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Autore: SexMessiah    26/01/2017    0 recensioni
Fanno cose, vedono gente.
Genere: Demenziale, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate
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Era una noiosa mezza mattinata di un sabato di tarda primavera, e la pioggia scendeva scrosciante su Viale Dulio Cambellotti. Klaus se ne stava completamente sdraiato a terra, assopito ma assorbito nell'assaporare il dolce sapore dell'asfalto, con la faccia completamente spalmata a terra, gli occhi serrati e la bocca mezza aperta. Il corpo completamente steso faceva pensare che qualcuno l'avesse sdraiato o gambizzato, se non fosse per il fatto che quando era in preda alle psicosi era solito dedicarsi a questo genere di stronzate: a volte gli capitava di alzare un po' il gomito, farsi qualche spino e tirarsi qualche striscia, specie quando faceva visita a qualche povera disgraziata delle case popolari adiacenti.
Tra queste vi era per l'appunto Cos, una sua vecchia fiamma. Cos non è mai stata quello che si possa definire il prototipo della ragazza modello, ma le carte in regola per sistemarsi e farsi una vita migliore ce l'aveva. Ed era un po' quello che avevano sperato un po' tutti, in primis i suoi genitori: il padre aveva preso in gestione un piccolo bar dopo anni passati a prendere trote in faccia a un ristorante sulla Romanina; la madre oltre il centro estetico non era riuscita a sorvolare oltre, ma era comunque una persona che pur sempre imbevuta della sua umiltà aveva sperato insieme al proprio consorte che la figlia perlomeno si iscrivesse all'università, soddisfazione che, due persone che oltre la terza media la loro istruzione era giunta al capolinea, avrebbe potuto tranquillamente dare. E invece si era fatta prendere da mille pretese, senza mai concludere nulla: una volta la modella, una volta fotografa. Un'altra ha cercato di impararsi un mestiere, quello di sarta, ma per quanto la stoffa in senso materiale non mancasse, quella metaforica non era da meno. Ed ecco che tra una cazzata e l'altra cercava di sbarcare il lunario. Bella lo era: mora, occhi scuri, pelle chiara, magra, snella, seppur non altissima. Il suo carattere un po' meno: nevrotica, psicotica, paranoica. Tant'è che non era raro che quando sbarellava aggredisse chiunque gli capitasse a tiro.
Klaus era solito farle visita, specie nei venerdì sera quando staccava dal lavoro. E i sabati mattina si concludevano inspiegabilmente come quanto descritto sopra. Alle superiori avevano avuto una specie di relazione, cose passeggere che durano nemmeno un anno che non hanno alcun risvolto serio. Poi un litigio, una cazzata, qualche canna di troppo, ed ecco che è finito tutto all'aria. Per disinteresse generale si sono finiti di frequentare, ma alla fine si sà, i giri che frequenti sono sempre quelli e la coincidenza li aveva fatti riallacciare.
Riallacciati in maniera molto superficiale: i loro incontri si riducevano spesso a qualche scopata e qualche pippata sporadica. Poi qualcuno dei due alzava le mani e finiva che alla fine qualche ceffone e qualche spintone partiva, ma bastava che poi risolvessero le cose in maniera animalesca, in preda ai deliri tossici e, puff, ti ritrovavi questo mezzo scemo fuori dal porticato.
Fatto sta che inspiegabilmente, Klaus se ne stava come una sogliola buttato a terra, in uno spiazzo, sotto la pioggia.
La cosa non ha potuto fare a meno di attirare l'attenzione di un passante, ed ecco che un corpulento uomo sulla cinquantina gli si avvicina con un fare da maniscalco:
- "Ao! tutto a posto?" – gli dice – “sei vivo?”.
Un attimo di silenzio ed ecco che il ragazzo esordisce: “No so’ morto”.
- “se eri morto nun parlavi!”-
- “infatti me fingo morto: fuggo dalle mie responsabilità” -
- “ma fuggi da che, ma ‘rzate ‘npiedi e ‘ndì cazzate!” – gli controbatte il vecchio – “se no chiamo l’ambulanza e buonasera”.
- “ma fatte li cazzi tua” – rispose Klaus con voce soffocata e impastata. La cosa non sembrò piacere molto al signore che in primo momento, dopo averlo intimidito con “cazzi tua, chiamo le guardie”, si allontanò per ritornare sul posto per cercare di dargli un calcio.
Il ragazzo si alzò con un balzo felino, con un salto preso da una rincorsa, gli occhi spiritati assaliì il vecchio burbero gridando come fosse in battaglia “preparati a incontrare il tuo creatore!”
Di lì passava non a caso una anziana signora che assistendo alla scena non poté fare a meno di farsi prendere dal panico, urlare e gettarsi con tutta sé stessa brandendo l’ombrello come fosse una scure. L’energia e la violenza con cui l’anziana signora si abbatteva su quella marmaglia umana sembrava una cosa senza fine. Tutto si svolse con una rapidità incredibile perché la signora continuò a percuotere senza pietà l’uomo con qualsiasi cosa potesse contundere, mentre Klaus se la diede a gambe, correndo come un’antilope, cercando disperatamente un autostop con il suo pollice verso durante la sua corsa forsennata mentre si faceva tutto lo stradone dell’arteria di Torre Angela, a piedi nella corsia destra, con tanto di automobilisti lanciati con i clacson sparati.
Il ragazzo corse per abbastanza, fino ad arrivare al policlinico di Tor Vergata, dove non poté fare a meno di cercare un luogo sicuro dove starsene un attimo in santa pace, lontano da pericoli di ogni genere. Si mise così a dormire nella sala d’aspetto dell’ospedale completamente vuoto.
Il ragazzo corse per abbastanza, fino ad arrivare al policlinico di Tor Vergata, dove non poté fare a meno di cercare un luogo sicuro dove starsene un attimo in santa pace, lontano da pericoli di ogni genere. Si mise così a dormire nella sala d’aspetto dell’ospedale completamente vuoto.
Klaus aveva 27 anni, ma di cervello molti di meno. Lavorava come commerciante al dettaglio: aveva messo su una piccola attività senza avere un negozio, o meglio se l'era rilevata da un suo amico che era morto in un incidente stradale, Norma, un giovane imprenditore noto per le sue opere di volontariato e beneficienza: persona ammirata da chiunque lo conoscesse, se non fosse che la sua tragica morte avvenne nientepopodimeno in un incidente in cui, strafatto di speed e con una moldava con la bocca sui suoi gioielli di famiglia, andava a schiantarsi contro un albero all'uscita da un festino. La ragazza se l’è cavata con due settimane di prognosi e una protesi alla gamba destra, ma per il simpaticone non ci fu nulla da fare. Qualcuno provò pure a cercare di dire che le circostanze della sua morte non erano del tutto chiare e che questi fossero solo pettegolezzi per gettare fango sulla sua figura, visto che vi erano state spesso persone che avevano avuto problemi con Norma. Ma la realtà venne poi a galla e non si poté per nulla negarla. C’è da dire però che correvano spesso voci che molti dei soldi che lo stesso raccogliesse per le associazioni di volontariato e per le sue fondazioni per la ricerca contro cancro e altro fossero altro che frutto del riciclo di denaro sporco: non a caso, Lou, il suo avvocato venne incriminato per associazioni a delinquere con Khan, un imprenditore albanese che gestiva un traffico di droga internazionale.
Klaus aveva rilevato con due spiccioli quella attività, senza molte spese e senza grossi investimenti: di per sé, come ho già detto prima, non aveva negozi a cui badare, per il semplice fatto che la sua piccola compagnia, che consisteva essenzialmente in un business di import export, si svolgeva essenzialmente su internet. I prodotti li vendeva al computer e poi li spediva. Il lavoro non era infatti faticoso: la sua giornata consisteva soprattutto nell’alzarsi tardi e andare a dormire tardi. Non c’erano saracinesche da alzare, né tantomeno bollette da pagare, luci da accendere, pulizie da fare o altro. La roba la teneva in magazzino, ovvero, nel suo scantinato, che gli fungeva per l’appunto da magazzino.
Ma come l’aveva comprato con due spiccioli, con quel business più di due spiccioli non ci faceva. Vuoi perché la concorrenza era tanta, vuoi perché il ragazzo era svogliato e si accontentava di quel poco che gli entrava in tasca.
I suoi genitori non furono mai d’accordo su questa scelta: sua madre, Raffaella, al capezzale del padre in punto di morte, chiese in ginocchio al figlio di laurearsi, per rendere gloria al desiderio di quest’ultimo. Infermiera al Pertini, aveva fatto di tutto per studiare, diventare qualcuno e… ritrovarsi un figlio che era un vero e proprio bambino prodigio sprecato nel vero senso della parola. Già all’età di 3 anni sapeva leggere e abbozzava qualche rudimento di scrittura; per tutte le scuole elementari e medie fu un buono studente, e alle superiori, tra alcool, erba e ragazzacce si perse nel vero senso della parola. Si dedicò anche ad un po’ di attività non proprio lecite, anzi, assai losche da gettare il mistero su quello che facesse. Raggiunta la maggiore età incominciò l’era del panico: scompariva per giorni, in preda a non si sa quante sostanze. Qualche mese se lo è fatto all’estero lavorando come lavapiatti o scaffalista in qualche Tesco nei dintorni di Londra. Si sudò un po’ di soldi. Ma ecco che qualche vizio, chiaramente, non se l’è fatto scampare: non poteva mancare ovviamente che si lasciasse prendere la mano la sera in cui visitò il Casino di Monte Carlo, così da bruciarsi 5.000 euro in una sola sera alla roulette. Si iscrisse all’università, ma così per fare contenta la madre. Si prese una laurea in lingue e comunicazione, tra l’altro con voti bassi perché studiò senza una continuità ed ebbe spesso diverbi con i suoi docenti.
Fisionomicamente era di bell’aspetto: castano, barba incolta, magro, leggermente dinoccolato, volto da nato stanco, era il tipico ragazzo che poteva avere le carte in regola per trasformarsi nel belloccio che avrebbe fatto pendere tutte le donne possibile dalle sue labbra. Ma la vita sregolata, il consumo di droghe e la sua incuria generale lo avevano trasformato in un trombato di guerra. L’aspetto trasandato nel corpo ma ben curato nel vestire lo rendevano inusuale. A ciò gli si aggiungeva l’espressione in cui cercava vanamente di scimmiottare Clint Eastwood per renderlo un antieroe post-moderno di periferia.
Caratterialmente era instabile: la sua personalità era irrequieta, ma allo stesso tempo cangiante. Era solito alternare momenti di calma, ma che erano invece indice di depressione, con istanti di incontrollabile euforia. Con gli anni gli stravizi avevano accentuato quest'alternanza di opposti, tanto da non risparmiarsi la definizione di pazzo. Ma il giudizio altrui era solo un dettaglio di cui poteva farne a meno. 


 
   
 
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