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Autore: Wings_of_Mercurio    26/01/2017    1 recensioni
La loro storia era passata così, tra gesti confusi, pomeriggi con altri amici e le occasionali scenate di gelosia di Tweek, quando Craig decideva di uscire un giorno solo con Clyde, o con Kyle.
Craig iniziava ad essere stanco, di questa cosa a metà tra l'amicizia e l'amore. Loro due volevano mantenere le distanze, ma non volevano lasciarsi, perché erano cresciuti insieme, perché avevano bisogno l'uno dell'altro, ma non erano pronti agli approcci fisici.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Craig, Tweek
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ghetto dell'autrice: non linciatemi <3 Credo che questo sia un passaggio necessario.

Eri troppo.

Si era preso un giorno libero. Se ne stava nella sua stanza a fumare e a guardare lo show di Terrance e Phillip in TV. Non poteva credere che da piccoli gli piacesse davvero quella roba, però riusciva a dargli una sensazione di tranquillità, il retrogusto di una spensieratezza che apparteneva ad anni passati.

Alla fine, aveva declinato l'invito di Kenny. Aveva bisogno di stare solo con se stesso, prendersi una pausa da tutto e da tutti.

Quando lo show finì, restò per un altro po' sul pavimento davanti alla tv, con la schiena poggiata alla pediera del letto. Si accese un'altra sigaretta e rivolse uno sguardo verso la finestra. Da quella posizione riusciva a scorgere solo il cielo.

Forse era arrivato il momento di chiamare Tweek. Voleva sentirlo, adesso gli sembrava stupido che avessero litigato. Si sfilò il cellulare dalla tasca e se lo rigirò fra le mani.

Espirò una boccata di fumo e lo chiamò.

<< Ehi >> rispose il ragazzo dall'altro lato.

<< Ehi >> ripeté.

<< Mi era sembrato di capire che non volessi sentirmi >> lo accusò prontamente.

<< E invece voglio sentirti >> gli assicurò << Voglio chiederti scusa, mi sono comportato da cretino >> disse sinceramente. Voleva che facessero pace. Lo sapeva che, probabilmente, prima o poi avrebbero litigato di nuovo, se non avessero reso chiaro il problema di fondo, ma Craig era una persona semplice, voleva che le cose si aggiustassero subito e nel modo più indolore possibile. Forse era un codardo, ma cosa avrebbe dovuto dire se non aveva le parole? Le uniche parole che aveva erano quelle sincere che gli erano uscite.

Sentì Tweek riprendere fiato dall'altro capo.

<< Lo so che non stai bene >> disse << Lo so che non ti faccio stare bene. Non ci riesco... >>

Craig sentì una fitta di dolore allo stomaco << Non riesci a fare cosa? >>

<< Non riesco a non essere paranoico >>. Fece un urletto psicotico, e la sua voce tremava, più del solito.

<< Ascoltami. Non è colpa tua, ok? Non sei paranoico. Avevi ragione, sono io che mi sono comportato male. So che te la sei presa perché non ti ho detto che andavo con gli altri; è stato... >>

<< Non è questo >> lo aveva interrotto << È che sei strano ultimamente >>

<< In che senso? >> aveva chiesto titubante.

<< Sei distante >>.

<< Ma non è vero. È una tua fantasia >>

<< Porca miseria Craig. Stai dicendo che mi invento le cose? Mi tratti con sufficienza, sembra che tu preferisca stare con gli altri che con me. E non lo capisco. Ti ho fatto qualcosa? >>

Craig non rispose, Tweek gli diede qualche secondo per ascoltare una risposta che non arrivò. E cosa avrebbe dovuto dire? Lo sapeva anche lui che non era niente ok, ma non sapeva come esprimerlo. Non riusciva a centrare il problema, si sentiva solo vuoto.

<< Fantastico. È così, non è vero? Stai cercando di farti lasciare? Se vuoi finirla perché non hai le palle di dirlo? >> Tweek sembrava un fiume in piena, sputava ogni parola con rabbia, con la sua voce resa più acuta dalla sua agitazione.

<< Ma no... >> riuscì solo a dire Craig.

<< “Ma no”! È tutto ciò che sai dire? >>

Craig si strinse la testa tra le mani; per quanto si sforzasse non gli uscivano le parole. Non era mai stato uno che esternasse bene i suoi sentimenti.

<< Lasciamoci... >> affermò deciso Tweek.

<< Cosa? >> riuscì solo a chiedere stupidamente.

<< Lasciamoci. È chiaro che tu preferisci stare da solo, ed io sto impazzendo. Non ce la faccio, è troppo per me >>

Craig sapeva che ultimamente le sue crisi di panico si erano fatte più frequenti, ed era regresso in fatto di ansia e tic nervosi a quando era bambino. Era colpa sua?

Forse Tweek si aspettava che lo pregasse di ripensarci, di non farlo. Forse stava cercando disperatamente un motivo per credere ancora in loro.

<< E se ne parlassimo domani? Da vicino? >> cercò di temporeggiare.

<< A cosa servirebbe? >>

<< Sto cercando le parole per spiegarti come mi sento, ma adesso ho la testa nel pallone. Ti prego, fammi raccogliere le idee >> lo pregò.

Tweek sospirò << Ok >> concesse, sull'orlo delle lacrime.

<< Ok... ehm, cerca di dormire stanotte, per favore. Non agitarti. È tutto ok >> e invece lo sapevano entrambi che non era ok niente.

 

Il giorno dopo, a scuola, non si erano neanche salutati.

Craig non aveva voluto infierire, perché Tweek sembrava spossato, e quasi sull'orlo di una crisi di nervi. Il ragazzo non lo aveva neanche guardato; prestava attenzione affinché il suo sguardo non si posasse su di lui, nonostante i loro banchi fossero praticamente attaccati.

Craig invece lo guardava di sottecchi, senza staccargli gli occhi di dosso; aveva paura che potesse rompersi da un momento all'altro. L'ansia stava crescendo anche in lui, poteva solo immaginare quanto fosse difficile per Tweek tenerla a bada.

Fu un sollievo quando suonò l'intervallo.

Si alzò da quella sedia scomoda e sospinse leggermente la spalla di Tweek, per invitarlo a seguirlo.

Aveva già una sigaretta in bocca pronta da accendere quando raggiunse la porta della scala antincendio. Si voltò per vedere se Tweek gli stava tenendo il passo; e lo vide lontano, che stava andando dalla parte opposta. Che diavolo?

Lui da lì non si sarebbe mosso, perché aveva bisogno di fumare, di stare lontano dalla gente, ed inoltre quella era l'ultima possibilità che avrebbe dato a Tweek per un confronto. Se non si fosse presentato, avrebbe considerato tutto finito. Game over.

Lo sperava, che non si presentasse. E questo gli bastava per rendersi conto di quanto fosse vigliacco.

Dopo dieci minuti, in cui lui già era alle terza sigaretta, vide Tweek che si avvicinava da lontano, con un cartone di caffè tra le mani tremanti. Il ragazzo lo guardò per la prima volta solo quando aprì la porta a vetro delle scale antincendio, e si trovarono faccia a faccia.

Tweek fu sorpreso da un tic agli occhi.

Poi nascose il viso dietro il suo caffè, mandandolo giù nervosamente, mentre Craig lo osservava incredulo, perché ormai non ci sperava che venisse.

Era così, lui si era rifugiato nelle sue sigarette, e Tweek nel suo caffè.

Sembrava quasi che stesse per versarglisi addosso per quanto gli tremavano le mani.

<< Deve fare schifo rispetto a quello del negozio dei tuoi >> osservò.

<< Assolutamente >> confermò il ragazzo dai capelli biondi.

Ci fu un secondo di silenzio.

<< Quindi? Hai qualcosa da dirmi o mi hai fatto venire qua per beccarmi il freddo? >> . Dopo anni di relazione, Tweek aveva imparato ad essere sarcastico anche lui. Questo lo fece sorridere internamente.

Non si era preparato un discorso. Ci aveva provato, ma non ci era riuscito, così aveva deciso di concentrarsi esclusivamente sul problema, perché gli apparisse più nitido.

<< Sai, penso che tu abbia ragione. Ci ho pensato. E credo che sia meglio lasciarsi >> alzò lo sguardo per verificare la reazione di Tweek, ma lui teneva ostinatamente gli occhi puntati sul suo caffè, per quanto i suoi tic gli consentissero. << Mi dispiace di essere stato distante; avevo bisogno di un po' di tempo per me, per capire cosa ci fosse che mi faceva essere insoddisfatto >>.

Tweek prese a tamburellare con le mani sul cartone del caffè, ma non disse niente, così Craig prese un gran sospiro, e continuò: << Penso di aver bisogno di nuove esperienze. Stiamo insieme da quando eravamo piccoli, e niente, la nostra relazione non si è evoluta. Mi sento ancora come se stessi giocando ai fidanzati >>.

Con un gesto stizzito Tweek accartocciò il bicchiere che teneva tra le mani, e Craig ebbe paura che glielo lanciasse addosso. Ne era capace; Tweek non si controllava.

<< Quindi è questo che hai fatto fino ad ora? Hai giocato a fare il fidanzato? >> gli rinfacciò fremente, agitandosi di più.

<< Neanche tu volevi che ci mettessimo insieme, Tweek! >> gli rispose, rinunciando al suo proposito di far finire tutto nel migliore dei modi senza esporsi troppo.

<< Ma poi ci siamo messi insieme! E ci siamo rimasti per cinque anni! >> gli ricordò << Ed è stata tutta una tua idea! Ricordi? Io volevo semplicemente tirarmi fuori da quella situazione stressante! Poi tu sei venuto a casa mia per convincermi a giocare ai fidanzati! >>

<< Ma doveva finire lì! >> gli urlò Craig << Io volevo farlo perché non ci rompessero più le scatole! Non volevo continuare a “giocare ai fidanzati”! >>

Tweek lo guardò ferito << Quando sono venuto da te, quella volta, intendevo tutto ciò che ho detto. Non era un gioco per me. E fino ad ora ho pensato che non lo fosse neanche per te. Ma a quanto pare mi sono illuso >>.

Craig abbassò lo sguardo, colpevole.

<< Va bene allora >> concluse Tweek << Spero che tu trovi ciò che stai cercando >>. Emise un versetto stridulo di frustrazione; infine, gli voltò le spalle, lanciando ciò che restava del suo cartone per il caffè nel cestino-posacenere, per poi aprire la porta.

<< Comunque io non ti ho mai preso in giro. Ti ho sempre voluto bene >> si affrettò a specificare.

Tweek annuì senza neanche girarsi, prima di rientrare e lasciarlo lì da solo.

 

  
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