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Autore: Always_inmyhead    28/01/2017    0 recensioni
"Siamo cresciute, pensai, Tempo fa, in quella foto, i quei sorrisi, pensavamo non potesse mai succedere, non a noi. Eppure eccoci qui. Potremmo non essere nemmeno più noi, potremmo non riconoscerci nemmeno più. Potremmo essere estranei che , qualcosa come mille anni fa, condividevano il terrore di ricevere un brutto voto e una sgridata"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where time's forever frozen
 
 
 
                                                                    Alle mie amiche del liceo, che ci sono oggi e ci sono sempre state.
                                                                          Perché nelle giornate migliori o in quelle peggiori,
                                                                            In fondo, questo viaggio l’abbiamo fatto insieme.
 
 
Raggiunsi il marciapiede e mi strinsi nel cappotto invernale, le dita strette in pugno, infilate nelle tasche. Erano le nove e mezza ed ero in ritardo di una mezz’ora buona.
Eppure, ancora stavo fissando l’insegna luminosa del locale, senza muovermi. Gli occhi appena dilatati, infastiditi dalla luce gialla, ma comunque decisi a non abbandonare quel bersaglio, mentre gli incisivi affondavano sul labbro inferiore. 
Velocemente, contai tutti gli aspetti che , a colpo d’occhio, erano cambiati da come li ricordavo. La vetrata colorata, le piante rampicanti e i tavolini, non più in plastica grezza, ma in un raffinato vetro bianco. E ancora non avevo visto l’interno, quanto doveva essere cambiato? E, in ogni caso, me ne stavo davvero stupendo?
Feci un leggero passo in avanti, deglutendo, ma prima che di costringermi a mettere una mano sulla maniglia, mi fermai sull’uscio, di nuovo immobile, guardandomi la punta delle scarpe. Mi dondolai in avanti, all’indietro, mi guardi intorno, poi controllai l’orologio al polso. 
Stavo temporeggiando. 
Avevo paura.
Ma non paura di qualcosa di soprannaturale, di un mostro sotto la letto o di un esercito di ragni giganti. Ero terrorizzata da quei quindici anni che si erano sommati ai miei diciannove, ovvero l’ultima volta che ero stata effettivamente allo stesso tavolo delle mie migliori amiche. Doveva essere stato il 18 Luglio 2016 e la prospettiva migliore della mia vita si era finalmente realizzata: l’inferno, meglio noto come liceo, era finalmente finito.
Ancora potevo annusare l’aria di libertà che si sentiva quel pomeriggio, dopo che l’ultima delle mie amiche aveva passato l’orale e i voti erano stati affissi fuori dall’istituto.
80/100
SONO LIBERA.
Ma quante cose erano cambiate in quegli anni? Quante cose potevano cambiare in quindici anni?
Ogni cosa.
Nulla era più la stesso. 
Nessuno poteva esserlo ancora. 
Quel 18 Luglio era diventato soltanto una foto sbiadita, in fondo al cassetto delle cose vecchie. Un oggetto da ritrovare le Domeniche di Aprile, durante le pulizie di primavera, o durante un qualche trasloco. Qualcosa che ti fa provoca un sorriso pieno di affetto, ma che poi, torna ad essere una vecchia fotografia sul fondo di un cassetto, per poi essere dimenticata ancora una volta, fino a dieci anni dopo, quando di nuovo, per sbaglio, ci si accorgerà di lei.
In quella foto c’era soltanto un gruppo di ragazzine dalla faccia pulita, in vestiti estivi, dai sorrisi splendenti e pieni si speranza, che si tengono strette in un abbraccio che credono possa durare per sempre. Ma che non si rendono conto di quanto è lungo, quel per sempre. A diciannove anni non puoi rendertene conto.
Ero terrorizzata dal peso di quella foto, dal peso dell’amicizia che ci aveva legate, del peso del tempo di tutti quegli anni passati e che potevano rovinare ogni cosa. Perciò quello che in loro era cambiato mi incuriosiva, ma non poteva che farmi venire la pelle d’oca. Le fisionomie mutate, le voci, gli  occhi, persino le rughe, che probabilmente ora avevano. Non erano più ragazzine, come non lo ero più io. 
Poteva allora la nostra amicizia non cambiare se tutto il resto lo aveva fatto?
Cosa sarebbe successo se quelle là dietro, dietro alla porta di quel vecchio bar in cui amavamo riunirci, ci fossero state soltanto le ombre delle mie migliori amiche? Estranee, persone che non conoscevo, con cui avrei potuto soltanto condividere superficiali opinioni sulla politica o sul tempo? Persone che avrei disprezzato o, peggio, da cui sarei stata delusa.  Non avrei preferito vivere con il ricordo, in quel caso, quello che avevo di loro, quello di quella vecchia e sbiadita fotografia?
Siamo cresciute, pensai, Tempo fa, in quella foto, in quei sorrisi, pensavamo non potesse mai succedere, non a noi. Eppure  eccoci qui. Potremmo non essere nemmeno più noi, potremmo non riconoscerci nemmeno più. Potremmo essere estranei che , qualcosa come mille anni fa, condividevano il terrore di ricevere un brutto voto e una sgridata.
Sospirai. Non potevo saperlo e , in qualche modo, non avrei voluto.
Ma non mi restava che entrare.
 
 
Forse fu la luce fioca del locale, ma quando varcai la soglia del locale e guardai dritto, verso il tavolo che faceva angolo, sul fondo del locale, mi sembrò che l’universo si fosse fermato e , in un istante, senza che io me ne accorgessi mi avesse risucchiata in un vortice.
Un vortice che aveva mi aveva riportata dritto al 2016.
Avevo chiuso gli occhi e avrei scommesso qualsiasi cosa, che quella fosse una normale mattina di Settembre. Le sette e io ero appena scesa dal mio autobus, ad aspettarmi, al tavolo, c’erano le mie 5 amiche. Una rileggeva l’ultimo paragrafo per l’interrogazione, l’altra finiva i compiti che aveva appositamente lasciato indietro il giorno precedente, una fischiettava una canzone allegramente, mentre l’altra scattava una foto, facendo una linguaccia e facendo infuriare tutte le altre. 
Tutte ridevano, chi più, chi nascondendolo meglio. Quando mi notano, grida si alzano dal tavolo, mi dicono di brigarmi, il mio cappuccio si raffredderà, possibile che sono sempre in fottuto ritardo?
Apro gli occhi, sono tornata ad oggi. Ma è come se non l’avessi fatto.
“Ci avremmo scommesso che saresti stata tu l’ultima ad arrivare. Possibile che tu sia sempre in fottuto ritardo?”
Sono tornata a casa.
 
A.B
M.G
S.C.
 
 
We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts are never broken
And time's forever frozen still”
   
 
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