Sheridan sospirò, entrando nella Sala
Grande. Fred e George erano ancora a parlottare con Lee, mentre Kaito se ne
stava, dall’altro lato del tavolo, a discutere con i suoi compagni.
La ragazza si sedette fra i suoi compagni,
ma Kaito notò subito l’aria malinconica.
«Che succede?»
Sheridan si limitò a fare un cenno con la
testa verso l’altro lato della tavolata: «Non credevo si sarebbe andato avanti
così a lungo.»
Kaito alzò le spalle: «Sono dei bambini.
Prima se ne renderanno conto, prima le cose andranno a posto.»
Momoka fece una smorfia: «E se non se ne
rendessero conto?»
Kaito sorrise scuotendo la testa: «Lo
faranno. Fanno gli scemi, ma non lo sono affatto. È il loro ego ad avere la
meglio in questo momento, ma io so essere paziente. Riconosceranno di aver
sbagliato.»
«Spero che sia come dici tu...»
Kaito all’apparenza non sembrava turbato
dall’assenza dei gemelli nella sua routine quotidiana, ma nessuno meglio di
Sheridan sapeva quanto il ragazzo fosse bravo a nascondere le apparenze.
Nessuno tranne lui poteva davvero sapere cosa gli passasse per la testa, e se
aveva deciso di fare finta di nulla sapeva essere testone almeno quanto i
gemelli, se non anche di più.
Ora che passavano meno tempo dietro ai
Malandrini, sia lui che Sheridan avevano molto più tempo da trascorrere insieme
ai compagni di Casa. Forse fu anche a causa della maggiore disponibilità di
Kaito che Thomas, all’uscita della Sala Grande, si decise a chiedergli una cosa
che voleva domandare da un bel po’.
Il volto del prestigiatore s’illuminò, di
una sincera gioia che Sheridan non vedeva sul suo volto da qualche tempo: «Ma
certo che posso insegnarti qualche trucco di prestigio! Perché non me lo hai
chiesto prima?»
Thomas sembrava quasi in imbarazzo: «Perché
so che i prestigiatori sono molto gelosi dei loro segreti...»
«Vero, ma se si tratta di qualche
trucchetto di base non c’è problema.»
E senza che nemmeno finisse di parlare,
estrasse uno zellino dall’orecchio di Stephen.
«Ehi, e io che c’entro?»
Kaito alzò le spalle: «Passavi di qua...
non ti va di condividere la tua fortuna con i tuoi amici?»
«Quale fortuna?»
«Questa!»
E iniziò a estrargli una marea di monetine
dalle orecchie, dai capelli, dai vestiti... il tutto sotto gli occhi divertiti
dei compagni, anche di altre Case.
Kaito notò subito la risata divertita dei Tassorosso, e senza indugio infilò una mano nella divisa di
Matthew Zacleyn, il suo compagno di Babbanologia, e ne tirò fuori un mazzo di tulipani finti,
che consegnò alla sua compagna di Casa Benedicta.
«Per te, Helen!»
Anche i Corvonero
scoppiarono a ridere vedendo l’imbarazzo di Matthew. Ma, vulcanico come sempre,
Kaito non si fermò ancora. Con un rapido gesto della mano e del braccio, fece
comparire un cilindro nero, e altrettanto rapidamente ci estrasse un piccolo
coniglio bianco, che tremava spaventato.
«Vuoi tenerlo tu, Luna?»
La ragazza lo prese intenerita: «Lo
proteggerò dai Gorgosprizzi.»
«Brava! Allora, Thomas, se ti puoi
accontentare di queste cosucce, sarò ben lieto d’insegnartele.»
Il ragazzo annuì con vigore, e subito
qualche altro ragazzo di Tassorosso e Corvonero chiese di potersi unire a lui. Ma mentre Kaito
gestiva tutta quella popolarità, due Serpeverde lo guardavano in disparte, uno
dei quali con evidente disgusto.
«Phuà! Che vergogna!
Guardali, tutti intorno a quel Sanguesporco che
insulta la magia! Dovrebbero arrestarlo, non elogiarlo! Non è vero, Corgeuse?»
L’altro ragazzo sospirò: «Certo, Farmet...»
Ma i suoi occhi non si staccavano dal
coniglietto bianco fra le mani della Lovegood e dal
ragazzo che l’aveva fatto apparire.
Nel pomeriggio tutti i Grifondoro del terzo
anno si ritrovarono nel Salone d’Ingresso per andare ad Erbologia.
Kaito sospirò: «Allora, la pazza sparla
ancora di me?»
Ginny e Nicole lo guardarono scandalizzate:
«Kaito! Non puoi chiamare così la professoressa Cooman!»
Tutti gli altri compagni di Casa
ridacchiarono mentre Kaito, con atteggiamento volutamente infantile, rispondeva
a braccia incrociate e a occhi chiusi: «Ha cominciato lei, mica io...»
Fu forse per questo che non si accorse
della mano ferma e gentile che si era appoggiata sulla spalla e che trasalì
quando una voce familiare gli sussurrò all’orecchio: «Kaito Kuroba?»
Il prestigiatore si voltò di scatto,
impiegando qualche secondo a riconoscere chi lo aveva chiamato: «Signor Olivander?»
L’uomo sorrise gentilmente. Il ragazzo lo
guardò perplesso. Cosa ci faceva lì?
A toglierlo dall’imbarazzo ci pensò la
professoressa McGranitt, che si trovava alle spalle dell’artigiano: «Signor Olivander, per la pesa delle bacchette faremo radunare gli
studenti da questa parte...»
L’uomo annuì: «Certamente, vorrei solo
approfittare dell’occasione per dire un paio di parole al signor Kuroba, in
privato.»
La professoressa sembrò leggermente
indispettita, ma non si oppose.
«Bene. Allora...»
Il suo sguardo indugiò per un momento sul
gruppo di Grifondoro, poi con un sospiro decise: «Canon, vai a chiamare Potter.
Dovrebbe star svolgendo la lezione di Pozioni nei sotterranei. Di’ al professor
Piton che è una richiesta specifica del signor Bagman, e che dovrà portare con sé tutte le sue cose,
perché le foto dei Campioni andranno per le lunghe.»
Colin s’illuminò: «Volo, professoressa!»
La donna alzò per un attimo gli occhi al
cielo: «Spero che l’entusiasmo di quel ragazzo sia più forte della... caparbietà del professor Piton...»
Mentre gli altri Grifondoro trattenevano a
stento una risata, Olivander prese con gentilezza
Kaito per un braccio e lo trascinò qualche passo più in là.
«Tutto bene con la sua bacchetta?»
Kaito la prese in mano: «Oh sì, tutto a
posto!»
Olivander prese la sua figliola fra le mani e la
rigirò un pochino, incuriosito: «Non le ha dato problemi? Neanche una volta?»
Il ragazzo sorrise: «Per i primi mesi non
sembrava proprio avere intenzione di obbedirmi, ma dopo novembre del primo anno
ha sempre funzionato alla perfezione.»
L’artigiano lo guardò con una strana luce
negli occhi, e Kaito ebbe l’impressione, come tre anni prima nel suo negozio,
che cercasse di leggergli l’anima. Poi gli restituì la bacchetta.
«Capisco, dunque pare non ci sia da
preoccuparsi. Speravo di incontrarla in questa mia visita ad Hogwarts, signor
Kuroba. Ho ritrovato nel mio negozio qualcosa che penso potrebbe interessarle.»
«A me?»
L’uomo tirò fuori dalla tasca un piccolo
pezzo di pergamena e glielo porse. Era ingiallito e piegato in due, ma ben
conservato. Kaito lo aprì curioso e non riuscì a trattenere un sussulto di
sorpresa.
Io sottoscritto Kuroba Toichi dichiaro di aver lasciato in consegna al signor Olivander Garrick la quantità di
legno di abete bianco sufficiente alla costruzione di una bacchetta, che verrò
a ritirare a lavoro concluso.
In fede,
Kuroba Toichi
Kaito fissò stupito quel pezzo di
pergamena, facendo passare gli occhi più e più volte su ogni segno
d’inchiostro, su ogni ghirigoro, pronto a cercare qualunque segno di
falsificazione. Non ne trovò.
Olivander sorrise: «Immaginavo che le sarebbe
interessato e mi sembrava giusto lo avesse lei. Dopotutto, la bacchetta creata
dal legno lasciatomi in custodia ora è di sua proprietà, a me questa ricevuta non
serve più.»
Il prestigiatore fece appello alla sua
faccia da poker per nascondere la commozione: «Grazie.»
«Ora mi scusi, ma il tempo delle
chiacchiere per me è concluso. Ho delle bacchette da pesare e credo che anche
lei abbia di meglio da fare che stare qui a discutere con me.»
«La professoressa Sprite! Devo andare!
Grazie ancora!»
«Di nulla, buona giornata, signor Kuroba.»
«Buona giornata anche a lei!»
Correndo verso l’uscita del castello, Kaito
infilò di corsa la ricevuta nella tasca interna della divisa. Per quanto quelle
poche righe mettessero fine a qualunque speranza potesse ancora avere
sull’effettiva non appartenenza di suo padre al mondo dei maghi, in fondo era
anche felice di averle lette. Accarezzò con dolcezza la sua bacchetta, quella
bacchetta che in fondo era l’ultimo regalo di suo padre. Poi, per non farsi
sopraffare dalla nostalgia, s’infilò nella serra imponendosi di non pensarci
più.
Kaito ovviamente non disse nulla del
discorso avuto con Olivander e Sheridan, per quanto
fosse curiosa, si trattenne dal fargli domande. Di ritorno dalla serra di Erbologia, si concentrò piuttosto sulle strane spillette
esibite da molti studenti in Sala Grande.
«Hermione è riuscita a fare entrare tutte
quelle persone nel CREPA?»
Kaito alzò gli occhi al cielo. La mitica
CREPA, l’associazione fondata dalla ragazza più secchiona della scuola in
difesa dei diritti degli Elfi Domestici. Sia lui che Sheridan le avevano preso
la spilletta, Kaito perché nei principi non aveva nulla in contrario, Sheridan
purché smettesse di tormentarla, ma poi nessuno dei due si era più interessato
al progetto, abbandonando il segno dell’appartenenza all’associazione in
qualche angolo sperduto del proprio baule.
Il prestigiatore indicò col pollice la
tavolata dove erano esibite più spillette: «Sheridan... Serpeverde associati al
CREPA? Non ci crederei neanche dopo un incantesimo Confundus!»
«E allora cosa sono?»
«Dammi solo un attimo... e coprimi.»
La ragazza cercò di fare finta di niente mentre
Kaito estraeva dalla manica un piccolo cannocchiale e lo puntava sul più vicino
Serpeverde.
«Allora, che c’è scritto?»
Kaito rimise via l’attrezzatura: «Niente di
buono per Harry, temo.»
Dopo la cena, Sheridan e Kaito si misero a
discutere in un angolino della Sala Comune.
«Dunque... abbiamo delle spillette con la
scritta “TIFATE PER CEDRIC DIGGORY
IL VERO CAMPIONE
DI HOGWARTS! POTTER FA SCHIFO”.»
«Conosci la magia che possono avere usato
per crearle?»
Sheridan fece una smorfia: «No, ma ho
un’amica al quinto anno di Corvonero che potrebbe
saperlo... perché? Hai in mente qualcosa?»
La faccia di Kaito era inequivocabile:
«Penso proprio di sì, e con poca fatica...»
Il volto di Sheridan per un attimo si
rabbuiò e il prestigiatore, intuendo cosa le passasse per la testa, le sorrise:
«I Malandrini sono sempre in attività, Momoka,
qualunque cosa succeda.»
«Quindi i Malandrini esistono ancora?»
«Certo che sì! Possiamo dividerci,
separarci, litigare e riconciliarci, ma nel nostro cuore gli intenti che ci
hanno unito saranno sempre presenti. E anche quei due testoni sono amici di
Harry e non farebbe loro piacere se continuassero a trattarlo così. Giusto?»
La ragazza sorrise tristemente: «Giusto.
Allora domani chiedo.»
«Brava.»
«Ehm... Kaito? Disturbo?»
Lupus
in fabula, pensò Kaito.
«Assolutamente no, Harry! Dimmi!»
Il ragazzo sembrò un po’ imbarazzato e
Kaito si limitò ad annuire.
«Scusa, Sheridan...»
Momoka sorrise comprensiva: «Non vi preoccupate.
Ci vediamo dopo!»
E mentre Sheridan andava a raggiungere
Ginny, Harry ne prese il posto e porse a Kaito una lettera, senza dire una
parola ma con uno sguardo serio. Senza aggiungere nulla, il prestigiatore la
prese e si accinse a leggere.
Harry,
Non
posso dire tutto quello che vorrei per lettera, è troppo rischioso nel caso che
il gufo venga intercettato: dobbiamo parlare, faccia a faccia. Puoi fare in
modo di trovarti da solo vicino al fuoco nella Torre di Grifondoro il 22
novembre all'una di notte?
So
meglio di chiunque altro che sei in grado di badare a te stesso, e finché
Silente e Moody sono nelle vicinanze non credo che
nessuno possa farti del male. Comunque, pare che qualcuno ci stia provando sul
serio. Farti partecipare al Torneo è stata una mossa molto azzardata,
soprattutto sotto il naso di Silente.
Stai
in guardia, Harry. Avvertimi subito se succede qualcosa di strano. Per il 22
novembre, fammi sapere al più presto.
Sirius
P.s. se riesci salutami Kaito, lui sa perché.
Harry fece un mezzo sorriso: «Hai impegni
il 22?»
Harry rispose a Sirius.
Scrisse che si sarebbe trovato davanti al fuoco della Sala Comune all'ora
concordata, e lui, Hermione e Kaito passarono molto tempo a studiare piani per
costringere eventuali intrusi a uscire dalla Sala Comune la notte in questione.
Hermione propose, nella peggiore delle ipotesi, di lanciare un sacchetto di Caccabombe, ma era rischioso, Gazza li avrebbe scuoiati
vivi. Kaito sperava ancora di poter trovare una soluzione diversa, ma si
rendeva conto che, soprattutto dopo l’articolo di Rita Skeeter,
che metteva entrambi gli amici coinvolti sotto una luce distorta e altamente
criticabile, nessuno dei due probabilmente avrebbe avuto la testa di inventarsi
dei grandi piani d’azione.
Tuttavia qualcosa, il sabato prima della
prova del Torneo, lo distrasse dai suoi pensieri.
«Hogsmeade?
E che cos’è?»
Ginny sembrava seriamente intenzionata a
tirargli un pugno sul naso per l’estenuazione: «Come cos’è? È il più grande villaggio magico dell’Inghilterra!»
«Ah, ok. Non sembra male.»
La ragazza si inalberò ancora di più: «Non sembra male??? Ci sono i negozi
migliori, c’è Mielandia, Zonko,
Mondomago...»
Sheridan interruppe il suo sproloquio:
«Piuttosto, tu non hai ricevuto l’anno scorso l’autorizzazione per i genitori?
Lì era tutto spiegato...»
«Ehm... no, sono maggiorenne, non credo mi
serva l’autorizzazione...»
«Giusto, hai ragione. Ogni tanto me lo
dimentico.»
«Non era un complimento.»
«Lo so.»
Alzando gli occhi al cielo, Kaito seguì
pigramente i compagni verso l’uscita della scuola. Come pensava, fu l’unico a
cui la McGranitt non chiese il permesso. Non sapeva bene cosa aspettarsi da
questa Hogsmeade, ma quando ci arrivò dovette ammettere che era un posto per
cui valesse bene una visita. Trascinato da tutti i suoi compagni di classe e da
alcuni studenti di altre Case con cui evidentemente si stava formando una
combriccola, ovvero Matthew, Helen, un altro loro compagno di Tassorosso di nome Johan Begum, Luna e un paio di sue
compagne, Julie Barnes e Katie Harvey, si ritrovò in
un posto affollatissimo e particolare chiamato Mielandia.
C'erano scaffali su scaffali di dolci e
caramelle: blocchi di torrone cremoso, quadretti rosa lucenti coperti di glassa
al cocco, mou color del miele; centinaia di tipi diversi di cioccolato disposti
in pile ordinate; c'era un barile di Gelatine Tuttigusti
+ 1, e un altro di Api Frizzole; lungo un'altra
parete c'erano le caramelle Effetti Speciali; la SuperPallaGomma
di Drooble (che riempiva una stanza di palloni color
genziana che si rifiutavano di scoppiare per giorni interi), i curiosi frammenti
di Fildimenta Interdentali, le minuscole Piperille nere (“sputate fuoco davanti ai vostri amici!”),
I Topoghiacci (“per far squittire i vostri denti!”),
i Rospi alla Menta (“saltano nello stomaco come se fossero veri!”), fragili
piume di zucchero filato e bonbon esplosivi.
A vedere tutto quello, Kaito ridacchiò: «E
poi c’è gente che dice che gli inglesi non sono bravi a cucinare! Guarda qua
che roba, se lo raccontassi a casa non ci crederebbe nessuno, nemmeno se
portassi una foto!»
A quelle parole, affianco a Kaito si sentì
il familiare suono di un flash: «Tranquillo, te le fornisco io!»
Il prestigiatore sospirò, mentre tutti gli
altri scoppiavano a ridere: «Non avevo dubbi, Colin...»
Kaito dovette ammettere che passare il
pomeriggio con quel bel gruppo di amici a gironzolare per negozi non gli fece
pensare per un po’ alle sue mille faccende. Solo quando gli proposero di
entrare da Zonko, il negozio di scherzi, gli tornò un
po’ di malinconia e declinò l’invito. Tuttavia, quando si ritrovarono tutti
stanchi e con i piedi doloranti ma soddisfatti a godersi un boccale di Burrobirra da Madama Rosmerta, a
Kaito era sicuramente tornato il buonumore.
Luna esibì un gran sorriso: «Dovremmo
incontrarci più spesso. È divertente.»
Johan annuì: «Hai proprio ragione.»
Thomas finì di bere il suo boccale, poi si
rivolse a Kaito: «A proposito, quando facciamo la prima lezione di prestigio?»
Kaito lo corresse sovrappensiero:
«Prestidigitazione...»
Ma più che al termine, stava pensando a
un’altra piccola questione in sospeso.
«Avete
impegni il 22?»
Sembrava tutto perfetto. Poteva mantenere
la sua promessa e aiutare Harry allo stesso tempo! C’erano solo un paio di
problemi, ma mentre per uno era bastata una seconda lettera di Harry a Sirius per anticipare l’orario del suo colloquio alle nove
di sera, per l’altro particolare dovette discutere privatamente con la sua
Malandrina di fiducia.
Sheridan alzò un sopracciglio: «Dovrei
trattenere Fred e George? Ma sei pazzo?
Sono settimane che non ci rivolgiamo la parola! Come dovrei fare?»
Kaito esibì una smorfia malandrina in piena
regola: «Bè... sei brava a recitare?»
La sera del 22 novembre Sheridan maledisse
l’abilità di Kaito nei travestimenti e pregava in cuor suo che sapesse come
toglierle dalla faccia tutto quel trucco. Non aveva proprio intenzione di
tenersi per tutta la vita il volto della professoressa Cooman,
e quello scialle era proprio fastidioso, continuava a scivolarle giù dalle
spalle. Ma come faceva "la pazza", come ancora la definiva Kaito, a
tenerlo per tutto il giorno?
Fece un profondo respiro. Non le piaceva
molto l’idea di mentire a due dei suoi migliori amici, ma era per una buona
causa. E poi, a posteriori, l’avrebbero presa in giro per una vita, quindi
sarebbero stati pari, no? Strinse forte la sfera che aveva con sé e, quando li
sentì arrivare, la fece levitare e s’incamminò fingendo di scrutarla con
attenzione borbottando e prestando attenzione che i gemelli la notassero.
«Ehi, la Cooman
fuori dal suo ufficio?»
«Che strano...»
George tirò una gomitata al fratello: «Che
dici, la seguiamo?»
Fred alzò le spalle: «Perché no? Non
abbiamo di meglio da fare...»
Sheridan sospirò leggermente. Aveva
attirato la loro attenzione. Ora doveva solo sperare di riuscire a portarli in
giro abbastanza a lungo.
Kaito, intanto, fuori dalla Sala Comune di
Grifondoro, si era messo a fare una lezione di prestidigitazione aperta a
tutti, a cui partecipavano tutti i Grifondoro, Matthew, Helen, Johan, Luna,
Julie, Katie, ma anche qualche altro loro compagno Tassorosso
e Corvonero e persino un Serpeverde, nascosto in un
angolo, stava a guardare senza intervenire. Kaito lo notò soltanto perché
sembrava sfoggiare una primitiva ma efficace faccia da poker, nascondendo tutto
quello che provava. Gli porse un fazzoletto chiedendogli: «Vuoi provare anche
tu?»
Il ragazzo scosse la testa e rimase in
silenzio. Kaito gli sorrise: «Come vuoi. Se cambi idea siamo sempre qua, Courgeuse.»
Il Serpeverde lo fissò sorpreso: «Ti
ricordi di me?»
«Certo, siamo pur sempre compagni di
classe, no?»
Il ragazzo rimase pensoso per un attimo,
poi rispose: «Puoi chiamarmi Alexander, se vuoi.»
«E tu puoi chiamarmi Kaito. Dai, tienimi
questo fazzoletto, che devo liberare Matthew dai fili... come caspita ha fatto
ad annodarsi così?»
Alexander sorrise divertito. Dopotutto quello
strano ragazzo aveva davvero un enorme potere magnetico.
E mentre Kaito cercava di liberare il
compagno di Tassorosso imprigionato, con la coda
dell’occhio vide Harry uscire dalla Sala Comune e alzare il pollice verso di
lui.
«Bene, ragazzi, direi che per stasera può
bastare. Vi faccio sapere quando sarà la prossima lezione, continuate ad
esercitarvi e... Matthew, la prossima volta cominciamo con qualcosa di più
facile, eh? Grazie a tutti!»
E mentre i compagni ridevano e si
disperdevano, in un lampo Kaito sparì, per ricomparire dietro l’angolo di un
corridoio dove Sheridan stava per voltare l’angolo. L’afferrò per un braccio e
la trascinò via: «Grazie, ci penso io, nasconditi!»
Appena Fred e George voltarono l’angolo a
loro volta, si trovarono davanti una professoressa Cooman
piuttosto contrariata.
«Le forze oscure stanno per tornare.»
I gemelli rimasero sorpresi e si guardarono
perplessi: «Ehm... buonasera professoressa.»
«Il mio Occhio Interiore mi ha detto cosa
avete fatto.»
Fred ridacchiò: «Sarà stata una
chiacchierata bella lunga, allora!»
«E soprattutto mi ha rivelato la disgrazia
che sta per abbattersi su di voi...»
George alzò le spalle: «Come al solito...»
Ma i gemelli persero tutta la loro baldanza
quando sentirono dietro l’angolo una voce familiare: «Perché vede, professor Piton, le punizioni non sono abbastanza severe...»
Fred sbiancò: «Gazza... via, via, via!»
E mentre i gemelli se la davano a gambe
levate, Kaito tornò a prendere Sheridan e la smaterializzò nel bagno di
Mirtilla Malcontenta per struccarla.
«Scusa ancora se ti ho coinvolta, era una
cosa importante.»
Sheridan fece una smorfia mentre Kaito le
staccava di netto il trucco: «Purtroppo non sono brava come te a imitare le
voci.»
«Ma sei stata sufficientemente brava a
tenere alta la loro curiosità per quasi mezz’ora.»
«Non è stato facile, ho dovuto inventarmi i
giri più assurdi e i borbottii e i gridolini più strani... ma spiegami una
cosa: come hai fatto a prevedere il passaggio di Gazza e Piton
con così tanta precisione?»
Kaito sorrise, mentre dal lavandino alle
spalle della ragazza usciva la voce di Mirtilla: «E chi ti dice che ci fossero
davvero?»
Sheridan si voltò aspettandosi di vedere il
fantasma, ma Mirtilla uscì dall’altra parte del bagno attraversando la parete:
«Non mi piace che imiti la mia voce, Kaito.»
Il prestigiatore fece un piccolo inchino
con la testa: «Scusa, Mirtilla.»
Sheridan li guardò sorpresa: «Sei pure
ventriloquo? Ma c’è qualcosa che non sai fare?»
«Sì, volare sulla scopa.»
I due ragazzi risero, poi Kaito sorrise a Mirtilla:
«Grazie per l’ospitalità, ora andiamo.»
«Tornate a trovarmi più spesso, mi annoio
qua dentro.»
Sheridan sussurrò: «Non fatico a crederlo.»
Kaito annuì: «Contaci. A presto!»
E smaterializzò entrambi nel dormitorio.
Sheridan sospirò: «Abbiamo finito di
aiutare Harry per stasera?»
Kaito tirò fuori un piccolo oggetto dalla
tasca: «Stai scherzando, spero. Manca la parte più divertente!»
«Oh, giusto...»
Quella mattina Iulius
Farmet si sedette al tavolo di Serpeverde tutto
contento. Fu solo quando il suo compagno fece una faccia quantomeno perplessa
che si preoccupò.
«Corgeus?»
Alexander indicò il petto del compagno:
«Cos’è successo alla tua spilletta?»
Iulius abbassò lo sguardo. Invece della solita frase contro Potter,
ora compariva la scritta “TIFATE PER I
CAMPIONI DI HOGWARTS! IL SOTTOSCRITTO FA SCHIFO”.
Dopo un momento di smarrimento, Farmet iniziò a controllare anche quelle dei compagni,
scatenando il panico fra i Serpeverde. Alexander tenne per sé di aver intravisto,
al tavolo dei Grifondoro, due persone familiari darsi il cinque.
Ma alla fine, fra mille piccoli eventi di
questo tipo, il tempo passava inesorabile e giunse inevitabilmente il giorno
della prima prova del Torneo Tremaghi.
Kaito osservò di sottecchi Harry durante il
pranzo. Sheridan seguì il suo sguardo.
«Secondo te ci arriva fino al giardino? Ha
una faccia che sembra debba svenire da un momento all’altro...»
Il prestigiatore non se la sentì di darle
torto. Harry era agitatissimo, nessuna faccia da poker avrebbe mai potuto
aiutarlo con una tensione del genere. Si limitò a sorridergli e fargli un cenno
d’incoraggiamento con la testa, ma il ragazzo non riuscì neppure a rispondere.
Poco dopo la McGranitt lo portò via e solo a quel punto Kaito si rese conto di
essere anche lui un po’ preoccupato per l’amico. Ne sarebbe uscito tutto
intero?
Appena possibile, tutti i Grifondoro del
secondo anno si avviarono verso il parco. Colin era armato di ben una borsa
intera di rullini e nessuno, per una volta, gli disse nulla. Dopotutto, quando
gli sarebbe capitata un’altra occasione del genere, per di più col suo eroe in
campo?
«Ehi, hanno fatto le cose in grande!»
Erano state allestite delle enormi
gradinate, grandi a sufficienza per ospitare tutta la numerosa scolaresca di
Hogwarts, tutti gli studenti delle altre scuole e un discreto numero di altri
ospiti. Molti ragazzi avevano cartelloni, striscioni e altre cose per poter
fare il tifo al proprio campione favorito. I più imbarazzati erano chiaramente
i Grifondoro, indecisi se fare del puro campanilismo o se tifare, più
sportivamente, per entrambi i Campioni di Hogwarts. La maggior parte, come Ron e Hermione, ma anche Fred e George, non esibivano alcuno
striscione e non gridavano come forsennati come i Serpeverde, i Tassorosso e i Corvonero. In
quest’ultima Casa c’era ovviamente un’eccezione, l’inimitabile Luna, che come
sempre aveva trovato un modo tutto suo per non fare torto a nessuno, esibendo
con orgoglio un cappello con due pupazzi fatti a mano, da un lato un leone e
dall’altro un tasso, cinti insieme da un legaccio con una spilla dell’emblema
di Hogwarts. I suoi compagni non sembravano molto convinti della scelta della
compagna, ma a Kaito, a parte per il risultato un po’ kitsch, piacque molto
l’idea.
Ma escluso il pubblico variopinto, quella
che più attirava l’attenzione era ovviamente la platea, dove, a parte uno
steccato e due tende, spiccava una spianata di terra battuta con una zona
centrale delimitata ma vuota. Troppo poco per poter capire la natura della
prova.
Sheridan fece un sorriso molto tirato:
«Mancano i pop corn ed è quasi come stare al cinema!»
Kaito sospirò: «Con attore sacrificale un
amico.»
Momoka cercò di essere ottimista: «Adesso non
esagerare! Sono pur sempre tutti studenti, non possono fare prove che davvero
mettano a rischio la loro vita, non siamo più nel ‘700!»
Ma prima che Kaito potesse rispondere, Ludo
Bagman prese la parola, con la voce amplificata per
magia: «Buongiorno a tutti! Vi do il mio personale benvenuto alla prima prova
del Torneo Tremaghi!»
Un boato del pubblico seguì
all’introduzione, ma poco dopo Bagman poté
riprendere: «Sarete tutti molto curiosi di sapere in cosa consista questa
prova. Posso dunque rivelarlo in anteprima, abbiamo isolato le tende dove si
stanno preparando i nostri Campioni, giusto per evitare crisi di panico
incontrollate.»
Nicole deglutì rumorosamente:
«Rassicurante...»
«Senza ulteriori indugi, ecco in cosa
consiste la Prova! I nostri Campioni dovranno, con ogni mezzo che verrà loro in
mente, riuscire a recuperare questo!»
L’uomo esibì sulla sua mano destra un
oggetto luccicante, portandolo sopra la sua testa, ma era così piccolo e così
lontano che tutti gli spettatori dovettero allungare molto il collo, e quasi
nessuno riuscì comunque a capire di cosa si trattasse.
«È un uovo, signori e signore, un uovo
d’oro. È piccolo ma visibile e non nasconde trappole. Dunque, dove sarà la
difficoltà della prova?»
Alla parola “uovo”, d’istinto lo sguardo di
Kaito si era spostato sull’unico esperto in materia che conoscesse, ovvero
Hagrid, seduto in prima fila e ben visibile grazie alla sua stazza. Tremava
visibilmente, ma questo non era sufficiente per stabilire quanto grave fosse la
situazione. Conoscendolo, il suo poteva anche essere un tremore di entusiasmo
per la rarità della creatura il cui uovo era stato imitato.
«Questo uovo sarà inserito in nel mezzo di
una nidiata, e i nostri Campioni dovranno riuscire a rubarlo alla madre.»
Lo sguardo di Kaito s’illuminò. Un furto?
Accidenti, a saperlo poteva dare qualche consiglio a Harry, dopotutto era
proprio la sua specialità!
«Ecco, mentre i nostri assistenti sistemano
le uova, sta per entrare finalmente la nostra prima madre!»
Un boato, simile a un ruggito, fece
drizzare i capelli a tutti. E poi, trascinato a fatica da alcune persone,
videro finalmente di cosa si trattasse.
Sheridan gridò scandalizzata: «STIAMO
SCHERZANDO??»
Il volto di Ginny divenne improvvisamente
dello stesso colorito di una mozzarella, mentre Kaito era rimasto impietrito
sulla sedia. Per quanto si fosse ormai abbastanza abituato al mondo magico, la
visione di un drago, un drago vero, con coda, corna, fauci e tutto il
resto, non se la sarebbe mai aspettata.
Bagman concluse: «Concludo le ultime formalità
con i nostri Campioni e poi la prova potrà cominciare. Auguro a tutti un buono
spettacolo.»
Kaito e Sheridan rimasero per un po’ senza
parole, poi il prestigiatore esclamò ironicamente: «Altri commenti sulla
salvaguardia della salute fisica e mentale dei Campioni del Torneo Tremaghi al giorno d’oggi?»
«Sì, che chi ha organizzato tutto questo è
un...»
Il fischio d’inizio coprì in parte, ma non
del tutto, la serie d’insulti che la ragazza rivolse all’organizzazione, così
vivaci che molti intorno a lei sussultarono, tanto che alla fine Thomas la
zittì brutalmente con un incantesimo.
Ludo Bagman riprese
a parlare: «Scusate ancora per l’attesa! Il nostro primo esemplare, una femmina
di Grugnocorto Svedese! Sarà affrontata dal nostro
primo concorrente, uno dei Campioni di Hogwarts, Cedric Diggory!»
Un grosso applauso da parte degli studenti
di Hogwarts, che voleva essere d’incoraggiamento, ottenne in realtà l’effetto
contrario, ovvero quello di far innervosire ancora di più la bestia. Al primo
ruggito calò il silenzio per un momento, ma poi il chiacchiericcio riprese come
e più di prima.
Diggory dava le spalle al pubblico, ma Kaito
s’immaginò benissimo la sua faccia. Era proprio di fronte all’enorme drago, e
questo lo scrutava indeciso se il ragazzo fosse solo una mosca fastidiosa o un
nemico da sbranare. Senza mai perdere il contatto visivo con la belva, Cedric
si abbassò a terra. Sembrava stesse preparandosi per uno scatto di corsa che
sicuramente gli sarebbe stato fatale, ma un occhio più attento poteva notare come
in realtà il ragazzo tastasse il terreno in cerca di qualcosa. Kaito non
perdeva una mossa del compagno. Cosa sperava di trovare?
Il drago non sembrò volerlo aspettare e
tentò una prima fiammata. Cedric rotolò di lato, schivando l’attacco.
La voce di Bagman
commentò: «Oooh, c'è mancato poco, molto poco...»
Diggory si rimise nella stessa posizione ancora
per un po’, ma alla fine si rialzò, tremando visibilmente per qualche secondo.
Dopo qualche istante di esitazione, lanciò quella che sembrava una pietra,
urlando un incantesimo che Kaito non conosceva. L’oggetto cambiò forma in volo,
s’ingrandì e per un secondo al prestigiatore prese un colpo. Per un attimo
sembrò che Cedric avesse in qualche modo evocato Sirius,
il padrino di Harry, in versione Animagus. A
un’occhiata più attenta, però, il cane presente sul campo era grigio e un po’
più piccolo di Black.
Mentre Colin si scatenava con le foto,
Ginny rimase perplessa: «Ha trasfigurato un cane? E a cosa gli serve? È troppo
piccolo per poter affrontare il drago!»
Kaito, concentratissimo a intuire la
tattica del Tassorosso, rispose lentamente: «Ma non
troppo da non poter fare da diversivo...»
Bagman commentò l’ardita mossa con un: «Corre dei
rischi, questo signore!»
Ormai era chiaro che non spiegava
esattamente cosa accadesse in campo per non dare indizi agli altri Campioni. Da
una parte era un peccato per Harry, ma dopotutto Kaito non era sicuro che al
quarto anno sapesse già fare trasfigurazioni di quel livello.
Il cane-pietra iniziò ad abbaiare
furiosamente contro il drago, che ruggì e gli corse incontro. Diggory non si mosse subito, aspettò a lungo per essere
sicuro, poi si buttò verso le uova. Una mossa troppo avventata e troppo
improvvisa, perché il drago si voltò di colpo verso di lui.
«Bella mossa... peccato che non abbia
funzionato!»
E mentre Bagman
sottolineava l’ovvio, il Grugnocorto Svedese caricò
una nuova fiammata. Fu una mossa veramente veloce e che lasciò il pubblico con
il fiato sospeso: il drago sputò, mentre Diggory
saltava in avanti... il fuoco coprì le sue mosse... il drago si mise proprio
fra il pubblico e le uova, impedendo la visuale, ma quasi subito il personale
lo fermò. Per un attimo si temette il peggio, ma alla fine Diggory
era lì, accucciato a terra, completamente ricoperto di terra e cenere, ma
intero. Tremando, si rialzò e mostrò l’uovo d’oro. Il pubblico, tutto, di
qualunque scuola, esplose in un boato di gioia e sollievo. Con ottimi riflessi
e una dose non indifferente di fortuna, ce l’aveva fatta.
Bagman gridava: «Davvero molto bene! E ora il punteggio dei
giudici!»
I
cinque giudici erano seduti in postazioni elevate rivestite d'oro. Madame Maxime alzò in aria la bacchetta. Ne sfuggì quello che
parve un lungo nastro d'argento, che si curvò in un numero. Lo stesso fecero Crouch, Silente, Bagman stesso e Karkaroff. I punteggi non furono dichiarati, lasciando alle
abilità aritmetiche di ognuno la somma. Kaito si chiese se la Vector non stesse analizzando i punteggi con l’Aritmanzia.
Quasi
non ci fu tempo di prendere fiato che entrò il secondo drago. I ragazzi del
terzo anno di Grifondoro si misero a parlottare fra loro concitatamente.
«Lo
cambiano ogni volta?»
«È
un bene o un male?»
«Forse
è un bene, altrimenti l’ultimo si ritrova un drago non solo nervoso, ma anche
isterico!»
«Ma
è anche un male, saranno sempre freschi e riposati...»
«Il
verde risulterà benissimo nelle fotografie!»
«Che
specie è? È cattiva?»
Bagman annunciò: «Un bellissimo esemplare di Gallese Verde sarà
l’avversario del prossimo Campione.»
Sheridan
fece una smorfia: «Solo col nome ne sappiamo quanto prima... a chi tocca
adesso?»
Un
nuovo fischiò s’udì nell’aria: «Fuori uno, tre ancora in gara! Signorina Delacour, prego!»
Dopo
un attimo entrò in campo la Campionessa di Beauxbatons.
Un applauso educato da parte di tutti e una giusta ovazione da parte della sua
scuola accolsero il suo ingresso nell’arena, dove il drago verde l’attendeva. Fleur Delacour sembrava
decisamente più tranquilla del suo predecessore.
Thomas e Stephen sembravano rapiti dalla
studentessa francese, quasi non sbattevano le palpebre. Persino Colin sembrò
aumentare l’intensità delle sue fotografie, ma Kaito rimase impassibile.
Riconosceva i sintomi, probabilmente era qualcosa di simile all’incantesimo di Akako, quello a cui lui era immune. Se reagivano come i
compagni della sua vecchia classe, non ci sarebbe stato modo di rivolgere loro
la parola in modo accettabile fino alla fine della prova.
Nel frattempo Fleur
aveva tirato fuori la bacchetta e, alzandola in alto, verso il volto del drago,
in una posizione simile a quella di un direttore d’orchestra, aveva cominciato
a salmodiare un altro incantesimo sconosciuto a Kaito, ondeggiando con tutto il
corpo. Il drago iniziò a seguire il suo movimento con la testa, socchiudendo
gli occhi, come se fosse preda di una forte sonnolenza. Era impossibile udire
la sua voce, ma quasi tutti s’immaginarono stesse cantando una sorta di
ninnananna: per gran parte dei ragazzi presenti una visione paradisiaca, per le
ragazze abbastanza indifferente, per Kaito, come sempre fuori dal coro, fu
difficile non ridere quando gli venne in mente la neanche troppo curiosa
associazione mentale con un famoso mostriciattolo rosa giapponese specialista
in ninnananne... mancava giusto il microfono...
Bagman gridò gaiamente: «Oh, non sono sicuro che
sia stata una mossa saggia!»
Una marea di fischi si levò dal pubblico
maschile, ormai completamente rapito dalla bellezza della Campionessa. La Delacour, in ogni caso, non si lasciò deconcentrare ma
continuò il suo incantesimo, fino a che, con delicatezza, non abbassò la
bacchetta.
Kaito scosse la testa: «No... sta facendo
lo stesso errore di Diggory, è troppo presto!»
La ragazza si avvicinò con lentezza e
delicatezza alla nidiata, ma non aveva calcolato il vento e la gonna della
divisa troppo appariscente. Alla prima folata un po’ più decisa, infatti, la
gonna si mosse in modo troppo agitato, attirando l’attenzione del drago e
risvegliandolo dal suo torpore con un grosso sbuffo.
«No, no, no...»
In un attimo il Gallese Verde sbarrò gli
occhi e preparò la fiammata.
«Oh... quasi! Attenta ora... Santo cielo,
credevo che ci fosse riuscita!»
La gonna di Fleur
prese fuoco, facendo fare gridolini a gran parte del pubblico femminile. Lei,
impassibile, spense le fiamme evocando dell’acqua dalla bacchetta.
Kaito sorrise: «In ogni caso, io già le
darei un dieci per la faccia da poker!»
Senza scomporsi, la Delacour
riprese il suo incantesimo, questa volta muovendosi lentamente verso il suo
obiettivo. Alla fine riuscì ad afferrare il fantomatico uovo d’oro. La folla
esplose in un boato che risvegliò di colpo il drago, facendole rischiare
grosso, ma per fortuna il personale intervenne subito.
«Ben fatto, ben fatto signorina Delacour! Adesso il voto dei giudici.»
I ragazzi del terzo anno diedero solo
un’occhiata distratta ai voti.
«Dite che ora toccherà ad Harry?»
«Speriamo, la tensione lo starà uccidendo!»
Bagman riprese: «Bene! Il prossimo drago è una
bellissima femmina di Petardo Cinese!»
Per un attimo Kaito pensò che stesse
scherzando, poi un drago rosso fu portato nell’arena insieme alla sua nidiata.
«Ma chi è il bontempone che dà questi nomi
stupidi ai draghi?»
Si udì il terzo fischio e Bagman gridò: «Ed ecco il signor Krum!»
Sheridan sussurrò rassegnata: «Harry è
l’ultimo. Con l’ansia che aveva a pranzo, non so se ci arriva al suo drago...
Kaito, perché sei così pensieroso?»
Il prestigiatore le sussurrò all’orecchio:
«Stavo pensando se con le tecniche di un certo ladro ragazzino questo furto sarebbe possibile...»
Momoka sbarrò gli occhi: «Non starai pensando
di...»
«Certo che no! Erano solo ipotesi! Troppa
gente e non ci ricaverei nulla!»
«Ah... meno male...»
Dopo un secondo, Sheridan aggiunse: «E ce
la faresti?»
«Potendo preparare in anticipo un po’ di
manichini, con qualche effetto speciale e il vento a favore per il deltaplano,
magari...»
Ginny li zittì entrambi: «Guardate!»
Victor Krum, accolto
da una discreta ovazione, stava salutando il pubblico, dopodiché si voltò verso
il suo drago, tirò fuori la bacchetta e fece un paio di gesti che a molti studenti
di Hogwarts risultarono familiari.
Thomas assottigliò lo sguardo: «Ehi, ma
questa scena non l’abbiamo già vista?»
Stephen annuì: «Con Allock e Piton, due anni fa...»
Nicole esclamò: «È vero!»
Colin li guardò di storto: «Io non me lo
ricordo...»
Kaito sospirò: «Per forza, eri
pietrificato... ma dovresti avere le foto.»
Ginny ridacchiò: «Insomma, Krum... sta sfidando
a duello il drago?»
Sheridan commentò: «Quantomeno il ragazzo
ha stile, glielo concedo, ma non so se il drago starà alle regole.»
Il prestigiatore aggiunse ironicamente:
«Non ha nemmeno risposto all’inchino regolamentare...»
Krum si mise subito in posizione da duello,
fissando negli occhi il suo avversario. Due secondi di tensione, poi il ragazzo
iniziò a sparare incantesimi a raffica, accolti da un orrendo gemito ruggente
del suo avversario, mentre la folla tratteneva il respiro come un sol uomo.
Bagman gridò: «Molto audace!»
Definire audace quello che stava facendo Krum era quasi un eufemismo. Implacabile, continuava a
cercare di colpire il volto del drago. La sua pelle era molto resistente,
sembrava respingere gran parte dei colpi, ma a volte Victor riusciva a mirare
bene e a prendere una narice o la bocca del Petardo Cinese, e in quei momenti
sembrava passare in vantaggio. Fu una lotta breve ma intensa, in cui non ci fu
un attimo di respiro, almeno fino a che Krum non
riuscì ad assestare un colpo dritto in un occhio. Il drago iniziò ad agitarsi
per il dolore e il ragazzo ne approfittò per scattare in avanti, proprio in
mezzo alle zampe del drago.
Bagman gridò: «Sta dimostrando un bel coraggio...»
Il peggio, però, doveva ancora venire. Il
drago, accecato dal dolore, iniziò a fare dei passi senza poter vedere dove
mettesse i piedi. Il pubblico trattenne il respiro mentre un paio di volte la
zampa del Petardo Cinese sfiorava Krum
pericolosamente.
L’ultimo passo fu il più pericoloso di
tutti. Ormai il campione di Durmstrang era arrivato
alla nidiata, quando la zampa fu proprio su di lui. Il pubblico urlò
terrorizzato. Persino Bagman stette zitto per qualche
secondo. Ma alla fine...
«...e... sì, ha preso l'uovo!»
A molti sembrò un miracolo. La zampa del drago
era a pochi centimetri da Krum. Aveva spiaccicato
metà delle sue stesse uova, ma il ragazzo era incolume e stringeva al petto il
suo uovo d’oro.
Il pubblico esplose in un applauso
liberatorio.
Kaito ridacchiò: «È un incosciente, ma è
stato bravo.»
Sheridan alzò gli occhi al cielo: «Senti
chi parla... tu prima parlavi di buttarti a capofitto sul drago con il
deltaplano!»
«Una cosa è dirlo, un’altra è farlo... uh,
guarda il punteggio! A quanto pare gli hanno dato delle penalità per la
frittata di drago!»
Sheridan indicò verso il basso: «E guarda
lì!»
Kaito dovette davvero trattenersi dal
ridere. Dai posti riservati agli insegnanti si era alzato furente Hagrid, che
continuava a sbraitare contro Krum per l’uccisione di
tanti piccoli draghi innocenti non ancora nati. Faticosamente lo tratteneva un
ragazzo abbastanza alto, con dei folti capelli rossi.
Ginny si lasciò sfuggire un gemito: «Non so
se Charlie riuscirà a trattenerlo da solo...»
Nicole sbirciò interessata: «Conosci quel
bel ragazzo?»
Ginny ridacchiò: «Non vedi i capelli rossi?
È mio fratello Charlie, penso l’abbiano chiamato come consulente, lavora da
anni in Romania con i draghi...»
«Ah... ma Ginny, scusa, quanti fratelli
hai?»
«Troppi...»
Per un momento si sentì ancora ululare dal
dolore Hagrid, invocando in lacrime quello che sembrava fra singulti essere un
certo Norberto, ma poi Charlie riuscì a convincerlo a tornare a sedere, giusto
in tempo per il nuovo intervento di Bagman.
«Scusate l’attesa, signori, abbiamo qualche
difficoltà con la nostra ultima ospite...»
Sheridan si lasciò sfuggire una smorfia:
«Partiamo male...»
Ma poi tutti si zittirono alla vista
dell’enorme drago nero che veniva trascinato con molta più difficoltà dei
precedenti nell’arena. A differenza degli altri, questo cercava continuamente
di mordere chi lo stava portando e di colpire con la sua coda irta di punte.
Ginny sbiancò in modo preoccupante e sussurrò con un filo di voce: «L’Ungaro
Spinato...»
Nicole si voltò verso di lei: «Lo conosci?»
Ginny annuì lentamente: «Quando da piccola
voleva farmi paura, Charlie mi parlava dell’Ungaro Spinato. È uno dei più
violenti e feroci draghi in circolazione, e questa è una femmina con la
nidiata... Harry... non credo... non credo possa farcela... Harry...»
Sheridan si accorse che Kaito si era
irrigidito sulla sedia: «Kaito?»
«Inizio a pensare che vogliano ammazzarlo
sul serio. Qui è molto più di una goliardata.»
Sheridan sospirò: «Cosa intendi fare?»
«Se le cose si fanno troppo pericolose,
utilizzerò i miei metodi per portarlo
via da lì.»
Ginny, che aveva udito solo l’ultima parte
del discorso, intervenne: «Non sono sicura che il deltaplano possa funzionare,
Kaito...»
Ma Sheridan rimase seria. Aveva capito
benissimo cosa intendesse Mangetsu, e stava parlando
di qualcosa di potenzialmente ben più pericoloso del deltaplano. Stava per
chiedere all’amico come facesse Ginny a sapere del suo deltaplano, quando Bagman riprese a parlare: «Ed ecco il prossimo avversario
per il più giovane dei Campioni, l’ultimo concorrente per la Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts... Harry Potter!»
S’udì l’ultimo fischio, e Kaito cercò di
deglutire senza nemmeno avere la saliva per farlo. Si stava imponendo la sua
solita faccia da poker, ma in verità aveva una paura matta per il suo giovane
amico.
Ed
ecco, Harry entrò nell’arena, accolto da grida d’incoraggiamento e qualche
fischio. Il ragazzo guardò per qualche secondo il suo avversario, accoccolato
sulla sua covata, le ali ripiegate a metà, i malvagi occhi gialli fissi su di
lui, un mostruoso lucertolone dalle squame nere che agitava la coda, scavando
solchi lunghi un metro nel terreno duro. Dopo qualche istante che sembrò
un’eternità, levò la bacchetta.
«Accio Firebolt!»
Kaito ripeté perplesso: «Accidenti a che? Che ha detto?»
Ginny si permise un timido sorriso: «Ma no,
non ha imprecato! Ha solo chiamato...»
Non ci fu bisogno di attendere la fine
della frase. Si sentì qualcosa sfrecciare nell’aria e improvvisamente un Manico
di Scopa si ritrovò al fianco di Harry. Il pubblico esplose in un boato di
sorpresa, ma Harry non ci badò, gettò la gamba oltre la scopa e decollò come
l’avevano visto fare molte volte durante le partite di Quidditch.
Bagman strillò: «E chi se lo sarebbe mai
aspettato? Il signor Potter aveva un asso nella manica assolutamente unico e
originale!»
Kaito si lascò sfuggire un bel sorriso.
Proprio così, un asso nella manica, e bravo Harry! Chi meglio di un
prestigiatore poteva apprezzare un così bel colpo di scena?
Divertito, tirò una gomitata a Sheridan:
«Cosa dicevi a proposito del buttarsi a capofitto in volo su un drago, amica
mia?»
Non era finita, ma era incoraggiante. Il
pericolo era sempre quello, ma il fatto che Harry avesse trovato il modo di
poter sfruttare quello che sapeva fare meglio a suo favore tranquillizzò un
pochino Kaito. Nel frattempo Harry era volato veramente in alto, come se stesse
studiando la situazione, poi improvvisamente si tuffò. Il muso dello Spinato lo
seguì; Harry sembrava conoscere le sue intenzioni, e scartò dalla picchiata
appena in tempo; un getto di fuoco aveva investito il punto preciso in cui si
sarebbe trovato se non avesse deviato... ma Harry sembrò non farci caso: sembrava
quasi avesse appena evitato un semplice Bolide...
Bagman strillò, mentre la folla gemeva e tratteneva il respiro: «Santo
cielo, questo è volare! Visto che roba, signor Krum?»
Se
Krum commentò in qualche modo non ci fu modo di
saperlo, lo sguardo di tutti era puntato sul ragazzino che sfidava l’enorme
drago nero armato solo di una scopa.
Harry si levò più su, in cerchio; lo
Spinato stava ancora seguendo la sua avanzata, con la testa che dondolava sul
lungo collo. Il ragazzo scese a picco proprio mentre lo Spinato spalancava la
bocca, ma questa volta ebbe meno fortuna: evitò le fiamme, ma la coda si alzò
sferzante per intercettarlo, e mentre deviava a sinistra, una delle lunghe
punte gli scalfì la spalla, strappandogli l'abito.
Un
gemito empatico sfuggì a praticamente tutti i Grifondoro, mentre anche gli
altri spettatori strillavano e urlavano. Harry però non sembrò nemmeno fare
troppo caso alla ferita e prese a volare prima da una parte poi dall'altra, non
abbastanza vicino da provocare una fiammata, ma simulando una minaccia
sufficiente affinché gli tenesse gli occhi incollati addosso. Il suo testone
dondolava da una parte all'altra, mentre lo guardava con quelle pupille
verticali, le zanne scoperte...
Harry volò più su. La testa dello Spinato
si levò con lui, il collo ora teso al massimo, ancora oscillante, come un
serpente davanti al suo incantatore... a Kaito quasi sfuggì un sorriso. Aveva
già visto una scena del genere, e tutti sapevano quale brutta fine avesse fatto
l’ultimo Basilisco che aveva osato affrontare Harry Potter... e in
quell’occasione non aveva neanche la scopa!
Harry si alzò ancora di qualche metro, e il
drago emise un ruggito esasperato. La sua coda si dibatté di nuovo, ma ora era
troppo in alto per raggiungerlo... sputò fuoco nell'aria, e lui lo schivò... le
sue mascelle si spalancarono...
E
poi il drago si levò, spalancando finalmente le grandi ali di cuoio nero,
larghe come quelle di un piccolo aeroplano - e Harry si tuffò. Prima che il
drago avesse capito ciò che aveva fatto, o dove fosse sparito, Harry sfrecciava
verso il suolo a velocità massima, verso le uova ora non più difese dalle zampe
anteriori armate di artigli - ecco che levava le mani dalla Firebolt
- ecco che afferrava l'uovo d'oro...
E con un'enorme accelerata era su,
galleggiava sopra le tribune, il pesante uovo al sicuro sotto il braccio ancora
sano. Era fatta.
Tutti i Grifondoro, Kaito compreso, si
alzarono in piedi urlando, e non furono i soli. Con loro ci furono tantissimi Tassorosso e Corvonero, più gran
parte dei professori, Hagrid, Moody e Mcgranitt in primis, e molti studenti di Beauxbatons e Durmstrang. Non
importava più alcuna rivalità, erano stati tutti così coinvolti dalle vicende
dei Campioni in queste durissime prove che alla fine tutti esultavano per
tutti.
Bagman commentò ancora: «Ma guardate! Ma guardate
un po'! Il nostro campione più giovane è stato il più veloce a prendere l'uovo!
Bene, ciò abbasserà le quote sul signor Potter!»
Pur nella foga dei festeggiamenti, Kaito
non poté non notare che Harry si stava allontanando insieme ai professori che
più avevano tifato per lui e a Ron. Probabilmente
andava a farsi sistemare la spalla, ne aveva tutti i diritti...
Prima ancora che potesse guardare il
punteggio di Harry, Kaito si sentì picchiettare su una spalla.
Fu la solita, incrollabile faccia da poker
quella che accolse due imbarazzati fratelli Weasley. Se l’aspettavano,
chiaramente, ma non avere informazioni su cosa pensasse l’amico era comunque
problematico.
«Ehm... senti...»
«Noi... volevamo...»
Kaito continuò a fissarli impassibile. Dopo
qualche secondo i due gemelli, contemporaneamente, alzarono gli occhi al cielo
sbuffando ed esclamarono in coro: «Avevi ragione, va bene? Soddisfatto?»
Il prestigiatore continuò ad esibire la sua
faccia da poker, mentre Sheridan guardava tutti i Malandrini preoccupata.
«Ci tenevamo, tanto, tantissimo!»
«Ma sappiamo che non avresti mai messo
Harry in pericolo, anche se te lo avesse chiesto con più insistenza di noi.»
«Diamine, persino noi non avremmo saputo
cosa fare se ci avessero messo davanti a un drago con dieci minuti d’anticipo!»
«Con un po’ più di tempo magari chiedevamo
a Charlie, ma probabilmente non ci avrebbe detto nulla, visto che era coinvolto
nell’organizzazione...»
«Harry è stato davvero bravo a richiamare
la scopa, siamo fieri di lui.»
«Ma ci rendiamo conto che se questa era
solo la prima prova, le prossime non sappiamo davvero cosa potrebbe
accadergli.»
«E la cosa non sarebbe cambiata se fosse
stato uno di noi al suo posto.»
«Insomma, Kaito, cos’altro dobbiamo dire
per farci perdonare?»
Il ragazzo li guardò serio ancora per
qualche secondo, poi il suo volto si distese in un gran sorriso: «Avete detto
molto più quanto doveste, ma mi fa piacere che abbiate capito, testoni!»
Sheridan si lasciò sfuggire un sospirone di
sollievo. Fred, notandolo, la strattonò per le spalle, per poi prendere anche
il fratello, che trascinò a sua volta Kaito in un abbraccio collettivo, simile
a quelli dei giocatori di football americano prima di una partita.
Futago ridacchiò: «Puoi stare tranquilla, i
Malandrini sono tornati, più uniti di prima!»
Mangetsu disse: «E direi che il nostro obiettivo è
chiaro.»
Soseiji annuì: «Aiutare i Campioni di Hogwarts, in
particolare Harry, a sopravvivere.»
Momoka sorrise: «Se poi uno di loro vince, anche
meglio!»
E mentre si scioglievano dall’abbraccio,
Kaito mise la mano in tasca: «Bene, e ora che questa storia è finita, posso
anche darvi questa.»
George lo guardò perplesso: «Cos’è?»
«A volte è utile avere un paparazzo
incallito come compagno di classe che quando vuole sa tenere la bocca chiusa,
altrimenti non ci avreste creduto...»
I Malandrini si riunirono attorno alla foto
esibita dal prestigiatore, in cui era ritratto un ritroso Kaito, occhi al cielo
e aria esageratamente scocciata, mettere di malavoglia due foglietti nel Calice
di Fuoco, sui i quali i nomi erano ben visibili.
Fred si sentì crollare il terreno sotto i
piedi: «Tu... alla fine... avevi messo davvero i nostri nomi nel Calice?»
Il ragazzo alzò le spalle: «Mi dispiace che
poi non vi abbia scelto.»
George esclamò sconvolto: «Ma allora perché
non ce l’hai detto???»
«Io ho avuto fiducia in voi, ma voi non
l’avete avuta in me, accusandomi addirittura di aver messo il nome di Harry nel
Calice pur essendo evidentemente al di sotto dell’età consentita. Mi dispiace,
ma non potevo proprio farvela passare liscia, sapete bene che io sono uno
scapestrato, ma che non metterei mai in pericolo delle altre persone.»
I gemelli ridacchiarono: «Ci siamo tenuti
il broncio... per nulla?»
Kaito sottolineò divertito: «Non per nulla,
ma per salde questioni di principio!»
Ma in quel momento tutti e tre avvertirono
un brivido sulla schiena. Un brivido di pericolo. Si voltarono lentamente, come
in un film horror, verso l’unica persona che ancora non aveva detto una parola
e che non aveva una buona faccia da poker.
«S-Sheridan?»
«E voi... per tutto questo tempo... mi
avete fatto soffrire, preoccupare, quasi piangere... per nulla?»
«Ehm...»
«MA IO VI AMMAZZO, TUTTI E TRE!!! VENITE
QUA, MALANDRINI DEI MIEI...»
I ragazzi, ridendo, iniziarono a saltare le
gradinate, inseguiti dall’amica furiosa.
«Che dite, vostro fratello ci ospiterebbe
per qualche giorno nel recinto dei draghi?»
«Possiamo provare, di sicuro sarebbe meno
pericoloso di Momoka in questo momento...»
«Che dite, la proponiamo come ultima prova
del Torneo?»
«VI SENTO! E NON STATE MIGLIORANDO LA
VOSTRA SITUAZIONE!!!»
Ma alla fine risero, tutti e quattro.
Finalmente i Malandrini erano davvero tornati.
Ciao a tutti! Non fateci l’abitudine, ho avuto tempo di scrivere
solo perché sono stata in mutua un po’ di giorni, spero di non avere altre
occasioni di questo tipo...
In ogni caso ecco qui la prima prova del torneo Tremaghi! Non è stato facile inventarla basandosi solo
sulle “utilissime” descrizioni di Bagman e su quanto
riportato da Ron alla fine, ma spero che il risultato
vi soddisfi. Inoltre abbiamo introdotto un po’ di personaggi che, seppure con
meno frequenza di altri, torneranno nei prossimi capitoli. Avete riconosciuto
la citazione comica?
Ringrazio per i commenti SuorMaddy2012, fenris,
sophi33 e Lunaby.
Prossimo capitolo? Vi pare che un ladro gentiluomo possa farsi
sfuggire il Ballo del Ceppo? Con chi andrà e cosa succederà? Tutto questo e
molto altro nel prossimo capitolo. Alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92