare a sua figlia. Pensavo che con l'arrivo di Sascha non sarei rimasta poi così tanto sola, invece lo ero più di prima, ed ora dopo due anni di convivenza, se così si può definire, mi rivolge la parola? Sento le mie guance bagnarsi, questo fa sospirare il ragazzo davanti a me che si avvicina sedendosi accanto a me mettendo la testa tra le mani. Come solleva lo sguardo mi incanto a guardare i suoi occhi, non avevo notato quanto fossero intensi. Continua a guardarmi ma improvvisamente comincio a respirare velocemente piegandomi in due sul divano.

- Ahhh – urlo in preda ad una contrazione.

Lui si solleva di scatto e si posiziona in ginocchio di fronte a me appoggiando le mani sulle mie cosce, a quel tocco rabbrividii ma ero troppo intenta a pensare al dolore. Sascha mi bacia i capelli più volte mentre con una mano mi accarezza la schiena lentamente, non l'avrei mai detto ma sono contenta che ci sia lui con me adesso. Mette le sue mani sul mio volto e io non posso fare a meno di guardarlo, lui ora è sereno mentre con i pollici mi accarezza gli zigomi leggermente bagnati delle mie lacrime. Si avvicina pericolosamente a me e io cerco inutilmente di allontanarmi , è sempre più vicino ma non fa quello che mi aspettavo, mi da un bacio sulla fronte per poi tornare a guardarmi con gli occhi più luminosi del solito.

- Tranquilla, andrà tutto bene – mi rassicura con un mezzo sorriso sulle labbra.

- Come.. fai ad es.. ad esserne sicuro? – gli chiedo mentre inizio a respirare in una maniera più regolare.

- Perché ci sono io ovviamente – risponde sicuro di se.

- Allora.. non devo temere.. – affermo in un tono ironico che non mi riesce proprio bene.

– Che.. devo fare..io non.. non resisto più – ammetto con un filo di voce.

La sua espressione cambia nuovamente ritornando seria e si alza da terra dirigendosi verso la cucina, ma che ha in mente? Lo vedo tornare con un paio di forbici e io l'osservo curiosa, poi sale al piano superiore e lo vedo tornare con delle lenzuola e degli asciugamani. E no! Non ci penso proprio a farlo, io voglio andare in ospedale! Mi alzo di scatto dal divano e lui mi osserva stranito, stavo per gridargli contro ma un forte capogiro mi costringe ad aggrapparmi al divano, lui si avvicina a me velocemente lasciando cadere quello che aveva in mano.

- Io.. non farò.. nascere.. mio figlio.. qua! – strillo in preda allo sgomento.

- Non faremo mai in tempo, anche se chiamassi l'ambulanza non arriverebbe in tempo in ospedale. Preferisci far nascere tuo figlio in una macchina o a casa tua? – afferma spazientito.

In effetti il suo ragionamento non fa una piega, inizia a fissarmi e ad avvicinarsi sempre di più facendo gli occhi storti per farmi ridere e ci riesce, metto una mano davanti alla bocca e con l'altra gli d'ho un finto schiaffo.

- Ahah dai smettila.. – dico iniziando a ridere, lui ride insieme a me fino a quando non mi viene un altro dolore e stringo con la mano il tessuto del divano.

- Ahi.. – riesco a dire in un sussurro mentre chiudo gli occhi trattenendomi dall'urlare.

Lui appoggia una mano sulla mia allontanandola dal divano e io la stringo nello stesso modo, però non posso fare a meno di notare che quel suo sguardo preoccupato è terribilmente sexy, ma che sto andando a pensare? Continuo a soffrire per quel dolore atroce e lui ricambia il mio gesto mentre mi regala un piccolo sorriso che cerco di ricambiare per quanto mi sia possibile.

- Adesso vai in cucina e passeggia un po'.. devi cercare di rilassarti .. ok? – mi istruisce lui cercando di essere il più calmo possibile.

Io annuisco semplicemente con la testa e con il suo sostegno arrivo in cucina, mi ha sorretto per tutto il tempo con un braccio attorno alla vita, sarei anche arrossita ma il dolore non mi lasciava in pace. Cammino attorno al tavolo mentre lui ritorna nel salotto a fare chissà che cosa. Quella salopette di jeans inizia a darmi parecchio fastidio così la sbottono dall'alto e la lascio cadere sul pavimento rimanendo con le scarpe e con la canottiera lunga che avevo sotto. Faccio dei respiri profondi sperando che il mio fratellastro sappia che cosa fare, non torna e rimango ancora da sola e anche se sono passati pochi minuti sembra che fosse passata un'eternità. Mi viene un altro dolore e questa volta non riesco a resistere e lancio un urlo disperato.

- AAAHH!! SASCHA!! – urlo lasciandomi cadere a terra senza avere più forza per rialzarmi.

Senza rendermene conto stavo spingendo, non riuscivo a rilassarmi in alcun modo e mi aggrappo a un telo da cucina che è caduto per terra stringendolo più forte che potevo. In quel preciso istante Sascha si affaccia sulla porta della cucina e vedendomi a terra deglutisce rumorosamente, si precipita verso di me inginocchiandosi. Mi prende il viso tra le mani ma io continuo a spingere e tengo gli occhi chiusi cercando di concentrarmi ma una fitta è più forte di quanto pensassi così con una mano mi aggrappo nuovamente al suo braccio stritolandolo.

- Guardami! Devi cercare di rilassarti! Resisti un altro po'! – dice cercando di attirare la mia attenzione provando a tranquillizzarmi.

- Non c'è la faccio più.. aiutami.. TI PREGO! – urlo quelle ultime parole per colpa di un altro dolore decisamente molto forte, infatti Sascha si lascia sfuggire un gemito visto la mia stretta forte.

- Ahia.. non vorrai mica staccarmi il braccio? – prova ad ironizzare ma con uno scarso risultato.

Io allontano la mano dal suo braccio e la passo tra i miei capelli notando che sono umidi, per colpa dello sforzo. Lui mi prende con un braccio sotto le cosce e con l'altro per le spalle e mi solleva portandomi in salotto. Aveva aperto il divano letto, c'erano le lenzuola e gli asciugamani, una bacinella di acqua calda, le forbici e un bicchiere anche se non so cosa ci possa essere lì dentro. Mi guarda sorridendo mentre io respiro affannosamente, i nostri sguardi si incrociarono e in quel momento vidi il paradiso. I suoi occhi mi stavano guardando in modo completamente diverso e inaspettato, è così bello da mozzare il fiato nonostante non riuscissi già a respirare bene e il suo sorriso poi, sembra così sincero. Cammina continuando a guardarmi e mi appoggia delicatamente sul letto permettendomi di la testa sullo schienale di quello che è il divano. Lui continua a guardarmi come se fosse incantato, improvvisamente corre verso il piano di sopra lasciandomi nuovamente sola. Mi sistemo bene nel letto e mando la testa all'indietro chiudendo gli occhi, voglio che questo dolore finisca il prima possibile perché sta diventando veramente insopportabile. Apro nuovamente gli occhi e vedo Sascha scendere le scale con una mia fascia per capelli in mano. Arriva di fronte al letto e si siede sul letto mettendomi la fascetta portando i miei capelli all'indietro, ci guardiamo nuovamente e si avvicina per darmi un bacio sulla nuca. Io sospiro a quel suo gesto così dolce e tenero, non lo mai visto comportarsi così. Mi viene un'altra fitta e metto le braccia intorno alla sua schiena cercando di resistere, lui ricambia la mia stretta cercando di non esagerare, e questo si può considerare il nostro primo abbraccio. Come si allevia il dolore esce dalla mia bocca un sospiro molto forte e allento la presa lasciando che lui si allontanasse da me. Il mio fratellastro si alza tranquillamente dal letto mentre respiro a fatica, prende quel bicchiere che avevo notato prima e da lì dentro prende un cubetto di ghiaccio, lo avvicina alla mia bocca e automaticamente io la apro iniziando a masticare il cubetto. Si alza, si mette di fronte a me e con le mani afferra le mie ginocchia, inizio inevitabilmente a tremare e quando cerca di aprirmi le gambe io faccio resistenza.

- Dai non fare la bambina! – mi sgrida guardandomi male mentre cerca di aprirmi le gambe.

- Non voglio che tu mi guardi lì sotto! – controbatto irritata.

- Ma se te l'ha vista il ginecologo, che è uno sconosciuto per giunta, perché non la dovrei vedere io! – riprende in tono ovvio.

- Proprio perché è uno sconosciuto, poi tu sei tu.. – rispondo in notevole imbarazzo.

- Con questo cosa vorresti dire? – mi chiede incuriosito dalla mia affermazione.

Stavo per rispondere ma inizio a stringere le lenzuola con tutta la forza che ho in corpo piegandomi in avanti spingendo visto che non riuscivo a tranquillizzarmi.

- AHH! AIUTAMI TI SUPPLICO!! – urlo lamentandomi per l'eccessivo dolore.

- Lasciati aiutare allora – dice con tono serio.

Riesce ad aprire le mie gambe e fa un sospiro iniziando a togliermi lentamente le mutande, io divento più rossa delle rose che ci sono in giardino e d'istinto mi copro il viso con le mani. Sento una mano appoggiarsi sulla mia pancia e riapro gli occhi, lui mi stava guardando preoccupato. Io appoggio una mano sopra la sua mentre il mio respiro si fa sempre più pesante, inizia ad accarezzare il mio ventre dolcemente suscitando una reazione inaspettata da parte di mio figlio, aveva scalciato al suo solo contatto quasi come se ci fosse un qualcosa che li lega nel profondo. Con me lo faceva raramente mentre con lui come mi ha toccato la pancia ha subito reagito.

- Promettimi.. che non mi lasci la mano!! AAHH!! – gli chiedo per poi urlare per colpa di una fitta molto forte.

- Lo prometto piccola.. – risponde con tutta la calma del mondo.

Come mi aveva chiamato? "Piccola"? Mi chiamava così anche il padre del bambino, in quel momento mi venne un nodo alla gola che mi stava impedendo di respirare. Sento la vista annebbiarsi per qualche istante e poi un qualcosa di bagnato scendere lungo le mie guance. Quanto mi mancava, quanto avrei voluto lui vicino a me. Sascha nota le lacrime che continuavo a versare in silenzio, non so se ha capito il reale motivo della mia sofferenza, era così giovane e non sapeva nemmeno che sarebbe diventato padre. Allunga una mano verso il mio viso e io gliela prendo appoggiandola sul mio viso suscitando nel ragazzo davanti a me un po' di sgomento. Non so che cosa sto provando in questo momento ma so solo che lui sta colmando un vuoto che porto da molti mesi. La faccia del mio fratellastro cambia improvvisamente quando sente che il mio respiro si fa irregolare.

- Tranquilla.. è una contrazione.. cerca di respirare.. – mi dice con un'eccessiva calma, del resto non è lui che deve partorire.

Io provo a fare quello che mi dice e cerco in tutti i modi di non spingere stringendo forte la sua mano, riesco nel mio intento e lui mi sorride contento. In effetti era la prima volta che gli davo retta su qualcosa, solitamente ogni volta che ci provava mi veniva voglia di tirargli qualcosa addosso perché lui non si doveva permettere di darmi degli ordini.

- Bravissima.. adesso quando senti un dolore devi spingere e contare fino a dieci.. contiamo insieme va bene? – afferma mentre allontana la mano dalla pancia senza però allontanare le nostre mani.

Io annuisco semplicemente e appoggio la testa allo schienale del divano cercando di respirare nel modo più normale possibile ma con scarsissimi risultati. Mi manca l'aria e nei miei occhi si può leggere la paura, non volevo commettere errori, non potevo permettere che il mio bambino ci dovesse rimettere qualcosa per colpa mia.

- Respira più piano.. c'è la puoi fare.. io credo in te.. – mi incoraggia Sascha guardandomi dritta negli occhi.

Rimango incantata da quel suo sguardo magnetico e così terribilmente ammaliante, mi perdo nei suoi occhi così luminosi che lasciano intravedere tutte le emozioni possibili. Sento un leggero dolore e istintivamente inizio a contare nella mente mentre lui lo fa ad alta voce ma molto lentamente.

- 1.. 2.. 3.. 4.. 5.. –

- Ahi! – esce dalle mie labbra per l'eccessivo dolore.

- 6.. 7.. 8.. 9.. 10 – finisce così di contare mentre io mi lascio andare sullo schienale stremata.

Metto una mano sulla testa cercando di togliermi delle gocce di sudore dalla fronte, sto ansimando rumorosamente mentre lui rivolgeva sguardi alternati al mio volto e al mio ventre. Questa agonia non finiva mai, avevo continuato a spingere almeno una ventina di volte ma il bambino non ne voleva sapere di uscire e io stavo perdendo le forze nonostante Sascha mi stesse incoraggiando a proseguire. Io non ce la faccio più e dopo l'ennesima spinta inizio a respirare lentamente, questo fece preoccupare notevolmente il ragazzo di fronte a me.

- Non puoi arrenderti proprio adesso! C'è l'hai quasi fatta! – afferma per l'ennesima volta, stava diventando stressante.

- E'..da più.. di un'ora.. che lo dici.. basta.. non.. c'è.. la.. faccio.. più! – rispondo a fatica.

- Tu sei forte e c'è la farai capito! Non puoi arrenderti in questo modo! Dov'è quella determinazione che mostravi quando litigavi con me? Voglio quella ragazza anche adesso! Soprattutto adesso! – afferma convinto.

Ha ragione, adesso che sono in difficoltà non riesco a trovare una via di uscita e questo mi fa rabbia, ma che ci posso fare io? Le forze mi stanno abbandonando me lo sento, mi sto lasciando andare esausta sul divano letto. Arriva l'ennesima contrazione e io mi piego in avanti provando a spingere con scarsi risultati.

- Spingi forza! – mi incoraggia Sascha.

- NO! – controbatto sotto sforzo.

Lui si avvicina improvvisamente a me e questa volta mi bacia sulle labbra. Io rimango di stucco e imbambolata, perché l'ha fatto? Si sarà sicuramente sbagliato, o no? Ma dai stiamo scherzando, ci abbiamo sempre fatto la guerra e ora mi dimostra dell'affetto? Un po' diverso dell'affetto che c'è tra fratelli ma infondo non siamo veramente fratelli. Aaahhh che casino assurdo, sono confusa come non mai e il fatto che sono sfinita e le mie facoltà mentali si stanno azzerando non rende la situazione migliore. Dopo tutti quei minuti che siamo rimasti a scrutarci lui si avvicina nuovamente a me e mi bacia ancora. Nonostante tutto l'odio che provo per lui c'è qualcosa che mi legava al mio fratellastro, non la cocciutaggine ovviamente, qualcosa di più forte, sono sempre stata attratta da lui fin dalla prima volta che mise piede nella mia casa. Quel bacio si fece sempre più passionale, lui circonda le braccia attorno alla mia vita mentre io metto le mani nei suoi capelli stringendoli leggermente. Mi viene una contrazione costringendomi ad allontanarmi, nel mio volto si forma un'espressione tesa che a Sascha non piace per niente.

- Ascolta! Noi siamo diversi quanto uguali! – mi dice ad un tratto tutto agitato.

Nonostante fossi sotto sforzo corrugai le sopracciglia. Ma che stava dicendo? Lui esasperato si gratta la nuca per poi tornare a guardarmi.

- Ecco il fatto è che tu ecco.. io.. – era parecchio confuso.

- PARLA!! – gli urlo per colpa di un'altra fitta molto forte.

- IO TI AMO! – urla anche lui esasperato.

- Che cosa hai detto? – rimango allibita da quella sua affermazione guardandolo con gli occhi sgranati.

- Ti amo! Dal primo momento che ti ho visto ma la rabbia che provavo nei confronti di mia madre l'ho riversata su di te senza motivo. – confessa tristemente.

Lo guardo senza proferire parola, sono in uno stato di shock, e chi se lo aspettava? La persona che pensavo mi odiasse invece mi ha sempre amata! Incredibile, anche io provavo gli stessi sentimenti ma, come ha fatto lui, gli ho scaricato tutta la mia frustrazione e rabbia senza una vera e propria ragione. Sorrido spontaneamente a quella sua affermazione tanto attesa, in quel momento mi sento confusa ma allo stesso tempo felice.

- Anche io.. – rispondo con un filo di voce.

Lui fa una faccia perplessa e dopo alcuni secondi, avendo capito a cosa alludevo, inizia ad esultare quasi come se la sua squadra preferita avesse vinto l'ultima partita di campionato.

- SIII!! – si lascia sfuggire per poi mettere una mano sulla bocca imbarazzato.

- Ahahahah sei tutto rosso! – gli faccio notare indicandogli la faccia anche se la mia era più una risata nervosa.

Sascha dopo quei minuti di imbarazzo si sdraia accanto a racchiude una mia mano tra le sue osservandomi mentre spingo senza fiatare. Tutto il dolore lo scaricavo sulla mano del povero ragazzo accanto a me che cercava in tutti i modi di farmi stare calma, baciandomi sulla fronte, baciandomi la mano, sussurrandomi parole dolci, rassicuranti, baciandomi sulle labbra e ripetendomi quanto mi ama ma in questo momento non serve. Ad un certo punto sento una sensazione strana e la mia faccia è scioccata, Sascha se ne accorse e va a controllare, fa un enorme sorriso e io lo guardo per cercare di capire.

- Si.. Si vede la testa piccola! C'è l'hai quasi fatta! – afferma eccitato dalla situazione.

Io sorrido e ringrazio il cielo, la madonna e tutti i santi, finalmente tutto quel dolore sta per finire e fu musica per le mie orecchie. Inizio a spingere come non avevo fatto fino a quel momento continuando a tenere stretta la sua mano e ad ogni mia spinta il sorriso si allargava. Ad un certo punto lascia la mia mano e io mi aggrappo al divano dietro di me guardandolo terrorizzata. Lui mi ha gli occhi lucidi e sembra che brillano di una luce nuova ed unica, in quel momento avevo capito chi amavo veramente e che adesso avrei avuto qualcun altro da amare allo stesso modo.

- Ti prometto che questa è l'ultima! Forza amore mio spingi! – mi incita più eccitato che mai.

- AAAHHH!! – urlo con tutta la forza che ho in corpo.

Mi sento finalmente libera e mi lascio andare sul divano distrutta ansimando senza controllo. La mia vista è completamente appannata e tutto attorno a me sembra in continuo movimento e questo mi mette in grande agitazione. La mia attenzione viene attirata dal suono di un pianto e di una risata. Riconosco Sascha ridere mentre osserva un piccolo esserino che nonostante sia pieno di sangue lo tiene stretto tra le sue braccia, io faccio un sorrisetto spontaneo e molto forzato lasciandomi andare nuovamente sul divano sfinita. Nonostante tutto quello che è successo non posso fare a meno di sorridere beandomi di quella melodia, sono così felice, ora ho tutto ciò che posso desiderare, un bambino e un ragazzo che mi ama. Sento quel pianto sempre più vicino e quando apro gli occhi vedo lui accanto a me con quel piccoletto in braccio. Io provo a sollevarmi ma continuo ad avere un dolore al basso ventre che mi impedisce di muovermi.

- Aspetta.. ti aiuto.. – dice vedendomi in difficoltà.

Mette una mano intorno alle mie spalle e con parecchia fatica riesco a sedermi per bene, continua a sorridermi e a tenere il bambino tra le braccia, sono talmente emozionata che non riesco nemmeno a esprimere quello che provo. Continuo a sorridere finché non trovo la forza di allungare le braccia verso il mio bambino. Lui guarda prima me poi rivolge uno sguardo quasi paterno al piccolo e lo allunga verso di me. Una volta che quel piccolo essere, che era cresciuto dentro di me per nove lunghi mesi, mi viene messo tra le braccia mi è sembrato di toccare il cielo con un dito. Lo guardo e rivedo un qualcosa che mi appartiene ma assomiglia molto a lui, al ragazzo che ho amato e in quel momento scesero lungo il mio viso delle lacrime amare. Il bambino che era calmo fino a poco fa si rimise a piangere e Sascha nota le lacrime che bagnano il suo piccolo corpicino così mi solleva il viso raccogliendole con il pollice.

- Ascoltami perché non so se sarà in grado di ripetere le parole che sto per dirti – interrompe quel silenzio che si era creato.

Io lo guardo con una faccia curiosa mentre cullo leggermente il mio piccolo angelo, avvicina titubante una mano alla mia fino a metterle a contatto. Seguo i suoi movimenti con lo sguardo per poi sorridere continuando a domandarmi che cosa abbia da dirmi che lo mette così in ansia, tossicchia leggermente per poi puntare di nuovo i suoi occhi su i miei.

- Emh.. emh.. il nostro è un amore strano perché siamo più o meno fratelli ma puro e nonostante tutti gli ostacoli che ci riserverà il futuro io ti amerò per tutta la vita.. – recita quasi quelle parole come una poesia.

In quel momento capisco quanto mi ama e io da grandissima stupida non mi ero accorta di niente. Sul mio volto si forma un sorriso che lui ricambia e in quel momento sento le manine del mio bambino toccarmi il petto e quando mi giro per guardarlo vedo che ci osserva curioso. Io mi rivolto verso Sascha che attende una mia qualsiasi reazione così decido di rispondergli.

- Questa è la migliore dichiarazione di amore che abbia mai sentito.. sono stata una stupida a non accorgermi di quello che provavi per me.. – affermo guardandolo con un po' di amarezza.

- No tu non sei una stupida.. – risponde accarezzandomi il viso.

- Anche io ti amo.. e ti amerò sempre.. – continuo guardandolo intensamente negli occhi.

Il suo sorriso si allarga e con un po' di timidezza mi bacia con passione, una passione che avevo dimenticato da tempo, si il nostro è proprio uno strano amore.



 

Raga 6299 parole!

Sascholo passione ginecologo ahahahah.
Come butta raga! (No vabbè sto sclerando troppo, ma sto postando questa One-Shot alle 05:23 del mattino quindi capitemi). Forse una delle One-Shot più lunghe che abbia mai scritto ma mi ritengo molto soddisfatta. Spero che vi sia piaciuta e mi dispiace se sono secoli che non aggiorno le altre storie, vi giuro che ho tre pagine di World aperte perché mano a mano vado a scrivere un pezzo in ogni storia. Io e i miei metodi assurdi da scrittrice provetta ahahahah.
Bando alle ciance (ciancio alle bande bruschettami le gambe cit.Riccardo Dose ahahah) ci vediamo alla prossima One-Shot ciauuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!

 

   
 
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