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Autore: Ross_S    26/01/2017    0 recensioni
La mano scorreva veloce sulla tela. Gli schizzi di colore mi sporcavano mani e viso, ma il pennello non azzardava a rallentare. Veloce, veloce, veloce, sempre più veloce. Ogni volta sembrava solo un agglomerato di linee disposte a casaccio, che prendeva forma solo quando le mani non si arrestavano completamente ad opera finita, e lì succedeva. E come ogni volta, successe ancora.
Inorridii.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mano scorreva veloce sulla tela. Gli schizzi di colore mi sporcavano mani e viso, ma il pennello non azzardava a rallentare. Veloce, veloce, veloce, sempre più veloce. Non conoscevo il soggetto del mio dipinto, come sempre d’altronde. Una voglia irrefrenabile mi impediva di dedicarmi ad altro e mi faceva solo dipingere. Le mie mani non smettevano di muoversi sulla tela, a volte mi ritrovavo a dipingere persino con le dita. Ogni volta sembrava solo un agglomerato di linee disposte a casaccio, che prendeva forma solo quando le mani non si arrestavano completamente ad opera finita, e lì succedeva. E come ogni volta, successe ancora.
Inorridii.
Il labbro superiore cominciò a tremarmi, assumendo un'espressione di chiaro disgusto. Un brivido mi risalì lungo la schiena e le dita mollarono la presa sul pennello.
Calde lacrime cominciarono a bagnarmi gli occhi e a rigarmi le guance. Centinaia di emozioni mi attraversarono gli occhi. Orrore. Disgusto. Sorpresa. Tristezza. Pena. Rabbia. Potere. E ancora tristezza.
Ma la rabbia prevalse, e afferrando la prima cosa che capitò sul tavolino accanto a me, cominciai a lacerare la tela. Forse le mie mani strinsero il vuoto e strappai la tela con le unghie, perché erano diventate di un rosso vivido. O forse era solo la tempera non ancora asciutta del dipinto che mi sporcò. Non ricordo. L'unica cosa di cui sono certa è che una parte di tela non era stata lacerata. E quella parte raffigurava una panchina che conoscevo molto bene
Potevo ancora salvarla.
Corsi verso l'uscita, afferrai una giacca al volo e mi misi a correre verso l'ambientazione del mio dipinto. Non mi ero ancora pulita le mani quindi le affondai nelle tasche. Più correvo e più la destinazione si avvicinava
Dovevo salvarla.
Arrivai ormai senza fiato. I palazzi si stagliavano di fronte a me, e la panchina era proprio sotto di essi. Quella panchina.
Sono milioni le volte in cui sono venuta qui a leggere mentre guardavo i bambini giocare. Mentre li guardavo attraversare l'età più bella. Mentre rimpiangevo di non aver vissuta un'infanzia come la loro. Piena di libertà e gioia. Il volo di un uccello mi distolse dai miei pensieri e alzai lo sguardo per ammirarlo meglio. Peccato che quello non fosse un uccello. Peccato che fossi arrivata troppo tardi.
La vidi cadere.
Quella caduta era durata pochi istanti, ma il mio dipinto raffigurava appieno la scena che stavo osservando. La figura di quella povera ragazza schiacciata sul cemento duro. Sangue ovunque. Proprio come nel mio dipinto. In un certo senso era come se l'avessi uccisa io stessa. Come se avessi ucciso tutte le persone nei miei precedenti dipinti. Questa volta avrei potuto salvarla, ma non ci sono riuscita.
Il ritorno a casa mi sfugge completamente, ero talmente intontita da non ricordarmi neanche di come avessi afferrato un'altra tela e avessi cominciato a dipingere.
Il pennello scorreva veloce, veloce, sempre più veloce. Le mani non si fermavano e gli occhi mi si erano appannati. Solo quando buttai il pennello a terra le forme sulla tela cominciarono a prender forma. Stranamente ebbi disegnato ancora il quadro dell'ultima volta. Sempre la solita ragazza minuta in un bagno di sangue. I capelli castani, la pelle chiara e le mani sporche. Sporche di infiniti colori diversi.
Ma quella non era la ragazza morta poco fa. Quella ragazza ero io.
   
 
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