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Autore: FaNgIrL_97    26/01/2017    9 recensioni
E chi lo ha detto che essere genitori sarebbe stata una passeggiata? Christian Grey non di certo. Sarà facile per lui ed Anastasia, crescere due figli adolescenti in preda agli ormoni?
Venitelo a scoprire!
P.S: IL RATING POTREBBE CAMBIARE!
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Phoebe Grey, Theodore Grey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Respira, Phoebe." Continuava a ripetermi il mio cervello. "Prendi un profondo respiro. Calmati."
-Tesoro, mi dispiace così tanto...- mormorò papà, in ansia. -Avrei dovuto fare delle ricerche su di lui già da molto prima.- 
-C'è uno psicopatico che gira in libertà. E tu ti preoccupi dei ragazzi che frequento?-
Papà spalancò gli occhi. -Certo che me ne preoccupo, Phoebe. Guarda cosa ne è venuto fuori.-
-Non puoi cacciarlo dalla scuola solo perché hai scoperto che è stato messo agli arresti, papà.-
-È pericoloso.-
-Allora dovresti cacciare via dalla scuola centinaia di ragazzi. Non è così che funziona. Tu non sai niente. Magari se n'è pentito.-
-Phoebe...-
-No, aspetta. Fammi a finire.- Presi un profondo respiro. -Non voglio che tu lo cacci dalla scuola. Non è giusto. Però, ti posso assicurare che io e lui abbiamo chiuso. Non gli rivolgerò più la parola e se dovesse continuare ad avvicinarsi, gli farò capire chiaro e tondo che non voglio avere più niente a che fare con lui.-
Papà si scambiò un'occhiata preoccupata con mamma e poi acconsentì. -D'accordo. Ma se dovesse importunarti, voglio che tu me lo venga a dire.- 
-Okay.- Sospirai, balzando in piedi. -Credo che andrò a dormire, adesso.-
-Ma la cena è quasi pronta.- 
-Non credo che sia una buona idea mangiare in questo momento, e...- lanciai un'occhiataccia a papà. -Prima che tu me lo dica, farò una colazione super abbondante, domani.- 
Mi diressi verso le scale ma, la voce di papà, mi fermò. -Phoebe!- 
-Cosa?-
-Mi dispiace tanto...-
-Già.- Lo fissai. -Anche a me.- 

Mi assicurai che la porta della mia camera fosse ben chiusa a chiave e che mamma e papà stessero cenando, prima di telefonare a Sarah. Lei rispose al secondo squillo.
-Phoebe! Allora? Cos'è successo?-
Io avrei davvero voluto risponderle ma, per quanto ci stessi provando, dalla mia bocca non uscii alcuna parola. Come facevo a spiegarle, dopo che, tra l'altro, stava organizzando il matrimonio con il ragazzo in questione, che in realtà Cameron ci aveva mentito su tutto?
-Phoebe? Mi senti? Stai male?- Chiese, allarmata. -Non... non spaventarmi. Cosa ti hanno detto i tuoi genitori?-
-È tutto così ingiusto, Sarah.- Bisbigliai, trattenendo a stento le lacrime. 
-Ehi, Phé! Andrà tutto bene, non avere paura.-
-No, no, no!- Mi presi la testa tra le mani. -Sta andando tutto a rotoli.-
-Phoebe, ascoltami. Concentrati sulla mia voce.- Disse Sarah, cercando di mantenere la calma. -Qualsiasi cosa ti abbiano detto i tuoi genitori non deve farti andare in panico. Stiamo parlando anche di tuo padre, cavolo! Ricordi quando sei caduta da quell'albero? Tua madre me lo racconta sempre. Probabilmente avrebbero dovuto ricoverare tuo padre piuttosto che te. Non lascerà che ti accada qualc...-
-Jack non c'entra nulla con ciò che mi hanno detto.-
Dall'altro capo del telefono ci fu una piccola pausa. -E allora di cosa si tratta?-
-Io non...- mi bloccai e mi passai le mani sugli occhi. -Senti, Sarah. Lo so che è tardi, ma... non potresti venire a dormire qui da me? Chiedo a qualcuno di venirti a prendere, se vuoi. Ti prego, ho bisogn...-
-Certo.- Mi bloccò lei. -Stavo solo valutando come stessi. Sarei venuta senza che tu me lo chiedessi. Mio padre è già pronto per accompagnarmi. Sarò da te tra pochissimo. Stai tranquilla.-
-Okay...- sussurrai. -Ti aspetto.-

Dopo il dettagliato racconto sulla vera vita di Cameron, Sarah restò —per la prima volta in vita sua— senza parole. Per tre secondi, al massimo. 
-Non ci credo! Non è assolutamente possibile! Cameron non mi ha mai dato l'aria di essere un tipo violento. Nemmeno quando mi hai detto che aveva preso a pugni Jeremy. Devo esserci una spiegazione, Phoebe! Non puoi farti influenzare da questo.-
-Mi ha mentito su tutto, Sarah!- Esclamai, sbigottita. -Lui non voleva andarsene dalla città in cui viveva perché non gli piacevano le persone, ma perché non si piaceva lui stesso!-
-Questo non puoi dirlo! Scusa Phoebe, ma devo difenderlo. E no, non perché voglio che tra voi due funzioni, ma perché, tu e tuo padre, siete stati ingiusti nei suoi confronti.-
-Ingiusti?!-
-Senti, io capisco che tuo padre si preoccupi per te, ma non è giusto che vada a frugare nelle vite degli altri. Okay, probabilmente nessuno di noi poteva di certo aspettarsi che il dolce Cameron potesse essere finito ai domiciliari ma pensaci, vi conoscete ancora da pochissimo. Neanch'io, se fossi stata al suo posto, avrei condiviso con te quest'informazione. E lo stesso vale per suo fratello. Di certo non andrà fiero di essere finito ai domiciliari e forse, ha omesso questa parte e ne ha aggiunta un'altra, per poter valutare la tua reazione. Cosa ti aspettavi che ti dicesse? "Ehi, ciao, Phoebe! Adoro questa città, sognavo da un sacco di scappare da quella in cui ero costretto a vivere e sai perché? Ho mandato un ragazzo in coma e sono finito ai domiciliari."-
Restai in silenzio. In effetti, la teoria di Sarah, non aveva nessuna piega, eppure... non riuscivo a spiegare come, ma mi sentivo pur sempre tradita.
-Ho promesso a mio padre che avrei tagliato ogni ponte con lui...-
Sarah spalancò gli occhi. -Tu hai fatto cosa?!-
-Lo so cosa stai per dire.- La bloccai. -Ma se non lo avessi fatto, mio padre lo avrebbe cacciato via dalla scuola.-
-Quindi tu glielo hai detto solo per evitare che lo cacciasse via, non è così? Non è che hai veramente intenzione di non parlargli più... giusto?-
La fissai in silenzio, cosa che, giusto per essere chiari, la irritò non poco.
-Ma ti ha dato di volta il cervello, Phoebe!?!- Esclamò. -Non puoi piantarlo così, specialmente ora che avete chiarito.-
-Io non so se debba fidarmi o meno, Sarah- confessai. -Non lo so cosa devo fare. In questo momento, nel mio cervello c'è solo confusione. Sono spaventata ma, allo stesso tempo, non lo sono. Lo hai detto anche tu: lo conosco da troppo poco. Cameron potrebbe rivelarsi per ciò che mio padre pensa che sia, così come potrebbe rivelarsi ciò che noi pensiamo che sia. Ma come faccio a prendere una decisione, adesso?-
-Non hai nessuna decisione da prendere, Phoebe. Non è un serial killer. Se la scuola lo ha ammesso, di sicuro è a conoscenza di questo suo precedente perché...-
-Ne sei davvero sicura?-
-Al 99%.- Rispose lei, prontamente. -Sarebbe stato un motivo in più, per tuo padre, per cacciarlo via. Non ci avrebbe messo nulla ad incastrarlo. Pensaci.-
-In effetti hai ragione.- Mormorai pensosa. -E quindi cosa devo fare?-
-Continuare come se tu non sapessi nulla. Te lo dirà lui, quando sarà pronto.-
-Non devo dirgli nulla?-
-Certo che no! Sei stupida, per caso? Se glielo dicessi, sarebbe tuo padre a finire nei guai. Non so se ti sei mai fatta due conti, ma la tua famiglia non è immune alle leggi.-
-Ma io...-
-Phoebe!- Mi bloccò lei. -Dovete continuare come avete sempre fatto. Sono sicura che lui ti spiegherà tutto, prima o poi. Ora c'è solo da chiedersi se tu non stia usando questa scusa per tirarti indietro.-
-Adesso cominci ad essere davvero stronza, Sarah.-
-Voglio solo capire. E aiutarti, anche. Lui ti rende un'altra persona.-
-Perché devi esagerare come al solito?- Piagnucolai.
-E tu perché non puoi mai accettare la realtà per com'è?-
-Io non voglio dover mollare tutto.- La guardai seria negli occhi. -Ma mio padre m'impedirà di vederlo. E se non rispetto ciò che ho promesso, lo caccerà via lui.-
-Taylor e Luke ti seguiranno anche a scuola?-
-Non lo so. L'importante, ho detto a mio padre, è che non mi stiano addosso. Io non voglio neanche vederli, ma è questo il problema. In un modo o nell'altro, sono loro a vedere me.-
Sarah si massaggiò la testa, in cerca di un'idea che potesse aiutarmi. -Non puoi parlare con i tuoi e dirgli come la pensi?-
-Non mi ascolterebbero. Sono troppo spaventati per farlo.-
-E Taylor?-
-Neanche lui credo che sarebbe d'accordo ma, anche volendo, è pur sempre un dipendente di mio padre, non posso metterglielo contro.-
-Allora siamo in un vicolo cieco.-
-Ma tu credi davvero che Cameron mi parlerà di ciò che gli è successo veramente in quella città? Potrebbe sapere un sacco di cose che mio padre non è riuscito a trovare.-
-Credo che tu debba dargli solo un po' di tempo e lui, invece, debba riuscire a vedere in te qualcuno di cui possa fidarsi veramente. Forse è anche spaventato da tutta questa tua ricchezza.-
-E quindi che cosa dovrei fare? Andare a vivere sotto un ponte per fargli capire che può fidarsi di me?-
-Non essere stupida.- Brontolò lei, alzando gli occhi al cielo. -Ci faremo venire in mente qualcosa ma, fino ad allora, se vorrete parlare, dovrete stare là dove nessuno può vedervi.-
-Non posso farlo, Sarah. Desterei sospetti.-
-Che ne dici del bagno dei professori?-
-Ah sì? E con che scusa glielo dovrei portare, se non posso dirgli ciò che so?-
-Hai ragione. È un'idea stupida ma non so cosa potresti fare, per non essere vista.-
-Sono in un vicolo cieco...- ripetei le stesse parole di Sarah. -Dannazione.-

Non dormii quella notte, ovviamente. Avevo troppi demoni da affrontare e, il mostro che era venuto ad abitare sotto il mio letto, non mi aiutava per niente.
-Sarah?-
-Mh...- mugugnò lei, rigirandosi nel letto. 
-Sei sveglia?-
-Solo per questa volta.-
-Cosa succederà a scuola?-
Sarah si sedette e socchiuse gli occhi con un mugolio infastidito, non appena la luce del cellulare l'accecò. -Ho pensato a cosa potresti fare.-
-Quando?- Spalancai gli occhi. -Dio ti è apparso in sogno?-
-Simpatica.- Borbottò, venendosi a sedere nel mio letto. -Puoi parlare con i tuoi genitori, domani, e dir loro quello che io ho detto a te.- 
-E cos'è che hai detto a me?-
-Che anche voi dovete rispettare le leggi. Dirai ai tuoi genitori che cercherai di allontanarti passo dopo passo da Cameron perché potrebbe sospettare di qualcosa se tu ti allontanassi all'improvviso e, visto e considerato che tu non puoi dirgli nulla, è meglio non rischiare.-
-Già, certo. Mio padre mi direbbe di non preoccuparmi di questo.-
-E tu ribadisci sul fatto che le leggi valgano anche per lui. Non puoi lasciare che lo cacci via o chissà cos'altro.-
-Non succederà.- Confermai. -E la tua idea potrebbe funzionare. Ma che cosa farò quando verrà a sapere che non sto facendo nulla per allontanarlo?-
-Per ora facciamo un passo alla volta. Ti va? Il mio cervello non può elaborare così tanto, sono appena le tre del mattino.-
-Hai ragione.- Sospirai. -Mi dispiace di averti svegliata.-
-E a me dispiace di non essere Cameron.- Rise, mettendosi sotto le coperte.
-Che intendi?-
-Che a quest'ora voi due sareste a parlare come se fossero le tre del pomeriggio e non del mattino.-
-È vero.- Risi, prima di arrivare a capire quale fosse il motivo dell'insonnia notturna di Cameron.
-Se vuoi chiamarlo, fa' pure.- Disse la mia amica. -Non te lo impedirò.-
-No- mormorai. -Non tiriamo troppo la corda.-
-Allora dormi.-
-Buonanotte, Sarah.-
-Per quel che resta, "buonanotte" a te, Phoebe.-

-Buongiorno!- Esclamai, arzilla. -È pronta la mia super colazione?-
Mamma e papà, prima di rispondermi, si lanciarono uno sguardo preoccupato, poi mamma disse: -buongiorno a te, tesoro. Dormito bene?-
-In realtà non ho chiuso occhio, questa notte.- Mi accomodai difronte a loro e, dopo essermi presa un pancake, lo cosparsi di sciroppo d'acero. -Però ho fatto qualcosa di produttivo. Ho pensato.-
Papà si guardò intorno, a disagio, prima di chiedermi dove fosse Sarah.
-Sta ancora dormendo.- Risposi. -Prima ora buca, stai tranquillo.-
-A cosa hai pensato?-
-A quello che devo fare con Cameron.-
-Non c'è nulla da fare.- Il tono di papà si alzò leggermente. -Hai promesso che lo avresti allontanato. Non voglio che quel ragazzo ti stia attorno.-
-Si, ma non posso allontanarlo così di botto.-
-Certo che puoi, ma se ti viene difficile posso mandarlo io via. Non devi fare altro che dirmelo, Phoebe!-
-No, papà. Non puoi farlo neanche tu.- Risposi, lanciando un'occhiata a mamma. -Le ricerche che hai fatto su Cameron e la sua famiglia... potrebbero denunciarti, se venissero a saperlo. Lo sai, vero?-
-Queste non sono cose di cui tu debba preoccuparti.-
-Guarda che la legge vale anche per te! Non puoi rischiare così tanto solo perché vuoi allontanarlo il più possibile da me. Te lo ripeto, dovresti mandare via quasi la maggior parte dei ragazzi presenti nella mia scuola, allora. E non puoi farlo.- Aggiunsi. -Mi allontanerò gradualmente, in modo che lui non sospetti di nulla. Ma non voglio che tu interferisca. È già abbastanza brutto così.-
-Non è brutto. È per la tua sicurezza.-
-Credo che tutti sbaglino.- Mamma abbassò lo sguardo, a sentire queste parole. -Magari se n'è pentito. Tu non puoi saperlo.-
-No, non posso saperlo. Ma ora come ora, con tutti i problemi presenti, vorrei che tu gli stessi il più lontano possibile. Devo saperti al sicuro e non mi è tanto facile sapendo che nella tua scuola è presente un...-
-Christian, smettila.- Lo interruppe mamma. -Ha detto che si allontanerà. Ora smettiamola con questa discussione.-
Papà spalancò la bocca e vidi nascere una scintilla nei suoi occhi, chiaro segno che dopo avrebbero avuto una di quelle liti toste. Io, invece, guardai mamma riconoscente. Forse, avevo trovato un alleata.
   
 
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