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Autore: Rumenna    26/01/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Un sorso di vino, sette pennellate, un sorso di vino. Non sono un esperto di nudo maschile, ma non sta venendo malaccio. Sarà un regalo di Natale perfetto per mia madre, non vedo l’ora di vedere la sua faccia. Non credevo che fosse tanto facile trovare il viso di una persona tramite i social su internet. L’ho trovato persino sul web, visto che per “motivi sconosciuti” Lorenzo sta facendo una rapida carriera come avvocato… cosa che non si vergogna a mettere in bella mostra, dev’essere proprio un tipo egocentrico... ma come si fa a diventare amanti di una che è più vecchia di più di vent’anni? Un bel ragazzo come lui… alto, moro, occhi scuri… bah. Un altro sorso. E che dire di Ashley… poveraccia, che duro colpo. Ma adesso il nostro passero solitario potrà uscire allo scoperto, ci sono delle corde che non vanno tirate, e quella vecchia arpia di mia madre ne ha proprio tirata una. E che dire di questo “passerotto”…? È così che me lo immagino, più piccolo degli artigli di Piero. Un altro sorso. Davvero davvero piccolo. «Ashley, ti sei accontentata di così poco… che brava ragazza che sei. Molto modesta e troppo gentile per gente come lui. Mh.» Un bel nudo di Lorenzo. “Bel” … dipende dai gusti. A me non piace. «Hic!» Chissà se a Rosemund piace un tipo così... no, Rosemund sembra più il tipo da “aquila rapace”… ma come gli sarà venuto in mente di pensare al suo ex dopo aver baciato me? Per errore, ma le nostre labbra si sono incontrate sul serio… mi sento offeso… «Yaaaaaawnnn…» Offeso e anche molto stanco… però ho fame. Ma che ore sono? Chi se ne frega, questa notte è da dimenticare, dormiamo. Dormiamoci su…«Hic!»
 
*
«Che stai facendo? Ehi! Ivan!»
«Mmmnnhh…» Voglio dormire, lasciami stare.
«Ivan, non lasciare la tua biancheria in giro!»
*sbam!*
Cosa sono tutti questi rumori?
«Dai, svegliati! Su, su!»
Sento delle voci… ma perché non mi lasciano in pace? Voglio dormire per dimenticare questa nottataccia…
«Rosemund, spostati!»
*Splash!*
«WAHI!» Mi sono messo a sedere stropicciandomi gli occhi zuppi di acqua. Davanti al mio letto ci sono Anna, Giulia, Rosemund e la sua famiglia. «Che ore sono…?»
«Oh, Ivan!»
Anna mi è saltata addosso con le braccia al collo, piangendo. Che altro è successo?
«Perché non mi hai chiamata subito quando ti hanno lasciato a casa da solo?»
«Oh… è per quello. Non volevo disturbare altra gente.»
«Perché, a chi è che daresti mai fastidio? Sei così buono ed educato!»
«Questo lo dici tu! Vai a chiederlo a mia madre!»
Giulia con un profumo stomachevole e con i lunghi capelli slegati così pieni di brillantini da far invidia ad un albero di Natale, mi si avvicina dandomi un gran pizzicotto alla guancia: «Ivan, lasci la tua biancheria in giro? Sei davvero un pessimo esemplare di maschio!»
«Che ore sono?» Ma Rosemund e compagnia che ci fanno qui?
Ridendo, Rosemund risponde dal fondo della mia stanza, con le braccia conserte: «È passata la mezzanotte.»
«Aspetta, che vuoi dire che lascio la biancheria in giro? Non è vero!»
«C-certo che è vero! L’ho nascosta qui dietro, voi non avvicinatevi, potreste rimanere sconvolti dalla fantasia dei mutandoni…»
Cos’hanno i miei boxer a tinta unita prendi-tre-paghi-uno che non va? «Asp…Aspettate, che ci fate qui a casa mia a quest’ora?»
«Ti ho chiamato al cellulare ma non rispondevi, così ho chiamato al telefono di casa, ma continuava a squillare a vuoto! Allora ho chiamato Anna, ma aveva il cellulare spento! Quindi sono venuto qui, ma sembrava che non ci fosse nessuno in casa e alla fine sono andato a prelevare Anna dal concerto di Natale per farmi aprire la porta!»
«Ehi, respira figlio mio, respira quando parli!» il signor Simon si è seduto sul letto mettendomi una mano sulla spalla, con la sua espressione affettuosa e paterna:
«Ivan, tu sei parte della famiglia ormai, quindi ci è sembrato naturale preoccuparci per te. Non dimenticare mai che sei parte di noi, che ti vogliamo bene.»
AL signor Simon basta davvero una sola cena insieme per provare tutto questo affetto per me…?
«Non fare quella faccia, dovresti sentirti onorato di entrare a far parte della nostra famiglia!» Con la sua mano grande e calda, ha iniziato a strofinarmi la guancia. «Stavi dipingendo? Sei tutto sporco!»
«…Io…»
«Cosa?»
Davvero queste persone pensano a me come ad un figlio…? Dopo quello che è successo stasera… ah, dannate lacrime, quanto sarebbe bello farvi scomparire per sempre… mi fate fare sempre una figura poco decorosa, e sempre in presenza di gente a cui non vorrei mostrare la mia debolezza.
«Oh! Fuori tutti, Ivan ha bisogno di piangere e nessuno deve vederlo!» Il signor Simon dice goffamente queste parole scherzose, ma si è reso conto di star piangendo anche lui?
«Uscite, forza! Andate a preparare il caffé!»
Quando la porta si è chiusa, il signor Simon mi ha stretto più forte, con tanto amore.
«Non preoccuparti, penseremo noi a te d’ora in poi.»
«M-ma i miei genitori non sono morti…»
«Scusa se parlo in questa maniera, ma come faccio a chiamare genitori gente così? Che lascia il proprio figlio da solo la notte di Natale?»
Continuo a lasciarmi coccolare, senza riuscire a capire cosa intenda dire.
«Vuoi andare via di casa, no?»
«…S-sì…» Voglio davvero uscire da queste mura, sono stufo di tutto. «M-ma… non ho i soldi…»
«Lascia che ci pensi papà Simon, d’accordo?» Papà Simon? «Parlerò io con i tuoi genitori, non preoccuparti di niente! Ti farò uscire il più presto possibile da questa casa!»
Ho sempre desiderato andare via da qui… timidamente ho abbracciato il signor Simon, la sua schiena è davvero enorme.
«Andiamo a lavarci la faccia, d’accordo?»
«M-mh.»
«Accompagnami al bagno.»
Siamo andati al bagno e ci siamo strofinati la faccia con forza: il signor Simon mi ha detto che avrebbe potuto farne una scusa perfetta per lo stato delle nostre facce. Sorridendomi con una tenerezza da oscar, mi ha preso per mano e insieme abbiamo raggiunto gli altri che si sono riuniti nella sala da pranzo.
«Allora Ivan, le regole per entrare a far parte di questa famiglia sono molto semplici: tanto amore e schiettezza! Sono le parole chiave per far funzionare bene un rapporto! Vero cara?»
«Verissimo!»
«Un’altra cosa: noi scherziamo su tutto e tutti, nomignoli e prese in giro sono nella norma! Il tutto sempre fatto con consapevolezza e amore, sia chiaro.»
Giulia ha alzato la mano con cui tiene un biscotto: «Simon ha ragione! È per questo che io lo amo e che andiamo d’amore e d’accordo! Sono la loro figlia acquisita!»
«Ashley sarà felice di avere un nomignolo! Da piccola la chiamavamo “presa elettrica”, non stava mai ferma… beh, non è che sia cambiata con il tempo!»
Ashley è davvero bellissima stasera. Non indossa nulla di particolare, un semplice maglione rosso a collo alto, ma sembra comunque fantastica… forse perché ha dei lineamenti sottili.
«Non sono cambiata, mi sono solo vergognata di avere un soprannome del genere! Per favore, non datemi nessun soprannome!»
«Ivan caro, a me puoi chiamarmi benissimo “mamma”!» La signora Miriam sembra contenta di avere un nuovo figlio adottivo.
«M-Miriam andrà bene…» Non ho mai chiamato nemmeno Anna “mamma”, non mi sembra giusto nei suoi confronti.
«Per quanto riguarda me, Ivan, puoi chiamarmi “Simon il macho”!»
«I-il macho…?»
«Macho? Io direi piuttosto “orsacchiotto”!» La risata della signora Miriam riempie la stanza di una piacevole sensazione, come se stesse cacciando via un po’ del mio stress mentale…
«B-beh, chiamami “papà”, “Simon”, quello che vuoi insomma!»
«S-sì…»
Ridendo in silenzio, Rosemund esprime la sua opinione: «Io non lo voglio il soprannome…»
Carica del suo solito egocentrismo, Giulia non perde occasione per dire la sua: «Il tuo soprannome? “Spilorcio” andrà benissimo!»
«E tu che soprannome hai? “Mangia-uomini”?»
«”Mangia-uomini”? Io gli uomini non li mangio mica! Chi te l’ha suggerito? Quello sfigato di Fernando?»
«Povero Fernando, ogni tanto lo incontro in caffetteria e si mette a piangere e lamentarsi di te! Dice che lo fai soffrire come un cane!»
«Esatto! È proprio come un cane! Mi scodinzola sempre dietro anche se gli ho detto un sacco di volte che non lo voglio!»
«Allora non avresti dovuto portartelo a letto, l’hai solo illuso!»
«Sciocchezze, si è illuso da solo! Io non gli ho mai detto che dopo quello mi ci sarei fidanzata!»
Il signor Simon, in maniera del tutto confidenziale, poggia un braccio sulle mie spalle:
«Ivan, c’è un motivo se Rose in famiglia lo chiamiamo così.»
«N-non sapevo ci fosse una storia dietro…»
«Oltre ad essere un comodo diminutivo, devi sapere che lui da piccolo ha sempre amato i fiori, nella nostra casa a Pensacola il nostro terrazzo era davvero pieno di fiori di ogni tipo, sempre profumato e colorato! E poi, da piccolo era davvero carino e delicato come una rosa, tutte le bambine gli sbavavano dietro! Pensa che a quattro anni ci ha persino presentato la sua prima fidanzatina!»
«…Davvero?» Quindi Rosemund non si è sentito gay da sempre? Aveva persino una fidanzatina… e poi c’era anche quella faccenda di Eva del giornaletto pornografico…mi chiedo se un giorno saprò mai la faccenda per intera.
«E questo è tutto!»
«P-papà, gli hai detto qualcosa di strano??»
Rosemund è diventato tutto rosso.
«No, gli ho solo detto che da piccolo avevi una fidanzatina!»
«M-m-ma perché gli racconti queste cose stupide e senza valore?? Io non me la ricordo nemmeno quella bambina…!»
«Ivan, tagliamo il panettone insieme?» Oh… Ashley, il suo sorriso è così bello e abbagliante… è davvero bellissima. Non ci metterà molto a trovare un pretendente, solo… spero davvero che non si abbatta troppo. Ma come fa a non abbattersi troppo? Quei due dovevano persino sposarsi… ma a me sembra che abbia un atteggiamento piuttosto positivo… forse è la presenza dei suoi genitori? Sicuramente dev’essere confortante averli al proprio fianco in momenti difficili.
«C-certo!»
Mentre stringo il panettone, Ashley affonda decisa il coltello nel soffice dolce natalizio, il cui profumo sprigionato è inebriante. Mentre passiamo ad ognuno la propria fetta di panettone, Anna stappa la bottiglia di spumante e ne distribuisce per tutti.
Non mi va di dirgli che non ho nemmeno cenato, mi farò bastare una fetta di dolce o due.
Fiero come una tigre dopo la caccia, il signor Simon solleva il suo calice tutto sorridente: «Adesso dobbiamo brindare al nostro indissolubile legame!»
Con una confusione generale di tintinnii di bicchieri, lo squillo del telefono di casa incombe come una maledizione, rovinando quel po’ di serenità che gli Smith sono riusciti a regalarmi. Anna si alza di scatto e va a rispondere, mentre avvicino il bicchiere alle labbra. Il sapore è così stomachevole stasera, prima ho decisamente bevuto troppo…
«Ivan, era tuo padre. Mi ha detto che torneranno domani verso l’ora di pranzo.»
«Oh… ho capito.» Peggio di così non può succedere più niente in questa famiglia.
Miriam tira fuori dalla borsa almeno tre mazzi diversi di carte, esultando felice: «Adesso facciamo un bello scopone! O una briscola! Oppure un sette e mezzo, che ne dite?»
Quelli sono giochi belli da fare quando si è in tanti… sarà divertente giocare, visto che con l’allegria dei miei non si è mai riuscito a combinare nulla… «Facciamoli tutti.» Ho debolmente sorriso, eppure questa reazione ha scatenato l’entusiasmo di tutti, anche se Rosemund ha iniziato perplesso a contare le monete nel portafoglio, temendo di perdere al gioco.
La serata è andata piuttosto bene: tra un sorso di spumante e i bicchierini del signor Simon, tutti abbiamo nel portafogli più o meno la stessa cifra con cui abbiamo iniziato a giocare… tutti tranne Ashley, super fortunata, e Rosemund, che ha perso tutti gli spiccioli che aveva. Un po’ brilli, chi steso sul divano a dormire o a fare zapping davanti alla tv, siamo arrivati al termine della serata… tranne me, che sono mezzo ubriaco steso sul tavolo con tutte le braccia e con la testa pesante come un macigno… Rosemund è al mio fianco che mi fa compagnia, parlando di come l’effetto serra e gli agenti chimici dei concimi abbiano influito sui prezzi delle verdure al mercato… sento che mi sto per addormentare, se non la finisce di parlare di certi argomenti lo lascio parlare da solo sul tavolo, davvero…
«Smettila, dai… parliamo di cose più interessanti…» L’ho guardato attentamente: mi ha sorriso, con gli occhi mezzi chiusi e le guance arrossate: dev’essere proprio ubriaco.
«E di cosa vuoi parlare…?»
C’è troppa gente per parlare in pace qui.«Vieni.» Mi sono alzato, seguito da Rosemund e, con le gambe molleggianti, siamo andati sul terrazzo, carico dell’odore di bruciato generato dai fuochi artificiali esplosi nel cielo notturno. Ci siamo seduti sulla panca a dondolo e abbiamo iniziato a guardare il cielo. Spero che questa sensazione di vuoto e pesantezza nella mia testa vada via presto… mi sento un po’ confuso, come se fossi in una bolla… Rosemund sta guardando da questa parte con gli occhi che gli brillano…
«Perché mi guardi così?»
Lo chiede a me? Dovrei essere io a dirglielo. «Sei tu che mi guardi in maniera strana!»
«Sono contento di essere qui con te, Ivan. Temevo di non riuscire a vederti stasera.»
«Oh… anche io sono contento.» Ho rivolto il mio sguardo verso il cielo, nel quale è appena esploso un fuoco d’artificio verde. «Comunque non ho lasciato le mie mutande in giro!»
«Lo so, stavo mentendo. Ma ho preferito nascondere quel dipinto… Ivan, perché stavi raffigurando una cosa del genere…?»
«Perché dovevo… sai, dopo quello che è successo… mi è venuto naturale.»
«Ti ha turbato così tanto…?»
«Sì… non so più cosa fare, né quale sia la cosa giusta in questo momento… Rosemund, aiutami a capire…» Ah, sembra che l’alcol mi stia facendo effetto sul lato emozionale… con il dorso ho iniziato a sfregarmi le guance, già solcate da enormi lacrime calde.
«Aiutarti…? Come faccio…?»
«N-non lo so… fa qualcosa… ma non lasciarmi da solo, ti prego…»
«…Che posso fare…?»
Almeno tu, ti prego… almeno tu… «…Non lasciarmi…» ho stretto il pugno sul suo maglione, cercando un appoggio con il corpo, protendendomi verso di lui.
«Sono qui, Ivan...»
La sua mano, così grande e calda, così accogliente… sfiorandomi l’orecchio sinistro, mi carezza con dolcezza. Ha ancora addosso l’odore di vaniglia…
«…resta con me…Rose…»
Un calore improvviso mi copre l’altra guancia, la sua figura profumata si avvicina a me… sento le sue ciglia che mi solleticano la punta del naso.
Le sue labbra… sono sulle mie… sono calde, proprio come il suo cuore… e umide…
Quella strana sensazione… è tornata, molto più forte di prima… come se mi stesse per tornare alla mente qualcosa che precedentemente mi è sfuggito…
Lentamente sento il tepore del suo viso allontanarsi, poco a poco…
Stavolta sono le mie mani a raggiungerlo: fredde come l’aria gelida di questa notte, senza dargli il tempo di allontanarsi, tirandolo verso di me… proseguendo ciò che lui ha iniziato.
«…Mh…»
Non ho idea di ciò che sto facendo, so solo che in questo momento è questo quello che devo fare… trattenendo ancora un po’ le sue labbra calde contro le mie.
   
 
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