Cap.11 Il primo appuntamento
Una foglia si staccò da
uno degli alberi, dalle fronde verde
smeraldo, e ondeggiò in aria cadendo sulla superficie
trasparente del lago.
Intorno alla foglia l’acqua limpida
s’increspò si crearono dei cerchi
concentrici.
L’acqua cristallina del
fiume gorgogliante si riversava nel
lago facendo schizzare schiuma bianca tutt’intorno.
La giovane, dalla pelle pallida, si
sedette sull’erba. Si
sporcò il vestito candido e le gambe nude di terriccio. La
donna sfiorò l’acqua
gelida con la punta delle dita dei piedi. Rabbrividì e
socchiuse le labbra
piene, che fremettero. Piegò di lato il capo, facendo
ondeggiare le sinuose
ciocche bionde della scompigliata capigliatura. Batté un
paio di volte le
palpebre e si protesse gli occhi dalla luce con la mano.
I raggi del sole
s’infrangevano sull’acqua, creando diversi
giochi di luce. Il gorgogliare del fiume copriva il rumore leggero del
vento e lo
stormire della foresta tutt’intorno.
Leyla si leccò le labbra e
alzò la testa, facendo ricadere
all’indietro il cappuccio del mantello blu mare che
indossava. Le sue iridi
color del cielo divennero liquide. Appoggiò una mano accanto
a sé, sopra gli
stivaletti scuri che si era sfilata.
In cielo intravide un cigno, che
planò e atterrò sulla
superficie del lago. Chiuse le ampie ali e
s’inabissò. Riemerse schizzando
acqua tutt’intorno. Alcune gocce colpirono anche la giovane,
altre s’impigliarono
sull’erba. Una finì di fianco a una farfalla dalle
ali trasparenti che volò
via.
“Era da tanto che non mi
prendevo un po’ di riposo dal
lavoro. Mi sembra da tutta una vita” sussurrò
Leyla. Si sentirono dei fruscii
più forti e la giovane avvertì qualcosa al suo
fianco. Si voltò di scatto e
saltò in piedi, dinnanzi a lei c’era Legolas.
“Eccomi di ritorno. Mi
chiedo di perdonarmi, mia prediletta
dama” disse con voce gentile. Le porse una rosa dai petali
candidi, ricoperti
di rugiada. La giovane prese il fiore dal gambo senza spine, se lo
portò al
viso e inspirò, sentendo l’odore pungente
solleticarle le narici.
“È davvero uno
strano primo appuntamento. Prima mi
accompagni in questo luogo che sembra fatato e poi scompari”
rispose.
“Questa parte della foresta
è l’unica rimasta incontaminata.
Qui si è conservata la purezza originaria” rispose
Legolas. Le riprese la rosa
dalle mani e gliela mise tra i capelli, con le dita affusolate
piegò il gambo
in modo che circondasse a spirale una ciocca di capelli.
“Sì,
è di sicuro un luogo incantato. Non sembra neanche
appartenere allo stesso mondo che conosco io. Allora è vero
che gli elfi
sembrano appartenere a un piano spirituale diverso da quello
umano” rispose
lei. Legolas indietreggiò.
“Non credere, anche tra gli
elfi c’è molta corruzione. Ti ho
parlato del lato peggiore della mia razza, ora voglio mostrarti il
migliore”
ribatté.
< Qui non ci sono le creature
oscure del Negromante o i
ragni giganti. Peccato che la malvagità stia prendendo piede
sempre di più >
pensò.
Fischiò e si
udì qualcosa galoppare nella loro direzione.
Leyla si guardò intorno, sentì il rumore farsi
sempre più forte e si girò nella
direzione da cui proveniva. Sorrise e si nascose il viso con la mano,
le sue
iridi brillarono.
“Non ci posso
credere” sussurrò e la voce le tremò.
Un
unicorno stava galoppando nella loro direzione. La luce del sole
illuminava il
suo corno dorato e piccoli arcobaleni si creavano nei lattei crini
della
creatura. Raggiunse l’unicorno che la fissò con i
suoi occhi perlacei.
“Gli elfi e gli uomini non
possono congiungersi nell’aldilà
dopo la morte” ammise Legolas. Si mise alle spalle della
giovane, a un paio di
passi di distanza.
Leyla abbassò il capo e
accarezzò il muso dell’unicorno, che
nitrì.
“Questo vuol dire che vuoi
fuggire via da me? Staremo
insieme solo per un po’, ma alla fine sposerai una delle elfe
che vuole tuo
padre?” domandò la ragazza.
“Ammetto che vorrei fuggire
da te e dimostrarmi un bravo
figlio per mio padre. Ci conosciamo anche così
poco” sussurrò Legolas. Le si
affiancò e le sfiorò una spalla, facendo fremere
la stoffa del mantello che la
giovane indossava.
“Però nemmeno il
timore può fermare l’amore. Il mio cuore
già appartiene a te, anche se sei una mortale”
ammise e la voce gli tremò. Le
sue labbra rosee e sottili fremettero, arrossandosi.
“Ti ho condotto qui per
farti vedere che anche se l’eternità
non ci apparterrà, potremo almeno goderci il meglio di
questo mondo. Rimarrete
al mio fianco?” la interrogò.
“Non potrei chiedere di
meglio, mio principe degli elfi”
disse Leyla. L’unicorno indietreggiò di un paio di
passi e le spinse la schiena
con la testa. Leyla raggiunse Legolas e gli prese la mano.
“Sporcheremmo la purezza di
questo luogo con un bacio? Temo
di essere un’umana con desideri troppo biechi e modi di fare
tutt’altro che
signorili” mormorò. Legolas le
accarezzò la guancia e le sfiorò le labbra con
le proprie.
“Voi siete stupenda
così, mia prediletta” ribatté. Leyla
arrossì.