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Autore: BellinianSwan    26/01/2017    0 recensioni
"Posò poi lo sguardo su di un ritratto che lo attrasse magneticamente con cieca irrazionalità. Vide due occhi neri fieri, apparentemente impregnati di uno scopo, di un mordente per cui vivere, allargò lo sguardo all'intera figura e si sentì ancora più solo al mondo, lei, chiunque fosse sembrava esperta dell'arte del vivere, quell'arte che era sempre stata refrattaria ad adattarsi alle sue sgradevoli sembianze. Eppure, uno sguardo più attento mise in luce gli angoli della sua bocca, carnosa e ben disegnata, leggermente piegati verso il basso, in un vano sforzo di resistere. [...] Sentì quella figura nel ritratto vicina, dannatamente vicina eppure distante anni luce, a causa di quella vaga luce che le ardeva negli occhi. Lei nonostante tutto aveva trovato un mordente, o forse indossava una maschera oramai divenuta un tutt'uno con il suo volto fiero."
- Gertrude Degl'Innocenzi è stata ispirata al personaggio protagonista del manga "La Rosa di Versailles", Lady Oscar -
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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- Non potrebbe andare peggio... - mormorò Giacomo sconsolato - ... una cosa è certa, c'è bisogno di nuovi valori in cui credere.

- Ho sentito dire che seppur regni la pace qui a Firenze, il Granduca non lesina sulle spese per la difesa, dicono in particolare che si avvalga della collaborazione di un soldato senza pietà dalla ferocia sconvolgente.

Disse il Manzoni guardando i suoi interlocutori.

- Davvero? - chiese Ranieri - E perché mai?

- La pace che regna tutt'oggi a Firenze è una briciola che si regge sulle punte affilate delle armi da taglio dei soldati del Granduca, ma in particolare di uno di loro. Non ha pietà, è una macchina da guerra che uccide a sangue freddo.

Rispose il Viesseux, pensieroso, Ranieri si voltò allora verso di lui:

- Voi lo conoscete, Signor Viesseux?

- Ne ho sentito parlare, è merito di costui se il Granduca è ancora vivo, lui si occupa principalmente di eliminare chi attenta alla sua vita.

Giacomo teneva gli occhi bassi, contrito.

- Voi non dite nulla? - Chiese Manzoni a Giacomo - Eppure costui è sulla bocca di tutti a quanto pare.

Giacomo strinse convulsamente la stoffa dei suoi pantaloni.

- Signori... vi giuro che non ne so nulla...

- Oh suvvia, che volete che sia... anzi, se appoggerà la nostra causa sarà ancora meglio!

Azzardò Ranieri.

- Non so se il suo mestiere sia la guerra o la politica... forse è solo una semplice macchina di morte.

Rispose Manzoni.

- Beh, sappiamo bene di quanto Sua Grazia non ami la gente stupida al suo servizio. Non è una corazza senza cervello. Anzi.

Intervenne Viesseux.

- Voi dunque lo conoscete?

Esclamò il Manzoni tossicchiando il tè.

- Chi non "lo" conosce, qui a Firenze.

- Io... non capisco come si possa uccidere così, senza ritegno... - Aggiunse Manzoni - Al contrario di quanto sosteneva Machiavelli io non ritengo che il fine possa giustificare i mezzi.

- Non sempre, Eccellenza, non sempre.

Ribatté Antonio.

- Dev'essere un uomo tutto d'un pezzo e senza cuore. - proseguì Manzoni - Io non riuscirei a non provare pietà per i nemici...

- Non incominciamo coi pregiudizi. - intervenne Viesseux, con tono appena alterato. - Io conosco quel ragazzo... e so anche perché ha fatto questa scelta. La rabbia e la vendetta sono delle belve feroci, signori miei, sono capaci di mangiarti il cervello!

Disse muovendo le mani in aria, ai lati della testa.

- Non ne dubito. - Rispose Manzoni con calma.

Il respiro di Giacomo si era fatto più frequente, voleva fuggire, eppure era lì incastrato fra Manzoni e il Viesseux.

- Non sarebbe una cattiva idea poter parlare con lui.

Proseguì quello. Ranieri sentì il respiro di Leopardi farsi più veloce e strozzato, quasi come avesse difficoltà. Si voltò verso di lui mentre gli altri due parlavano tra di loro. Il poeta si teneva l'ampia fronte in una mano e poggiava la mano libera sul petto.

- Eccellenza... oh! Eccellé!

Ranieri lo chiamò ad alta voce scuotendolo appena dalle spalle.

- Aprite la finestra!

Incitò.

Il poeta udiva la voce di Ranieri rimbombare da lontano, sentì mille spilli perforargli il cranio.

- Aiutatemi vi prego...

Mormorò debolmente. Viesseux fece come fu chiesto, mentre Manzoni si avvicinava mantenendo la sua ari austera, ma negli occhi si vedeva bene che fosse preoccupato. Ranieri si alzò e lo fece sistemare al centro del divano, gli aprì la cravatta e allargò il colletto della camicia.

- Vi ringrazio infinitamente, deve essere stata la stanchezza... chiedo venia per il disturbo.

Mormorò Giacomo arrossendo.

- Volete un po' d'acqua?

Chiese Viesseux, in apprensione.

- Ve ne sarei molto grato... - Sussurrò a fatica. - Mi rincresce d'aver interrotto la vostra conversazione...

- Ad ogni modo non sarebbe una cattiva idea parlare con codesto soldato che precedentemente menzionavamo, potrebbe dare un impulso ai nostri ideali patriottici, forse troppo avulsi dalla pratica.

Disse Manzoni dopo aver constatato che Giacomo si sentisse leggermente meglio.

- Basta parlarne, sicuramente quest'argomento ha fatto agitare il Conte Leopardi. Riprenderemo in seguito.

Ranieri tagliò corto, mentre il poeta recanatese, al suo fianco, si riprendeva con dell'acqua fresca. Giacomo non riuscì a spiegarsi per quale strana alchimia quell'uomo conoscesse il linguaggio criptato del suo cuore, decifrandolo con grande semplicità. Non disse nulla, ma lo guardò con la gratitudine dell'amicizia autentica.

 

 

   
 
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